È uscito in Italia Creed, l’attesissimo spin-off ufficiale di Rocky, saga leggendaria cominciata quasi quarant’anni fa.
Per celebrare l’evento abbiamo trattato a mitraglia tutti i film di Rocky uno dietro l’altro, e ora ci concentreremo su tutti i film scritti e/o diretti da Sylvester Stallone, autore completo, nume tutelare del cinema da combattimento, vincitore di prestigiosi premi per la recitazione, eroe.
Buona lettura.
CLIFFHANGER, DI STANLIO KUBRICK
Cliffhanger è un film che non sarebbe dovuto esistere, o per essere un po’ più generosi è un film che esiste un po’ per caso. Doveva avere un altro titolo, un altro antagonista, persino un’altra premessa, il tizio che l’ha scritto non l’aveva veramente scritto e anche il regista, quel simpatico cazzone di Renny Harlin, aveva inizialmente rifiutato il lavoro perché non voleva fare «un altro Die Hard 2».
In breve: è uno di quei progetti che nasce perché qualcuno in uno studio pensa di aver trovato un personaggio perfetto per un attore famoso, glielo propone e da lì si gioca a costruire un film intorno al colpaccio di avere – in questo caso – un Sylvester Stallone abbastanza indebolito dagli ultimi flop da accettare di girare, lui che soffre di vertigini, un film ambientato a 5.000 metri sopra il livello del mare.
Gli anni Novanta di Stallone erano iniziati con la brutta botta di Rocky V e con l’inqualificabile incursione nel territorio della commedia – Fermati O Mamma Spara, l’abbastanza terrificante Oscar di John Landis, due film che rientrano vigorosamente nella categoria del Meglio Non Parlarne. Non ci vuole gran fantasia a immaginare il suo entusiasmo quando gli viene recapitato uno script stalloniano fino al midollo ma ripulito di qualsiasi sottotesto, un thriller drittissimo a millemila metri pieno di stunt pazzi e paesaggi maestosi e la solitudine della montagna solitaria; il progetto gli piace talmente tanto che contribuisce a limare la sceneggiatura (giù giù fino al marketing del film, locandina e tutto) per depotenziare il suo personaggio e spostare la natura selvaggia in primo piano. L’idea, immagino, sarebbe quella di un action contemplativo in cui l’underdog trionfa sui cattivi perché è più in sintonia con la natura, sapete no?, una cosa tipo “la montagna non perdona, Gabe nemmeno” – una sorta di iper-Stallone distillato e depurato.
Poi, appunto, ci si mette quel simpatico cazzaro di Renny Harlin e il risultato è un altro Die Hard 2, con Stallone che si infila di malavoglia in almeno una sequenza da Rambo, un sacco di esplosioni e l’invidiabilissimo primato di avere ricevuto candidature sia agli Oscar sia ai Raspberry. Ah, e un sacco di soldi al botteghino. Sigla!
Non è che Renny Harlin non si impegni o sia scarso – tra l’altro spero non vi sia sfuggita l’ironia di un finlandese che si chiama Renny, sarebbe come un americano che si chiama tipo Aquily –, o che le sequenze action non siano dannatamente divertenti; è più che altro che da qualche parte, sepolta sotto un cumulo di neve, c’è una piccola chiave di lettura di Cliffhanger che lo trasforma in tutt’altro film, molto più silenzioso e spietato come la mont… no OK non lo scriverò. I germi di un’avventura tra i ghiacci dove la lotta per 100 milioni di dollari diventa la lotta per la propria vita ci sono tutti, ma sentite questo dettaglio emblematico: la versione originale di Cliffhanger superava le due ore di durata e Stallone ha insistito per tagliare una mezz’ora circa di girato, tra cui una scena in cui il protagonista salta un crepaccio di 12 metri, scena che durante i test screening fece scoppiare a ridere la platea e che Sly spese 100.000$ di tasca sua per far sistemare al computer.
