La memoria non t’inganna, acuto lettore:
il titolo di questo post è lo stesso che abbiamo usato tanto tempo fa per commentare il trailer di Who killed captain Alex, che poi è il film che recensiamo oggi.
Curiosità numero 1: quel titolo l’ho rubato in buona fede a un mio amico che si chiama Leo. Scrivetemi nei commenti e vi darò il suo numero di telefono, così gli fate i complimenti. Ne sarà felice.
Curiosità numero 2: da quel vecchio post sono passati quasi 5 (cinque) anni.
Come mai così tanto tempo è intercorso tra la presentazione del trailer e la recensione del film? Che cosa è successo nel frattempo?
Grazie per la domanda, curioso lettore.
Ti rispondo subito: nel frattempo sono successi I CORSI E RICORSI STORICI.
Il trailer di Who Killed Captain Alex, sbucato da chissà quale anfratto dell’Uganda misteriosa, diventò un piccolo fenomeno virale a prescindere dal film in questione – che essendo ugandese ed essendo evidentemente girato con due lire non aveva alcuna speranza di distribuzione fuori dai patri confini. Ma gli abitanti di internet, si sa, son gente semplice, e quei due lancinanti minuti di trailer avevano tutte le carte in regola per fare il giro del sottobosco di Facebook. Punto primo: il girato era di un pedestre mai visto, amatoriale oltre ogni decenza, e quindi perfettamente in linea con i gusti di un universo dove tutto quello che fa cacare «è bellissimo» e la gente dice «oltre il trash» e la gente dice «so bad it’s good» e la gente si riprende con la webcam per quindici minuti di fila per incensare film di merda blaterando puttanate con una dizione incomprensibile. Poi vi lamentate se escono mostruosità come Birdemic 2 che era fatto male apposta per piacere alla gente che non riesce più a distinguere tra il bello vero e il bello perché brutto. Ecco. Diciamo che da un lato il trailer di Who Killed Captain Alex sembrava perfetto per questa gente qua, la gente che ha smesso da anni di distinguere tra i sapore di uno stronzo e il sapore di una Fiesta e divora tutto indistintamente perché l’importante è ficcarsi cose in bocca.
E ok.
C’era, però, in quel trailer, un’altra componente impossibile da trascurare: c’era qualcosa di GENUINAMENTE alieno e incomprensibile per noi occidentali di internet. C’era quella vocetta stridula e terrificante che sembrava commentare il trailer lasciandosene fomentare in allegria come uno spettatore allucinato. C’era il logo della Ramon Film Productions con tanto di numeri di telefono. C’era un montaggio insensato, ai limiti del subliminale, che lasciava disorientati. Boh, probabilmente non riesco a spiegarmi, però a me questo trailer non ha mai detto «LOL, guarda questi buzzunghi come fanno schifo, ridiamo di loro»; mi ha sempre dato quell’impressione che si prova quando assisti a una discussione accesa tra due persone che parlano una lingua che non conosci, e tu non capisci se stiano litigando o se siano solo molto gioviali, e questo ti provoca un certo disagio. C’era, in quel trailer, una FORMA riconoscibile (l’action, e un action obiettivamente di merda) filtrata attraverso una – chiamiamola così – sensibilità che nessuno di noi aveva mai visto e nessuno di noi sapeva spiegarsi. Captain Alex usciva da un retroterra completamente estraneo al nostro, e come tale io non sapevo comprenderlo, figurarsi giudicarlo. O meglio: era ovvio che pur con tutta la buona volontà del mondo non mi sarebbe mai sembrato bello, ma forse sapendone qualcosa in più avrei potuto coglierne lo spirito, lo scopo. Tutte cose che al momento mi sfuggivano.
Insomma, a me la voglia di deriderlo non veniva proprio per niente. C’era persino la possibilità che le vittime di tutto lo scherzo fossimo proprio noi, stranieri ignoranti in un mondo che sembrava il nostro ma non lo era.
Era questa, per me, la cosa interessante del trailer.
Tirando le somme: questo nuovo cinema ugandese era un vero mistero, e noi non eravamo i soli a esserne intrigati.
Alla fine del 2011 un tizio di New York di nome Alan Hofmanis vede il trailer e decide di partire subito per l’Uganda con i soldi risparmiati dal suo matrimonio andato a monte perché la fidanzata l’ha lasciato (storia vera, nonché la madre di tutte le decisioni matte prese per disperazione in un momento di crisi: complimenti).
Hofmanis arriva a Kampala e si mette subito alla ricerca di Nabwana I.G.G., fantomatico regista di Captain Alex. Lo trova nella slum periferica di Wakaliga: si chiama Nabwana Isaac Godfrey Geoffrey e vive in un casamento pieno di bambini, parenti e inquilini vari, con un solo bagno in cortile e zero acqua corrente.
