Sigla!
Qualche giorno fa il nostro Bongiorno Miike veniva sacrificato a parlare di Smothered, l’ennesimo equivalente horror degli Expendables, là dove “Expendables” è diventata ormai una parola che indica quei film corali interpretati da un gruppo di vecchie star di un determinato genere, scopo rinverdire… ok, rinverdire è una parola grossa… ricordare i tempi che furono. Perché sapete come va la vita, no? C’è qualcuno che fa le cose per primo, e poi uno che azzecca meglio modi e/o tempismo e lancia la moda, diventandone il capostipite ufficiale. Cannibal Holocaust sarà pure il primo found footage, ma la moda l’ha lanciata il Blair Witch Project (e la vera overdose è scattata dopo Paranormal Activity). Gli zombi (o pseudo-tali) che corrono sono comparsi prima in Incubo sulla città contaminata, ma la moda l’ha lanciata 28 giorni dopo. E il primo film esplicitamente “alla Expendables” è stato Original Gangstas, anno 1996, con Fred Williamson, Richard Roundtree, Jim Brown, Ron O’Neal e ovviamente Pam Grier, e diretto da quella vecchia volpe di Larry Cohen. PEM!
La situazione con le star dell’horror, come puntualizzava Miike, è già triste di per sè: si tratta di gente che, oltre ad essere spesso riconoscibile solo con maschere o trucco in fazza, è talmente disoccupata che di operazioni del genere ne escono regolarmente ogni trimestre senza che nessuno se ne accorga. E siamo in un range di budget tranquillamente alla portata di un figlio di papà mediamente appassionato e con ambizioni che raramente vanno aldilà dello spararsi l’equivalente di un Rock’N’Roll Fantasy Camp un po’ meno passivo. Qualcuno riesce a fare un po’ di rumore mediatico in pre-produzione, poi non se ne sa più niente, per cui magari voi vi dimenticate o pensate che il progetto sia saltato, e invece no! Vengono finiti quasi tutti, tranne che risultano puntualmente impresentabili e nessuno ha questa gran spinta di spendere ulteriori soldi in promozione. È il motivo per cui ogni volta che qualcuno ci riprova sembra sempre un’idea fresca. Un vero appassionato però lo impara presto: se un horror focalizza il proprio marketing puramente sulla presenza di un Bill Moseley, un Kane Hodder o un Michael Berryman, al 99% bisogna starne alla larga.
Per i film di arti marziali con cui siamo cresciuti nelle leggendarie notti di Italia 1 degli anni ’90 il discorso è simile là dove molte delle star dell’epoca tendono oggi a non avere un cazzo da fare e accettare qualsiasi assegno.
Da una parte se non altro sono famosi con la loro fazza, ma dall’altra lo sono anche/soprattutto per la loro abilità atletica, e vai a sapere quanto si è conservata vent’anni dopo. E se non c’è quella… Alcuni di loro faticavano di carisma allora, figurarsi adesso.
La tipologia di persone che le ingaggiano è però più particolare.
Tendenzialmente a questi film capitava di sfondare in parecchi mercati esteri considerati “minori”, dall’Africa all’Asia, ma prevalentemente in Europa dell’Est. C’è una situazione stranissima da quelle parti, che va dalla Bulgaria che diventa paradiso fiscale dei DTV fino a Steven Seagal consigliere personale di Putin, e passa per svariati aneddoti raccolti un po’ ovunque su mafie locali che proteggono le produzioni in cambio, un numero sorprendente di volte, non tanto di soldi ma di ruoli nel film.
Io non so nulla delle vicende extra-filmiche specifiche di Showdown in Manila.
Però so che non ho mai visto un film di Alexander Nevsky su Italia 1.
L’Alexander Nevsky in questione – vedi foto sopra – non è ovviamente il santo immortalato dall’omonimo film di Eisenstein, bensì un suo conterraneo ex-culturista che un giorno ha deciso di passare al cinema. Che è un po’ come se Lorenzo Lamas si firmasse, che ne so, “Alessandro Magno”.
Il nostro Nevsky ha iniziato con una comparsata non accreditata nel primo Undisputed (che forse effettivamente è passato su Italia 1), poi con un ruolo secondario in un film con Michael Paré e Roy Scheider, poi ha iniziato a scriverseli e dirigerseli da solo, prima con comprimari locali e poi recuperando “star internazionali” del calibro di Adrian Paul e Kristanna Loken. In mezzo, un magistrale Maccosa: il ruolo di giornalista russo in Somewhere di Sofia Coppola.