È che Cliffhanger partiva obeso già prima di nascere: doveva chiamarsi Gale Force e raccontare la stessa storia ma nel mezzo di un tornado o qualcosa di simile – un’idea che Carolco Pictures dovette abbandonare perché costava troppo, e che si trasformò appunto in una trasferta collettiva a Cortina d’Ampezzo, scelta giustificata dal fatto che in Italia si mangia della gran pizza e che sia le Montagne Rocciose sia le Dolomiti sono fatte appunto di, ehm, dolomia, e quindi sostanzialmente indistinguibili se riprese da molto lontano (non entriamo invece nel discorso sulla flora perché). Ne è uscito quindi, appunto, Cliffhanger, la storia dell’omino del soccorso alpino Gabe Walker, un signor nessuno con un fisico da decatleta che di mestiere salva le vite agli scalatori imbranati, e che abbandona la montagna pieno di scorno e pentimento dopo aver fallito nel tentativo di salvare la vita alla ragazza del suo amicone Hal – interpretato per la cronaca dal faccione quadrato di un Michael Rooker in costante e divertentissimo overacting.
A far da contraltare a questo idillio montano screziato di dramma c’è lo Yang dello Yin di Rooker: John Lithgow con una tremenda versione di un accento inglese (doveva essere il periodo) e la sua banda di supercattivissimi, un branco di mostri privi di umanità che sparano, ammazzano e torturano senza batter ciglio e che vogliono solo recuperare i 100 milioni di dollari caduti da un aereo della zecca di Denver che loro stessi hanno di fatto abbattuto con la loro incapacità pianificativa. Sono gli stranieri in terra straniera del film, quelli che, sempre nell’idea del film celebrativo e contemplativo sulla fredda montagna, dovrebbero cadere vittima della loro stessa superbia da piccoli uomini meschini, e che invece di fatto vengono sparati, gettati da una rupe, presi a cazzotti, fatti esplodere e impalati dalla one man army che è Gabe Walker – che viene prima da loro catturato, poi costretto a fare il cane da riporto con le valigette, prima di fuggire e dare il via a quella Grande Caccia all’Uomo e al Pazzo Cash che sarebbe poi il film.
Anche il contorno è assolutamente da tradizione: dal lato buoni abbiamo il simpatico vecchietto (Ralph Waite, ve lo ricordate Una famiglia americana?, in Italia andava su Mediaset che io ero piccino) e la pupa troppo tosta del Gabe (Janine Tuner, di una bellezza quasi inspiegabile), mentre l’altro schieramento ha le necessarie “forze dell’ordine a conti fatti inutili se non per staccare ogni tanto dalla montagna e spiegare un pezzetto di trama”. Inizia e finisce tutto qui, senza secondi livelli, strati interpretativi o altre fighetterie: la forza e il merito di Cliffhanger stanno anche nel suo essere quello che vuole essere e niente di più, un thrillerone su prati innevati in cui un uomo solo massacra una banda di cattivi.
Il grande assente di tutta questa discussione è lui, Sly, quello che aveva paura delle altezze e ha voluto girare Cliffhanger per sconfiggerla, quello che aveva paura dei pipistrelli e quindi… no, quindi nulla, nella scena dei pipistrelli i pipistrelli sono aggiunti in CGI, ma comunque, quello che per lo stunt più difficile del film (un passaggio in volo da un aereo all’altro) ha sborsato un milione di dollari di tasca sua per assicurare lo stuntman visto che la produzione si rifiutava aprire il portafogli per quella follia, Stallone insomma. Che è ovviamente il motore e il centro del film, ma che nonostante questo non ruba la scena come gli abbiamo visto fare in praticamente tutto. Non è perché parla poco (non è una novità) né perché gli manchino scene madri
, piuttosto che è lui stesso a trattenersi, a fare se stesso in minore per godersi tutto il bianco che lo circonda. C’è questa bizzarra sensazione che lì dentro Stallone sia l’unico a voler davvero immergersi nel personaggio dello scalatore silenzioso, l’unico a (perdonatemi ancora la retorica da romanzo sugli alpini) rispettare la montagna e trovarla più interessante delle sue piccole menate da uomo qualunque.