Oltre a Captain Alex, Nabwana sta lavorando o ha già lavorato ad altri film, tutti girati nel cortile di casa con l’aiuto di amici e vicini, effetti speciali artigianali, green screen fatti con teli verdi appesi ai muri e una postproduzione in digitale che ve la raccomando – frutto di un corso d’informatica durato un mese. I mezzi sono tali che se va via la corrente (e va via spesso, a Wakaliga) non si lavora, e lo spazio sull’hard disk è talmente poco che Nabwana è costretto a cancellare i master del girato precedente per fare spazio al film successivo.
È successo così anche per Captain Alex, che era stato impietosamente cestinato dal suo stesso regista e si è salvato solo grazie all’esistenza di copie in DVD pirata. Per inciso, in Uganda i DVD pirata vanno per la maggiore e la qualità audio-video non è esattamente una delle massime priorità.
Vi basti sapere che una delle modalità più diffuse per proiettare i film, nonché l’unico modo per diffonderli nelle zone meno urbanizzate, è creare dei mini-cinema ambulanti e autoprodotti, che girano di villaggio in villaggio con locandine dipinte a mano e – all’atto pratico – tante sedie da piazzare intorno a un televisore. Tipo L’uomo delle stelle di Tornatore, ma senza i provini truffaldini. La cosa più inaudita di questi cinema viaggianti, però, è la presenza di VJ microfonati che commentano il film in diretta durante la proiezione: chiariscono la trama, fanno battute, riempiono i tempi morti… In sostanza, è come se i classici “rompicoglioni della poltrona dietro” al cinema fossero non solo incoraggiati dalla società, ma ricevessero un microfono e prendessero il sopravvento per acclamazione popolare. Questo è il punto in cui io dovrei dire «Eh, la passione ruspante, l’aggregazione, il cinema come fulcro sociale contro l’impersonale alienazione imposta dell’occidente», e invece penso che se mi trovassi in quella situazione mi metterei a zittire tutti con aria infastidita e verrei fatto oggetto di sassaiole tempo cinque minuti. Per fortuna non sono ugandese.
Ma torniamo a Hofmanis.
Il nostro agente a Kampala si trasferisce definitivamente in terra d’Africa e comincia a dare una mano a Nabwana per le sue produzioni. Nei ritagli di tempo gira anche un documentario dal titolo Wakaliwood (ossia la Hollywood di Wakaliga) e ci fa il giro dei festival. Anche grazie alla sua attività di promozione, la Ramon Film Productions inizia a farsi conoscere fuori dai confini dell’Uganda. Arrivano documentaristi, curiosi, turisti, e anche un giornalista di Vice il cui articolo mi ha fornito buona parte delle informazioni che state leggendo.
Soprattutto, però, Hofmanis si dedica a recuperare Who Killed Captain Alex e crearne una versione sottotitolata in inglese da distribuire gratuitamente su YouTube e su Torrent a scopo promozionale. Ma non basta: vi ricordate i VJ di cui parlavo prima? Ecco: Hofmanis, che la sa lunga, chiama un rompicoglioni professionista di Kampala a commentare in inglese tutto il film, per un’autentica esperienza spettatoriale ugandese.
Il tizio in questione si chiama VJ Emmie. E la versione commentata da VJ Emmie è l’unica versione disponibile di Who Killed Captain Alex, ed è anche quella che ho visto io.
LA RECENSIONE!
Onestamente, volete davvero sapere se Who Killed Captain Alex è bello? Dai. Siamo seri.
Captain Alex è quello che avete visto nel trailer, moltiplicato per 60 minuti e commentato per altrettanti minuti da una specie di imbonitore matto. Con tutta la simpatia e la buona volontà, Captain Alex non è un film, più di quanto non lo fossero i thriller che giravamo il sabato pomeriggio per provare la videocamera nuova in casa dell’amico che aveva la casa libera. Gli attori balbettano e guardano in macchina, manca qualsiasi nozione di regia e/o montaggio, e la colonna sonora è costituita – ve lo giuro – dalla base per karaoke di Kiss from a rose di Seal e da un midi di Mamma mia sparati a caso nei momenti meno indicati. Non ha senso chiedersi se sia un film bello o brutto (è brutto), ma ci sono almeno un paio di cose che valgono la visione, al di là di un LOL più o meno legittimo.