E insomma, sveliamo subito il barbatrucco: Showdown in Manila si nasconde e promuove dietro i nomi di Mark Dacascos, Don “The Dragon” Wilson, Cynthia Rothrock, Olivier Gruner, Tia Carrere, Casper Van Dien, Matthias Hues e Cary-Hiroyuki Tagawa, ma il motore dell’operazione e protagonista assoluto del film è lui: Alexander Nevsky. Che è un po’ come se gli Expendables ruotassero intorno a Glen Powell.
Ciccio Nevsky interpreta un ex-Forze Speciali, ora detective privato in coppia con Casper Van Dien (che per la prima volta nella vita fa la figura dell’attore navigato e carismatico), ingaggiato da Tia Carrere per fermare Cary-Hiroyuki-Tagawa, pericoloso trafficante di schiavi già responsabile del suo allontanamento dal corpo di polizia. Per cui in sostanza tocca sorbirsi la sua fazza da Gabibbo per tutto il film, la sua forzata impassibilità che vorrebbe essere minacciosa ma pare sonnolenza (la prova schiacciante che anche a fare la faccia di pietra bisogna essere bravi – rivalutare Chuck Norris subito), l’accento orribile e la megazeppola come ciliegina sulla torta.
Mark Dacascos muore nella prima scena (spoiler) (come vedete noi avvisiamo sempre quando spoileriamo, razza di fifoni malfidati) e Matthias Hues viene steso dal nostro eroe con un pugno solo: per vedere il resto della banda tocca aspettare l’ultima mezzora quando Don “The Dragon” Wilson, Cynthia Rothrock e Olivier Gruner fanno il loro trionfale ingresso in canotto sulle rive del Pasig (insieme a tale “Robert Madrid“, che dev’essere un amico del Nevsky).
Don è un anzianotto che pare sull’orlo dell’artrite, Olivier sembra il tuo elettricista di fiducia, Cynthia batte tutti presentandosi in tuta mimetica e capelli fuxia.
Per 10 minuti se la trotterellano nella giungla e giocano ai soldatini pim pim pim, poi viene regalato loro un combattimento a mani nude a testa dove i tre fanno un po’ la figura di John Travolta che balla in Pulp Fiction, quelle mossette semplici semplici che però lasciano intravedere l’eleganza e la scioltezza di chi le ha esercitate quotidianamente per tutta la vita. E una lacrimuccia, timidamente, fa capolino.
A missione conclusa c’è il momento che Alexander Nevsky si è autoscritto per portarselo nel cuore tutta la vita: uno alla volta, le tre vecchie glorie lo salutano come si fa con un amico di lunga data, dichiarandosi pronti alla chiamata ogni volta che ne avrà bisogno.
Sul finale, il tocco di genio: parte la sigla sui titoli di coda, e il primo verso della canzone è “Was it good – was it bad – I don’t care”.
Producono Nevsky, Dacascos e Andrzej Bartkowiak, storico direttore della fotografia di Voglia di tenerezza e Speed poi noto per aver diretto i film americani di Jet Li e Doom.
Alla regia l’esordio di Mark Dacascos, ma l’impressione è che si tratti più che altro di un accordo nominale sottobanco per aggiungere street cred al film, in cambio del quale il Mark ha preteso 1) di uscire di scena subito e 2) che la colonna sonora fosse riempita di pezzi cantati da sua figlia.
La gara a chi fa la figura migliore viene vinta, per intensità, da quel donnone incredibile di Tia Carrere (nel 1991 era con Cary-Hiroyuki Tagawa in Showdown in Little Tokyo insieme a Dolph Lundgren e Brandon Lee, ovviamente citato ma non collegato).
Ma alla fine di tutto fa un po’ strano come, di tutti i reduci di quella scena, il vero trionfatore sia Gary Daniels, all’epoca un pelo meno famoso degli altri ma oggi l’unico ad essere ancora realmente in forma, capacissimo di reggere un film da solo e di meritare al volo una chiamata nei veri Expendables. Se volete davvero commuovervi pensando ai bei tempi, recuperate Forced to Fight.
DVD-quote:
“Was it good – was it bad – I don’t care”
Nanni Cobretti, i400Calci.com
Bentornato Nanni! Bellissimo pezzo.