Ovviamente poi c’è il contrappeso Renny Harlin, uno che poverino ci prova anche a muovere la macchina con gusto e inquadrare i dettagli e a giocare con la poesia dei monti; ma siccome (come abbiamo già discusso) è un simpatico cazzaro, le sequenze che in realtà gli vengono meglio sono – a parte le panoramiche di montagne fichissime che vengono bene a tutti, non credo esista al mondo un regista che ti sbaglia una ripresa delle Dolomiti dall’elicottero – quelle dove esplode qualcosa, volano dei pugni o le due cose si verificano contemporaneamente. Non vorrei che fraintendeste il tono ironico: uno dei motivi per cui Cliffhanger funziona ancora alla perfezione a distanza di vent’anni è che è girato come un action drittissimo in un’ambientazione estrema, che procede dritto come un fuso fino alla fine, e pur essendo opulento e strapieno di qualsiasi cosa non è mai ridondante.
Sorvolando su quelli che sono i suoi problemi più palesi (se volete leggere cose tipo «azione eccessiva, stunt improbabili, la finezza di una badilata di calce viva in faccia» potete davvero andarvi a leggere una qualsiasi recensione di Die Hard 2), e su certe scorciatoie o inciampi di sceneggiatura che tutto sommato accettiamo nel grande schema delle cose, Cliffhanger resta comunque se non uno dei più canonicamente belli sicuramente uno degli action meglio riusciti di quegli anni; gli stunt spaccano ancora oggi, le esplosioni sono enormi e le Dolomiti una cornice incantevole.
Dal lato umano siamo al minimo sindacale, e più di tutto il film patisce, paradossalmente, il personaggio di John Lithgow, cattivissimo carismaticissimo anarchico e senza cuore, uno che farebbe molto bene a un sacco di action odierni ma che in prospettiva storica vale l’unghia di un Hans Gruber; e il fatto che la bella Jessie, donna forte e lontana da ogni tentazione di trasformarla in una principessa in pericolo, è altrimenti monodimensionale – o archetipica se preferite. Ma d’altra parte il lato umano non era la preoccupazione di nessuno – e quello stesso anno Sly ci aveva comunque regalato un film di esplosioni pesantemente teorico come Demolition Man –, e infatti Cliffhanger ha (relativamente) spaccato i botteghini soprattutto fuori dagli USA e rimane uno di quei titoli che si citano sempre quando si parla della carriera di Stallone negli anni Novanta.
Stessimo parlando di una persona normale probabilmente saremmo anche qui a dire che Cliffhanger chiude una fase, ma il fatto che Rocky Balboa sia del 2006 ci dice che in realtà è una frase che non significa un cazzo.
DVD-quote:
«Imprescindibilmente cazzaro»
(Stanlio Kubrick)«Giuro che non me l’aspettavo»
(Renny Harlin)
DRIVEN, DI WIM DIESEL
Mi piaceva quel videogioco di macchinine degli anni ottanta che si chiamava Super Sprint: tre persone con un volante e un pedale a testa si sfidavano su un circuito visto dall’alto, prendevano chiavi inglesi per far diventare più veloci e più skilled le loro macchine, e via di questo passo. Una delle quattro macchine in gara era il computer e se ti arrivava davanti dovevi gettonare. Finchè gettonavi tenevi tutte le chiavi inglesi che avevi vinto (una ventina se non ricordo male). Se abbandonavi la postazione la tua macchina iniziava da zero. Qualcuno lo usava come una specie di investimento: buttava duecento lire per la macchina, gareggiava per mezzoretta, faceva il pieno di chiavi e la vendeva ai più grandi, che volevano farsi le partite con le macchine che andavano a palla da schioppo ed erano disposti a spendersi mille o duemila lire per non doversi prendere la briga. Coi soldi in più ti ci facevi altre partite a videogame. Ero una schiappa a giocarci e invidiavo quelli bravi, sapevano dosare il gas e il volante ad ogni curva, avevano una gran tecnica. La Formula 1 non mi appassionava allo stesso modo perché, boh, non dava la stessa idea di movimento: era più una cosa che guardavo perché la guardava mio babbo, mi intrippava seguire la partenza e poi diventava una noia mortale con la gente che vinceva con il pit stop e queste macchine inquadrate dall’alto che sembravano una versione noiosa di Super Sprint senza quelli bravi che facevano vorticare il volante.