La prima cosa è l’azione. Il VJ ripete in continuazione «Action!» e «Action-packed movie!» e «The first ugandan action movie» e «MOVIE!», e in effetti è vero che tutto il film è una scusa per girare scene action in allegria. Gente che sale e scende dai muretti, gente che fa a calci, gente che corre tra i cespugli (un’altra parola che il VJ ama ripetere: «Commando!»). La coreografia delle scene di lotta, se di coreografia si può parlare, è l’unica cosa che Nabwana sembra aver speso qualche minuto a pianificare. Quindi, come dire, lo spirito è quello giusto. In mancanza di qualsiasi competenza, il film punta tutto sull’azione, e va detto che non annoia mai. Ci si diverte più spesso insieme a Captain Alex che non alle sue spalle, e visto il contesto direi che è già molto.
Vi ricordate quello che avevo detto all’inizio, parlando del trailer? Ecco, lo stesso vale per il film intero.
Da un lato era facilissimo che una roba del genere, non appena toccati i nostri lidi, scatenasse l’impulso al LOL beota di chi ride “perché è brutto”. Fate solo che Captain Alex circoli un po’ di più, e ve lo sentirete definire «Che trashata» dagli amici di cui vi vergognate. È il LOL colonizzatore e ignorante che trova naturale puntare il dito e ridere di chiunque abbia un’altra legge e un altro re.
Dall’altro, lato, però, c’è quella sensazione. La sensazione di un mondo ignoto che – almeno in origine – ha prodotto una roba del genere non per il sollazzo nostro ma per il proprio autentico divertimento, con i propri mezzi e seguendo regole proprie. Quel maledetto VJ Emmie, per esempio: quando mai l’abbiamo sentita, noi, una cosa del genere? Come possiamo riuscire a collocarla in una categoria conosciuta? Non possiamo.
VJ Emmie si inventa dialoghi comici, quasi sempre di bassa lega, che sovrappone ai dialoghi reali. Ci svela i nomi degli attori inquadrati, come fa mia mamma. Spara commenti a sproposito, riadatta la trama per scatenare la risata facile. All’inizio mi sembrava di vedere una specie di Mai Dire TV ugandese, con Emmie al posto della Gialappa’s, ma è tutto il contrario: la Gialappa’s sfotteva, mentre questo VJ non critica mai il film in sé, anzi lo esalta. Svia la tua attenzione dalla trama, ma al tempo stesso ti obbliga a guardare il film, a non distrarti.
Il suo commento ci sorprende, ci stranisce, ci infastidisce e solo dopo un po’ inizia a divertirci: siamo NOI che ci adattiamo alle SUE regole, noi che ridiamo agli stratagemmi comici di questo para-cinema ugandese. Ma non ridiamo a priori con il dito puntato, no: ridiamo solo dopo aver elaborato l’esperienza.
Poi, purtroppo, vai a fare due ricerche su Google e scopri come si sta evolvendo l’avventura della Ramon Film Productions nel mondo. Anche (immagino) grazie a Hofmanis e all’articolo di Vice, Nabwana I.G.G. si sta facendo conoscere nell’internet: la pagina Facebook della RFP ha quasi diecimila fan e pubblica aggiornamenti regolari, spesso a base di tormentoni, meme e hashtag mirati. È ovvio che i nostri amici hanno capito benissimo il potenziale virale – si intenda quest’aggettivo nel senso più deteriore possibile – dei loro film e della loro attività in generale, e il rischio è che diventino gli zimbelli di sé stessi. Vedere il sito ufficiale per credere. Sia come sia, per il momento la strategia paga: il video di Captain Alex termina con un “prossimamente” di almeno sei o sette nuovi film della RFP, e una recente campagna Kickstarter ha ottenuto 13.000 e rotti dollari a fronte dei 160 (centosessanta) inizialmente richiesti per girare un nuovo action-packed movie.
Insomma, per rispondere alla domanda iniziale: volevate sapere cosa è successo nei cinque anni intercorsi tra il trailer di Captain Alex e questa recensione? Ecco cosa è successo: è successo che nel frattempo siamo arrivati noi e le nostre zampacce bianche a contaminare la RFP a suon di YouTube e di LOL. Perché ora che conosciamo la storia di Nabwana e abbiamo tutto il film sotto gli occhi, ci appare chiaro che Captain Alex non era nato, in origine, per acchiappare clic. Captain Alex era nato senza sapere cosa fossero i clic e cosa fosse il LOL. Era nato per divertimento, certo, ma per il divertimento di chi lo aveva girato, di amici, parenti, concittadini, conterranei. E non tocca a noi sfottere una bella cippa di niente. Al contrario, mi sembrerebbe saggio entrare rispettosamente in casa d’altri, guardarsi intorno, e considerare cosa c’è di interessante, cosa di salvabile, cosa di assolutamente nuovo per le nostre orecchie ottuse.