Mi sono riguardato il trailer. Nevsky è impressionante: in ogni singolo fotogramma ha la stessa espressione di legno col bronzetto in stile Jon Snow- “ho fatto una minchiata”.
Stavo pensando che un documentario (o finto documentario) sulle vicende produttive dell’opera sarebbe dieci volte più interessante del vero film…
Insomma sto Nevsky è un Gabriel garko sotto steroidi…
Quando ho letto il nome di Nanni come autore della rece, mi sono commosso.
Il film pare talmente una merda che magari gli darò un’occhiata giusto per farmi due risate.
Bella nanni ti é tornata la scimmia eh
ma Gary Daniels non è nemmeno in locandina?
Gary Daniels non è nel film, lo citavo solo come paragone
Tagawa e la Carrere parteciparono assieme anche a quel bel film che era Sol Levante
Tipico caso in cui ho un film pronto da vedere ma fino ad ora è rimasto lì. E questa volta è per timore. Timore che sia materia fecale camuffata da operazione nostalgica con facce e corpi che mi ricordano quanto era bella la tivù dalle 22.30 in poi.
Ma che faccio, lascio perdere? No, lo guarderò ed al massimo avrò buttato un’ora e mezza (non dura di più vero?)
ma se c’è Shang Tsung e quel milfone di Tia (le sue scene di nudo in resa dei conti a Little Tokio ci sono in Hamster PornoPoPPorno) mi sa che me lo vedo tutto all’insegna dell’amarcord….e bentornato NANNI!!!!!
Mi spiace deluderti ma era una controfigura a girare le scene di nudo..
ahhhh…mi hai fatto cadere un mito….però è sempre una gran milf!!!
Un vero piacere rileggerti Nanni!
NANNIIIIIII !!!!1!1!!
(ok adesso leggo il pezzo, slurp)
Certo che Don Wilson (al di là dei meriti sportivi) faceva cagare già nei 90. Comunque vedrò di recuperarlo.
Bentrovato Nanni!
Sei tornato.
Lo sapevo. L’ho sempre saputo.
Credo che sia perché l’ho sempre detto.
SHYAMALAN TWIST!
Eh vabbé, ma fa effetto lo stesso :D
questo “nanni” è uno nuovo?
nel dubbio, benvenuto!
Guarderò sicuramente il film solo per la recensione di Nanni.
Bentornato Capo!
Quei 6 coglioni conciati da softair sono inguardabili e quella coi capelli viola pare quella specie di suicidegirl che ai tempi di myspace girava porno scrausi da 2 lire
Quella nana di Tila Tequila? va che roba che mi fai ricordare
CAPOOOOOO!!!!!!111
FINALMENTE!
mi mancavano le tue prese di posizione da Gran Maestro decimo dan quale sei per me come “la prova schiacciante che anche a fare la faccia di pietra bisogna essere bravi – rivalutare Chuck Norris subito” ma anche “Fazze che ti fanno cercare subito il telecomando del videoregistratore”.
mi sei mancato.
per festeggiare BIRRA PER TUTTI!!!!
Arrivo! Una media ghiacciata per me, grazie!
Poi tutti a fare pipì ne l’ urinatoio di Dechamp sotto il letto di Battiato;)
@Anna
fai una Tennent’s per me e per il Capo quello che vuole, offro io, sono troppo contento.
Brutto film ma buon rientro di Nanni
Nanni !!!11!
Non so descrivere la mia gioia nel vedere che tutte le brutte cose sul tuo conto (dicevano che eri stato rapito dalla Cia) sono false. Sei ancora qua, tra di noi !!!11!!
Ah, che sollievo. Ci voleva una boccata d’aria fresca dopo tanto tempo passato a leggere le recensioni dei tuoi allievi.
Mentre mi riprendo dall’emozione volevo segnalarti che Nevskij di Esenin che citi qua sopra non era, ehm, un santo, era un condottiero, un principe. Magari ti confondevi con il Roublev di Tarkosvkij ? Con questi nomi russi non si capisce niente, si fa solo casino. Ehm, ma nemmeno quello era un santo, era un pittore di icone sacre. Ci tenevo a dirtelo perché di certo non sei come quei critici cinematografici che parlano di film che non hanno mai visto nemmeno per sbaglio, nemmeno al cinema.
