Che lo si voglia chiamare Shut In o Intruders una cosa è certa: il titolo è banalissimo comunque. Ne esistono diversi, tutti con lo stesso titolo, e addirittura ne deve uscire un altro di Shut In, con Naomi Watts, motivo per cui questo Shut In ha cambiato titolo di corsa, tutto impaurito che potesse essere scambiato per un film con Naomi Watts (che a me, personalmente, non ha mai fatto niente – anzi).
Si chiamava Shut In perché la protagonista (Beth Riesgraf), oltre a essere bionda come Naomi Watts, soffre di agorafobia, quella paura dei luoghi aperti e non familiari che porta chi ne soffre a chiudersi in casa e/o frequentare un limitatissimo numero di luoghi, tutti ritenuti familiari. In questo caso la fobia è estremizzata a tal punto che la protagonista, che con Naomi Watts condivide anche un certo fascino, non esce di casa da qualche anno, e se per sbaglio mette un piede fuori la testa le gira e tutt’intorno il mondo s’offusca. Una persona con questo tipo di problema viene appunto definita “shut-in”, chiusa dentro.
Si chiama anche Intruders perché in partenza questo è un home invasion abbastanza canonico: tizi arrivano in casa per derubarla credendola al funerale del fratello, ma ovviamente lei non c’è andata. Lei sta dentro. Tra i rapinatori c’è Martin Starr, uno che ha sempre più o meno fatto la parte dello scemo finché non s’è messo a fare parti serie e pensa un po’, è pure convincente. Lui con Naomi Watts non condivide alcunché. C’è anche il terzo fratello Culkin, Rory Culkin, riconoscibile per la sobria faccia da tossico propria del DNA della famiglia.
Ovviamente se la storia finisse qui sarebbe un po’ una sòla: home invasion, agorafobia, lo spettro di Naomi Watts, e quindi? La cosa divertente arriva alla mezz’ora, circa. È un twist, dovrebbe essere una sorpresa, ma è pure l’unico modo per vendere un film diretto un perfetto sconosciuto (Adam Schindler) e scritto dalla coppia di sceneggiatori dietro Vicious Circle, l’episodio filler di V/H/S: Viral, quello che non ci credi ci sia ADDIRITTURA una sceneggiatura dietro.
Il punto, il twist, senza spiegarvelo nel dettaglio, è che la nostra bionda, quella che non è Naomi Watts, sta dentro, ma non ci sta proprio dentro. È un po’ una matta sadica. Un po’ di agorafollia dietro quel bel faccino che a un certo punto si trasforma nello sguardo di una dominatrice nel dungeon che spinge tacchi sulle palle. Purtroppo non succede davvero, e diciamo che “purtroppo” è un po’ la frase che questo film si porta dietro. Nel suo piccolo, 80 minuti lisci lisci, va dritto come un treno e tiene su il ritmo senza avere alcun problema, concedendosi anche dei momenti di violenza per nulla timidi. Dita spezzate così, senza staccare su altro, per dirne una non proprio banale se consideriamo il livello di scemenza che certi horror riescono a raggiungere per paura di impressionare troppo la gente. Tutto questo pensare ai bambini è sempre un disastro. PURTROPPO però, dicevamo, che quei due fossero sceneggiatori non proprio brillanti si capiva subito, ma qui il loro lavoro funziona come una specie di dichiarazione di intenti sulla follia del monologo descrittivo che affonda qualsiasi buon intento violento che aveva il regista. E se fino a un certo punto la follia della bionda è molto interessante, persino divertente, pure soddisfacente, appena arrivano le spiegazioni le cose si ammosciano senza poter tornare indietro, rovinando un’atmosfera che fino a quel punto era proprio una figata. Poi il film finisce praticamente subito, e invece che dire purtroppo si dice per fortuna, nell’idea che le cose potevano andare meglio ma potevano pure andare peggio, e insomma, per un po’ è stato un ottimo film, con delle idee pure molto belle, quindi forse con della pazienza questo regista qui tirerà fuori una bomba, possibilmente intitolata Schindler’s Twist. Con Naomi Watts, certamente.
DVD-quote:
“Un tranquillo weekend di clausura”
Jean-Claude Van Gogh, i400Calci.com
Leggendo i dati sulla trama (agorafobia, follia…) pensavo quasi che fosse il solito remake ammerriccano di un prodotto europeo, in questo caso il buon “Musarañas”. Ma quello non era un home-invasion (sospiro di sollievo). Prima o poi lo faranno, comunque…
bello! me lo vedooo!!!
The Cabin in the Woods rivuole indietro la locandina.
si davvero ma che scopiazzatura assurda
Sarò poco normale, ma quando leggo la parola “intruder” penso sempre a questo: https://www.youtube.com/watch?v=IhRZvj-vBYw
sei un grande
Accorsi in Radio freccia! ho vintoquaccheccosa?? nienteniente
Oltretutto l’unico film in cui lui è sopportabile.
“Agorafollia” doveva finire nei tag!!!
i400 che citano Ligabue MIND BLOWN – il mondo è un posto meraviglioso, grazie di esistere.
Ognuno ha le sue debolezze, tipo quel film lì.
A me la storia dell’agorafobia ha ricordato COPYCAT, bel thriller investigativo del 1995 con la signora Weaver Sigourney.
Ve lo consiglio en passant.