Ci sarebbe tutto un ragionamento pieno di speranza e di sogno americano da fare su Andy Weir e il suo The Martian, che nasce come autopubblicazione nel 2011 e viene raccattato da Crown Publishing tre anni dopo, pubblicizzato alla morte, trasformato in best seller e, naturalmente, opzionato per diventare film. Facilissimo da vendere, un elevator pitch che si scrive da solo: c’è un astronauta che muore durante una missione su Marte, solo che in realtà non muore e deve ingegnarsi per trovare il modo di sopravvivere quattro anni su un pianeta dall’atmosfera rarefatta e dove non c’è traccia di vita organica.
Immaginate di dover andare da un exec di Hollywood a proporgli il prodotto.
«Ho Robinson Crusoe nello spazio»
«Ecco il contratto»
«Chi ci mettiamo a fare il protagonista?» chiedete voi a quel punto.
«Hai presente Interstellar, quando su quel pianeta trovano Matt Damon che a causa della solitudine è sbroccato?»
Ecco il trailer.
Ed ecco l’immancabile featurette di presentazione, che dimostra come la produzione ci tenga parecchio a creare non solo un film, ma anche un contesto, una piccola mitologia.
https://www.youtube.com/watch?v=CumZP6_9sHU
Il film, per la cronaca, è finito in mano a Ridley Scott, che con lo spazio aveva un tempo un rapporto splendido. Ultimamente i due sono un po’ ai ferri corti.
Ora, The Martian il film ha tutte le potenzialità per diventare una bomba. E non nel senso di “un kolossal spaziale che segue le orme tracciate da Interstellar e Gravity per rinfocolare una volta di più la nostra fascinazione e il nostro timore reverenziale nei confronti degli abissi cosmici”.
The Martian il libro ha fatto molto discutere, in America e non solo. Alcuni, tra cui il vostro amatissimo, l’hanno adorato. Ad altri ha fatto, come dicono su Margathea, schifo al cazzo.
Perché non è la storia di un astronauta solitario che deve sopravvivere su un pianeta alieno popolato solo da lui e dai suoi fantasmi, non è un approfondimento chirurgico sulla discesa nella follia di un uomo abbandonato in mezzo al cosmo, non è neanche un character piece, per quanto possa non esserlo un romanzo che ha un solo protagonista che occupa il 75% delle pagine. È piuttosto un manuale di sopravvivenza marziana, intriso di ragionamenti scientifici e tecnicissimi, di calcoli azzardati («se riciclo n litri d’acqua posso usarne tre per separare idrogeno e ossigeno e sfruttare questi componenti per produrre combustibile per arrivare nel cratere dove posso recuperare pezzi di scorta per il mio HAB dal relitto di una spedizione precedente»), di problem solving purissimo. È tutto punteggiato dell’ironia del protagonista, ironia molto americana (un amico sostiene che Watney ricordi Stewie Griffin) e a cuor leggero, l’unico modo probabilmente per affrontare la situazione senza perdere la brocca.
Più che di iniezioni di spettacolone, The Martian avrebbe bisogno di una regia e di una scrittura gelide e rigorose, dovrebbe diventare un meccanismo a orologeria che si regge su un unico loop (problema => soluzione) e delega il compito di dare aria alla stanza alle cazzate di Watney, descritto da Weir come una sorta di giullare spaziale sempre con la battuta pronta. È un film, insomma, a cui gioverebbe assai essere ripetitivo, martellante, ossessivo e un po’ autistico, senza troppo interesse per le regole della buona narrazione cinematografica. Perché il romanzo ride in faccia a queste regole e buon pro gli fa, una volta che accettate di stare leggendo non un classico libro d’avventura ma un diario, il cui unico criterio narrativo è l’ordine cronologico degli eventi.
A giudicare dal trailer, Scott questo potrebbe averlo capito: le parti in cui c’è solo Watney (con tutte le riserve che ho per la fazza di Matt Damon, ma è un problema mio con l’attore) mi scaldano già il cuore. Sono un po’ più preoccupato dalla presenza di Jessica Chastain nei panni di Johanssen, il capitano della nave di Watney che passa tutto il romanzo a torturarsi perché l’aveva creduto morto quando invece anche no. Non prendi un’attrice così di richiamo se non vuoi darle una parte lievemente gonfiata – in minutaggio o in termini di importanza – rispetto al materiale sorgente, e per quanto Scott possa essere un coraggiosissimo non credo abbia, nemmeno lui, un peso specifico tale da potersi permettere di fare il film che vuole lui e non il film che andrebbe fatto se non si vuole andare in rosso (ah ah AH!) peso.
