
Sopra: la mia faccia a una decina di minuti dalla fine di In the Deep.
Vuol dire che mi è piaciuto un botto.
In the Deep è un survival movie di subbaqqui figlio di James Cameron, Gravity e Buried. Ora dovrebbe arrivare la parte dove vi spiego questi tre elementi ma davvero, basta uno sguardo al trailer per capire esattamente di cosa parlo. Per non farmi dare dell’arrogante lo faccio comunque.
Il cinema degli abissi non è né monopolio né invenzione di Cameron, ma quando un uomo è talmente ossessionato dal fondo degli oceani da diventare magnate della ricerca scientifica, collaborare con il NOAA ed entrare nel Guinness dei primati andando a toccare il fondo della fossa delle Marianne da solo io credo che si possa tranquillamente ignorare ogni obiettività e attribuirgli ad honorem il titolo di Maestro degli Abissi.
Neanche Gravity è il primo survival movie della storia né il primo film a mettere un paio di persone in una situazione di merda per vedere come se la cavano, ma anche qui, è innegabile che la sua uscita, il suo successo, pure la sua estrema bellezza abbiano smosso qualcosa anche in quello che chiamiamo mainstream, e che senza Cuaròn a nessuno sarebbe venuto in mente per esempio di portare The Martian al cinema con tutti quei soldi, e in un certo senso In the Deep è The Martian, solo che con gli squali e molta meno scienza a disposizione.
Su Buried, il discorso in realtà è analogo a quello fatto per Gravity e per farlo avrei anche potuto scegliere 127 ore a Frozen per dire, però mi serviva per fare un brillante gioco di parole introducendo la sigla.
Onestamente tutte le fregnacce qui sopra mi servivano solo per togliere di mezzo qualche considerazione di contorno e potermi concentrare completamente sul fatto che in questo film ci sono gli squali.
Come prevedibile in un bel film di squali, gli squali si vedono pochissimo, sono una minaccia silenziosa e onnipresente ma invisibile, sono tra l’altro razionalmente meno pericolosi ma infinitamente più terrorizzanti di tutto il resto della situazione di merda nella quale si ritrovano le due protagoniste Lisa e Kate, sono insomma dei perfetti squali da manuale il che significa che sono degli squali, e gli squali sono una delle dieci cose più fiche del mondo insieme boh, ai dinosauri, ai robot, al metal e a un gol di Inzaghi in finale di Champions.
(per considerazioni più tecniche sugli squali e in generale il cinema di mostri e minacce acquatiche assortite vi rimando al pezzo di Casanova su Blake Lively vs. Shark)

La vedete? È un’idea del cazzo.
L’unico, grosso problema di In the Deep è che è costretto a cominciare. Questo significa che, prima di ficcare Mandy Moore e Claire Holt in una gabbia per squali sul fondo del mare con meno di un’ora di ossigeno nelle bombole, il simpatico Johannes Roberts, del quale ammetto candidamente di non aver visto assolutamente nulla ma i cui titoli sulla pagina IMDb mi ispirano un sacco di fiducia, deve sprecare una ventina di minuti a presentarci i personaggi, giustificare la situazione e farci empatizzare un minimo con loro.
Ve lo dico brutalmente, sono venti minuti di tortura, le due Sorelle Stereotipo (la bionda è una scavezzacollo avventurosa, la mora è timida e malinconica) recitano come se non vedessero l’ora di tornare a casa a vedere l’ultima di Game of Thrones e tutto il contesto – una vacanza in Messico che doveva essere una fuga romantica ma causa rottura di Lisa con il fidanzato si trasforma in una sorta di rehab per sorelle depresse – è di una banalità da cartolina che rischia, prima ancora che sia iniziato, di squalificare il film.

E allora? A Matthew Modine ha fatto ridere.
Poi per fortuna le due decidono che il modo migliore per vendicarsi del Perfido Stuart che ha mollato la Povera Lisa è ficcarsi in una gabbia per squali e farsi pucciare nell’oceano circondate da secchiate di sangue e interiora. Per vedere gli squali e fargli le foto!

