Si ho capito Das Boot, è bello, sono d’accordo. È molto preciso, originale e dipinge in maniere mai fatte prime la vera vita in un sottomarino. Anche a me piace, ho visto anche l’edizione integrale di 4 ore. È bellissima. Ma Mare caldo è Mare Caldo.
Ovviamente il film non si intitola così (te pare??), si chiama Run silent, run deep, in italiano l’hanno tradotto in questa maniera perché arriva nel 1958, l’anno dopo Piombo rovente (che per inciso nemmeno si chiama così in inglese ma Sweet smell of success), un successone con Tony Curtis e Burt Lancaster che duellano a parole su una storiaccia di conflitti di interessi nel giornalismo. Roba epica. Siccome anche in Mare caldo c’è Burt Lancaster che contrapposto ad una star stavolta più anziana, l’epico Clark Gable, hanno pensato di assimilarli nella testa dello spettatore e suggerire che un po’ sono la stessa cosa. E invece no. Piombo rovente è un film spettacolare tutto di parola di Mackendrick mentre Mare Caldo è il papà dei film di sottomarini moderni e dietro c’è quella gran brava persona di Robert Wise (da Stasera ho vinto anch’io a Ultimatum alla terra e Lassù qualcuno mi ama fino alla virata musical con West Side Story e Tutti insieme appassionatamente).
Non che non ce ne fossero stati prima, per non dire 20.000 Leghe sotto i mari c’è almeno Destination Tokyo (per dirne solo uno), in cui Cary Grant si lancia all’inseguimento dei giapponesi in seguito all’attacco a Pearl Harbour, roba da far venire gli occhi lucidi, ma Mare Caldo ha tutti gli stereotipi e gli espedienti visivi e narrativi che poi si troveranno in Caccia a Ottobre Rosso, U-571, Das Boot e via dicendo fino a Black Sea (che poi è il motivo per cui si riparla di film di sottomarini, ma quanto è bello?? Ma quanto pare un film d’avventura con il fondo del mare che sembra lo spazio profondo??). A tutti gli effetti la fondazione del cinema di sottomarini che è uno dei sottogeneri più belli di sempre.
La storia pare un western: all’inizio del film a Clark Gable gli sfondano il sottomarino i giapponesi (è di nuovo Seconda Guerra Mondiale), lui sopravvive e un anno dopo si fa mettere a forza in un’altra missione su un altro sottomarino. L’equipaggio voleva Lancaster come comandante e invece i vertici impongono lui e mettono Lancaster come vice. L’obiettivo di Gable però è un altro, dopo poco da che sono salpati mette gli uomini a fare di continuo esercitazioni per allenarli in una manovra di sua invenzione rischiosissima, tradisce gli ordini e punta una zona considerata “il cimitero” per quanto pullula di corazzate giapponesi. Il suo obiettivo è vendicarsi ma dentro il sottomarino non a tutti piace l’idea, specie a Lancaster che non vuole rischiare la vita di tutti per la vendetta di uno.
Come avrete capito c’è la dinamica di conflitto tra due ufficiali che poi sarà alla base di Allarme Rosso, unita al piano personale che coinvolge un intero sottomarino di Caccia ad Ottobre Rosso.
Chi non si è fomentato con questa trama può per favore alzarsi e lasciare il post adesso.
Mare caldo è un trionfo di modellini in vasca, alcune riprese vere di veri sottomarini e vere esplosioni, più qualche animazione in stop motion che U-571 riprenderà pari pari (le bombe di profondità che scuotono l’acqua intorno a sé nel loro esplodere piegando la lamiera della nave), è fotografato da Dio con mille punti di luce all’interno della cassa di ferro del sottomarino e inventa soluzioni fenomenali per raccontare lo sforzo dell’attacco subacqueo. Cosa strana per i film dell’epoca ha anche un livello di dettaglio nel descrivere il passarsi degli ordini all’interno del sottomarino come maniera per generare ritmo e muovere il montaggio che impressiona e lo rende molto moderno. Non ha la scansione statica del cinema anni ’50 ma sembra già stare con tutti e due i piedi negli anni ’60 quando le storie d’azione cominciavano ad agitarsi.
Infine Mare Caldo si distingue per appartenere al club dei film senza nemmeno una donna. Non è questione di maschilismo (anzi, un film maschilista ha sempre una donna perché servono a definire i personaggi maschili protagonisti) ma di rarità. Sono pochissime le opere, specie se di grande respiro, in cui non c’è nemmeno un personaggio femminile, nemmeno menzionato, nemmeno in una scena di quelle a terra ad inizio storia, nemmeno in foto, nemmeno una comparsa che passa dietro, nemmeno in un ricordo (come avviene in Black Sea).
GRANDE JACKIE!
Visto che non commenta nessuno lo faccio
io ho sempre pensato che Wise fosse un grandissimo basta vedere la sua filmografia per rendersene conto
da gli horror con Val Lewton a Ultimatum Alla Terra
da Gli Invasati a Audrey Rose ecc.
uno che mi colpi molto fu’ uno sconosciuto western chiamato Sangue Sulla Luna
questo mi manca ma rimediero’ vista la bella recensione
Michele era uno che sapeva davvero gestire il ritmo al montaggio e nelle singole scene. musical, horror e action non potevano che essere il suo pane quotidiano. Veditelo, ha un gran cuore
Visto che vi seguo da anni, ho recuperato tutti (TUTTI!) i post di prima che iniziassi a seguirvi, e non ho MAI commentato, mi pare coerente farlo qui, in un post dove quasi nessuno aveva commentato prima, figurarsi a mesi di distanza chi mai leggerà?
E ciò per dire che, tra tutti i pregi di questo miglior sito di cinema del mondo, il principale è forse che mi permette di scoprire autentiche bombe come questa, di cui altrimenti non avrei mai nemmeno sentito parlare. Se mi sto finalmente facendo una cultura cinematografica come si deve, e per di più del cinema giusto, è solo grazie a voi.
Filmone.
(PS l’angolo del pignolo, che in un primo commento è giusto rendersi un po’ antipatici: in realtà una donna c’è, è la moglie del Clark, ha pure un paio di battute quando il Burt va a lamentarsi che gli hanno scippato il comando – dice che ha finito il gin, mannaggiaalei)
Bravo, sei l’unico che se n’è accorto
non lo conoscevo ed ora ho una gran voglia di recuperarlo