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Bachelor Games o Le Regole Del Gioco del fare un buon film e non una minchiata

Cicciolina Wertmüller
di Cicciolina Wertmüller | 07/07/20167
Nota per sceneggiatori alle prime armi: non chiamate i vostri geniali filmetti del cazzo col titolo di capolavori del passato. A chi volete darla a bere? A chi volete paragonarvi? Ecco vedi, Sam Michell, chiamare la sceneggiatura del tuo corto come La Regle du Jeu di Jean Renoir non ti fa un gran favore. Ho capito che vuoi trasformarlo in un lungometraggio insieme al tuo amico regista Edward McGown, bon, pero’ lo chiamiamo una roba tipo Bachelor Games, va bene? Ti sento, Sam Michell, stai pensando “Ma cosi’ somiglia a The Hungover Games! Non e’ una mossa vagamente sleale?”. Eh, magari confondiamo qualche spettatore poco attento e lo tiriamo al cine (nel senso, gli facciamo schiacciare il bottone giusto su Netflix). E poi e’ sempre meglio che paragonarti a Renoir, cazzo.

Risolta la questione del titolo, vediamo ‘sto Bachelor Games che magari mi fa passare 90 minuti senza pensare alla Brexit! Dai dai che ho bisogno di relax! Di cosa parla questo film? Di cinque stronzi che vanno nei cazzi. Ah. Yawn. No vabbe’ non voglio cominciare da subito a fare la stronza. Dicevamo: cinque stronzi che vanno nei cazzi durante un weekend di addio al nubilato organizzato *dallo sposo* e non dai suoi amici, come succede da tempo immemore in tutto il mondo tranne che nella testa di Sam Michell. Vanno nei cazzi nel senso che uno spirito malvagio locale, conosciuto come “The Hunter”, ha deciso che e’ tempo di far salire il bodycount. In piu’, lo sposo quatto quatto ha organizzato un PIANO per fare brutto al suo BFF. I personaggi di carta velina ci sono tutti: il fighetto sciupafemmine, il futuro sposo con qualcosa da nascondere, lo sfighez vestito male con la morosa rompicoglioni, il ciccione cocainomane che si lamenta, il soldato con PTSD che sbrocca ogni tre minuti. Tutti potenzialmente interessanti; potenzialmente si’, ma magari mettergli in bocca qualche dialogo sensato sarebbe stato meglio. Di tutti i personaggi, lo sfighez e’ l’unico che puo’ candidarsi a spalla comica e ha qualche battuta scema per il fatto che e’ un disadattato mai uscito di casa, ma e’ comunque troppo poco per vendere questo film come commedia horror. Ricordate, amici: quando qualcuno vi vende Only God Forgives come film di botte, stategli lontani; quando Sam Michell e il regista Edward McGown (perche’ non e’ giusto che Michell sia l’unico capro espiatorio – ma datemi tempo, che alla regia ci arrivo) vi dicono che Bachelor Games e’ una commedia horror, stategli molto vicini, a portata di manrovescio.

Presto, nascondiamoci! C'e' una motivazione valida che ci insegue!

Presto, nascondiamoci! C’e’ una motivazione valida che ci insegue!

Il PIANO dello sposo e’ talmente telefonato che persino io ci sono arrivata subito, e se siete soliti leggere le mie recensioni sapete che quando guardo un film metto subito a nanna la parte deduttiva del mio cervello perche’ mi piace farmi stupire dai twist della trama; qui invece il cervello ha rifiutato di andare a nanna perche’ doveva ruttare in faccia alla sceneggiatura. La nemesi dei cinque stronzi, The Hunter, e’ invece il solito fantasmone pseudo-etnico castigamatti che se la prende con chi non ha il cuore puro, ma allora in questo caso ha un serio problema di priorita’ etiche – altrimenti non si spiega perche’ la cleptomania sia passibile di condanna a morte e i raptus violenti con botte e pistola alla mano siano scherzetti. Cioe’, a questo punto meglio un killer alla Il Terrore Del Silenzio, che non si sa perche’ cazzo vada in giro ad ammazzare gente a buffo ma non ci interessa dal momento che siamo troppo impegnati a vedere *cosa* succede, non *perche’*. Il fantasmone in se’ non e’ nemmeno fatto male, appare solo alla fine come da manuale, ma e’ semplicemente troppo stupido per guadagnarsi una fama terrificante presso gli autoctoni e per fare da catalizzatore credibile per le azioni dei personaggi. E qui la colpa non e’ solo di Michell ma anche di McGown, il quale rivela, come dire, scarsa perizia nel costruire tensione, motivazione e causalita’. Morale: certe domande non andrebbero fatte, soprattutto non alla gente sbagliata. L’elemento piu’ plausibile della storia, anzi forse l’unico, e’ il finale: il telefono NON piange, ergo qualcuno si salva; grazie.
Poi insomma anche basta fare gli spiriti maligni con la testa a teschio di cervo, dai