C’è questo momento glorioso in cui la gabbia è ancora saldamente appesa alla barca ma a una delle due cade la macchina fotografica e in pratica è con questo fotogramma che comincia il film vero e proprio.
La domanda è: quando la situazione è così estrema – le due hanno pochissimo ossigeno nelle bombole, una radio che è appena appena fuori portata della barca, stop –, come fai a tirare un’ora e mezza di film senza farci perdere interesse o mettere i protagonisti in una situazione talmente assurda che qualsiasi soluzione ti inventi per salvarli mi spiace ma non riuscirò mai a prenderti sul serio? I casi sono due: o viri verso la psichedelia introspettiva, e di fatto il fondo del mare e la deprivazione di ossigeno sarebbero due catalizzatori perfetti per virare il tutto in direzione Cuaròn. Oppure fai come ha fatto l’amico Johannes e fai le cose davvero per bene.
Il fatto è che In the Deep è un survival movie nella sua forma più pura. Non c’è nulla a parte il conto alla rovescia delle bombole che si svuotano, la ricerca frenetica di una soluzione e sullo sfondo gli squali che nuotano lenti – tranne le poche volte in cui vanno veloci, a quel punto diventano squali e il film svolta decisamente sul versante horror. Per il resto c’è lo sforzo di due tizie qualunque per trovare soluzioni pratiche ai piccoli problemi dell’adesso, per non doversi concentrare troppo sul fatto che in meno di un’ora potrebbe non esistere più un dopo.

Poi c’è anche un sacco di buio e di bollicine.
La vera forza di In the Deep è che nessuno fa cazzate! La situazione fa schifo, le probabilità di sopravvivenza sono estremamente basse, Kate e Lisa fanno tutto quello che possono e sperano che Nettuno gliela mandi buona, tutto questo mentre – anche grazie al fatto che con le riprese subbaqque Roberts è molto bravo – a chi guarda manca il fiato e viene una gran voglia di piangere per la claustrofobia.
Quest’ultimo punto, che poi sarà decisivo nella vostra personale valutazione del film, dipende ovviamente da quanto sensibili siate a tutte quelle orrende e primordiali sensazioni che puzzano di morte (soffocamento, allucinazioni, venire dilaniati dagli squali) che sono la benzina dietro al macchinario In the Deep.
Io per esempio sto male già se non vedo il fondo in piscina perché so che lì sotto ci sono gli squali, quindi promuoverò sempre a pieni voti un film che si può riassumere in questa inquadratura:

Poi per quanto ne so potrebbero averlo girato tutto in una gigantesca piscina verde.
«Il finale?» state chiedendo, consapevoli che l’impatto di un film come In the Deep si regge in buona parte sul climax, sull’esplosione degli ultimi minuti. «Il finale spacca» rispondo io, fermandomi qui.
DVD-quote:
«Squalità»
Stanlio Kubrick, i400Calci.com
>> IMDb | Poster (per un qualche motivo, in giro non si trova il trailer di questo film, il che rovina completamente il mio attacco dove vi dicevo di “andarvi a vedere il trailer”. Per farmi perdonare vi lascio dunque il poster del film, che è bello perché c’è un grossissimo squalo)
L’unica cosa più bella di un gol di Inzaghi in finale champions è un rigore di Shevchenko contro Buffon in un’altra finale champions (viviamo di ricordi, ok!)
probabilmente l’emozione più grande della mia carriera da tifoso…
ricordo quando vidi open water, dopo un inizio da porno amatoriale, anche li una ventina di minuti, forse meno, di antefatto e poi ci ritroviamo questi due abbandonati nell’oceano per tutto il resto del film. un gran bel film che mi lasciò un forte senso di disagio, al punto di non volerlo più rivedere. visti anche 127 ore, buried e frozen, altrettanto realistici e coinvolgenti, ma non mi hanno trasmesso le stesse sensazioni di open water. come mai non una citazione per ow? non ti è piaciuto?
Nah mi è piaciuto un sacco Open Water! È solo che 127 ore, Buried e Frozen sono usciti tutti e tre nello stesso anno che ho quindi non ufficialmente eletto “l’anno della rinascita dei film con la gente in situazioni di merda”. Però sì, In the Deep ha molto di OW.
uscì anche The Reef quell’anno, più o meno ascrivibile al genere ;)
annus magnificus!!!
Dico solo: MILAN MERDA!
Per il resto mi segno il film e me lo vedo il prima possibile
“è di una banalità da cartolina che rischia, prima ancora che sia iniziato, di SQUALIficare il film” – se non era voluta, è la battuta involontaria dell’anno
Speravo che la dida successiva esplicitasse che era voluta… anche se forse non dovrei vantarmene. No è assolutamente involontaria! Non mi abbasserei mai a questo umorismo infimo e scontato!
Dida? Aaaah che portiere.
Quando ho letto “Frozen” sui 400k mi è venuto un colpo.
Oh, io quello della seggiovia non me lo ricordavo.
Mi hai comprato.
Ti prenderei anche una macchina usata se me la vendi così bene.
Il finale è la roba più da mascella a terra dopo quello “riscritto ad arte” da King di The Mist.
credo che il finale della trasposizione lo ha riscritto il regista Frank Darembortqualcosa
Ma io il trailer lo avevo visto epperò era una merda e non l’ho guardato per quello.. lo recupero
“Squalità”
Stanlio Kubrick wins!
Il film è una bomba, visto il giorno dopo aver visto the shallows. Non c’è davvero storia. Finale clamoroso.
Visto che non mi sognerei mai di guardarlo ma sono curioso come una scimmia: Con le debite avvertenze mi spoilereste il finale per favore?
Amici! Sono molto contento che qualcuno l’abbia già visto e soprattutto che vi sia piaciuto!
SQUALI!
Squelli!
il mio commento da squalìfica:
“pesce crudo e bollicine”
w la squalifica, che dio la benedica
Scusate l’ignoranza ma qui è gia uscito?
Boh, ognuno c’ha i suoi gusti.
Per me tra le 10 cose più fiche del mondo – squali, dinosauri, robot, metal – ci sono i gol annullati a Muntari.
Considerare Frozen un survival movie mi sembra sinceramente un po’ forzato.
D’accordo, la Principessa Elsa si isola in montagna, ma da qui a dire che si tratta di un survival movie ce ne vuole! Stiamo pur sempre parlando della Disney!
Ironia questa sconosciuta
Dai, non era pessima….
una bionda…l’altra mora….
e nessuno che abbia posto la madre di tutte le domande:
TETTE?
non l’ho ancora visto,
ma a proposito di sopravvivenza in nare,
All is lost caca in testa a sta robetta,
confermi?
film orrendo, si può anche dire che uno è capace di fare le riprese subbacue perchè – ehi – se uno fa un film subbacueo vorrà pur dire che cmq sa fare le riprese subbacue e quindi lo scrivo nella recensione, ma ecco il punto: il film fa pietà proprio nelle scene subbacue, che risultano praticamente tutte incomprensibili, piatte, monodimensionali, piatte, sgranate, piatte, spalmate in orrende tinte di blu digitale, piatte, prive di qualsivoglia profondità di campo, di quella tridimensionalità che nelle scene subbacue ti da il senso del profondo mare blu. Il fotografo di questo film, semplicemente, ha pensato che bisognava mettere un primo piano e uno sfondo del mare e via. La sua imbecillità ha rovinato il film. Ciao.
Se ci mettevi anche un paio di ‘mbuti nel tuo commento diventavi il mio eroe.
non gli davo due lire in verita, e infatti i primi minuti ho pensato:bellammerda… ma poi semplici e onestissimi brividi! e si la scena della luce e del ‘salto nel blu’ mi ha fatto formicolare la nuca, perche come te Stanlio, io non sarei riuscito a scollarmi dalle rocce…. bella sorpresa si!
oddio, di film con Matthew Modine avrò visto sì e no soltanto Corsari. quel film floppò talmente clamorosamente che il genere piratesco era sparito dal mondo del cinema fino all’arrivo dei Pirati dei Caraibi, giuro.
che poi, oddio, non era neanche un film da buttare via alla fine. ha avuto una gestazione travagliatissima, quello sì.
no cazzo, ho visto pure FMJ, mi dimentico sempre che era il Soldato Joker. AHHHHHH
Visto ora e devo dire niente male, il suo sporco lavoro lo fa..
ma quando accende l’ultima torcia??? argh
James Cameron ha rialzato anche il livello di buon gusto della società americana
https://www.youtube.com/watch?v=433owxh1PiE
Bel film, ma ho qualche dubbio sui vostri entusiasmi per il finale, che
SPOILER
SPOILER
è praticamente copiato tal quale da, appunto, Buried, col salvataggio in extremis che si rivela essere soltanto un sogno/proiezione/delirio del malcapitato (della malcapitata, in questo caso).
Una curiosita’: il film e’ uscito qualche settimana fa negli USA col titolo 47 Meters Down e sta ottenendo incassi dignitosi, 33 milioni (a fronte di 5 milioni di costi di produzione) in meno di 3 settimane.
oh l’ho visto adesso in pieno periodo estivo e devo dire che per un pomeriggio di calura passato a casa fa il suo sporco dovere. Continuo a preferire quello con Blake Lively ma è divertente anche questo. Certo alla fine era proprio un’idea del cazzo quella della gita subacquea eh….