Se oggi ti dicono che nel film che stai per vedere c’è uno squalo, sei già pronto a gettarti negli occhi del collirio ironicissimo che riesca nella difficile impresa di metterti di buon umore e farti sopportare l’ennesima visione la cui cosa migliore è nettamente il titolo. Non so esattamente quando s’è deciso definitivamente e insindacabilmente che “squalo = risate a denti stretti”, ma ormai è dura lex, sed lex. Penso che, oltre alle ovvie responsabilità della Asylum, facendo un discorso più generale esteso a tutti quei film che possiamo riassumere con la formula “minaccia acquatica”, la colpa sia da dare agli effetti speciali pacco.
I vari Blu Profondo, Anaconda, Lake Placid sono lì a dimostrarlo. Verso la fine del secolo scorso la pericolosità de Lo Squalo s’è sgretolata di fronte a effetti digitali non adatti che avevano il difetto di essere utilizzati a sproposito per voler far vedere troppo, quando in realtà avevamo già capito quarant’anni fa che il segreto era proprio nel vedo non vedo. Un po’ come disse un’ispiratissima Manuela Arcuri, intervistata da non ricordo quale tg di non ricordo quale rete mediaset a proposito del suo calendario per non ricordo quale rivista. “Ho deciso di fare una cosa artistica, un po’ vedo e non vedo!”. E nel frattempo, con tempismo perfido ma arguto, la regia manda una fotografia tratta dal suo calendario in cui la Arcuri, nuda, ha una tetta mezza coperta da una maglietta trasparente. ‘na tetta sì, ‘na tetta no. Vedo non vedo.
La storia è nota ai più, no? Spielberg fece costruire vari modelli di squalo per il suo film, ma visto che poi – una volta inquadrati – risultavano evidentemente posticci, decise di far vedere il meno possibile il suo Mostro, almeno fino allo showdown, limitandosi ad evocarne la presenza con la iconica pinna e poco altro. Se in un film il tuo mostro non è mai credibile a causa di eccesso di pixel o di plastica, c’è poco da fare: non funziona. Ed è per questo che a parte pochi rarissimi esempi i film con le minacce acquatiche notevoli su contano sulle dita di una mano. Con queste premesse che il nostro amico Jaume Collet-Serra, l’uomo che più di tutti ha sfruttato il talento di Liam Neeson per stare al telefono negli action movie, ha deciso di girare The Shallows, titolo originale di quello che da noi esce come Paradise Beach – Dentro l’Incubo. Che, togliamoci subito il pensiero, è come il titolo italiano promette: una bella puttanatona estiva piuttosto divertente.
Protagonista del film è Blake Lively, turista americana in Messico alla ricerca di una spiaggia pazzeschissima per fare surf, scoperta anni prima dalla madre appena morta di tumore. Blake ha una serie di vecchie fotografie dell’epoca, ha sentito mille volte quei racconti, per cui gira come una pazza per il Messico più selvaggio alla ricerca di quel posto magico. Finalmente lo trova e qui capiamo delle cose molto importanti: Blake è “scappata” da tutto e tutti dopo la morte della madre. La ragazza è sconvolta e forse ha anche perso la voglia di lottare, di reagire, quella caratteristica che è sempre stata sua e di mammà. Capiamo anche che Blake è una signora rompetti bella e buona, che studia medicina e che doveva essere lì con una sua amica che invece è a letto con un hangover e forse pure un manzo conosciuto la sera prima. Capiamo, e forse questo è il dato più importante, che Jaume Collett-Serra (o la seconda unita) sanno da fare delle riprese da paura su Blake che surfa like a boss, alternando per altro inquadrature al culo e alle tette dell’attrice. Dieci minuti straordinari. E poi, dopo due o tre accumuli di tensione fake, di quelli che servono a farti capire che prima o poi succedere qualcosa (e la smetteranno di indugiare sul fisico della Lively), accade quello che deve accadere. La ragazza rimane da sola, si spinge un po’ troppo in là (va vicinissimo a una balenottera morta…) e finally arriva lo squalo.
The Shallows è una puttanatona estiva piuttosto divertente (l’ha già detto!) che ha due meriti evidenti: 1) è in grado di saper aspettare, suggerire piuttosto che voler mostrare tutto subito, 2) quando decide di far vedere, svelare, ha dalla sua un buon digitale e non una poverata fatta con il sempre ottimo Spectrum 48k a due colori. Poi, ma quello già lo sapete, Jaume Collet-Serra è un pochino zarro e riempie il suo film di cose inutili come le schermate dello smartphone della Lively a pieno schermo, inserisce delle meduse in digitale a casaccio, ci fa vedere l’orologio in un angolo dello schermo per farci capire come funzionano le maree, mette in atto un piano per sconfiggere lo squalo che non ho capito neanche dopo uno schemino e un grafico a torta fatto da un mio amico appena usciti dalla sala… Ma sono tutte cose che non tolgono divertimento a un film piacevole che scorre via bel fresco come una bibitina bevuta sotto il sole cocente d’agosto. Who can ask for anything more?
DVD-quote:
“Gravity con lo squalo e senza Sandra Bullock”
Casanova Wong Kar-Wai, i400Calci.com
Concordo.