L’automobilismo non è un grandissimo soggetto cinematografico, anche se affascina tanti attori/registi fighi. Veloci di mestiere non è decisamente il miglior film del primo Cronenberg, Giorni di tuono non è decisamente il miglior Tony Scott, e via di questo passo. Speed Racer dei Wackhowski fu un bagno di sangue. Rush, è vero, è un capolavoro assoluto, uno dei migliori Ron Howard di sempre. Ma Rush si svolge quasi solo fuori dai circuiti automobilistici, forse anche un po’ per scelta ideologica: tolto l’incidente e l’ultimo gran premio, la tensione e la bellezza stanno quasi tutte nei fuori gara.
Da un certo punto di vista è un paradosso totale. Se considerate che l’inseguimento automobilistico è una delle cose migliori del cinema americano, se pensate a quanti capolavori assoluti sono girati dentro un’automobile, il fatto che i migliori autori su piazza non riescano a filmare l’automobilismo sembra assurdo. Dall’altra parte, invece, ha perfettamente senso che sia così. La Formula Uno, soprattutto, è uno sport ultra-tecnico, giocato sull’estrema precisione, una cosa che ha a che fare con piloti e meccanici e sponsor, una cosa che è difficile buttare pari pari su uno schermo sperando che il pubblico se la goda: devi imbrogliare almeno un po’, metterci dentro più umanità di quanta ce ne sia e vedere dove ti porta il film.
Il film di cui parliamo oggi è un buco nell’acqua. Fu realizzato con estrema fatica: fortissimamente voluto da Stallone che ne firmò la sceneggiatura, Driven iniziò a svilupparsi verso metà degli anni novanta, quando Sly iniziò ad apparire in giro per qualche gran premio e a dichiarare candidamente di fare ricerca per un film sull’automobilismo. Ci vollero anni per trovare i soldi con cui girare il film: nel frattempo salì a bordo Renny Harlin, che stava risollevandosi pian piano dal disastro economico di Corsari e aveva provato a mettere insieme un film su Ayrton Senna. Gli attori, a parte Stallone e Burt Reynolds, erano tutti nomi di seconda: Gina Gershon forse la più famosa, il quasi-esordiente Kip Pardue, Til Schweiger (sostanzialmente ancora un attore tedesco) e la modella Estella Warren, anche lei praticamente esordiente. La storia è quella di uno strano film corale, ambientato lungo un gran premio, impostato sulla sfida tra un automobilista tedesco freddo e calcolatore e un giovane americano impulsivo e inesperto, a cui il team affianca il vecchio automobilista Joe Tanto (GIURO!) per farlo maturare, un po’ alla Bull Durham. Le voci sul film, comunque, sono quelle di una sorta di Cancelli del Cielo ambientato in Formula Uno. Si vocifera di una versione originale lunga quattro ore che viene sforbiciata a cazzo nelle fasi finali della lavorazione per renderlo un film di durata normale. Driven diventa una sorta di barzelletta per addetti ai lavori prima ancora di vederlo in sala: quando esce al cinema, il disastro diventa di dominio pubblico. Le stroncature da parte della critica statunitense sono unanimi e cattivissime, qualcuno lo definisce il peggior film di macchine di sempre, qualcun altro inizia a parlare di sfacelo finanziario. Il quale, naturalmente, arriverà di lì a poco: costato quasi cento milioni di dollari, ne incasserà poco più di cinquanta.
Al di là del disastro finanziario, Driven è uno di quei film che portano sfiga. È l’ultimo chiodo sulla bara di Renny Harlin, che da qui in poi si troverà costretto a lavorare quasi solo a progetti del cazzo (a partire dal famoso taglia e cuci che fece sull’Esorcista di Paul Schrader) o film con budget tirati all’osso. Allo stato attuale è quasi impossibile che qualcuno possa accorgersi di quanto il suo cinema sia migliore di quello di quasi tutti i registi che operano ai suoi livelli. Gli attori del film hanno avuto quasi tutti sfortuna, a partire dal protagonista Kip Pardue (il suo ruolo migliore quello di Victor Ward nell’adattamento di Le Regole dell’Attrazione fatto da Avary; doveva essere coinvolto anche nel folle progetto di portare al cinema Glamorama, ma non se ne fece nulla); Gina Gershon ha perso il giro grosso di lì a poco, Estella Warren ci ha provato e non ce l’ha fatta (un razzie e via di televisione). Meglio è andata a Til Schweiger, benedetto da Tarantino in Bastardi senza gloria. Stallone ci mise anni a riprendersi dal colpo di Driven e oggi dichiara candidamente che non lo rifarebbe nemmeno morto.
