Negli anni novanta c’è stato un bizzarro neoclassicismo a vario titolo e in vari ambiti, molto più marcatamente che nelle decadi passate, tutte prevalentemente connotate da uno zeitgeist proprietario. Negli anni novanta il vecchio era fico. La musica rock ebbe la più grossa impronta “retro” di sempre, così come la moda e pure il cinema. È stato un decennio di revival, soprattutto degli anni sessanta e settanta, un po’ tour court e a vari livelli di pedissequità o ispirazione.
Al cinema, per rimanere nella sfera che ci compete, si cominciò con i remake a ritmo più serrato, si girarono molti film e serie televisive ambientati nel passato recente, si cominciò a guardare al cinema datato in maniera postmoderna e citazionista, arrivando da Tarantino in poi ad una saturazione di retro talmente appiccicosa che ancora c’è chi non se ne è divincolato; uscirono poi film contemporanei ma di una linearità assolutamente antica, roba che poteva essere girata dalla stessa sceneggiatura senza problemi negli anni cinquanta, sessanta, settanta, con pochissime differenze sostanziali.
Lo spesso dimenticato Breakdown è assolutamente in questo solco. Sigla.
Negli anni novanta una delle mie poche garanzie da appassionato di vecchi film e vecchi eroi era Kurt Russell. Non che nei film degli anni precedenti non mi piacesse, ma nei novanta si specializzò in film all’antica: Fuoco Assassino, Abuso di Potere, Tombstone, Stargate, Decisione Critica – alla fine per me ogni film di Russell era da andare a vedere al cinema, Tombstone lo vidi due volte in una settimana, Stargate idem.
Breakdown – La Trappola uscì qui nel 1998: i novanta stavano finendo e con loro anche la mia gioventù anagrafica e quella quella ventata passatista del decennio che tanto mi piaceva. Avevo il mio primo lavoro pagato, per ancora un anno il casco non sarebbe stato obbligatorio e potevo ancora girare in vespa con delle enormi cuffie stereo da cui ormai The Action is Go, l’ultimo dei Fu Manchu, era in repeat ossessivo sul lato A e B di una TDK da 120. Clinton si faceva fare i pompini dalle stagiste e Kurt Russel,l insieme a Carpenter, mi aveva spezzato il cuore con Fuga da Los Angeles, rompendo una serie positiva di film che durava da Tango & Cash. Il secolo breve stava finendo e per me che ne sono un grande fan erano anni difficili.
Andai a vedere Breakdown in un giorno libero dal lavoro, ricordo che mi sentii a disagio a ritrovarmi ad avere gli orari stabiliti dal lavoro per fare le cose, come i vecchi che non invidiavo fino a pochi mesi prima, in fila come tutti, a disagio come Ray Liotta sul finale di Goodfellas costretto a vivere come “uno stronzo qualsiasi”. Fu il mio ultimo lavoro con orari non flessibili e Breakdown fu il film con cui Russell si fece perdonare.
Molto probabilmente avrete visto The Vanishing, il remake statunitense o il bel film originale olandese, e avrete visto anche The Hitcher – quello originale però – e Radio Killer. Tre buoni film nei loro generi e anni di appartenenza e da ciascuno dei quali Breakdown ha preso qualcosa; il futuro regista di Terminator 3, Jonathan Mostow, li combina in un road movie che se fosse uscito nel 1972 interpretato da Warren Beatty o nel 1965 da James Garner non avrebbe fatto differenza. Infatti esce nel 1998 con Kurt Russell e va benone.
Una coppia benestante di Boston decide di trasferirsi in California e sceglie di approfittare dello spostamento per farsi un viaggio coast to coast con la loro nuova Jeep. Strada facendo si imbattono in uno strano camionista, hanno un guasto al veicolo e la moglie scompare senza lasciare traccia in una tavola calda dove è entrata a cercare soccorso. Svanita nel nulla, come in The Vanishing ma a differenza di The Vanishing qui c’è l’azione, la persecuzione e la vendetta. E anche un bel po’ di sparare, menare e inseguimenti e botti con veicoli di ogni tipo, che non guasta.
Non entrerò ulteriormente nei dettagli della storia perché rovinerei per forza la sorpresa, vista la ingente quantità di cose che avvengono, anche se l’elemento suspance a differenza di The Vanishing non è l’elemento più importante.
L’elemento più importante secondo me è invece la sua esemplare solidità, la sua fattura affidabile che lo rende senza intoppi anche se nella storia ce ne è più di uno, il suo afflato – per l’appunto – antico, da film di una volta, coerente dall’inizio con la tragedia annunciata, alla fine con la tragedia che si conclude senza fronzoli e sorprese, secca come in un buon film da drive-in quarant’anni prima.
Anni fa il nostro bravo Wim Diesel, mentre parlava di Surrogates, diceva: “La prima è che Jonathan Mostow non può continuare a godere della mia eterna stima solo sulla base del fatto che ha realizzato il secondo più bel western degli anni novanta (Breakdown)”.