Per come la vedo io, il progetto The Martian nasce già lacerato in due: da un lato la spinta creativa (spero) di Scott che vuole trasporre fedelmente l’opera di Weir, dall’altra quel minimo di necessità commerciali, che peraltro, forse, grazie ai già citati Interstellar e Gravity, sono state lievemente ridimensionate rispetto a quanto poteva succedere anche solo tre anni fa. E a questo punto ci sarebbe da fare l’ennesimo lungo ragionamento sugli effetti involontari delle opere di Cuaron e Nolan sul cinema della fanta e della scienza, e sulla percezione che non solo il pubblico, ma soprattutto gli studios hanno del genere. In breve: non mi aspetto che il Ridley Scott di oggi possa fare per il survival quello che fece per il noir con Blade Runner, solo che abbia un po’ di spazio di manovra in più avendo gli ultimi anni dimostrato che si può diventare ricchi anche con divani pentadimensionali e Sandra Bullock che fluttua nello spazio, e che sfrutti questo spazio al meglio delle sue possibilità.
È che ci sono già i crismi del classicone, e mi spiacerebbe vederli sprecati.
effettivamente…speriamo non venga sprecato.
speriamo nel loop.
@Stanlio
ti ho gia` spiegato su FB come la penso (a proposito di sense of wonder etc.).
Il trailer praticamente racconta i 3/4 della trama, per il resto sara` interessante vedere come il buon Scott gestira` il “loop” di “problema > soluzione” evitando che il film diventi un documentario di history channel su come sopravvivere 1 anno su marte senza cibo.
“i’m gonna have to science the shit out of this thing” meraviglioso.
non è un trailer ma il film a velocità 100x.
comunque niente sotto l’aspetto visivo scott non è mai sbagliato uno, il punto è tutto il resto…
Gira voce che la Chastain ad un certo punto urli EUREKAH!! Ah come usa la featurette Scott… In Prometheus con me aveva funzionato.
Nell’altra notizia dove si parlava del nuovo film di Spielberg ho messo The Martian tra le eccezioni meritevoli che attendo di più quest’anno. Insomma, il film è scritto da Drew Goddard, quindi la mia fiducia gliela do.
Ma – e qui c’è un ma – questo film è diretto da Ridley Scott. E questo può essere un problema, per il semplice fatto che Scott, dopo aver lavorato con Lindelof ha iniziato a sviluppare quella che io chiamo Sindrome di Nic Cage. Ovvero: riuscire a trasformare film dal grande potenziale in film di merda, facendo rincoglionire inevitabilmente tutte le persone legate al progetto.
Per questo motivo l’ho inserito in quella lista: spero che questo sia un’eccezione meritevole nella sequela interminabile di film di merda che Scott ci sta regalando in questi ultimi anni.
Stanlioo, nel libro c’è per caso qualche twist finale?
Perché mi sembra strano che sia tutto così lineare da principio a fine.
Ps. Oh, per favore dimmi solo se c’è NON qual’è. … perché io il libro lo vorrei comprare.
Nb. In edizione economica.
@Ciak: non c’è e per me è questo il vero miracolo. No twist is the new twist.
@ stanlio…
bè ma quindi abbiamo visto tutti nel trailer??
ok in ogni caso il libro lo leggerò. .
per me dovrebbe metterci un pò delle caratteristiche di quel gioiellino di moon
Volevo scrivere la stessa cosa.
Se riescono a dargli quell’atmosfera lì è fatta
per me è un si grosso come una casa… more science!
comunque colonna sonora –> https://youtu.be/QqQDWc-6R84?t=1m7s
Embé potevano pigliare Tom Hanks che si portava Wilson da casa e riciclava la tuta di astronauta di Apollo 13, chi meglio di lui in sto ruolo?
Ottimo, non vedo l’ora di vedere Damon piantare patate in mezzo al concime autoprodotto. E poi prodursi l’acqua bruciando idrogeno. E poi andare al Sojourner. Epoi smontare, rimontare, smontare pannelli solari.
Il trailer mi ha preso moltissimo.
Però sta cosa che dite voi, del manuale di sopravvivenza su un pianeta alieno, tutto a base di yeah science bitch!, è parecchio a rischio noia. Cioè in un libro capisco perchè può funzionare, a me piace leggere anche libri noiosissimi, ma al cinema boh..
