
“Mea culpa”, umiltà su tela, Marcus Nispel 2015
Per motivi assolutamente casuali – la signora Kubrick mi ha chiesto, qualche giorno fa, letterale, «guardiamo un po’ di fantasy brutti degli ultimi anni così ridiamo?» –, ho di recente avuto l’incommensurabile privilegio di riguardarmi il Conan di Nispel. Lo ricordavo come una ragionevole porcheria con i suoi due o tre momenti, l’ho ritrovato inconcepibile pattume senza costrutto, idee, personalità o inventiva.
Per motivi altrettanto casuali – stavo discutendo con un amico riguardo ai recenti remake/reboot/sequel di Non aprite quella porta – mi sono ritrovato a chiedermi se fosse peggio il remake del Nispelodeon o l’inspiegabile boiata di Luessenhop. Viene fuori che non ricordo nulla di nessuno dei due, se non che in uno c’è Jessica Biel in canottiera e nell’altro c’è Alexandra Daddario in canottiera.

Che bel film, quanto piangere.
Questo per dire che quando mi è stato chiesto dai poteri forti di sottopormi alla visione di Exeter, prima opera davvero originale del Nispel, basata su una storia da lui scritta, insomma la sua creatura, un po’ mi è scappato da ridere, ma per un attimo mi sono chiesto: e se questa volta avesse ragione lui? Se scoprissimo che Nispel è un talentaccio tarpato fino a ora dai progetti nati morti che gli sono stati affidati? Se fosse lui, un domani, magari anche un oggi, a rivoluzione l’horror come nessuno aveva mai fatto prima?
Mentre mando la sigla, vado avanti a ridere un po’. Eccovela, ve la meritate quanto io mi meritavo Exeter.
https://www.youtube.com/watch?v=Tx1i5TiHq6M
È carino il Nispel perché all’inizio ce la mette tutta. Exeter brucia molto lentamente, ma per tre quarti d’ora circa l’entusiasmo con cui il tedesco costruisce l’edificio su cui si baserà il film è contagioso quanto vedere un quarantacinquenne che suona l’heavy metal. Il nostro deve aver visto un sacco di video di giovani metallari con le chitarre ipercompresse e l’alternanza pulito/urlato, e decide di ambientare Exeter sul set di uno di questi video, popolandolo di stereotipi adolescenziali pronti da offrire in sacrificio sull’altare del mostro di turno – in questo caso, tenetevi forte perché è qui che Nispel ridacchia soddisfatto della sua arguzia ogni volta che ci ripensa, un’entità demoniaca che possiede il corpo del fratello del protagonista, e intrappola lui e i suoi amichetti all’interno di un ex-manicomio abbandonato.
Lo sentite quanto è cupo? Lo sentite quanto è disperato? La sentite la tragedia degli orfani che riverbera sulle corde del violino della morte, e tesse una melodia eterea e concreta come il mostro che da essa si genera? LO SENTITE IL DRAMMA, PORCA PUTTANA?
Marcus Nispel apre il suo film così:

“IL DRAMMA”, chiappa su disastro, Marcus Nispel 2015
poi introduce i suoi protagonisti, con la scusa più migliore del mondo: il pirla lavora come volontario presso la chiesa di Stephen Lang, e insieme stanno ristrutturando un ex istituto psichiatrico per bambini, trasformatosi in un lugubre ma recente passato in luogo di torture e soprusi sulle povere criature. Siccome il posto è abbandonato, gli amici decidono di organizzare la più grande festa di merda in un posto di merda dai tempi di mai.

«MINCHIA RAGA QUANTO PARTY OH».
Una notte di droghe e sesso, un rituale satanico, una possessione demoniaca e un esorcismo fallito dopo, i nostri si ritrovano chiusi a chiave nell’istituto, con un demone in libertà, le anime di tutti i bimbini torturati tra quelle mura a infestare i corridoi del luogo e nessuna idea di come uscire di lì. E nessuna possibilità di chiamare la polizia, perché se è vero che iPhone e iPad funzionano, è anche vero che cosa fai, fai venire gli sbirri in un posto occupato illegalmente per un party a base di droghe e riti magici?
Sono passati tre quarti d’ora, Nispel ci ha già regalato una regia sorprendentemente più competente e persino piacevole alla vista del solito (per esempio, diversamente da Conan, il film non è montato da un astronauta pasticcione sotto funghetti). La tavola è apparecchiata per l’esplosione: vi immaginate che cosa può fare quest’uomo ora che ci ha caricato tantissimo promettendoci massacri pentadimensionali e impure evocazioni di

Sapete benissimo come va avanti.
Ve lo immaginate? Un luogo infestato, uno spirito che lo controlla, un gruppo di adolescenti indifesi schiacciati da mura più antiche del peccato? LO SENTITE IL DRAMMA?

wat
Avrei dovuto cominciare a capire che qualcosa puzzava di merda quando il protagonista pirla ha cominciato a fare il cosplay di Max von Sydow su uno degli Hanson:

