Alla luce dello sperticamento di lodi, abbastanza meritorio, pressoché ovunque per la gestione oculata ed efficace di tempi e spazi per un team di personaggi\attori che ha operato Joss Whedon in Avengers 2, mi è venuta voglia di portare all’attenzione su di un altro commando di eroi d’azione interpretato da attori altrettanto carismatici e smaniosi di screentime.
Trattasi de I professionsti, film del 1966 ad opera di Richard Brooks e che presenta uno stellare cast composto da: Burt Lancaster, Lee Marvin, Claudia Cardinale, Woody Strode, Jack Palance e Ralph Bellamy.
La storia di un riccone che incarica un team di mercenari – i “professionisti” del titolo – di andargli a recuperare la bella moglie, una Cardinale da infarto, che infatuatasi della rivoluzione messicana si è affiliata ai ribelli e non torna più.
Avrei potuto tirare in ballo molti altri film sul tema, sicuramente i Magnifici Sette e Quella sporca dozzina, ma I professionisti presenta alcune caratteristiche che lo distinguono e in alcuni aspetti elevano dal normale all-star action flick.
Innanzitutto il regista: Richard Brooks non è un Don Siegel e nemmeno un Robert Aldrich,non è un uomo di muscoli e arriva a dirigere un film nominalmente d’azione con un curriculum fatto di adattamenti cinematografici di gran classe da libri e opere teatrali, spesso come sceneggiatore badate bene. Questo è un elemento secondo me decisivo una volta che andiamo a vedere il trattamento riservato ai personaggi.
Poi c’è la trama: In altri film esiste una netta distinzione su chi è buono e chi cattivo, distinzione insita per forza nella premessa del fatto che un gruppo di persone viene accorpato per compiere una missione palesemente positiva, non importa se sono elementi con un passato fosco perché il fatto che decidono di rischiare la loro vita per una missione a fin di bene li pone immediatamente come dei redenti. Qui non è così innanzitutto perché la missione che sia a buon fine o cattivo fine non è chiaro, non si capisce se si tratta di un rapimento o di una liberazione e quindi non si capisce se “i professionisti” sono degli eroi o solo dei mercenari specializzati.
Questo elemento umano è per via della formazione precedente di Brooks il vero oggetto di interesse e perno del film, che mette in bocca allo spettatore casuale un contesto di trama e personaggi assodati, gli regala dei momenti d’azione obbligatori ma fondamentalmente gli sta raccontando un film drammatico più che un film d’azione, la strana mescola di toni, attori e luoghi pone I Professionisti “nei generi” ma fuori da tutti: azione, avventura, drammatico, western e in parte anche caper.
Brooks cerca costantemente le debolezze di tutti, persino di una statua di roccia come Lee Marvin, per poter rendere la loro cooperazione più sentita, realistica e necessaria che in altri film, eliminando anche la necessità di una figura leader non potendo infatti eliminare lo status di “protagonista principale del film” di buona parte del cast. Questo speciale trattamento riservato ai personaggi a cui accennavo sopra rende il film sempre “sul chi vive”, rendendolo teso anche fuori dalle scene thriller o d’azione, fino ad un finale stupendo e non consolatorio, con una delle migliori battute di sempre di Lee Marvin.
La lezione de I Professionisti -anche se magari non lo ha visto – è una lezione che Whedon ha capito bene, puntando sempre sulle debolezze di tutti di modo da rendere tutti utili ma nessuno indispensabile, epitomizzando la cosa con Occhio di Falco. Il problema nel suo caso, a differenza dei film d’azione summenzionati, è che nessun protagonista può davvero morire e la tensione è sempre destinata a confluire puramente nelle scene d’azione. Credo sia parte del motivo per il quale il genere rimarrà sempre, se rimarrà così, una bici con le rotelle e non assurgerà a downhill con la mountain bike come tanti altri film, pure piccoli. Pure vecchi.
DVT.
Bellissimo!
e c’è anche Robert Ryan! Che cast, signori.
Tutto il rispetto per gli avengers, però Marvin,Palance & Co. gli spaccano il culo agli avengi, anche senza armi e con il doposbronza
Bellissimo. La Cardinale era figa vera ed il resto del cast staresti a guardarlo per ore anche solo mentre si fanno una birra in una locanda
Grande pezzo!
Richard Brooks lo ho sempre amato per tutto un altro genere di film
ma devo dire che a livello calcistico se la cavava bene
L’ultima minaccia (la battuta finale di Bogey…)
Il seme della violenza (secondo me film molto avanti per l’epoca?
e poi L’ultima caccia, Stringi i denti e vai e non dimentichiamo
a sangue freddo tratto da Capote ( anche quello poi…)
questo lo vidi una notte su Rai 1 e lo adorai
chiedo scusa se ho l’aria da saccente ma volevo solo dimostrare i mio affetto verso queste pellicole e questi cineasti che vengono spesso dimenticati e che grazie a i vostri splendidi articolo riscopro
@micheal schiele
Grazie.
Tranquillo nessuna saccenza percepita!
Stringi i denti e vai è un western atipico che adoro, tra i miei preferiti dei settanta!
Qui, e a maggior ragione qui sul mio blog, per certi film attori e registi sentiti pure a casa!
Questo mi manca e Lee Marvin era un grandissimo. Recuperollo.
Darth, ti guadagni 100000 punti stima solo per la citazione finale sul downhill. non sará mica che pratichi anche tu? ;)
@Bruce Wheelies
Grazie ma no, non possiedo nemmeno una bici da passeggio.