Justin Benson e Aaron Moorhead sono due personcine difficili da inquadrare. Da lontano sembrano i tuoi due soliti coglioni, un altro paio di Vicious Brothers o Butcher Brothers, se va meglio, ma se ti avvicini e metti a fuoco il dettaglio fondamentale salta fuori: quei due portano gli occhiali. Ma non gli occhiali fisici, reali, tantomeno da sole; sto parlando degli occhiali che stanno dentro, nascosti agli occhi più ingenui: gli occhiali della mente. Con questi occhiali qui si fanno cose ben precise, e si mettono un sacco di virgolette. Si parla di “cinema” come punto di partenza per “applicare” diversi tipi di “genere” a delle “storie” che poi sono “tutt’altro”. Con questi occhiali qui ci si può avvicinare alle formule cinematografiche, arrivarci a pochi centimentri e iniziare a toccarle con un dito. Sploch. Sploch. Poi un altro dito. Sploch. Sempre più forte. SPLOCH. Menandogliela, menandogliela, menandogliela. SPLOCH. Finché, a un certo punto, SPLAT, e scoppia tutto.
Con Resolution i due andarono lì dalla fantascienza, dal found-footage, dalla casa nel bosco e dal mumblecore con un sacco di dita, ma proprio un sacco. Gliela menarono talmente tanto che il found-footage divenne decostruzione narrativa del metacinema che utilizzava la fantascienza come unico sfogo possibile. E nonostante questo, funzionava. Cioè, a me infastidì abbastanza e trovai il finale inconcludente, ma funzionava. Al nostro Stanlio piacque, come a molta altra gente, ma fece anche venire diversi dubbi sull’effettiva calciabilità del tutto: vogliamo parlare di un film che prende diversi argomenti a noi cari e li sbatacchia di qua e di là senza far succedere effettivamente nulla per un sacco di tempo? Se non è un horror, non è un action, non è uno sci-fi, cosa ne dovremmo fare, esattamente? Ma il genere, alla fine, esiste davvero? Il “genere”. Ecco cosa fanno gli occhiali della mente. Ti fanno delle domande e ti fanno credere di averle pensate da solo. Ti fottono, pure, con quelle dita. Sploch. Sploch.
Un paio d’anni dopo siamo di nuovo qui: un altro paio di occhiali, un altro paio di protagonisti, un altro paio di maniche.

Un esempio live di sbatacchiamento
Si possono avere diverse opinioni su cosa sia o non sia un film adatto a questo sito, ma una cosa è certa: i film di Richard Linklater non lo sono. Mi riferisco, in particolare, alla trilogia di Before Sunrise: film, per chi non li conoscesse, in cui Ethan Hawke e Julie Delpy parlano per un’ora e mezza a botta e di fila, camminando per città europee stupidamente belle in piani sequenza decisamente lunghi. Sono film stupendi dalle sceneggiature di ferro, ma con questo sito non c’entrano proprio un cazzo. La stessa cosa devono averla pensata Benson e Moorhead quando dovevano decidere come infastidire nel perineo ogni singolo fan dell’horror sul pianeta.
-Cos’è la cosa più lontana da un monster movie a cui tu possa pensare, Moorhead?
-Ma certamente Before Sunrise, Benson!
-Ahah! Siamo proprio forti! Grazie, occhiali della mente!
E così nacque Spring, un monster movie con due protagonisti in una città europea stupidamente bella che parlano in piani sequenza decisamente lunghi. A differenza di Resolution, però, questo è bello davvero. Ambientato in Italia tra tutte le assurde gag del caso (e la migliore scena in chiesa dell’anno), è abbastanza ambizioso da lasciare che due attori non proprio fenomenali come Lou Taylor Pucci (quello coi baffi ne La Casa) e Nadia Hilker (attrice tedesca al suo primo ruolo extra televisivo) si carichino sulle spalle l’intero film, lasciandogli costruire un’intesa che sembra sempre abbastanza naturale, come era già capitato in Honeymoon, da non far sembrare il tutto una soap opera di basso livello, e si impegna parecchio a costruire una mitologia sensata, interessante e sopratutto originale per tutta la parte horror/fantascientifica. La cosa peggiore di Resolution era, secondo me, la completa assenza di una anche minima spiegazione agli eventi sovrannaturali del finale, e temevo che Spring usasse la stessa paraculata per passarla liscia e raccontare la sua storiella d’amore, ma per fortuna tutto è spiegato in termini che, in qualche modo, sfociano davvero nella scienza, per la gioia mia e di tutti quelli che si sono rotti le palle di film che partono da un’idea e finiscono in irrisolta merda. In più, io l’ho affrontato credendo fosse la storia di uno che si innamora di una vampira quando invece è proprio tutt’altro, giocato in maniera tale da essere sempre un passo avanti, per tono e direzione, rispetto alle aspettative dello spettatore.

Calciabilità livello 8
Le note negative sono diverse, e anche se non rovinano del tutto l’esperienza fanno notare come delle idee più chiare avrebbero facilmente potuto rendere Spring un classico del genere. Scusate, “genere”. Benson e Moorhead sono dei buoni registi, ma anche un po’ maldestri, caciaroni e prolissi. Nell’ora e 45 minuti che dura, 15 sono spesi con Pucci che arriva in Italia e la premessa non parte prima del ventesimo minuto. In questo lasso di tempo, il film sembra la solita cazzata coi ragazzetti in viaggio verso la morte, e si poteva tranquillamente evitare tagliando subito a lui che incontra lei, risparmiandoci uno dei peggiori cliché della storia del cinema. Essendo poi un film girato in un bel posto, ogni tanto i due decidono di staccare su riprese con drone a bassa qualità del paese, del mare, dei monti, come in uno spot pubblicitario, ricordandoci che stiamo guardando un film girato da due tizi con gli occhiali della mente, non chissà quale opera d’autore. Qua e là c’è del montaggio a casaccio e dell’esposizione narrativa un po’ inutile. Sono, alla fine, piccolezze, ma restano lì, sui coglioni, a farli girare un pochetto.
