Non so dalle vostre parti, ma dalle mie parti (basse Orobie) il “tarzanello” è un residuo di stronzo che rimane attaccato ai peli del culo come Tarzan alla liana; per cui quando verso la fine del film appare il neonato figlio di Tarzan (e vi giuro che non è uno spoiler perché è una scena telefonatissima) non ho potuto fare a meno che pensare “Hahaha, ora lo chiamano Tarzanello”. Avevo anche un amico che si faceva chiamare DJ Tarzanello, metteva su della roba funky orrenda. A proposito, ora vi metto una sigla un po’ migliore e un po’ più grezzona.
Sigla!
https://www.youtube.com/watch?v=z_R29XK-Jzw
Sì, sto divagando. Il problema è che The Legend Of Tarzan non è il bel filmone d’avventura che mi aspettavo: è, come dire, un Tarzan in ciabatte, una contraddizione in termini, un film che mette le mani avanti su tutti quanti i temi trendy impegnati possibili immaginabili in modo da non incorrere in alcun rischio di political incorrectness et similia; nonché una Nolanata senza vergogna, che parte dal Mito (viene proprio pronunciata la frase “You Tarzan me Jane” come uno slogan passato di moda) per decostruirlo a suon di flashback e gomitini gomitini, senza poi però curarsi di riedificarne le fondamenta eroiche, bensì affastellando sequenze sempre più veloci, vorticose, pericolose ma anche sempre meno credibili; l’effetto è spiazzante, perché se da un lato la regia punta ad ubriacare lo spettatore con virtuosismi di macchina, dall’altro gli toglie qualsiasi spunto di immedesimazione e di sim-patia verso il protagonista. Insomma, un’esperienza abbastanza irritante – benché molto molto guardabile.
Tarzan, ovvero John Clayton Visconte Greystoke III, ha lasciato l’Africa insieme a sua moglie Jane da una decina di anni e ora vive in un elegante maniero inglese. Lui è quell’ammasso di muscoli e sinovie assolutamente anerotico che è Alexander Skarsgård, lei è Margot Robbie in versione superdonna perché signora mia il female empowerment. I coniugi Tarzan vengono richiamati in “patria”, cioè nell’ex Congo, per certi intrighi orditi dal cattivissimo colonialista belga Leon Rom, un villain su cui il sempre ottimo Christoph Waltz lavora di sottrazione, centellinando la perfidia; insieme, e con l’aiuto di Samuel L. Jackson, i signori Tarzan riusciranno a:
- ratificare ufficialmente la fine del colonialismo
- fermare la tratta degli schiavi africani
- eliminare il razzismo in tutto il mondo civile
- promuovere la fratellanza fra etnie diverse
- presentare la donna moderna
- chiedere scusa per il massacro dei nativi americani
- scoprire una valida alternativa al capitalismo
- denunciare la violenza endemica in America
- preparare l’umanità alla fine delle risorse alimentari canoniche
- ignorare le complesse dinamiche fra animali selvatici che determinano la sopravvivenza di una specie a scapito dell’altra facendo così sopravvivere l’ecosistema più ampio in cui coabitano, ovvero nessun predatore sbrana più nessuna preda e tutte le bestie della giungla si nutrono boh, di bontà spirituale
Non male, direi, specie per un cast che non ha mai messo piede in Africa. Sembra che David Yates abbia passato troppo tempo su Facebook e, tutto sudato, abbia fatto la lista degli amici da non far incazzare. Alla faccia dell’eroismo e dell’avventura.
Bisogna dire che fa piacere, per una volta, vedere Samuel L. Jackson nei panni della spalla comica imbranata e non del king of cool dagli occhi taglienti, in un counter-casting che è forse la scelta più spericolata di tutto il film; c’è addirittura una scena che è un contrappasso all’acqua di rose (siamo sempre in un dannato PG-13) a quel famoso flashback di The Hateful Eight in cui si discetta di pompini. Il resto del cast fa il suo mestiere dignitosamente in questo compitino maledettamente frustrante, in cui più l’azione si fa avventurosa e più la CGI te la rende finta, più il discorso politico si fa complesso e più cerca soluzioni accomodanti e pavide; perché da un lato Yates vuole rimarcare che non siamo più di fronte al primitivismo superficiale e al malcelato razzismo dei romanzetti di Edgar Rice Burroughs (il creatore di Tarzan: un americano che non a caso non aveva mai messo piede né in Africa né in Inghilterra) e che ora siamo tutti nobili e progressisti, dall’altro stende una manata di buonismo infantile su tutte le inevitabili complessità che la sceneggiatura, seppur coscientemente, chiama in campo. Il risultato è un ripetuto coitus interruptus della suspence, la negazione di qualsiasi spirito critico, il trionfo del manicheismo e ahimé, della noia.
