Ricordo che da queste parti Almost Human era piaciuto.
“Da queste parti” sarei poi io perché la rece del primo film di Joe Begos l’avevo scritta io, due anni e mezzo fa. Non è che fosse un film indimenticabile nel suo complesso, tanto che mi sono dovuto rileggere proprio la rece per ricordarmi qualcosa.
L’ho fatto perché qui recensisco invece il secondo film di Joe Begos, The Mind’s Eye, un film sulla psicocinesi, che è come la telecinesi ma fatta con il pensiero – da cui deduco quindi che la telecinesi parta direttamente dalla punta delle dita o che. Rileggendo, dicevo, la mia recensione di Almost Human mi ha colpito in particolar modo questa frase: «[…] è uno splatter sci-fi anni Ottanta recitato da un branco di cani, stracolmo di sangue e completamente scevro di cazzate […]». Mi ha colpito molto perché è applicabile quasi alla perfezione anche a The Mind’s Eye, senza la parte delle cazzate. O meglio con un sacco di cazzate su tutti i livelli, il che purtroppo mi spingerebbe tendenzialmente a sconsigliarvene la visione. Sigla!
La faccetta di Graham Skipper, già protagonista in Almost Human, torna a perseguitarci anche in The Mind’s Eye; il ragazzo poverino non ha il physique du rôle per ruoli action, ruoli intensi, ruoli supereroistici (perché di questo parliamo), ha la faccia e la fisicità del comico teatrale che punta sulla sua normalità un po’ sfigata per costruirsi un personaggio accattivante, solo che essendo anche incapace a fare il suo mestiere tutta questa mascherata del personaggio accattivante non gli viene benissimo. È probabilmente il problema pratico più grosso di The Mind’s Eye, lui e il resto del cast a dirla tutta: per farla breve, sono tutti cani.
Ora, se quello che ho scritto nel 2014 è vero la generale incapacità del cast è da sempre parte dell’estetica di Begos, sviluppata nell’arco di due interi film nei quali non c’è mezza persona che riesca a meritarsi lo stipendio. Se però Almost Human era uno splatterone un po’ kinghiano che mischiava fantascienza, horror e tentacle rape, nel quale ci pensava il sangue a sopperire all’assenza di talento, The Mind’s Eye è Joe Begos che rifà Scanners senza alcuna vergogna. E d’accordo, tra tutti i Cronenberg da cui poteva pescare il ragazzo è andato a scegliere quello concettualmente più semplice e schietto, per non rischiare di impelagarsi nei VERY VERY BIG METAFORONI dei vari The Brood o Rabid, resta il fatto che stiamo parlando di Joe Begos che dà la sua personale interpretazione di Cronenberg e a supportarlo nella sua impresa c’è lui
e anche lui
e in generale c’è tanta gente, ma nessuno di loro è la persona giusta.
Spiace constatare che neanche Begos lo è. La storia che scrive è di una semplicità estrema, che potrebbe anche andar bene, ma è anche moscia e piena di buchi, e commette il peccato capitale da cui qualsiasi film di supereroi dovrebbe rifuggire a gambe levate: non è in grado di stabilire regole chiare e bilanciate per i poteri magici che mette in gioco. Superman è immortale e invincibile, ma ha la kryptonite. Gandalf è il mago più potente della Terra di Mezzo, ma fare magie lo stanca e lo rende vulnerabile e facilmente individuabile, quindi non abusa. Qui abbiamo due protagonisti (Zack e Rachel) dotati di poteri psicocinetici che sono in grado di usare, sì, ma solo se la scena lo consente. A volte basta loro un cenno del capo per far volare lontano un tavolo, altre assistono impotenti a omicidi e torture perché NON CE LO DICONO IL PERCHÉ. Il cattivissimo professor Slovak, che li tiene prigionieri nel suo centro sulla psicocinesi per scopi ufficialmente di ricerca ma segretamente di auto-miglioramento e bramosia di potere, spiega diffusamente ai suoi scagnozzi che è importante coprire con un sacco la testa degli psicocinesi (?) perché così non possono attivare il loro potere, tranne quando Zack attiva il suo potere per strapparsi il sacco dalla testa. È questo genere di sciatteria, di basilare difetto di scrittura, che rovina qualsiasi tensione perché impedisce a The Mind’s Eye di stabilire una gerarchia, di dare equilibrio alla storia di due tizi che fanno volare le sedie con il pensiero.