Cazzata sì, ma divertente e ben fatta. Un esempio di buon vecchio cinema di serie B come se ne fa sempre meno. Avercene.
Morte all’Asylum.
Viva la Lively.
che poi il primo paio di apparizioni dello squalo non sono malaccio, poi ovviamente la qualità della cgi scema con l’aumentare dello screen-time della bestiaccia…il gabbiano comunque vince tutto.
colletta nella serra, resta uno che la pagnotta a casa alla fine la porta, ma ecco non farei mai affidamento a lui per un film su un qualcosa che mi piace veramente.
Curioso di vederlo, al cinema l’ho perso.
Mi sembra comunque la prima apparizione di uno squalo NON ironica da tempo, o sbaglio?
quando penso a Blu Profondo penso sempre a LL Cool J e alla sua consapevolezza (nel film) che nei film i protagonisti neri fanno sempre una brutta film. poi si sa come va a finire…
… Va a finire che il LL Cool J aveva ragione, ma che non era lui il protagonista del film: è finito male l’altro…
Già pronta la parodia porno. Titolo “The Swallows”.
Cioè “Le Rondini”. Una roba un po’ hitchcockiana.
Beh, sarà che al mare cerco sempre di avere qualcuno più al largo di me, fatto sta che tensione ne ho sentita a pacchi. Io, voi boh.
(Semispoilers)
Cmq, la roba delle meduse mmmpfh.. l’escamotage finale dell’olio + la storiaccia della catena mi hanno un po’ fatto scendere la catena, MA almeno hanno provato nuove strade..
E qui si può reintavolare la vecchia discussione se il “coraggio” vada premiato (o almeno preso in considerazione) a prescindere e io dico di no. Tu amico che dici?
posso vivamente consigliare sul tema un altro titolo di cui mi pare non abbiate parlato sul sito? si tratta di questo:
http://www.imdb.com/title/tt2932536/
(IN THE DEEP aka 45 METERS DOWN, ottima resa degli squali, tensione crescente e storia quasi originale, a me ha svoltato una serata agostana abbastanza noiosa)
È in arrivo.
Dobbiamo mantere la costante di un film con squalo a settimana.
Non riesco resistere a questi film.
Ho adorato pure Open Water e Alla deriva.
Ot: ma come vi vengono in mente le dvd quote? Questa è genio puro.
#ironicissimocollirio
Adoro questo genere di film, sono anni ormai che tento di vederne uno che non sia un ceffone a cinque dita in faccia. Diciamo che all’arrivo delle meduse ho iniziato a storcere il naso, però tutto sommato si può guardare.
La signorina Lively è convincente nel ruolo.
Effetti speciali pacco per Lake Placid ? Boh,devo dire che non lo vedo da una vita e lo ADORAI,non ditemi che quando lo rivedrò verro deluso dagli effetti speciali pacco ? Non ricordo per niente degli effetti speciali scarsi e se la mia memoria del pesce rosso non inganna il coccodrillo lo si vedeva il giusto,come la Arcuri,lo vedo ma non lo vedo il capez coccodrillo.
Secondo me regge il tempo benissimo e là fuori è ancora uno dei più piacevoli film con coccodrillo.
E ci sono pure Betty White e Bridget Fonda.
Tra l’altro mi ricordo che tutti i personaggi erano piacevoli,strano ma non volevo che morisse nessuno. Poi boh,se lo rivedo,forse qualche personaggio stronzo salta fuori,ma non mi ricordo ce ne fossero.
Jaume Collet-Serra sempre una garanzia. Mi è piaciuta soprattutto la morale del film: il miglior amico di una ragazza è un uccello.
ATTENZIONE, non cliccate questo se avete ancora denti da latte.
https://www.youtube.com/watch?v=JcLXfow2jEk
Magari sono ignorante in materia, ma lo squalo si comporta come un villain tignoso e non come un animale. Cioè, ad un certo punto mastica acciaio come gomma da masticare. Per me un’occasione persa, mi ha pure decisamente annoiato. Questi colori ultrapop, poi: boh. E l’ubriacone messicano spiaggiato poi? Gli mancava il cartello in collo con scritto: stereotipo. Riconosciuto che la vostra recensione molto onestamente parla di “puttanatone estivo” in giro ne avevo letto come di un flick colmo di suspance. Come giá detto su questo piano molto meglio In the deep, che sa giocarsi meglio le sue carte, spinge assai di piú sulle paure ataviche standard, ha una fotografia realistica e senza fronzoli.
Supertopona con inquadrature audaci? CHECK
Squalo minaccioso e credibile? CHECK
Momenti di cagozzo (maledetto gavitellone!)? CHECK
Aggiungiamo l’uccello/spalla comica definitiva e una visione dei messicani positiva (non derubano la poveretta, anche da ubriachi cercano di salvarla, portano soccorso) che non mi aspettavo da un film ‘mmericano.
Comunque la Lively è molto amata dai registi per le sue doti…fisiche…anche in
Sisterhood of the Traveling Pants, dove aveva appena diciotto anni ed era già una bomba sexy, le sue inquadrature migliori sono in micro pantaloncini e magliettina attillata.
Comunque questo film non l’ho visto.