A ben vedere, l’ingerenza della CGI non è incoerente col discorso complessivo: anche dal punto di vista estetico, The Legend Of Tarzan sceglie di minimizzare il fattore rischio, di fregarsene sostanzialmente del realismo e del potenziale scioccante di molte sequenze per rendere ogni sequenza palesemente finta e rassicurante. Vi eravate incazzati per l’implausibilità delle avventure di The Revenant? Aspettate di vedere questa specie di Avatar con la pelle rosa anziché blu, poi ne parliamo. Parliamo, per esempio delle varie scene di lotta fra Tarzan e i sudditi di Djimon Hounsou: tutto un ralenti e un digrignare di denti che manco in 300, coreografie incomprensibili, movimenti e reazioni muscolari sproporzionate, gente che crepa colpita da un mignolo e altra gente che si rialza in piedi pimpante dopo vari minuti di soffocamento. Parliamo anche degli animali, che non interagiscono mai fra loro, proprio non appaiono mai nello stesso ambiente bensì sempre separati a comparti stagni, uno dopo l’altro, come negli stadi di un videogioco di troppi anni fa: prima le leonesse, poi gli elefanti, poi gli ippopotami e via dicendo fino a quando si ha la sensazione di avere finito le figurine dell’album “Animali Della Giungla”.
Parliamo, infine, del rapporto fra Tarzan e gli animali, che è prevedibilmente molto semplicistico: gli animali sono tutti amicici di Tarzan; ogni tanto litigano ma poi si rendono conto della sua superiorità morale e si sottomettono al suo comando per sconfiggere il vero nemico (i Belgi; d’altronde in questo periodo il mondo anglofono non vede l’Europa di buon occhio quindi gli europei devono fare la figura degli unici cattivoni a livello mondiale – un’altra scelta di comodo dello script). Tarzan è una sorta di Orfeo che non ha bisogno della musica per incantare le belve più feroci: la sua bontà traspare anche quando sta col culo per terra in mezzo alla giungla e anziché venire orribilmente dilaniato dalle fauci della bestia di turno finisce tutto a tarallucci e vino, perché si sa che le belve sono in realtà creature tenere e sensibili perfette per i memes. Il nostro eroe insomma non deve fare un cazzo, a parte riprendersi Jane quando il cattivo la rapisce; ma visti i suoi poteri quasi paranormali, poteva direttamente mandare due coccodrilli a salvarla e tanti saluti al minuto 10. Gli sarebbe rimasto più tempo per trombare.
Vabbé, sono due orette che scorrono via lisce. Così lisce che a un certo punto vi mettete a pensare al vostro vecchio amico DJ Tarzanello e vi rendete conto che quel tipo che urla sulle liane è in effetti decisamente figo, ma a voi dopotutto non frega un granché.
DVD-Quote:
“Tarzan in ciabatte, una contraddizione in termini”
Cicciolina Wertmüller, i400calci.com
Già dal trailer si capiva che sarebbe stata una tarzanellata.
Che poi credo sia il centosettesimo adattamento a Tarzan che toppano, torno a vedermi Il libro della giungla del ’67.
Cacchio.
Cacchio cacchio.
Cacchio cacchio e stracacchio.
All’inizio sto film mi puzzava abbestia, poi è arrivato l’endorsement di Lansdale e non ho capito più nulla (brutta cosa essere un fanboy).
Ne è venuta fuori un’esperienza al cinema tutto sommato gradevole (il film mi pare duri 1h e 49 minuti: un cortometraggio rispetto alle DUEOREVENTORDICIMINUTI che ci stanno cacciando in gola ogni volta che ci vogliamo guardare anche “solo” dei robot che si picchiano).
L’ho vissuto come l’equivalente Tarzaniano dei live action Disney, con la piccola differenza che anzichè rendere tuttto dark & maturo, qui si è spinto l’acceleratore della semplificazione, un volemose bene molto poco pulp, ma comunque più pulp di tanti altri film che vorrebbero spacciarsi per film d’avventura e invece sono solo chiaviche young adult.
