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recensioni

Le Basi: Sylvester Stallone. F.I.S.T. (1978)

Jean-Claude Van Gogh
di Jean-Claude Van Gogh | 20/01/201619

È uscito in Italia Creed, l’attesissimo spin-off ufficiale di Rocky, saga leggendaria cominciata quasi quarant’anni fa.
Per celebrare l’evento abbiamo trattato a mitraglia tutti i film di Rocky uno dietro l’altro, e ora ci concentreremo su tutti i film scritti e/o diretti da Sylvester Stallone, autore completo, nume tutelare del cinema da combattimento, vincitore di prestigiosi premi per la recitazione, eroe.
Buona lettura.

Se si pensa a Stallone si pensa all’action, si pensa a Rocky, si pensa a Rambo, si pensa a Cobra. Io quando penso a Stallone penso a Demolition Man, giusto perché è uno dei primissimi film che ho visto in vita mia, in quell’età in cui si va alle elementari o giù di lì. Credo sia normale pensare a Stallone più come faccia di un tipo di azione intensa e tendente all’epica personale che come testa e mano dietro certe storie. La superficialità è, in certi casi, giustificata dalla grandezza di quello che si ha davanti, ed è quindi sensanto che non tutti sappiano che, come passo successivo a Rocky, Stallone abbia scelto di buttarsi su una serissima (e tragica) storia politica di riscatto proletario, con tutto il pacchetto di sindacati e scioperi, prendendosi pure il compito di riscrivere completamente una sceneggiatura che, a detta sua, “era solo un romanzone”. Nello specifico, la sceneggiatura originale di F.I.S.T., basata vagamente sulla figura del sindacalista Jimmy Hoffa, fu il primo lavoro per il cinema di Joe Eszterhas, giornalista che poi avrebbe scritto, tra le altre cose, Basic Instinct. Alla riscrittura lavorarono sia Stallone che il regista Norman Jewison, in una misura dove il nostro parrebbe responsabile di praticamente tutte le sue battute.
Per capire la portata del lavoro di Stallone sul suo personaggio, Johnny Kovak, bisogna rendersi conto che dopo le vittorie di Rocky l’hype volava selvaggio tra le strade di Hollywood e di tutto il mondo. Stallone era un appena trentenne che aveva tirato fuori un personaggio clamoroso, e agli occhi di tutti era una promessa che aspettava solo di essere mantenuta. Stallone aveva tanto da perdere quanto da dimostrare, e aveva bisogno di qualcosa di diverso, una parte più complessa che avrebbe potuto valorizzare non solo la sua fisicità ma anche le sue doti di attore vero e drammatico. Da qui la storia di uno scaricatore di cassette di pesce che, tra il ’37 e il ’57, diventerà presidente del F.I.S.T., il sindacato camionisti (letteralmente Federation of Inter State Truckers). Da qui anche gli alti e i bassi di un film che eccelle e sprofonda seguendo l’andamendo un’interpretazione che a tratti patisce il peso di una storia un po’ noiosa e, spiace dirlo, semplicemente troppo poco interessante.

Esempio di eccellenza.

Esempio di eccellenza.