E ben venga anche sfruttare biecamente il nostro becero gusto per lo sfottò, se i soldi accumulati con Kickstarter serviranno a perseguire un progetto proprio e non a sfornare una serie di video brutti apposta, nati per YouTube con lo spirito tafazzian-presenzialista degli ospiti di Dipré. Voglio credere che non sarà così. Voglio credere nella Ramon Film Productions.
Anche perché la dura legge del LOL noi la conosciamo bene: la roba di questo genere rimane a galla giusto il tempo di una sega o di un commento, e poi ciao, negher, tornatene a Bugunga.
Che vi devo dire? Aspettiamo e vedremo. Per il momento Nabwana ha girato per la pro loco Ugandese il video di promozione turistica più incredibile che sia mai esistito: «Venite in Uganda, crivelliamo i redattori di Vice e se volete spariamo anche a voi in green screen». Funziona alla grande, e provate a dirmi che non vi è venuta voglia di fare una gita sociale tutti insieme a Wakaliga.
Colletta? Ci state?
DVD-quote suggerita:
«Non buttare via questa occasione, Nabwana. Buona fortuna»
(Luotto Preminger, i400calci.com)
>> IMDb | Trailer | Film intero
《[…]mi ha sempre dato quell’impressione che si prova quando assisti a una discussione accesa tra due persone che parlano una lingua che non conosci, e tu non capisci se stiano litigando o se siano solo molto gioviali, e questo ti provoca un certo disagio》.
Mi ricorda quando questo avviene in Nymphomaniac, solo che il dialogo è tra due cazzi africani in primo piano che si alzano e si abbassano, discutono animosamente, convergono a un compromesso. Litigio, giovialità, e comunque un pò di disagio.
Conosci il mito polinesiano di Maui e del suo scontro con il mostro murena?
Allora, uno dei più grandi meriti de i400 per quello che mi riguarda è quello di aver fornito l’assist per la nascita di una comunità di fancalcisti che spesso va oltre pure queste pagine. Qualcuno si incontra nella vita reale, qualcuno si trova su altri luoghi dell’internet, in generale le passioni sono sempre le stesse il clima goliardico pure.
Un altro dei pregi, e forse una delle invenzioni più copiate, è che la #400tv ha seminato bene: insieme a qualche altro mentecatto calcista abbiamo messo su un piccolo cineforum grazie al quale da più di 2 anni ci vediamo i film che piacciono annoi, il tutto con regole che lo tengono in piedi che rasentano il surreale. Tutta questa solfa per dire che, proprio in virtù di ste regole e grazie ai calci che lo scovarono anni fa, proprio ieri siamo stati ad un passo dal vedere Captain Alex (come in passato abbiamo provato a recuperare gli altri film della ramon production). Purtroppo poi abbiamo ripiegato su un comodo omaggio alla trilogia di mad max in vista di Fury Road.
Ebè inutile dire minchiate, alla fine ce lo saremmo visti solo e unicamente per il LOL becero (lo stesso che contrassegnò il primo pezzo sull’uganda di qualche anno fa), però uno dei commenti che più spesso ci facevamo era “minchia se ci credono” “altro che noi con i margherity buy”. Perché alla fine è facile essere un regista gallese che si arma e parte dove hanno una storia di menare marziale ancestrale… ma qui stiamo parlando di un posto dove il pre avvento dell’internet e di Vice aveva una nobiltà d’intenti tale che si poteva paragonare a quella dei bambini che giocano con listole e spade scimmiottando i grandi: si fanno i commenti addosso con cose che non corrispondono necessariamente alle azioni di quell’istante, urlano, sono violenti a modo loro…
Boh, in piedi per Luotto mentre parte l’inno ugandese in sottofondo ma al posto delle parole il vj urla WALALALALA ACTION, w l’Africa
Ma nei pressi di roma non organizzate più nulla? Mi ricordo anni fa solo quella proiezione de l’ultimo boyscout.
Luotto ti bacerei in fronte.
bel pezzo e stima infinita per questa gente.
Dopo aver visto la pubblicità, mi sento un po’ una Supa-Star!
Conosco un signore che è nato proprio a Kampala.
E ora dove abita?
In Uganda c’e solo nato,perchè il padre era un ingegnere o ragioniere(non ricordo bene) per una ditta,vive in paesino attacato ad un’altro paesino in cui bisogna salire su un tornante e c’è una chiesa dove ci sono stati suicidi, la gente si butta proprio giu.
Vabbe’ a questo punto io voglio le coordinate geografiche della chiesa dei suicidi.
Visto e mi ha divertito nel senso migliore del termine.