Insomma, è meno raffinato ma più horror di Monsters, e nonostante l’amore e la primavera che di sentimento tutto profuma ha delle ottime idee che vanno da qualche parte, tra imprevedibilità e carinerie. Praticamente meglio del 90% delle produzioni indipendenti del momento.
DVD-quote:
“Una storia d’amore per chi ama la gente sventrata”
Jean-Claude Van Gogh, i400calci.com
Mooooolto curioso
Per curiosità: dov’è ambientato esattamente? Dal fotogramma sembra una città pugliese
Uh, mi hai incuriosito. Lo devo guardare.
bene, bene. Resolution ce l’ho ma non l’ho ancora visto, al più presto farò in modo di vedere anche questo. sono felice ogni volta che salta fuori un nuovo regista horror talentuoso. roba come cheap thrills o you’re next valgono oro puro.
miglior scena in chiesa dell’anno? compreso kingsman?
Venduto!!
@munky
è stato girato anche a polignano a mare.
A me è piaciuto molto, malgrado ci siano tutti i difetti di cui parli.
Per metà del film ho pensato che volessero andare a parare in modo più specifico nel folklore e nella mitologia ed ero già in brodo di giuggiole per il modo in cui sembravano voler affrontare la questione. Poi hanno preferito una svolta più “scientifica”- ok, forse non così approfondita ed articolata- senza abbandonare quel tipo di approccio che stavo apprezzando, quindi è andata bene anche così.
Il film è delicatissimo e pervaso da un romanticismo molto reale e non stucchevole. Il contrasto con le parti più horror fa uno strano effetto. Sicuramente non è adatto a tutti e credo che, per gli stessi motivi, non piacerà a chi non aveva apprezzato Monsters, perché l’elemento orrorifico è davvero solo un pretesto. Ma un pretesto confezionato davvero con gran mestiere, secondo me.
solero mi batte sul tempo facendo la domanda che avrei fatto io.
sono molto curiosa di vederlo.
anzi, di più: complimenti a JCVD per la recensione, nonchè per il sonoro.
@Past: Lo sapevo! La puglia mi perseguita
si trova già subbato?
@munky è stato girato in Puglia, come già detto, ma è ambientato sulla costa campana.
E’ bellissimo, ha fatto innamorare anche me.
Boh, concordo su Resolution, meno su questo, che peraltro ho visto senza sapere avesse i registi in comune. Troppo scemo in alcune parti, troppo sdolcinato/positivo in altre. Non lo boccio, ma se togli il lato horror resta una patina da tv movie da pomeriggio su canale cinque che ho fatto fatica a superare.
Buon film,che prende una direzione diversa da quello che invece l’inizio lasciava presagire.Non è certo un capolavoro ma visti i tempi è grasso che cola.
Dico la verità, a me ha fatto pensare a Twilight. Molto più indie e hipster ma c’è la stessa intenzione di ibridare horror e romance, e la stessa delusione quando vedi che il romance cannibalizza l’horror. Quoto un commento letto su rotten o da qualche altre parte, “sarebbe stato molto più potente senza la parte soprannaturale”. Anche perché il discorso sul “genere” per me semplicemente è avere un’idea precisa ed eseguirla.
Qua si vede che c’è un’idea lovecraftiana buona alla base, ma un’incapacità di costruirci intorno una storia efficace (il 60% buono del film è broda allungata), con un finale che infatti – SPOILER – è banale e sconfessa tutto il lato horror.
Twilight hipster.
mi è piaciuto molto però
spoiler
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è un film d’amore coi mostri dentro
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fine spoiler
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E’ Dagon innamorato
Prima di tutto non bisogna guardarlo doppiato perché il doppiaggio rovina il film, invece è sempre piacevole sentire parlare italiano in un film in lingua inglese e poi appiattisce anche i personaggi, poi per una volta hanno presentato un personaggio italiano, Angelo il contadino che prende a lavorare il ragazzo americano, come un persona normale anche molto scazzata non il solito italiano da film per americani stupidi, tipo: “Undeter the tuscan sun”.
Peccato perché il film prende subito e dipinge una bella storia d’amore in maniera realistica, del resto ha tutto una bella ragazza misteriosa, che cela un mostro dentro di se che tendenzialmente potrebbe staccarti la testa, ma niente a che vedere con vampiri e twinlight vari, che sinceramente può piacere solo a qualche americano o ragazzetta europea di bassa cultura.
Alla fine purtroppo il film proprio forse nel tentativo di spiazzare lo spettatore arriva a spiegazioni scientifiche troppo tirate per i cappelli e esce dal sopranaturale-mitologico, che forse era più consono e va a sbattere nello scientifico, ma senza avere le idee chiare né gli sceneggiatori e neanche poi gli spettatori, anche la parte Horror poteva essere sfruttata meglio e insomma anche “Un lupo mannaro americano a Londra” a la storia sentimentale più sofferta di questo che cresce bene, ma poi per esigenze di tempo chiude frettolosamente, dopo avere annoiato lo spettatore per i primi venti minuti del film, anche perché appunto troppo frettoloso brucia anche le parti comiche o potenziali, come quella in chiesa.
Insomma i personaggi non vengono approfonditi maggiormente e questo è la parte peggiore del film.
Non lo leggerá nessuno ma mi devo sfogare: questo film mi ha lasciato una profonda sensazione di presa per il culo
Ragazzi, siamo seri; questo “film” è una cagata pazzesca! PAZZESCA!!!