Ho apprezzato l’aneroticità di Saaskard (o come si scrive), i suoi muscoli sono e devono essere pura forza per la legge della giungla, la seduzione di Jane avviene fuori campo con richiami vari: tocco che ho apprezzato in un mare di soluzioni fin troppo prevedibili per quanto piacevoli.
Morale? Non voglio male a questo film, per quanto castrato e infarcito di mille paraculate anti-polemica. È un’Avventura di quelle che mi mancava vedere al cinema, non sarà perfetta, ma quando Tarzan si tuffa e inizia a sfrecciare tra gli alberi o i cattivi sentono l’urlo preistorico in lontananza e si cagano sotto metre a Jane si illuminano gli occhi… Beh, mi sono emozionato.
Di questi tempi, tanto mi basta. Ammettendo comunque un grosssissimo quantitativo di riserve.
ennesima occasione persa.
peccato perchè qualche spunto c’era ma il tutto viene vanificato da una mediocrità che permane tutto il film, dalla regia, alla CGI, al cast al minimo storico d’impegno.
vabè poi che un mito come tarzan, come un pò tutti quelli appartenenti al periodo pulp letterario americano sono di difficile adattamento oggi giorno, troppo fuori dagli schemi attuali che vanno per la maggiore a meno di non snaturarli…forse black con doc “the rock” savage potrà quagliare qualcosa…
p.s.
ma la scena di jackson con la scimmia era una citazione al contrario dell’ultimo taranta…? XD
Ma si’ Past, l’ho anche scritto :-D
si me ne sono accorto…sgamato che commento prima di leggere…;)
Grande pezzo Cicciolina ma vorrei farti una domanda:
il tuo Tarzan preferito?
Quello della sigla ;-)
Io quello con l’ormai decotto Christopher Lambert
Colpito e Affondato!
quindi meglio tarzan con rocco siffredi e rosa caracciolo
un indimenticabile Joe D’Amato
Credevo lo si desse per scontato, ma ha fatto comunque bene a rimarcarlo.
vabbè ma chiunque arriva dopo quello di joe d’amato fa la figura del trazanello
ti riferisci a Selen regina degli elefanti? Poco serio: nella prima scena, che si svolge in Africa, Selen arriva a cavallo di un elefante indiano, così ti salta tutta la sospensione dell’incredulità ;)
Non so, quando sento parlare di adattamenti cinematografici di Tarzan penso sempre a George della giungla…
Dico solo: Ippopotami a motore.
a parte che mi stavi facendo vomitare con la definizione di tarzanello..da me in terronia si usa per indicare gli spinelli ma non potrò mai più metterne uno in bocca dopo che ho saputo cosa intendete voi polentoni (ovviamente scherzo!)
comunque si capiva già dalle prime immagini che sto film era una porcata, due elementi a caso: Tarzan ha pure le ascelle depilate ed ha beccato una tribù africana di culturisti…
Oops, scusa :-D ecco, vedi che esistono le barriere culturali fra Nord e Sud?
Sono anche io originaria della terronia -lato tirreno- e per me il tarzanello è lo stesso indicato da Cicciolina.
@Zibibbo per caso sei del tacco?
Mumble mumble
Mmmmh scusate se disturbo ma essendo terronese anch’io volevo specificare che “tarzanello” ha lo stesso significato che ha spiegato cicciolina. Nessuna barriera o differenza nord vs sud.
Spinelli e tarzanelli so due cose completamente diverse.
Ora torno solo a leggere
Vero, vero, verissimo : -D esistono eccome le barriere culturali: come tra uomini e donne, tra cane e gatto, tra alieni e umani, tra atei e religiosi, tra celtici e vichinghi, tra pokemon e digimon.
Ovviamente…
1) Ho imparato parole nuove, tipo Orobie e sinovie.
2) È tutto così plumbeo? Cioè, va bene la nolanata ma nell’Africa equatoriale ogni tanto non c’è tipo il sole?