Respect per questi regaz e per la passione messa nel progetto,nella speranza che non diventino autoreferenziali per piacere alla gente (Rodriguez?)
Oh almeno questi possono permettersi ancora di far vedere gli schiaffoni e il sangue per quanto finti XD
Commozione nel leggere il pezzo, che magia captain alex, l’articolo al trailer è stato uno dei primi da me letti e commentati e “walalala action” è stato il tormentone in loop di molte lunghe notti di fattanza. 3-4-5 anni fa boh qualcuno caricò su youtube il film originale in ugandese che guardai a pezzi ma era qualcosa di abominevole con quel voiceover costante a caso e dei numeri di telefono che scrollavano senza sosta in sovrimpressione. Notato pochi giorni fa la cosa del nuovo voiceover + sottotitoli in inglese ma pensavo fosse il lavoro di qualcuno di buona volontà, non l’ennesima hipsterata destinata ai falliti del gomitino facile. Minchia se mi guardo indietro, c’è + distanza culturale tra il 2015 – 2010 rispetto a 2010 – 1995. Ragione da vendere Luotto, in sti 5 anni siamo stati invasi da uno youtube di mongoloidi che si riprendono in cameretta, fb, i meme, il lol, bimbiminkia e vecchi ritardati ad appestare i commenti, tripadvisor, breakfastreview, i video-tutorial pure per pulirti il culo e i kickstarter del famolo brutto apposta…madonna che olocausto che mi sta salendo diobono che epoca di merda di figli di puttana, manco l’uganda s’è salvato da sto colera santa madonna
Nella pubblicità turistica c’è una cosa che mi ha fatto ribaltare dalla sedia,
a dimostrazione che questi sono meno babbi di quanto sembrano:
i due africani che vedono la torre Eiffel, uno dice all’altro che ha un lanciarazzi “E’ un lancia razzi! Spara prima che lancino!”,
quello obbedisce e fa crollare la torre, e lì sono morto
https://youtu.be/UnHCOvYGQhw?t=1m07s
E la scritta “Police” corretta in “BOLICE” sulla catapecchia? Sono davvero tutti delle supa star, non ci sono cazzi.
Comunque il pezzo del mio stimatissimo collega Luotto è intriso di rispetto, antirazzismo e politica internazionale, una roba da far impallidire tutte le petizioni di Avaaz di stocazzo.
Hai proprio ragione
ahahaha ma li conoscete anche voi i trailer dei film africani quindi, anni fa ne ho visti di simili, per me il migliore resta TEBAATUSASULA https://www.youtube.com/watch?v=BatT5TzGGFA YOU AMERICAN SON OF THE B****
e questi poi? https://www.youtube.com/watch?v=uZo59DeZY9g https://www.youtube.com/watch?v=iXYmFqEkCGQ il montaggio analoggico!
Io mi sono commosso, davvero.
In bocca al lupo Nabwana igg.
La verita` e` che se avesse girato la stessa cosa mio nipote di 8 anni al doposcuola, non credo sarebbe finito sui 400 calci.
Senza offesa Luotto, si vede che ce l’hai messa tutta, ma sinceramente mi sfugge completamente il perche` si parli sui 400 di questo, che praticamente non e` nemmeno un film ma un internet meme di 60 minuti. L’articolo mi pare onestamente una terzomondistata di quelle che cercando a tutti i costi di non sembrare razziste ma finisce inevitabilmente per dire: “il film e` una merda totale, ma essendo negri e poveri, questo potevano fare e questo hanno fatto: apprezziamolo per questo”.
Mi spiace ma, no.
mi sono impantanato con la sintassi, sorry, ma il senso e` quello
Lars, la vera domanda è: avremmo parlato di questo film se il trailer non fosse diventato virale? E la risposta è no. E il senso del pezzo sta nello svelare la storia e il contesto dietro al trailer virale, e nel raccontarvi che il film è inevitabilmente brutto (Luotto lo ripete di continuo) ma con più dignità di esistere di tante operazioni a cui viene ingiustamente accostato. Non ci vedo niente di quello che mi pare di decifrare tu abbia detto (ma potrei aver decifrato male).
Anche per me non è ipocrita retorica buonista parlare di sto film e di quello che c’è dietro perché, poste le condizioni estreme di lavoro, almeno nelle intenzioni il risultato è incredibile.
Ad esempio, la CGI fa venire la ridarola ma porca puttana l’ha fatta un tizio che ha fatto un corso di pc di un mese (e chissà con che pc). Dopo un mese che avevo il primo pc, io manco sapevo ancora come fare a capo su Word.