Il paragone col western, pur non essendo azzardato, perché quello del western è uno dei genomi del road movie, non lo ripeterò riferendomi alle meccaniche e personaggi perché è abbastanza evidente vedendo il film: mi preme piuttosto fare la similitudine col western – soprattutto quello spaghetti – nella sottile operazione di creazione di un luogo fittizio, fatto interamente di stilemi e archetipi, atto ad incarnare il non luogo preferito del cinema americano: l’America rurale, un po’ sud, un po’ ovest, un po’ midwest, senza una vera connotazione geografica riscontrabile nella realtà.
La questione meriterebbe una trattazione ampia a parte, e in futuro non escludo di farla, in breve però possiamo dire che i primi ad avere un’idea astratta, mitizzata, quando non stereotipata, della loro nazione sono gli statunitensi stessi, per i quali i territori lontani dalle grandi città si fondono tutti in un enorme non luogo frutto di cinema, musica, racconti, a volte di pregiudizi, a volte di leggende metropolitane.
L’America periferica di Breakdown ci appare sensata e aderente alla nostra idea di “America periferica”, coi suoi diner, con i suoi camion e autostrade, coi suoi bifolchi, con le cittadine nel deserto e le fattorie nelle praterie. Eppure è un collage di una decina di posti tra California, Nevada e Utah, stati enormi e con paesaggi diversi, eppure proprio come in un film d’altri tempi Breakdown prende pezzi da qui e da lì e costruisce il luogo della mente in cui far giocare i suoi attori, anche essi figure tanto idealizzate e irreali quanto il luogo in cui vivono.
E proprio come un B-movie all’antica, nel senso migliore del termine e con la fattura solida che compete alla categoria, ti fa bere tutto e rimanere lì a guardartelo fino alla fine.
Oggi esce il triplo dei film che usciva nel 1998, ne guardo molti e con una certa cognizione di causa posso dire che un semplice thriller d’azione solido, ben fatto, ben recitato – segnalo un grandissimo J.T. Walsh – e senza nessun grillo per la testa come Breakdown oggi brilla mentre all’epoca era “semplicemente” un buon, affidabile, film all’antica da andare a vedere quando staccavi dal lavoro.
DVD-Quote suggerita:
“Tanto solido e antico quanto godibile e ben fatto”
Darth Von Trier – i400calci.com
wow anche io facevo le cassette in repeat ossessivo sul lato A e B!!!
Che figata staccare da lavoro e tuffarsi al cinema. Bel pezzo, mancarone anni novanta.
questo film lo recupero di sicuro entro il week end
orco mondo se si è fatto perdonare con questo film Kurt Russell!
The Vanishing e The Hitcher visti svariate volte anche perché Rete4 li dava spesso in seconda serata, questo invece o l’ho beccato di sfuggita una sola volta o proprio mi manca. Recupero obbligato.
Nello stesso filone consiglio anche Autostop rosso sangue con una Corinne Clery che più wouldbang non si può.
grandissima rece e tanto onore a Mostow, comincerò a recuperarlo dopo aver finito con Stuart Gordon.
Visto ormai diverso tempo fa, mi piacque.
A me spaventa la chiusura di recensione, quando dici che questo era solo un buon film all’epoca mentre ora sembra un miracolo. Mi spaventa perchè è vero.
Pezzi come questo riavvicinano alla durezza del Calciare.
Visto quando uscì, al cinema: effettivamente un film solidissimo e soddisfacente, decisamente calciabile. Tra i (pochi) intoppi citati dal Darth ne ricordo uno che è quasi un maccosa, ma è scusabile vista la solidità del film:
SPOILER!
SPOILER!
quando il Kurt e J.T.Walsh si incontrano DA SOLI ed è già chiara la situazione del rapimento, J.T. mente spudoratamente dicendo che è la prima volta che vede Kurt: questo avrebbe senso per negare in presenza di testimoni, ma DA SOLI non ha molto senso.
FINE SPOILER
comunque un bel film.
Non sequestrare mai nessuno mi raccomando
ancora più che dal film sono commosso da “Breakdown” di Tom Petty, cassette C90 ingiallite dal tempo. Sniff.
Gran film, visto al cinema e rivisto un paio di anni fa.
Concordo nel condividere l’inquietudine della chiusura della rece…
mai visto e ciò mi inquieta perché quelli di kurt li ho praticamente tutti, per me ha avuto pure pochi passaggi in tv diversamente non me lo spiego.
Visto che è stato citato tra tanti masterpiece, ribadisco Fuoco Assassino film della vita
Il lato positivo è che potresti guardarlo nel privè
Mi aveva entusiasmato quando l’avevo visto al cinema:
la tensione è in continuo crescendo dall’inizio alla fine del film (non costante, proprio in crescendo), stessa caratteristica presente anche nel successivo U571, poi Mostow purtroppo si è perso.