Devo ancora vederlo ma ho avuto anch’io la tua stessa peplessità (ma forse è solo un problema dei trailers), cioè siamo o non siamo in Africa ? Dov’è il sole, dove sono spariti i colori? Sembra l’Inghilterra di Sherlock Holmes…
In realta’ si vede sempre una sorta di foschia umida che probabilmente e’ realistica. Comunque per “Nolanata” intendevo lo svelamento meta- della storia dell’eroe, come Alfred quando ordina i costumini in kevlar per Batman.
io cmq sapevo che tarzanello era una parola napoletana
Troppi spoiler per poter apprezzare questa recensione. E mi sembra troppo spoilerosa anche per lo standard redazionale del sito.
Ook, a proposito di superdonne (ma in che senso lo è nel film?) chi viene con me a vedere PJ Harvey a Milano quest’autunno?
@cicciolina (perdona OT)
ohi ciao!
ma una tua recensione di Penny Dreadful mentre sei vestita come Mrs Ives?
Non l’ho visto, ma per me il Tarzan migliore rimane quello con Christopher Lambert
Rieditare una storia proiettandone il sequel invece che l’inizio. Questo perchè Il Libro della Giungla (2016) l’aveva preceduto. Niente di che, tanta CGI e un pò di addominali per le ragazze spettatrici. Più che Tarzan sembra Spiderman pompato, solo che almeno il secondo ha superpoteri. Storia banale sull’anticolonialismo come scusa per ritrascinare Tarzan ai Natali. Tutto finisce a tarallucci e vino come previsto. Ormai tra la Disney che ripropone i classici storpiati aggiungendo super attori in parti principali e i supereroi che se le danno in tutti i luoghi e mari, questo film passa praticamente inosservato, una variante romance di un supereroi antico tratto da un libro… tant’è!
11. Ispirare la ricerca dei medici europei/africani per la cura dell’ebola e dell’AIDS
(ci manca solo questo….)
anche da me ho sempre considerato il tarzanello quella roba lì, in dialetto le chiamiamo anche “tachérle”, giuro lol.
comunque io questo Tarzan non l’ho visto però sono sicuro all’80% che mia sorella l’abbia visto lo scorso weekend con degli amici, ma non ho il coraggio di chiederle com’era perchè sono due anni che schiuma dalla bocca per chissà quale ragione.
@BohBeh con tutto il rispetto per tua sorella, un antirabbica io gliel’ha farei…..
A me gia dal trailer pareva ovvio che non vale il prezzo del biglietto..
Piccolo OT: Due paroline sul trailer del nuovo Magnificent Seven si fanno oppure si stende direttamente un velo pietoso?
Be, secondo me c’hai visto troppa politica. È un film scritto male, con passaggi risibili, la regia mediocre (scusami ma altro che virtuosismi) con la cinepresa appiccicata ai personaggi durante le scene di azione per impedirti di capirci qualcosa. E manco un capezzolo di Margot. Comunque grazie per la definizione di Tarzanello: io mi sento abbastanza in colpa per tutte le parolacce che metto nei post del mio blog, ma qua mi hai superato pericolosamente a destra. Grande!!!!
Altro che Tarzanello, qui c’era attaccato tutto lo stronzolone nodoso
Cicciolina a forza di bordate di questo calibro mi hai ammaliato.
Partire dal tarzanello, che è già di un livello sopraelevato, e da lì sempre più su.
Con una recensione del genere…ma chissenefotte del film vero e proprio, sono già sazio e più che soddisfatto.
Con Tarzan oggi giorno hanno già perso prima di iniziare, non mi ricordo in quale film, uno alla Spike Lee o proprio di Lee, dove un nero si lamentava del razzismo, dicendo che il re della giugla è un bianco invece di un africano nero; cosa abbastanza vera del resto, cosi oggi giorni e leggendo della quasi guerra razziale che sta scoppiando negli usa tra bianchi e neri era chiaro che lo dovevano infarcire cosi tanto di politicamente corretto da ucciderlo, oggi va il globalismo, il terzo mondismo, il politicamente corretto, i romanzi di Tarzan erano figli del loro tempo, dove di certo le persone erano più intelligenti da non farsi fregare dal politicamente corretto e quindi tarzan era il re della giungla ed è bianco, se vuoi portare Tarzan nel mondo attuali non puoi fare il paraculo e farlo passare per quello che non è perché non sei credibile.
Poi ancora peggio lo voi usare per promuovere messaggi assolutamente contrari alla sua natura è come se fai una pubblicità progresso con quelli Ku klux klan, oppure fai un film dove le SS sono bravi boy scout, insomma ci vuole anche un po’ di decenza.