È facile capire perché Stallone abbia scelto proprio questa storia: tratta temi che al cinema possono essere molto potenti, e racconta la storia di un uomo durate i vent’anni della sua carriera, dando quindi all’attore la possibilità di interpretare una crescita e un cambiamento profondi, partendo dal basso e dal grezzo per arrivare all’alto e al rigoroso. Il suo impegno è infatti evidente, e i problemi non sono quasi mai suoi. Si potrebbe criticare il fatto che, soprattutto nella prima parte, i dialoghi siano poco ispirati e che manchi il pathos adatto per coinvolgere gli spettatori nella ribellione quasi violenta di quest’uomo, ma secondo me è qui che sta il pregio maggiore della sua sceneggiatura. Da un tipo di scrittura hollywoodiana ci si aspetta del sensazionalismo, delle frasi a effetto e un comportamento ruffiano, ma qui non c’è nulla di tutto questo: i lavoratori parlano come parlerebbero dei lavoratori. Non sembrano usciti dalla pagina di un film, non usano frasi complesse costruite secondo un criterio metrico; il lavoro è grezzo, è così sono le persone che lo fanno. Prendendo esempi diversi ed estremi, siamo più vicini a Ken Loach che a Fronte del porto, e tutta la parte che vede Johnny Kovak in mezzo ai camionisti, nel 1937, funziona a meraviglia. Stallone è evidentemente a suo agio quando c’è da tirare fuori il realismo, lo stomaco e il cuore. È quello che ha reso Rocky grande, ed è una gioia vederlo fomentare camionisti agitando il pugno e gridando “NOI SIAMO UN PUGNO! UN PUGNO! UN PUGNO!”. È emozionante, ed è forse uno dei punti più alti della sua carriera.
Il salto temporale al 1957 porta con sé tutti i problemi che sbilanciano il film: la storia diventa un po’ stagnante, burocratica e noiosa. Stallone recita con più serietà, è più rigido, più impostato e meno naturale. Non funziona come dovrebbe e, anche se non fa una brutta figura, non è lo Stallone che ci ha fatto innamorare di lui. È sicuramente uno Stallone sottovalutato, un attore capace e versatile, ma che ha il problema di essere diventato enorme interpretando la parte perfetta per lui, una parte opposta e molto più coinvolgente, e abbia continuato a convincerci con ruoli che semplicemente gli stavano meglio addosso.
Alla fine F.I.S.T. non è per niente un brutto film, che a tratti è anche molto divertente, ma non regge il peso di una storia che va oltre la pagina, la regia e l’interpretazione: quella del cinema, che Stallone ha provato a continuare prendendo una strada difficile e coraggiosa, finendo per essere trattato come un capitolo indipendente, una parte non fondamentale di un racconto che, in realtà, non sarebbe lo stesso senza.

IT SAYS FIST. AND THAT'S WHAT WE ARE. ONE FIST.

IT SAYS FIST. AND THAT’S WHAT WE ARE. ONE FIST.

DVD-quote:

“Il vento che accarezza l’erba coi pugni ”
Jean-Claude Van Gogh, i400Calci.com

>> IMDb | Trailer

Jean-Claude Van Gogh
Autore del post: Jean-Claude Van Gogh
"James Cameron puppami la fava."
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Tags: f.i.s.t., le basi, Norman Jewison, speciale sylvester stallone, sylvester stallone

19 Commenti

  1. Ciak Norris 20/01/2016 | 08:53

    Gran colpo!!
    Non me lo sarei aspettato. … bravi!

    Rispondi
  2. AnnaMagnanima 20/01/2016 | 10:25

    Bene bene. Lo ignoravo. Urge gran recupero.

    Rispondi
  3. Cleaned 20/01/2016 | 12:45

    Troppo bella la scena in cui Rambo e Teasle si ritrovano nella stessa stanza…

    http://i.ytimg.com/vi/uckaJSXj-SY/maxresdefault.jpg

    Rispondi
  4. samuel paidinfuller 20/01/2016 | 13:41

    ehm…come dire…no grazie

    niente di personale Sly

    Rispondi
  5. Imperatrice Pucciosa 20/01/2016 | 14:44

    Solo un sindacato che si chiama PUGNO poteva avere Stallone come segretario confederale. La Camusso prenda appunti

    Rispondi
  6. Steven Senegal 20/01/2016 | 15:34

    saranno circa 20 anni che non lo vedo ma fondalmente ricordo la sensazione che lasciò: un misto di “quando si menano?” “quando si sparano?”

    Rispondi
  7. Past 20/01/2016 | 22:32

    Sicuramente sarà meglio delle sue commedie…ma propio non mi ispira…

    Rispondi
  8. Axel Folle 21/01/2016 | 06:38

    Non lo vedo da anni comunque io ne ho un buon ricordo, certo uno Stallone fuori dai canoni per lui più canonici ma forse proprio per questo l ho apprezzato. Forse mancava quel ritmo in più al racconto ma Sly è ispiratissimo.

    Rispondi
  9. George Glootey 21/01/2016 | 13:40

    Visto da bambino, in sala, portato dai miei genitori: il mio primo film con Stallone che – a quei tempi – per me era un signor Nessuno, figuriamoci Rocky” (il primo della serie lo vidi sì al cinema, ma anni dopo, d’estate, tra Rocky II” e “Rocky III”, quando le sale tiravano fuori i filmoni che erano andati bene anche diverse stagioni prima). Ho rivisto “Fist” tante volte e mi è sempre piaciuto: sia per il fascino dei ricordi a cui sono legato che per i meriti artistici del film (che, per me, ci sono). La scena finale, poi, da bambino mi sconvolse, con quel fermo immagine crudele che esalta al massimo la “sconfitta” (chiamiamola così…) di Kovak. Fatto subito dopo “Rocky”, credo che questo film per Stallone sia stato anche un bel rischio: un ruolo così ambiguo, dove l’ingenuità e la bontà di Balboa si perdono in un personaggio opaco, cinico, che vende l’anima al diavolo… Attendo con ansia la recensione di “Taverna Paradiso”: andateci piano, vi prego! Da piccolo sulla storia di quei tre fratelli ci ho lasciato un pezzo di cuore!