Ok manca la grammatica cinematografica di base però c’è a) passione vera e b) consapevolezza (es. che in un action deve esserci molta azione, cosa non chiara a moltissimi registi di dtv americani per dire). La verità è che si intuisce che Nabwana e i suoi soci hanno fatto il meglio con quello a disposizione (sia a livello di competenze che di mezzi), cosa che non si può dire delle dozzine di registi stronzi e svogliati del mondo che sprecano milioni per schifezze atroci (ricordiamoci Dracula 3D SETTE FOTTUTI MILIONI DI EURO di budget).
Insomma, quello che voglio dire è che se immagini ogni scena di sto film rifatta con mezzi produttivi adeguati, già viene fuori un’opera di genere dignitosissima. Anche per questo spero anch’io che, se cresceranno i budget a disposizione, imbocchino quella via lì e non quella autoparodistica di fare l’Asylum del continente nero.
Credo che il dubbio di Lars fosse sul fatto che ovviamente non possiamo per lo stesso motivo metterci a recensire tutti i film che vengono girati con un corso di un mese e tanta buona volonta’, per cui e’ tutto sommato legittimo che mi si chieda conferma della particolarita’ dell’opera in questione.
Articolo davvero strepitoso. Perdonate, ma io appena sento uno usare gli aggettivi “terzomondista” e “buonista” senza sforzarsi di capire cosa ha letto penso subito male.
Anche secondo me non c’è niente di terzomondista nell’articolo, che invece è molto schietto; è verissimo che se l’avesse fatto uno scampato in Italia non ne avrebbe parlato nessuno, ma come ha detto Darkskywriter il senso è proprio che l’ha fatto uno in Africa, ma non per pietismo.
Da una parte c’è sto fatto “che se ne parla in giro”, è virale, quindi è sbattuto in faccia: se lo vedi, hai bisogno di interpretarlo (brau Nanni, ce l’hai detta bene).
Dall’altra c’è pure che, ok, ignora completamente le norme di grammatica del film, ma le nostre. Vediamola in questo senso: per avere nuove idee una sensibilità diversa aiuta, e questi di sensibilità diversa ne hanno a pacchi, tanto che difficilmente la capiamo. Anzi è così diversa che francamente è proprio brutta, ma tra trent’anni che ne sai che non ha acquisito abbastanza forza di trazione culturale da non farne venir fuori qualcosa di buono? Se in Indonesia non ci fosse stata una culturalmente inveterata assenza di rispetto per la vita del lavoratore salariato oggi The Raid non ci sarebbe, e prima cosa c’era? Sto scampolino di celeberità aiuta pure…
Ne stiam dicendo peste e corna delle hipsterate virali (ed è tutto giusto e vero), però d’altra parte in questi anni grazie al web mi sono visto un sacco di roba di mercati stranieri che non avrei mai raggiunto se non avessi pagato un mutuo in DVD di importazione (ad andare bene) Adesso invece raccatto roba inaspettata da talmente tanti posti che ho certe cartelline di file nel computer che non sono ordinate più per genere, ma prima di tutto per nazionalità, il che perdonatemi, ma che per me è più importante sapere che un film è bangladesho che di scifi, mi sembra di non poco conto: ora so (ed è diventato per me importante sapere) che i cantonesi gesticolano di più degli ingessati mandarini, che i Thalandesi hanno un bizzarro rapporto con Buddha e con gli elefanti e ho una vaga idea del senso rivoluzionario della Capoeira per i brasiliani inneggiando a Besouro.
Adesso so anche che gli Ugandesi non sopportano i lunghi minuti di silenzio e anche al cinema hanno bisogno di coprire tutti i vuoti con una forma di voice over che non ho mai visto praticata.
Guarderò tutto un po’ con gli occhi dell’albanese che nella Guerra Fredda si puppava la Rai con Pippo Baudo cippando la tv italiana, però… boh, c’è di peggio!
Uno dei vostri migliori articoli di sempre. Commovente, giuro.
Da farci un film sul tizio mollato sull’altare che parte per l’Uganda alla ricerca degli autori di un trailer come quello.
mi sono guardato il servizio di vice su youtube (questo https://www.youtube.com/watch?v=sy0OOVTmsJI) è boh, lacrimuccia e 5 altissimi per questi regaz.
non hanno niente, roba che miocuggino col cellu ha già più mezzi di loro, eppure ci mettono tutto l’amore per il cinema giusto.
il nigga che tira calci roteanti perché il suo idolo è van damme, l’altro che adora bruce lee quindi si veste da vero maestro di kung fu e insegna king fu ai bambini (perché gli fa bene), la storia del sangue di vacca preso dai macelli e usato nei film (CGI puppami la fava propio) ma poi han dovuto smettere perché uno si è preso il tetano, si costruiscono le armi, si ammazzano perché amano il cinema e con niente tirano su film su film per loro e per la gente. io boh, se non vi viene voglia di abbracciarli tantissimo e offrirgli due birrette, siete delle brutte persone.