E in effetti Driven è un film con un mare di difetti, che mettersi ad elencarli è frustrante. Il principale è quello di essere ciò che le più illuminate menti della critica cinematografica del novecento amavano chiamare “un’americanata”, nel senso di film barocco ed esagerato, saturato di musica pop a cazzo, brutta CGI e colori troppo sgargianti, in cui le esigenze spettacolari sconfinano spesso nella fantascienza e nel comico involontario. Attori e dialoghi buttati lì a cazzo, con dei buchi macroscopici (probabilmente dovuti ai tagli). Non è che non li veda. Solo che Driven per me ha sempre avuto qualcosa di forte. È un film che esce con una gran forza dal tempo presente e prova a raccontare l’automobilismo nell’unico modo possibile: uscendo dal vero e diventando segno. Le macchine di Driven superano le altre saltando sopra i cordoli e si schiantano in mille pezzi ad ogni gran premio rendendo quasi impossibile distinguere i piloti su ognuna. A guardare le scene in pista non è difficilissimo vedere perchè Harlin e Stallone hanno voluto il film: Driven è soprattutto una lunghissima teoria di monoposto che s’inseguono e ubriacano lo sguardo e non lasciano spazio per nient’altro che non sia questo continuo darsi addosso a vicenda. Allora in questo senso le pochezze del film e lo scarso carisma degli attori diventano un veicolo per uno dei pochissimi film che hanno osato prendere l’automobilismo e renderlo in qualche misura cinema. Così, a rivedere il film con un briciolo d’innocenza negli occhi, la scena dell’inseguimento d’auto in mezzo al traffico di Chicago diventa un culto minore, una cosa da brofist sguaiato alla John Milius, uno dei pochissimi momenti degli anni duemila in cui il cinema si permette ancora di sognare. E forse sì, non ci dà niente in cambio se non un intreccio del cazzo e degli attori ridicoli, ma all’ennesima visione del film il cuore continua a battere. Avercene, davvero.
DVD-quote:
“Uno dei migliori film della coppia Stallone/Harlin”
Wim Diesel, i400Calci.com
È l’ultimo appuntamento? ??
e John Rambo??????
Ahh cliffhanger, appuntamento imprescindibile su rete 4 da piccolo con mio padre.
E poi leggere @wim è sempre un raro piacere
Ma John Rambo??…
aiutatemi mi sono perso qualcosa?
driven mi è sempre piaciuto. lo ricordo anche per la ottima qualità video del dvd, uno dei migliori che abbia mai visto con l’accoppiata da quasi 2000€ di tv philips e dvd player pana che avevo messo su con il primo lavoro. belle musiche, belle scene, stile videoclip alla miami vice ma con meno gusto, eppure l’ho sempre gradito. rivisto poco tempo fa in bd, certo il capolavoro rush è un altro pianeta ma driven non mi sento di buttarlo. io all’epoca 15€ per il dvd li ho spesi.
Cliffhanger fantastico, sempre piaciuto, non ha difetti.
aggiungiamo pure al ridicolo driven che non è il massimo impostare il template del protagonista su un pilota isterico e sopravvalutatissimo che giustamente ha fatto la fine dei polli (ce l’ho con te, figlio del leggendario). Si simpatizza troppo con Schumach-TilSchweiger.
Attendo la recensione del per me fantastico John Rambo. Apocalisse di calibri pesanti
Driven porta all’estremo la figura di Stallone maestro di vita.
Se ci fate caso il suo Joe Tanto è fondamentalmente il campione con gli anni migliori alle spalle ma con il cuore ancora in pole position che se ne va in giro per il film a fare sermoni risolvi-esistenza a tutti i personaggi.
Lo Stallone Pensiero affidato direttamente alla voce del personaggio piuttosto che all’azione o al film.
Stallone come voce interiore dei personaggi.
