Nel 2009 esce il primo 12 Rounds. Alla regia c’è Renny Harlin, quello di Die Hard 2 e Cliffhanger. Protagonista, il wrestler John Cena. Storia: un pazzo, con la fazza di Aidan Gillen, rapisce la moglie bionda del nostro eroe. Per riaverla lui dovrà affrontare, pensate, dodici difficilissime prove. Si vede, eh? Non proprio il massimo della vita, ma te lo vedi.
2013. Esce per il mercato home video, sempre prodotto dalla WWE, il seguito. Si intitola 12 Rounds 2: Reloaded. Questa volta alla regia c’è forse uno dei campioncini dei DTV, Roel Reiné, quello di Death Race 2 e 3. Per la parte del protagonista viene scelto il wrestler Randy Orton. Storia: un pazzo, con la faccia di Brian Markinson, rapisce la moglie bionda del nostro eroe. Per riaverla lui dovrà affrontare, pensate, dodici difficilissime prove. Si vede, eh? Con quell’aria un po’ così da seguito sfigato del filmetto di genere, ha anche i suoi due bei momentini.
Arriviamo al 2015. La WWE fa uscire 12 Rounds 3: Lockdown. Alla regia c’è Stephen Reynolds, uno che ha fatto una lunga serie di corti, un fan film del calibro di Tomb Raider: Ascension e una roba mezza action che si chiama Vendetta e il cui selling point è la presenza di Danny Dyer. No, per dire, eh? Danny Dyer. Il protagonista di 12 Rounds 3: Lockdown è Dean Ambrose, professione wrestler tutto matto. Matto nel senso che il suo personaggio è The Lunatic Fringe, la scheggia impazzita, quello instabile mentalmente che da un momento all’altro je parte la ciavatta e ti scassa una sedia sulla schiena. Storia: solita moglie rapita e solite dodici prove? Ma no! Questa volta s’è deciso di cambiare, innovare, svoltare! Siete pronti? Via!
Dean Ambrose interpreta John Shaw, poliziotto onestissimo e con la faccia di uno che ha dei PROBLEMI. Ma quali problemi? Durante una sparatoria, gli è morto tra le braccia il partner. E visto che questo era una recluta, un giovane di belle speranze, mentre lui è un veterano che ne ha viste di ogni colore, si sente colpevole. Per questo motivo s’è ritirato, ha fatto un passo indietro, è stato in cura da uno strizzacervelli (sì, siamo in un film dove gli psicologi dei poliziotti vengono chiamati “strizzacervelli”) e adesso se ne sta lì, con la fazza di uno che ha – appunto – i PROBLEMI. Il film inizia nel giorno del suo reinserimento nelle forze dell’ordine. Per farci capire di che pasta è fatto il nostro uomo, il regista ci regala questa clamorosa sequenza. Lui è fermo al semaforo. È a bordo di una macchina salda e potente, tipo una Mustang. Gli si accosta una Porsche nuova fiammante, decappottabile. C’è un uomo al volante, con una figa al suo fianco. Un uomo arrogantello che ovviamente vuole sfidare il nostro eroe. Bruuuuum, bruuuuum, rombano i motori. L’uomo nella Porsche fa la prima mossa: mostra il dito medio al nostro eroe. C’è tensione nell’aria. Potrebbe succedere di tutto da un momento all’altro. Ma alla fine, prima che scatti il verde, Dean Ambrose – che non s’è scomposto di un millimetro – mostra il distintivo al suo avversario. Con un solo gesto gli ha detto: “Stai fottendo coll’uomo sbagliato, amico”. Questo si paralizza, la figa al suo fianco si gira maliziosa una ciocca di capelli attorno al dito e fa l’occhiolino a quello che è uscito vincitore da questo epico scontro. Capito qual è il livello? Beh, Dean Ambrose ve l’ho già fatto vedere. Ora è la volta di mostrarvi di che tipo di cattivi stiamo parlando.
Dean arriva alla stazione di polizia. Qui, in maniera del tutto pretestuosa, entra in possesso di una chiavettina USB che contiene delle prove schiaccianti che inchiodano il megavillain del film. Ma chi è? Trattasi di Roger R. Cross, attore bello grosso che abbiamo visto in tantissime serie televisive negli ultimi anni: The Strain, 24, Continuum, Dark Matter… Non proprio uno che arriverà a vincere l’Oscar nei prossimi anni, ma al fianco di Dean Ambrose sembra tipo Laurence Olivier. I due hanno una storia. Sono usciti insieme dall’Accademia e un tempo erano inseparabili. Amici nella vita vera, megapartner sul lavoro. Però le cose cambiano. Oggi uno è buono anche se odiato da tutti (sempre per la storia che il suo ultimo collega è stato freddato), l’altro è cattivo ma amato da tutti (nell’incipit lo vediamo uccidere uno con cui ha dei loschi affari per poi rigirare la frittata e far sembrare a tutti che ha tolto di mezzo un pericoloso criminale). Com’è, come non è, Dean Ambrose ha le prove che inchiodano il cattivo e il cattivo lo sa. Ci si gioca tutto. Cosa fare?