Il libro non l’ho letto ma siamo sicuri che convenga farne una trasposizione fedelissima?
Sembra bello, speriamo che non venga fuori una merda come Prometheus: Scott sa girare un film, per carita’. I suoi film sono sempre belli da vedere, eleganti e morbidi… ma sembra che non sappia piu’ raccontare una storia decente da parecchio direi. Prometheus e The Counselor fanno schifo (il secondo e’ imbarazzante), American Gangster and il film con DiCaprio totalmente privi di ispirazione.
Promette abbastanza ed è vero che la ripetizione ossessiva e martellante potrebbe aiutare perché vedere e sentire problemi e relative soluzioni così approfonditamente è più svelto e stanca meno che leggerle. Perché comunque il libro, che ho apprezzato anche per questo, a volte ne risentiva.
Sul tema, segnalo questo libro vagamente inquietante (almeno per me):
http://it.wikipedia.org/wiki/Prigioniero_del_silenzio
Urania d’annata! Aggiudicato ;)
però c’è da tenere a mente che i media, libro e cinema, sono differenti. Una delle prime cose che ho imparato studiando sceneggiatura a scuola è che quello che funziona su carta molto probabilmente non funzionerà in video e vice versa. I ritmi sono diversi e se la curiosità da manuale di sopravvivenza va bene in uno scritto, dove dai tu i tempi di letture, le pause ecc ecc a seconda del tuo interesse, non puoi farlo in un film (magari in una serie tv si). Insomma certi meccanismi poco “visibili” al cinema non funzionano. Dici bene che il film potrebbe andare in rosso ma non solo perché “molta gente non capirebbe” ma proprio perché certe cose, anche bellissime, scritte sono ok ma girate sono una palla al cazzo. Credo si debba dare per scontato che il film non sarà quel manuale di sopravvivenza che dici essere il libro (che non ho letto ma di cui “ho letto”) per il semplice fatto che non funzionerebbe. Sono della scuola di pensiero che sia giusto smontare, rimontare, deformare il materiale originale in funziona del media in cui si sceglie di trasportarlo, ovviamente facendolo funzionare. Le atmosfere nel trailer ci sono tutte.
Il libro lo trovo riuscito fino alle prime 40/50 pagine quando effettivamente si limita ad essere un diario di bordo (avesse tirato dritto così fino alla fine lo avrei amato), ma da quando entra in scena Huston e poi l’equipaggio che lo ha lasciato indietro si perde completamente ed escono fuori come emorragie i limiti di Weir narratore.
* o del suo editor
Praticamente si vorrebbe un “All Is Lost” spaziale. Che in effetti sarebbe una figata.
Ma visto il trailer dubito molto. Puzza troppo di coralità alla “Apollo 13”.
ok. La bionda che prega o piange ogni volta che la inquadrano già non la sopporto
Mi da l’idea che se fosse un corto sarebbe stato stellare.
Un corto di 15 min, dico.
Mi da un po’ l’idea di “cast away in space”, che a sua volta mi da l’idea di un porcario.
Però il trailer mi affascina, vattelappesca il perché… magari non vale un venerdì o un sabato a prezzo pieno, ma un martedì a prezzo ridotto glielo concedo.
Qui lo dico ignorando volutamente che la cosa potrebbe essere già stata proposta da chicchessia in altri contesti, ma il punto di vista calcistico della cosa mi interesserebbe assai… bisognerebbe fare una rassegna dei film che giocano il tutto per tutto sull’isolazione del protagonista: penso a titoli come buried, cast away, 127 ore, etc.
Comprata. Cioè l’ho visto solo ora che ho avuto casini a lavoro.
Ma comprata subito, istantaneamente, e non importa se poi verrà fuori un po’ uno schifo perché.. le mille cose che avete detto voi. Io intanto sogno.
Pollice giù per la fazza di Damon. Magari il film è un capolavoro, ma la fazza di Damon scienzastronauta… no dai.
Finito di leggere il libro, per me eccezionale di questi tempi. Anche quando passa dall’essere un one man show ad un’operazione di salvataggio. Mark Watney personaggio dell’anno. Spero che Scott mantenga la verve comico/sarcastica del personaggio.
Appena visto.
Beh, direi che Ridley c’è riuscito!
Posso cominciare a perdonarlo per Prometheus. Ma mi deve ancora almeno 2 bei film prima che tra di noi torni l’amore.
Filmone.
<>
– R. Scott