Tipo un grillo parlante che volendo può anche prenderti a schiaffi.
boh sta cosa m’ha sempre fatto amare sto film.
sicuro che fossero andati a Cortina ? ricordo che vennero in Trentino ed “usarono” anche il sosia ufficiale di stallone (becchino di Trento) di cui ora cerco testimonianza fotografica..
inoltre devo proprio ringraziarti per avermi confermato che non sono pazzo: nei primi trailer cinematografici C’ERA un salto incredibile tra due rocce ripreso dal basso ma poi nel film non l’avevo ritrovato e insomma son interrogativi importanti per noi ragazzi
Il 90% delle scene sono state girate intorno a Cortina, sì, se guardi nel film si vedono le Tofane e il Monte Cristallo tra le altre cose. Possibile che per qualche scena abbiano superato il Cimabanche e siano passati in Trentino!
Assolutamente Ampezzano, forse hanno sconfinato per procurarsi il sosia-becchino :)
Uno dei miei film di Stallone preferiti, anche per dove è stato realizzato… ogni volta che lo rivedo, l’idea di aver fatto gli stessi percorsi su cui è stato girato mi manda via di testa!
Romani Sommadossi si chiama..
cmq dovresti organizzare delle escursioni sui luoghi del film hehe
Ma il tizio dietro Stallone e Schumacher è Robert Rodriguez?!
Si è Rodriguez
E che faceva lì? Il fotografo? Driven è del 2001, e dunque quella foto è sicuramente precedente di almeno uno o due anni… quando Rodriguez non aveva ancora diretto El mariachi, che è del 2002… Boh
El mariachi sarà del ’94 tipo
cazzo è vero, che figura di merda :((
Il salto di 20 metri da roccia a roccia era anche e soprattutto nel grandissimo Vertical Limit.
Sono basito, mi sarei aspettato una recensione “buona” nei confronti di Cliffhanger ma non una rivalutazione di quella merda di Driven.
È dire che pure Cliffhanger ha i suoi limiti. In particolare ho trovato al suo interno pochissima tensione drammatica, da questo punto di vista il film finisce quando finisce la rapina all’aereo e gli imbranati precipitano sulle Montagne Rocciose. Mi sembra un film che ha più elementi a suo favore sulla carta che non poi realizzati. Il cattivo anarchico e amorale, la moglie di Stallone di rara bellezza ed eleganza e capace di badare a se stessa, le montagne che esplodono. Tutto molto bello quando se ne chiacchiera ma davanti al film sono rimasto freddissimo.
Anche i capoccia dei cattivi non sono mai incisivi. Degli impiegati piuttosto grigi del crimine.
Driven invece è proprio una merda, non capisco come si possa pensare di rivalutarlo. Doveva durare di più? Minchia meno male che lo hanno tagliato perché già così è un’impersona finirlo.
Stallone si lancia in un ruolo che già evidentemente si sentiva molto addosso, quello del maestro che fa da padre putativo a un giovane testa calda. Ma il film che ne esce è una vergogna.
Intanto i rapporti personali sono peggio che superficiali. L’unico che funzioni è l’amicizia fra Stallone e Reynolds, un gigante persino in sedia a rotelle. Si vede che si prova a dare profondità a tutti gli altri e si fallisce sempre. Il triangolo amoroso è una cosa miserrima, anche perché di fatto con la Warren il figlioccio di Sly instaura un rapporto di amicizia. Ma dai.
La corsa in città è semplicemente imbarazzante per quanto è pretestuosa e anche l’altra roba dei due piloti in testa che salvano il pilota spagnolo una puttanata gigantesca.
In generale il film fa continuamente cadere i coglioni per terra. Tipo la radio con cui praticamente tutti parlano con i piloti durante la corsa. Tutti eh, il presidente, l’altro pilota, la moglie, il capo team. Magari pure la tizia del radio taxi.
E poi c’è perennemente quel clima da “O mio Dio, che incidente incredibile forse qualcuno è morto per davvero, come siete stati fortunati ad assistere alla tragedia”.
No no, per me è un film che fa schifo altro che storie. Non è che si debba rivalutare per forza ogni cosa.
Tu figurati che io Cliffhanger non lo vedevo da una quindicina d’anni, l’ho rimesso su per ripassare per il pezzo e sono rimasto stupito da quanto mi ha preso benissimo fin dall’inizio e mi ha tenuto in pugno per quasi due ore…
Magari sto invecchiando!