Il cattivo e i suoi amici, grazie alla vecchia scusa dell’allarme anti-incendio, fanno uscire tutti dal palazzo. Rimangono loro, Dean Ambrose e una giovane recluta bionda e stupidina. Il palazzo viene messo in lockdown, che vuol dire che il segnale dei telefonini è bloccato, non c’è internet, non c’è nulla. Gatti, tanti gatti e un topo. Ma un topo con due coglioni così e dodici proiettili (i 12 Rounds del titolo). Il resto ve lo potete benissimo immaginare, no? Ma sì, dai che non è difficile. Solo dovete fare lo sforzo di immaginare il tutto 1) girato da un regista scarso e grezzo come questo Stephen Reynolds 2) scritto da uno sceneggiatore che nel frattempo che scriveva il film era molto in crisi, s’era fatto delle iniezioni di marijuana, aveva pippato la trielina, leccato una batteria di rospi 3) appesantito da una pochezza di mezzi che mentre guardi il film ti viene da contattare la produzione e offrirti di pagare almeno un faretto in più, che “va bene girare in economia, ma così mi pare pure troppo”.
Tentiamo di scrivere delle cose sensate su questo 12 Rounds 3: Lockdown. Dean Ambrose fa cagare come attore. È gonfio come un otre, ha la faccia poco sveglia, non ha una pesantezza minacciosa ma al tempo stesso riesce anche a non essere leggero o aggraziato. Detto questo, è interessante il fatto che si sia scelto un wrestler noto per il suo temperamento fumino per fargli fare lo sbirro ligio al dovere, sempre integerrimo e sostanzialmente “buono”. Seconda e ultima osservazione: se i primi due film erano una sorta di rivisitazione del “Simon Says…” terzo capitolo di Die Hard, questo vuole essere una specie di omaggio al primo, al caro e vecchio Trappola di Cristallo. Peccato che tra i due ci passi, boh, la cosa più grossa che vi viene in mente. No, non il mio pene. Più grossa ancora, regaz.
DVD-quote:
“Sereni, che non vi siete persi nulla.”
Casanova Wong Kar-Wai, i400Calci.com
Incredibile come certe serie figlino in maniera veloce e nel totale disinteresse…cioè the marine, altra vaccata per provare al lanciare cena nel mondo del cinema, e’ arrivato al numero 4, sniper mi sa al quinto capitolo…la domanda nasce spontanea, ma chi cazzo gli guarda? Ma soprattutto chi spende soldi per gaurdarli? Immagino che almeno quelli legali al wrestling siano inclusi nei contratti degli altleti a fondo perduto, della serie: ok firmi per uno per raw, 20 incontri, 15 pubblicita, è un film da protagonista a tua scelta…
Alla fine è tutta una questione di capacità.
Con questo canovaccio e tre-quattro attori adeguati fisicamente ed espressivamente ci tiri fuori “The Raid 3 – Lockdown” (ed in una stazione di Polizia ce ne sono di balaustre da usare!).
Qui invece abbiamo “Raw – Don’t try this at the police station”.
Eppazienza!
appoggio questo commento
Intervengo solo per spezzare una lancia per Dean Ambrose, perchè il film è insalvabile.
Il suo personaggio da instabile gli viene così naturale che ci voleva il ruolo adatto, non certo questo che sembra John McClane sotto sedativi.
Tempo fa lo paragonavano a Roddy Piper. Certo distanza ce n’è, ma con un regista capace si può tirare fuori del buono da lui come fece Carpenter con Piper.
Poi vabbè per Ambrose ho il prosciutto davanti agli occhi, e se questo fosse un bel mondo tra qualche mese vincerà il main event di Wrestlemania e tornerò a seguire il wrestling con costanza e passione
Essendo un prodotto made in WWE è castrato gia in partenza dal pg 13,un’anedotto per The Marine 2 doveva girarlo Randy Orton ma i marines veri non l’hanno voluto perchè mi sembra che abbia disertato,ne o visti anche due con Stone Cold Steve Austin(il soprannome l’ha preso quando la moglie Debra gli ha detto che il thè diventava freddo come una pietra) The Package e l’altro era una specie di battle royale trasformata in un reality con i delinquenti che si dovevano uccidere a vicenda, ne ho visto uno anche con Kevin James lottatore MMA…..
Il primo lo vidi nella domenica più noiosa del mondo e in effetti si guardava. Una sufficienza scarsissima FORSE è dico FORSE la si concedeva. Ma solo nelle domeniche noiosissimo. Ma forse eh.
Fottesega di questo film ma mi auguro il meglio per lui a Fastlane….
Penso che l’abbiano mesoo per prendere il pin…
CRISTO HO RISO TANTISSIMO
Ragazzi io vi leggerei all’infinito. …
Premesso che leggere recensioni vostre anche di film brutti è sempre un piacere, io non ho mai capito come mai non diate la precedenza ai film che voi stessi pubblicizzate come, che so, Legend e Deadpool. Un fancalcista junior come me non può andare a spendere i dindini al cinema senza avere prima il vostro lasciapassare, che diamine!
Faceva cacare anche il primo.
L’auto che guidava era una chevrolet camaro e la porsche del bimbominchia li non è ne nuova ne fiammante dato che è una boxster prodotta dal 96 al 04 ed è una delle porsche più lente e scarse mai prodotte
Chi è quella ragazza nella porsche boxster