«NISPEL! ASCOLTAMI! ESCI DA QUESTO MESTIERE!».
E invece ho perseverato, e mi sono beccato altri tre quarti d’ora di scorregge, in cui Nispel decide di infilare uno dopo l’altro tutti gli espedienti del cinema di esorcismi possibili e immaginabili in un’interminabile sequenza di scene slegate e senza costrutto, che sembrano uscite da una compilation di YouTube tipo “10 modi in cui le cose ti possono andare male in un film horror”. Non esagero quando dico che, una volta fallita la cover dell’Esorcista, i ragazzi cominciano a trovare scritte con il sangue sul soffitto, dopodiché chiamano un prete, poi usano una tavoletta ouija, il tutto mentre il demone meno minaccioso del mondo aspetta pazientemente la loro prossima mossa, limitandosi a far cadere qualche bicchiere ogni tanto per ricordarci che esiste.
La lenta processione di “situazioni horror standard” è tanto più irritante perché Nispel dimostra di conoscere quantomeno la grammatica dei generi che va rubacchiando. Fatti salvi un paio di salti logici sui quali preferisco sorvolare, l’amico con il barbone ha per lo meno studiato come si muove la macchina e come si fa strillare un’attrice. È che quando si tratta di fare qualcosa di diverso dai compiti assegnati dall’insegnante Nispel risponde “assente”, si giustifica, c’era traffico, è andato in manifestazione, motivi personali. A cosa mi serve sapere che sai fare questo:

“Sfacciataggine”, fazza su tavolo, Marcus Nispel 2015
se poi tutto intorno c’è solo gente che vaga urlando per i corridoi di un manicomio (sempre gli stessi eppure sempre diversi: non saprei onestamente dire se è una precisa scelta artistica del Nispel, volta a disorientarci e aumentare l’immersione e l’immedesimazione, o se è solo conclamata incompetenza) senza un preciso obiettivo in mente?
È che Exeter è esattamente come vi aspettereste che fosse un film del Nispel: succede poco, succede male, non te ne frega un cazzo, a un certo punto finisce. A cosa serve? A nulla. Fa male a qualcuno? Sicuramente meno di quanto facessero male Conan e Non aprite quella porta.
Uh.
Vista così, proclamo Exeter pienamente riuscito e spero che con questo piccolo gioiello dell’horror psicologico adolescenziale il talentuoso Marcus Nispel possa aver finalmente trovato la sua vera strada.
Pensate che culo, ce lo promette anche la scena post-credits!

EXETER 2: EXETEREST

EXETER 3: EXETERA
Protip dedicato a Marcus <3 Nispel: i finali a sorpresa non si fanno spoilerandoli platealmente un quarto d’ora prima.
DVD quote suggerite:
«È quello che ti meriti»
(Stanlio Kubrick, reparto terapia intensiva)
Ok, la domanda che mi sorge spontanea e’: quanto e’ generosa la D’Addario nel mostrarsi? Non penso che ci siano altri motivi di interesse in questo film…
Scusate, non ho capito una fava: in questo non c’e’ la Daddario (senza apostrofo, credo di essere ubriaco oggi… ), evidentemente sto perdendo la capacita’ di leggere. Comunque, venendo a mancare l’unico valido motivo per vedere questo film (la Daddario che mostra qualcosa), mi sa che passo…
No, c’è ancora chi paga nispel per fare film? Ho e nipote di qualche ex SS scampato al processo di Norimberga con tutti i lingotti di hitler o io propio non me la spiego…
prima visione privata obbligatoria al nazi party dei reduci dove, al termine della stessa, un commilitone del Nispel gli griderà:- Ti amo mio ferroce intellettuale Ficchingo!
Bene, se le sue condizioni dovessero migliorare, fatemi sapere.
Tra conteggi di caratteri impiegati strategici e citazioni dotte degli Elii, questa recensione è riuscita a farmi venir voglia di vedere il film, possibilmente ridendoci sopra fortissimo. Anzi, ora che ci penso:
@stanlio: è possibile sfruttare il film per un gioco alcolico? Tipo “uno shot ad ogni stereotipo” o scommettere in alcol chi sarà il prossimo a morire?
ecco: in quest’ottica potrei vederlo volentieri.
Ma co’strutto o senza?
Ma essendo un film del Nispel questa recensione non dovrebbe andare a buon diritto nella rubrica “In sacrificio per voi”?
Certo che fare film sugli esorcismi quando Satana nell’antico testamento quasi non esiste: Al Satan è l’opositore(lo si usa ancora oggi nei tribunali della comunità Ebraica). Quando Satana(nell’antico testamento) deve far soffrire quel povero disgraziato di Giobbe chiede il permesso a Dio e gli viene pure concesso con dei limiti(cioè fallo soffrire ma non ammazzarlo)… E questo è agghiacciante. i Cristiani hanno creato il Demonio e gli Ebrei se la ridono.Poi un’entità del male potrebbe esistere ma esula dalle religioni e dalle loro strategie di Marketing(Ebraismo demoni=Dei nemici, Cristianesimo demone= e il peccato).
Fine momento noioso-serietà.
Ho in dvd l’originale Non aprite quella porta di Hooper ,Nispel la presa da li l’inquadratura ad altezza culo!!!
comunque Stanlio, quando hai scritto della sua risatina nel momento dell’illuminazione, a Nispel credo sia venuta così: https://www.youtube.com/watch?v=FdghRwWfaOQ
Credo che la risposta più importante sia quella da dare a Colin Farth, ed è un sonoro “sì”: è talmente standardizzato che ci si può organizzare tutti i drinking game che vuoi.
La mia proposta per un’alternativa alla tradizione è di fare il drinking game al contrario: ogni volta che sei SICURO che qualcuna stia per uscire una poppa e non lo fa, via di shottino.
ma questo?
https://www.youtube.com/watch?v=bS5P_LAqiVg&sns=fb
Film anonimo se ce nè uno.Come sprecare 90 minuti della propria vita.