No no anche per me Cliffhanger è una bomba, l’unica cosa forse è che partendo in apice di tensione (ricordo ancora io e mio padre col fiatone alla fine della prima scena) smorza un po’ il resto del film. In realtà ci sono altri 2 o 3 picchi non indifferenti e i cattivi un po’ scadenti vengono compensati dall’ambientazione da paura.
Infatti è una recensione “buona”. XD
JOE TANTO! JOE TANTO!
Di quel film ricordo i primi piani sul pedale dell’acceleratore, un tombino conficcato accanto alla testa nella cabina di una monoposto e Sly che porta una sfiga assurda ad ogni cosa che tocca (l’ex che lo odia e che si sposa con il tizio che diventa sfigurato, Burt Reynolds che gli fa chiaramente capire che, insomma, non serve a un cazzo e via dicendo). Mammamia che brutta cosa Driven.
Di Cliffhanger invece, benché non lo veda da una quindicina d’anni, conservo dei bei ricordi (ero innamorato di Janine Turner fin da “Un medico tra gli orsi”, qui mi pare fosse al suo primo film fuori dalla serie tv)
Due film enormi. Stallone enorme.
(Oh, io controllo sempre i bookmakers internazionali perché sono un patito fracico di scommesse. E da come si sono posizionati gli scommettitori grossi posso dire tranquillamente che l’oscar per Creed ce l’ha giù in tasca. Happyness)
Io di Cliffhanger avevo un pessimo ricordo, invece rivisto e’ un film divertentissimo che ancora oggi fa una bellissima figura.
Per Driven sinceramente e’ troppo esagerato, le monetine, i piloti che canticchiano, l’inseguimento cittadino. Lo vidi in doppietta insieme a Torque, in pratica feci un overdose di esagerazioni.
Cliffhanger è certamente uno dei punti fermi del cinema action anni ’90. Schema che più classico non si può: storia semplice e lineare, protagonista ultra pompato, co-protagonisti e cattivi bidimensionali.
In quegli anni ogni nuova uscita di un film di Stallone, come una nuova videoclip di Michael Jackson, era un evento di portata mondiale.
Com’è cambiato il mondo eh?
È cambiato accazzo. è cambiato. accazzo.
d’accordissimo!
“Cliffhanger” lo trovo solo passabile.
Ha l’errore di base di mettere in scena dei cattivi che fin dall’inizio non hanno il controllo dell’ambiente circostante, anzi sono sempre in difficolotà. Così, per quanto sadici e odiosi, non da mai vera soddisfazione vederli schiattare.
Di “Driven” ricordo pochissimo, e già questo è una specie di giudizio. Ma mi avete messo la curiosità di recuperarlo.
Non avete citato i due film più fighi secondo me più fighi sulle corse d’auto: “Gran Prix” di Frankenheimer, ma soprattutto l’allucinato “Le 24 ore di Le Mans” con (e di) Steve Mcqueen, praticamente l’Apocalypse Now! dei film sulle corse.
Ma le scene di arrampicata non le aveva fatte Wolfgang Güllich? comunque Cliffhanger è bello anche visto oggi, invece di Driven ho ricordi confusi come mi sembra essere il film stesso, ma adesso ho un pò di curiosità da recuperarlo.
Sì, le aveva fatte lui. Lo stunt di cui parlo (quello del milione di dollari di Simon Crane) non coinvolgeva Gabe ma Travers.
Driven mai visto e onestamente la rece non mi ha invogliato a darci uno sguardo viste le considerazioni. Cliffhanger non lo vedo davvero da una vita e lo ricordo come ottimo. Non sapevo delle premesse e un Po spiace che non sia stato fatto come l idea era in origine. Ripassero.
DAJE SUPERSPRINT http://www.projectfirestart.org/coinop/supersprint.html
driven non l’ho mai visto e credo di non volerlo nemmeno recuperare.
Cliffhanger invece mi piace sempre un sacco.
sarà pure lineare, coi cattivi bidimensionali, ma si guarda sempre con piacere.
No, vabbè. Chissà se Sylvester lo ha visto.
https://www.youtube.com/watch?v=LWeAFgYhBcU
Manca palesemente il semi cult Daylight
Un’altra amorevole vaccata <3
Certo nemmeno lontanamente peggiore di Driven.