    Rispondi
    • Nanni Cobretti 21/01/2016 | 14:05

      Gia’ dato: https://www.i400calci.com/2012/08/ricercati-ufficialmente-morti-taverna-paradiso/

    • George Glootey 21/01/2016 | 15:58

      Scusa, Nanni, mi era sfuggita. Che dirti? Probabilmente hai ragione tu, non vedo il film da una vita e non escludo i suoi limiti. Ma ne serbo sempre un gran bel ricordo (o, forse, dovrei dire “tenero”). L’immagine del gigante scemo che ride quando quello scaltro gli fa l’imitazione di Charlot ancora adesso mi inumidisce il ciglio. E poi Kid Salami! Ma che nome è Kid Salami?! E poi la scena del braccio di ferro! A me da bambino fece effetto! No, dai! 107 minuti di noia e inutilità no!

  10. pilloledicinema 21/01/2016 | 15:43

    Mah. A me ha lasciato un po’ così, dopo la prima parte, quella con le tensioni con polizia e picchiatori del titolare della ditta di trasporti il film si va spegnendo.

    Come dice qui sopra George Glootey il fermo immagine alla fine è una bella sberla però arriva dopo troppe assemblee, troppe riunioni con tavoli lunghi lunghi dove si discute se prendere il 7,5% di aumento oppure l’8%. Mi sono scoperto disattento un paio di volte di troppo.

    Comunque è vero. Dopo Rocky imbarcarsi in un personaggio del genere segnala un certo coraggio. Si può dire che l’ingenuità domina anche Kovak ma secondo me si sbaglierebbe.
    Il suo è un personaggio davvero ambiguo, incapace di vedere si dove si è spinto per una causa che per lui è giusta ma che ha inquinato con le sue mani. Di certo non proprio un’interpretazione di tutto comodo e fatta per acchiappare lo stesso pubblico di Rocky.

    Ma invece qualcuno ha mai visto Hoffa, il film di Danny De Vito?

    Rispondi
    • George Glootey 21/01/2016 | 16:02

      La scena dello scontro con la polizia anticipata dai lavoratori che picchiano ritmicamente e in crescendo i bastoni per terra non è malaccio… “Hoffa” lasciamolo stare. Fare una mezza agiografia di quel personaggio è un vero atto di coraggio/irresponsabilità. Credo sia più veritiero il ritratto che ne fa Ellroy in “American Tabloid”…

    • Nanni Cobretti 21/01/2016 | 16:57

      Specifichiamo però per sicurezza che il fermo-immagine finale è (SPOILER) un ovvio rip-off di Dalla Cina con furore

    • pilloledicinema 21/01/2016 | 17:45

      Non lo avrei mai beccato questo paragone. Altro che ovvio.

      Comunque appena si ripensa al fotogramma finale di Dalla Cina con furore sono brividi lungo la schiena e occhi inumiditi.

    • George Glootey 21/01/2016 | 20:34

      Perché non a “Butch Cassidy e Sundance Kid”, allora?

  11. Ciak Norris 21/01/2016 | 21:57

    Beccatevi sta chicca…

    https://m.youtube.com/watch?v=YabqX9DjaoE&feature=youtu.be

    Rispondi
  12. BellaZio 23/01/2016 | 00:42

    Film molto sottovalutato, a me ha tenuto lì (rivisto da pochissimo), non mi ha annoiato e pure le riunioni mi hanno appassionato. Certo, la prima parte è meglio, però il film regge bene, Stallone giganteggia e comunque essere un minimo interessati a questo tipo di questioni sindacali aiuta la visione. Comunque quello dei Rocky poveracci e dei film drammatici come questo o Copland o il primo Rambo è il mio Stallone preferito, quello che fa vedere veramente di essere un grande attore. Lo Stallone iper-reganiano o comico per me è uno spreco di talento, anche se ha regalato ottime perle.

    Rispondi
  13. extreme noise terron 23/01/2016 | 14:42

    sono d’accordo con la recensione, ma più che altro rimango basito dal fatto che in america stallone è stato eletto il peggior attore della storia, ok che si tratta dei razzie awards, però che cazzo dai

    Rispondi

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