Ollàlà,un film d’azione di Kurt Russel che non ho mai visto ? Questa si che è una sorpresa,dal regista di u-571 poi ? E mio,lo vedro il prima possibile,e io che pensavo di averli visti tutti quelli di Russel,bene bene bene.
e comunque vorrei spezzare una lancia in favore di grosso guaio a china town: vi rendete conto che accade tutto per un camion? COME OVER THE TOP ma con più fulmini.
[OT] Mmmhh… mi sa che ti sei confuso, il casco è diventato obbligatorio, in Italia, dal 1986… ed era obbligatorio anche per i minorenni che portavano i ciclomotori (50cc). Dal febbraio 2000 lo è diventato anche per i maggiorenni [fine OT]
Per la rece concordo appieno o come si dice dalle mie parti: te l’appoggio :DD
non a napoli
Sì, ma chiaramente nella recensione mi riferisco appunto all’entrata in vigore dell’obbligo del casco anche per i maggiorenni e su ogni due ruote, visto che all’epoca ero ampiamente maggiorenne (lavoravo stipendiato) e l’esempio era su di me (che guidavo una Vespa, 50cc non lo ho specificato ma va un po’ da sé).
Mah, direi che promette ma non mantiene. Anche se ci sono alcuni momenti belli, in cui ti sale la rabbia da giustiziere sterminatore. Purtroppo qua si vede la differenza rispetto ad un regista di mestiere. Voglio dire: lo avesse diretto uno con le palle sarebbe venuto fuori una bomba. Invece lo dirige sto tizio strano che non si sa chi sia e viene fuori una bomba annacquata, cioè che non scoppia. E mette tristezza sta cosa.
Ho visto che sono venuti fuori titoli come Autostop rosso sangue e The Hitcher, li ha citati l’esimio DarkSkynet. The Hitcher sta molto più in alto di questo, è una bomba di quelle che esplodono davvero, c’è il mestiere dietro la mdp. Autostop invece, pur nelle buone intenzioni, è ‘na trashata indifendibile all’italiana, una di quelle grezzate alla lucio fulci, ma girata di giorno, con una fotografia smarmellata che manco il dop di Boris: ergo, non c’entra una mazza con questo e nemmeno con the Hitcher.
La cosa ganza di questo film, ripensandoci, è anche il culo della moglie, che si capisce essere molto grande e molto tondo, nonostante i vestiti non attillati.
Quindi ennesima occasione sprecata, nel suo non avere il coraggio di mostrare tutto, sia a livello di vendetta (che non c’è manco per niente), sia a livello di culo (che c’è ma non si vede).
Cordialità,
Dr. Ciobin Van Cochiba
Ahhhh gli orari flessibili!!!!!!!! Non li facevo da quella volta che ho fatto il butta dentro in quella puntata di l ispettore derrik in “omicidio alla discoteca puttenburg “
Allora l’ho appena visto e confermo per la prima volta, il che mi sembra davvero un mistero dato che è una gran bombetta, ritmo e tensione magistrali senza mai un calo, più di un momento da antologia e un Kurt Russell in formissima. Cioè un film così ai bei tempi avrebbero dovuto passarlo su Italia1 con la stessa frequenza di un Commando o di un Atto di forza, c’è sicuramente dietro qualche problema distributivo o di diritti o altrimenti non me lo spiego di essermelo perso. Boh.
Equiparare La trappola a Commando è una COLOSSALE stronzata…
Ma dici a me? Ehi con chi stai parlando? (cit.)
Commando l’ho citato solo come esempio di action passato in tv milioni di volte, potevo pure dire Die Hard, comunque ora che mi ci fai pensare di punti di contatto (tra Commando e La trappola) ce ne sono: un protagonista impegnato in una missione di salvataggio disperata, che più di una volta si ritrova in situazioni dove rischia la vita, azione serrata su di lui, gran ritmo e tensione, SPOILER! stesso finale dove i cattivi crepano tutti male.
La grossa differenza naturalmente è che Matrix è badass fin da subito mentre il personaggio di Russell si trasforma a poco a poco da imbranato a badass, comunque una certa influenza di Commando su questo film la vedo (come anche su 3/4 minimo degli action belli successivi).
L’avevo riguardato proprio qualche mese fa, e così a freddo non posso assolutamente fare a meno di concordare appieno con la recensione. E’ un filmone, e regge il passo coi tempi in modo perfetto. Frenetico, tesissimo, recitato alla grande. Una delle più grosse sorprese di quel periodo, e per i fans dei thriller è davvero imperdibile.
Passato stasera su Paramount Channel in prima serata, veramente bello la prima mezz’ora di film poca azione e si imbastisce una bella atmosfera pregna di suspance poi parte con l’azione ed è sempre un crescendo. Non che la storia offra granché ma il ritmo è costruito alla perfezione, c’è un Russel grandioso (con delle facce di contorno che bucano lo schermo) e l’ambientazione pure è fantastica e il risultato finale è notevole. Giusto un mentecatto come ciobin poteva non uscire soddisfatto con sta roba.