E già che ci siamo e stiamo giocando a criticare Begos, ciao Joe so che ci leggi sempre con piacere, volevo solo farti notare che è proprio la scelta di puntare sulla psicocinesi (scusate, non riesco a non scriverlo tutte le volte, è una parola troppo scema) invece che su qualsiasi altro superpotere della storia a mettere l’ultimo chiodo sulla bara di The Mind’s Eye. Perché Joe, poi ti costringe a girare ogni scena di azione/combattimento nello stesso modo: camera puntata sulla faccia di uno degli psicocinetici, inquadrature intensissime di pessimi attori che sembra stiano spremendosi gli intestini per fare il caccone del secolo.
Quantomeno The Mind’s Eye non ha grosse ambizioni, e rispetto a Scanners si disinteressa sostanzialmente di tutto l’aspetto spionistico/complottistico: Zack e Rachel fanno un porno si amano, finiscono nelle mani del cattivissimo professor Slovak, fuggono dall’istituto, il cattivissimo professor Slovak li insegue, a una certa scopriamo le vere motivazioni del cattivissimo professor Slovak (SPOILER: è proprio cattivissimo), showdown finale, titoli di coda.
E in mezzo c’è della gran bella macelleria.
Eccolo, il momento della redenzione. Nonché quello in cui Joe Begos si svela per quello che è realmente: un regista innamorato dello splatter, della pappa di pomodoro, delle morti creative ed eccessive. O detto altrimenti: della testa che esplode di Scanners, probabilmente il vero motivo che l’ha spinto a rifarlo in minore e senza alcuna vergogna.
In The Mind’s Eye muore male un sacco di gente. Abbiamo decapitazioni, corpi strappati a metà, gambe squarciate, fucili a pompa e le immancabili e succitate teste che esplodono. E sono tutti momenti di altissimo artigianato, gli unici in cui Begos dimostra di capirci qualcosa di cinema o per lo meno di avere idee più creative di “sgraniamo la pellicola e usiamo un sacco di synth così si capisce che ci piacciono gli anni Ottanta”.
Questo è il paragrafo in cui dovrei teoricamente tirare le somme di tutto e scrivere quelle due/tre frasi riassuntive che poi finiscono nella finestrella dedicata su Rotten Tomatoes, ma giuro che vi ho detto tutto e non ho nulla da aggiungere. The Mind’s Eye è un filmetto se non un filmaccio e un passo indietro per il buon Begos, ma se vivete per questa roba potreste anche divertirvi:
DVD-quote:
[non pervenuta. La commissione ha respinto qualsiasi variazione sul tema “vi farà esplodere il cervello” e il comitato per le DVD-quote non è riuscito a produrre proposte alternative]
“Le migliori teste esplose dai tempi di Kenshiro.”
Quindi c’è lo stesso problema che ha mcavoy quando fa il professor xavier, se si mette il dito sulla tempia allora sta usando il potere…
Ho sempre pensato che quel dito MacAvoy avrebbe dovuto metterselo in altra sede, poteri o non poteri.
Grazie Stanlio, mi solleva sapere che siamo almeno in 2 ad aver visto questa merda. NNnnnggghhhh!
“è importante coprire con un sacco la testa degli psicocinesi (?) perché così non possono attivare il loro potere, tranne quando Zack attiva il suo potere per strapparsi il sacco dalla testa”. Queste sono proprio le cose che distruggono ogni possibilità di farti piacere un film e forse anche finire di guardarlo. Il regista dovrebbe fiondarsi sulla parodia, buttarla sul ridere, perchè alla fine sembra davvero tutto troppo stupido, quando il protagonista usa “il potere” sembra strappato via da un set della Shortcut di Maccio.
Non sono un fan di Cronenberg, per mettermi sulla buona strada vanno bene The Brood e Rabid ?
Che domanda difficilissima! Dipende da che Cronenberg vuoi. Cioè il mio consiglio sarebbe di cominciare dall’inizio (tanto Rabid e The Brood arrivano quasi subito) e proseguire dritto almeno fino a eXistenZ.