Insomma, anche basta fare gli spiriti maligni con la testa a teschio di cervo, dai

Poi, diciamolo chiaro: McGown potrebbe vincere un premio per il peggior uso delle location. Allora, questo film e’ girato sull’altopiano delle Ande; ci sono montagne a perdita d’occhio, sterpaglie, macchie, sentieri che si inerpicano e zigzagano a perdita d’occhio. In un ambiente cosi’ aperto non puoi farmi credere che durante una tappa di trekking uno dei personaggi possa voltarsi, andarsene e SPARIRE alla vista degli altri. E non basta fare apparire e scomparire cunicoli e rocce a seconda dei controcampi quando fa piu’ comodo, perche’ io, spettatrice attenta, comincio a farmi delle domande, e intanto la mia concentrazione e la mia sospensione d’incredulita’ se ne vanno tranquillamente  a troie. Sembra strano che un regista che si e’ fatto le ossa accompagnando in giro David Attenborough possa essere tanto approssimativo quando si tratta di costruire una geografia coerente, eppure questo e’ il risultato. Non dico che per sfruttare gli spazi aperti a dovere si debba per forza replicare il genio registico di Hitchcock e la scena dell’aeroplano di Intrigo Internazionale (volevo mettere una foto ma non c’e’ bisogno, vero?), pero’ insomma, quando gia’ la sceneggiatura non ti aiuta e tu, regista, hai a disposizione un ambiente dalle potenzialita’ scenografiche gigantesche, da’ fastidio vedere come le hai buttate tutte allegramente nel cesso. Da ultimo, se vuoi fare un film in cui un gruppo di amicici tutti felicioni in realta’ non vede l’ora di accoltellarsi a vicenda, sai dove devi andare? Piu’ in profondita’. Piu’ Beneath. Ve lo ricordate, Beneath? Ve ne avevo parlato qualche tempo fa, era opera di quel concentratto di sesso bollente che e’ Larry Fessenden. Ecco, lui per esempio sa scrivere i dialoghi e sa dirigere gli attori: McGown no. Peccato.

DVD-Quote:

“Peccato”
Cicciolina Wertmüller, i400Calci.com

>> IMDb | Trailer

Cicciolina Wertmüller
Autore del post: Cicciolina Wertmüller
"Muscolo rosso trionferà"
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tags: addii al celibato improbabili altopiano delle Ande bachelor games basta dai che palle beneath cinque stronzi david attenborough edward mcgown fantasmone castigamatti con problemi di priorita' gente che sparisce dall'inquadratura senza motivo intrigo internazionale jean renoir la regle du jeu larry fessenden larry fessenden e' un concentrato di sesso bollente location incoerenti paragonarsi ai grandi del passato per infinocchiare spettatori distratti sam michell the hungover games yawn

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7 Commenti

  1. Poisoned Ivy 07/07/2016 | 08:57

    Pensa che io dal titolo, senza vedere trailer, l’avevo preso per una commedia con Katherine Heigl….

    Rispondi
  2. manq 07/07/2016 | 09:05

    Credo la base horror del film sia un “addio al nubilato” di soli uomini. ;)

    Rispondi
  3. Oboewithashotgun 07/07/2016 | 09:21

    Sul genere “addio al celibato andato a male” mi ha fatto tornare in mente Cose molto cattive, che ho visto anni fa e me lo ricordo come una bombetta. Ricordo male? Lo devo rivedere

    Rispondi
    • Il Reverendo 07/07/2016 | 09:51

      grandissimo film cose molto cattive.
      uno dei primi film del futuro regista action peter berg, mai più così cinico e amaro.

      finale spettacolare.

    • AnnaMagnanima 08/07/2016 | 13:00

      Mi ricordo anche io che cose molto cattive era una bombetta. Lo.associavo spesso alla visione di piccoli omicidi tra amici.

  4. pasqualobianco 07/07/2016 | 13:51

    L’occhio di CW non tradisce mai.

    https://www.youtube.com/watch?v=LAhPMfx1o5A
    (min. 03:18)

    Rispondi
  5. Bud Spacey 01/09/2016 | 13:28

    ‘Presto, nascondiamoci! C’e’ una motivazione valida che ci insegue!’

    ahahahahahah

    Rispondi

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