Al di là del valore del film in sé, a colpire è la passione per il cinema action che trasuda da tutti i pori di Nabwana. Come sottolinea Luotto, dietro a Who killed capt Alex non c’è quel malsano impulso di fare le cose brutte apposta per il LOL, ma una genuina e autentica passione per l’action. E pur di riuscire a confezionare un “film” che abbia almeno il cuore di un film d’azione, si è assemblato DA SOLO un computer (quanti di noi ne sarebbero capaci?), ha imparato ad usare Premiere e After Effect con un corso e ha costruito mezzi cinematografici riciclando ferri vecchi. Il tutto in un posto dove a mala pena hanno la corrente elettrica.
La questione centrale della vicenda, allora, – e il motivo per cui quest’articolo ha senso di esistere – non è “esiste un film brutto coi negri che LOL”, né “ma è Ugandese, fame, povertà, e allora facciamo finta che sì”, ma sta proprio nel conoscere i retroscena del video, per apprezzare la passione di un uomo che è riuscito nell’intento di girare amatorialmente un film in Uganda e a farsi conoscere in tutto il mondo.
Ora io non credo che Nabwana con i suoi mezzi possa mai riuscire a tirare fuori qualcosa di meglio di un video che abbia almeno il cuore action, però sono contento di essere venuto a conoscenza di questa storia. Grazie.
Mannaggia a te Luotto ché l’articolo è bello, ma adesso sono in imbarazzo, che faccio, lo vedo e rido, e mi sento uno stronzo, lo vedo e non rido, e mi sento un pirla? Vabé, magari mi rifaccio la verginità e lo vedo e basta, e poi vada come vada.
Comunque non mi pare proprio una terzomondistata, a guardarli mentre fanno brillare la Tour Eiffel, magari sono gente che si è fatta sgamata, ma tutto sommato mi vien pure da dire, buon per loro e buon pro gli faccia.
Perché comunque mi sembrano avere una caratteristica che i veri hipsteroni non hanno, che è quella comunque di mettersi in prima linea e di giocare alle loro condizioni anche al gioco delle perculate – sennò nel film come nei meme non si sarebbero esposti come Ugandesi, ma chennesò, ci avrebbero messo i Nigeriani e tutti a ridere sui Nigeriani, e per fare i film brutti apposta che voglioni farsi belli e invece sono solo una merda loro e le persone che ci hanno lavorato e ci vuole proprio quello spirito da bullo che-dietro-ti-incula-ma-i-professori-lo-amano-e-gli-danno-i-bei-voti lì.
Poi perché giocano con gli stereotipi con una consapevolezza che nemmeno il Chuck Norris “quando tutto ebbe inizio” (vabé, sono anche passati quei cinque fatidici anni – demmerda – che dice Schiaffi), anche a costo di usare quelli vagamente disturbanti (“neghér tutti con le armi! Africa guevieva e sanguinavia! Tevove izlamico !!!!!!111!!!11!”) e quel senso ci cipparti per il culo lì di solito ce l’hanno solo i veri regaz; e ammettiamolo, si scopa nelle orecchie la roba più razzista del mondo che è il mito del buon selvaggio ingenuo, quello che trovi quando vai per isbaglio sulla pagina facebook di un vegano e leggi che i “vaccini fanno male” e “i vaccini non salvano le vite, è l’iggiene, e scommettiamo che in Africa se fai un cesso per ogni persona guariscono tutti dalle malattie?!!!11!!” (TRUE STORY).
Quindi: bravi bugunda, comunque vada ci credete e ci mandate tutti affanculo, e per questo vi stimo.
PS: sigh, comunque sto post-post moderno è una disgrazia se guardare un film brutto brutto, un film brutto bello, un film bello brutto o un film bello bello (quadrato semiotico sochmél) è diventato così stressante. Vardate in ogni caso che io e quell’altro vecchio del Darkskywriter più due altri tizi di cui uno che alla prima 400tv Live veniva continuamente appellato come “Ehi tu! Cristicchi! Tu vestito bene” (NB: ma manco per il cazzo), “tresciata” l’avevamo sdoganato all’università in una lingua naturale molto più spontanea e scevra di minchiate, prima che questi impuniti che dormivano ancora nel ventre delle loro madri venissero al mondo prima di sapere che li attendevano i Uan Direcscion come consumo generazionale e crescessero su mezzi mongolesi… Don’t blame Uganda, blame society!