Grande Ciobin! Ti rispondo così vai in fibrillazione. Ma infatti il film di Eisenstein non l’ho visto, però – lo dico a favore dei curiosi, tu sicuramente lo sai già e volevi solo sentire una voce amica – ho letto la pagina Wiki di Alexander Nevsky dove dicono che dopo le sue imprese da condottiero è stato fatto santo e gli hanno dedicato una famosa cattedrale. E quindi alla fine il film di Eisenstein è al massimo “Il giovane Wojtyla”. Ciao!
Come sei perfido, Nanni. Come sei perfido… Ad ogni modo è stato fatto Santo 300 anni dopo la morte e nel film di questa santità non c’è manco l’ombra. È un film di soldati. C’è invece una battaglia incredibile. Pensa che è considerata la battaglia più bella della storia del cinema. Quindi una grande, interminabile, pazzesca scena action. E tu, TU non l’hai vista. E pensi (o pensavi) ad un film d’autore sui preti del monastero perduto. E non trovi di meglio da fare che darmi del Ciobin. Bravo. Bell’amico sei. Sapere che non vuoi ammettere di esserti perso la più grande scena di battaglia mai girata in un film, scambiandolo peraltro per un film sulla vita monastica di un prete poi divenuto santo, mi induce a temere che la tesi sul tuo allontanamento forzato dal sito non fosse del tutto peregrina.
Ogni volta mi fai sentire come se Fantozzi mi facesse la scena dell’ovatta in bocca, testa nel pentolone e accento svedese ma direttamente di fronte a me di persona invece che al telefono. Spero tu ti diverta quanto me. Ciao Ciobin, stammi bene
“Nanni? E’ Lei?”
Ma sai che non ho mai visto un film di Fantozzi per più di 15 minuti ? Li ho sempre considerati film per ritardati. Quindi quella scena lì che mi descrivi devo immaginarmela, non l’ho mai vista. Tu al contrario vedo che lo conosci bene Fantozzi. E, cosa ancora più grava ti dà ridere. E tanto, anche. Dunque, da esperto di cinema di menare, la battaglia cinematografica più Bella della storia del cinema, girata da Ejsenstejn, te la sei persa. I film di Fantozzi, invece, quelli te li sei visti, e ti sono anche piaciuti. Adesso inizio a capire come mai ti piacciono tanto Michael Bay e Stallone. Ciao, piccolo Ciobin Jr.
Nanni, appena ho saputo del tuo ritorno sono corso su questa pagina tutto trionfante. Sapevo che saresti tornato. Grazie. La mia gioia è però offuscata da un fatto. Possibile che scambi ogni demente che scrive su queste pagine per il sottoscritto ? Davvero mi merito questo trattamento ? Io non c’entro nulla con Pisciatoio. E l’idea che tu possa considerarmi al suo livello mi rende più che triste. A parte questo, ben tornato.
Gary Daniels c’era negli expendables AHAHAHAHAH
Ma Stalker non è un film Tarkovskij? A quanto mi risulta è uno dei suoi migliori.
@GrossaKozza Ma guarda che il suo capolavoro indiscusso è la Corazzata Potemkin che come saprai per Fantozzi è una cagata pazzesca (Cit. ). Quindi come vedi il cerchio si chiude.
@Nanni (Ciobin Junior), mandami in fibrillazione, dai, non contare sulla comodità della prescrizione come al solito: come mai nella tua formazione di critico cinematografico non c’è spazio per le battaglie di Ejsenstejn (con la j e non con la i) e c’è invece per Fantozzi (questo l’hai scritto bene) che guarda caso lo detestava ? Te lo chiedo perché non vorrei che qualcuno equivocasse questa tua radicalità.
“e così 2 mesi e 4 giorni dopo secondo le sacre scritture nanni ritornò, e da lì in poi il 4 maggio fu festa patronale sull’isola di valverde, con passaggio della sacra statua per tutte le strade principali accolta da botte da orbi e birra a fiumi”.
http://www.changesinlongitude.com/wp-content/uploads/2015/06/Rocky-statue-2-700×590.jpg
ed in tutta la foresta, Xenomorfi e Yautja fanno festa!!!!
Ma Valverde in era una penisola?
Vere entrambe, nella stagione delle piogge diventa un isola, nel resto dell’anno invece è una penisola.
#neogeo
no ma continuiamo a riempirci la bocca con “leonardo era un genio!”…
intanto lui a differenza di einstein mica è stato pure regista e avvocato, scrivendo addirittura una legge..
..che popolo di provinciali che siamo
ci meritiamo proprio fantozzi