Vaccata Daylight? Perché? È un film d azione drittissimo e ritmato quanto un Cliffhanger. Scarno nella trama e con scene d azione belle toste. Mai pacchiano. Non scherziamo, è un signor film.
Cliffangher ricordo che andai a vederlo al cinema con mio padre che si vendicò cosi di tutti i film disney che era costretto a portarmi a vedere da piccina
Ricordo che mi piacque
“L’abbastanza terrificante” Oscar? Veramente quel film non è affatto male, e Stallone si comporta bene. E’ Fermati o Mamma Spara che andrebbe cancellato.
Assolutamente d’accordo
Non posso che quotare. Sempre divertente e ritmato! Dirò una bestemmia cinematografica, ma a me piace anche di più dell’ originale “Io, due figlie, tre valigie”! XD STallone che fa il gangster redento è il top! XD
Il più sottovalutato di John Landis!
Cliffangher bomba ed il fatto che Stallone indossasse gli scarponi da montagna dello stesso modello di quelli di mio padre mi faceva pensare tipo ” Gli dei camminano tra noi!”.
Driven nell’Olimpo anche solo per la scena delle monetine. E per quando canta mentre guida.
Io avevo il vhs di Driven ricordo anche io una risoluzione e una nitidezza dell’immagine che non credevo possibile con le vhs. Chissà che figo deve essere il blue ray
La grandezza di Cliffhanger sta nel fatto che è un film d’azione con Stallone che ne nasconde al suo interno uno di David Lynch.
Sul serio:
https://www.youtube.com/watch?v=XOW1rhZCTmg
FRANK. L’erede di BOB.
Ricordo la parodia di “Ace Ventura: missione Africa”! XD
Driven: talmente tamarro da averlo amato.
il “tu a destra io a sinistra” l’ho usato per qualche anno per prendere per Qulo un amico che, senza sapere perchè, aveva amato alla follia sto film.
PS una volta sempre con questo amico in autostrada lo abbiamo anche fatto il “tu a destra io a sinistra”, robe da idioti ventenni.
Sarà anche di seconda, ma Gina Gershon era in quel distributore automatico di durelli che è Showgirls.
Per quanto mi riguarda è IN-TOC-CA-BI-LE.
Ma la scena del salto è questa qui?
http://www.youtube.com/watch?v=annDuYKmdd4&t=0m11s
Perchè se è questa qui a Sly l’hanno derubato.
Possibile sia costato 100k sacchi rimaneggiare meno di un secondo?
Mi sembra come la storia del gufo animato nella sigla d’apertura di Labyrinth o di Bruce Willis che chiese per contratto i ritocchi in cgi nelle scene di chierica in Hudson Hawk
“che chiese per contratto i ritocchi in cgi nelle scene di chierica in Hudson Hawk”
Ah, però! Cioè!?!
Ma lo recensite poi Blu Profondo? Dai che è il migliore di Harlin.
Ci mette l’adrenalina di CliffHanger e l’horror di Nightmare 4, fa conoscere Thomas Jane al mondo ben prima del punisher e spoglia Saffron Borrows.
Squali 2.0 in CG che però omaggiano la saga di Jaws ad ogni loro decesso.
Era andato anche abbastanza bene al botteghino.
“Cliffhanger” dovrei rivederlo bene. Qualche anno fa lo ribeccato in TV… ridoppiato -.- ! Sic! JL come cattivissimo è una scelta straniante per chi era ed è abituato a vederlo nel ruolo di bonnaccione! Si, era già stato un villain ne “La vera storia di Babbo Natale”, ma lì era macchiettistico. Quì invece inquieta con il suo viso serafico!
“Driven” lo vidi credo alla prima TV! Ricordo solo il taglio del traguardo di Sly con la macchina scassata! XD
“è un film che esiste un po’ per caso. Doveva avere un altro titolo, un altro antagonista, persino un’altra premessa”
Succede spesso nel cinema.
Aha, scopro che “Cliffangher” aveva un clamoroso da noi “vietato ai minori di 14 anni”! °_O
A proposita di Die Hard 2, ma quanto sarebbe stato figo un Cliffhanger con Bruce Willis? io mi immagino John McClane che scala montagne a piedi nudi, con la cicca in bocca mentre impreca contro le rocce…EPICITA’ ASSOLUTA.