La cosa dello stereotipo dell’Africa sanguinaria è verissimo, e sfido chiunque dotato di pelle bianca (e quindi di pregiudizi + sensi di colpa e di superiorità) a non essere vagamente disturbato da queste immagini di neri dell’africa nera con la canotta mimetica e le armi nella giungla – roba che noi abbiamo SEMPRE visto associata a storie atroci e MAI a film divertenti.
Non so se Nabwana abbia almeno considerato questo aspetto o se sia una sovrastruttura che ci applichiamo noi (dopotutto il film non era mai stato pensato per l’esportazione… e l’Uganda, tra i paesi di quella zona, è uno tra quelli che ha vissuto più in pace nell’ultima ventina d’anni, quindi magari non ci pensavano proprio. D’altro canto Nabwana ha più di 40 anni, quindi Idi Amin se lo ricorda eccome).
Quello che dici è molto interessante, Luotto.
Ma, forse ti sembrerà strano, pur essendo bianco (almeno credo)
queste immagini non mi hanno disturbato affatto
Eh, il rischio di metterci la sovrastruttura è alto alto, e rimane quel fatto che proprio per L’INTERNET! Io mi trovo qui a vederlo sul Pc sdraiato sul mio letto a Busto Arsizio, quindi diciamo che come esperienza di fruizione è un po’ diverso.
Certo finché questo tizio (tizio si legge: figo della madocina) ha accesso almeno a quel computer con la versione piratata di After Effects, e che i film di azione vedo che se li guarda, posso credere che abbiano un minimo di coscienza a quello che si dice di loro nel mondo, che tipo stanno piazzate in una di quelle mappone che girano con i luoghi comuni segnati quindi loro stanno sotto la grande area “Immigrati”, e quella con sopra scritto “Beduini”, nella zona con appicciato “I più negher”; più consapevolezza di me di tutto quello che c’è attorno davvero poi ce l’hanno di sicuro.
Comunque ora ho visto qualcosina (non tutto perchè onestamente non so se lo reggo) e sono contento perché non andrò all’inferno (Girone Milanesi Imbruttiti), nel senso che sì, mi è venuto da ridere, ma non ho mai pensato “va’ che brutto!” o “va’ che pirli!”, ma “va che matti!” e ìmattoì nel mio vocabolario è una delle parole segnalate con sinonimo “stima”. Oh, dite quel che volete, ma se io vedo della gente che si diverte e ci crede, io son tutto contento.
Me lo voglio vedere in IMAX. E in 3D pure.
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…Comunque anche senza andare lontano, magari non negli stessi modi, però il voice over dupato e partecipativo non è nemmeno lontanissimo da quando ci facciamo una 400tv, neh?
Mi segno mentalmente per la prossima di usare con frequenza molesta, fastidiosa e importuna l’hashtag #WalalalaAction! ogni volta sia possibile.
Recensione stupenda forse la migliore che abbia mai letto qui….Storia commovente e perfetto il rispetto con cui è stata raccontata da Luotto.
Sono corso qui dopo aver letto l’articolo sul manuale di cinema da combattimento.
Questo pezzo è incredibile.
Luotto riesce ad esprimere una sensibilità ASSURDA, riesce a scrivere in maniera leggibile, comprensibile, certi ragionamenti che giuro non riuscivo a dargli una forma quando ce li avevo in testa.
Come dice la sacra Cicciolina, è un articolo che trasuda antirazzismo, rispetto verso gli altri mondi, e c’ha una delicatezza che proprio levatevi tutti.
Ho cercato il trailer a metà articolo, e se già ero in visibilio con le parole, una volta viste le immagini… Ho capito perché io sono lettore spettatore e voi siete scrittori critici. Perché certe cose si, si riescono a percepire, ma cazzo come le ha scritte Luotto si manifestano, si lasciano capire, hanno un senso. Altissimo, tra l’altro.
Arrivo tardi, nel 2022, ma cazzo senza i400calci come si fa a guardare un film??
Arrivo tardi anche io, preso da tutta la recente spinta per gli action indiani che mi ha fatto venire voglia di cercare questo post che ricordavo di avere intravisto ma non avevo letto e adesso mi ero deciso a farlo
Niente, una bella sorpresa: mi aspettavo davvero una seria scuola di action ugandese, magari messa su con pochi mezzi, e invece mi ritrovo questo XDXDXD
D’altronde, ci doveva essere un motivo se non avete parlato più di cinema dell’Uganda
Poco da dire: Respect! per questi regaz dell’altra parte del mondo e per la passione che mettono in quello che fanno. Per il resto, avete già detto tutto voi: la battuta del “rocket launcher” dimostra che effettivamente non sono dei fessi e da sola merita ogni tipo di premio internazionale, dagli Oscar agli orsi d’oro