Su quelli dopo lascerò invece la parola a chi li apprezza più di me, cioè History of Violence e Eastern Promises sono ancora OK ma da A Dangerous Method in avanti mi ha completamente perso.
dai, History of Violence è parecchio sopra l’OK… concordo sull’ultima parte di carriera invece in cui ha completamente dato la buonanotte al secchio
Sì chiaro, intendevo solo dire che non è già più tanto il “mio” Cronenberg, ma non potrei mai dire nulla di male né su HoV né su EP.
chiarissimo
Fermi tutti, Maps to the stras è un filmone!! A history of violence e La promessa dell’assassino (e qua entra in scena il mio personale giudizio) se li mangia entrambi senza masticare.
Comunque io con Cronenberg ho inziato, almeno consapevolmente, con Spider andando poi a ritroso, e devo dire che la cosa mi ha conturbato parecchio bene
in tutta onestà ti dico che non l’ho visto, perché dopo aDM e Cosmopolis ho voluto evitare la terza musata fortissima contro al muro… in sostanza condivido in parte la issue di Stanlio: tra i vari Cronenberg, quest’ultimo (intendo da aDM) è proprio troppo lontano dalle mie corde
quello di HoV e EP invece mi è molto vicino, più della fase che va da M Butterfly a Existenz
guarda, sui film hanno già detto bene gli altri, l’importante è che non ti venga in mente di leggere quella spazzatura che è il suo esordio come scrittore (“consumati”).
Grazie per il consiglio, di sicuro per capire Cronenberg dovrò guardare molti dei suoi film, penso che cominciare dagli albori sia sempre la scelta migliore poi si vedrà. Hai citato proprio gli unici che ho visto.
eXistenZ mi piacque molto, ma non posso dire lo stesso per History of Violence e Eastern Promises.
già hai scritto della recitazione, però vorrei aggiungere che in mezzo ad una carrettata di cani, l’attore che fa il professor stocazz è così cane che fa sembrare tutti gli altri quasi accettabili. e dovendo lui essere il cattivo cattivissimo è un problema non da poco. sfigurerebbe persino nelle telenovele amatoriali piemontesi.
oltre alla direzione degli attori, c’è anche qualche problema di fotografia, o sembra solo da queste immagini?
Il grosso problema è il terrificante “effetto sgranato” che fa tanto videonasty e che qui è usato con la grazia con cui un babbuino tira la cacca in faccia a un bimbo ciccione allo zoo.
Poi sì Begos c’ha anche questo problema che ogni tanto prova a infilare “la scena con la fotografia figa” che nella sua testa si traduce solitamente in “mettiamoci un filtro blu/rosso/tutti e due insieme che fanno artsy” e morta lì.
intendi l’effetto della prima foto, tipo The Guest del Lidl? si, pare un po’ ‘na poracciata, anche perché la scelta di vestire tutti di nero forse non è azzeccatissima
Esattamente quello, che grida HO VISTO SUSPIRIA AND I LIKED IT.
aahahahahahahahahahahahah
Ecco, sono nuotato subito a visionare il trailer.
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Vorreste sapere che ne penso?
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Con la minchiaminchia che ve lo dico, tié;))))
La mia teoria su Cronenberg e` la seguente:
Un potentissimo boss della mafia russa con la fissa dei film di Kiarostami ha rapito la figlia / moglie / mamma / nonna / barboncina di Cronenberg e la tiene in ostaggio ormai da qualche anno mandandogli settimanalmente dei video in cui minaccia di farla fuori in modi orrendi se lui non ubbidisce e gira ora un film su quella pappardella di Delillo, ora un lungometraggio sul primitivo concetto di femminismo presente tra i dugonghi, ora un film sulla vita di un intellettuale bulgaro omosessuale anarchico feticista dei pomelli delle porte del 1800, ora un’agiografia su una misconosciuta sindacalista donna cecoslovacca che nel 1935 si fece suora.
Perche` comunque io lo so, me lo sento troppo, che tanto poi Cronenberg, quando torna a casa la sera, apre un cassetto, tira fuori il mostrino gommoso di Shivers, se lo ficca su per il culo, e va a dormire sereno.
Stanlio, ce l’ho:
PscicocineNsi
(tipo “affittansi”)
Per me gli utilizzatori della psicocinesi restano comunque gli psicocinesi. Al singolare, psicocinese.
Ancora con sti very very big metaforoni?
E allora ditelo che volete fargli venire un infarto al Pulici…
E chi cazzo è il Pulici ?
DVD-quote: “Ti farà esplodere le palle”