A me questo film ha fatto incazzare, e da quando l’ho visto credo che Nicolas Pesce sia un cretinetti arrogante da prendere a pesci in faccia. Ma stiamo scherzando? Uno che si fa produrre il debutto dalla Borderline Presents, amicici del Sundance dove, caso strano, questo film è stato presentato. Uno che nelle interviste crede di essere Carmelo Bene e si permette di prendere per il culo i suoi detrattori, i quali magari due o tre argomenti validi li hanno. Poche balle, al netto dei ratings su Rotten Tomatoes: Nicolas Pesce è un figlio dei tempi moderni faciloni e autoassolutori, quei tempi in cui non c’è bisogno di fare un *buon* film per essere un regista, basta fare uno sforzo minimo e oplà, ti aprono le porte dei festival; peggio ancora, basta fare un film in bianco e nero per essere osannati come artisti dal grande coraggio intellettuale, i fan diventano fedeli in adorazione, i detrattori diventano reietti. In tutta questa situazione, ovviamente, Pesce ci sguazza – e invece, come dice il migliore dei Marx, “Sembra un idiota, parla come un idiota, si muove come un idiota, ma non fatevi ingannare dalle apparenze: è davvero un idiota.”
Oddio, non dico che sia una ciofeca senza requie. The Eyes Of My Mother è girato in un bianco e nero scintillante ed impietoso, merito del DOP Zach Kuperstein, reminiscente del Nastro Bianco di Haneke (giusto per ricordarci un esempio di cinema crudele) e della fotografia di Joel-Peter Witkin, e ha valori di produzione decisamente alti, con inquadrature dall’alto e perfetto uso della luce naturale – quindi vabbè, almeno è bello da guardare, come quei morosi noiosi che ti porti dietro al liceo per non sfigurare con le amiche e poi li molli perché dopotutto c’è ancora tempo per perdere la dignità. Il problema è che questo film incentrato su una madre chirurga, sulla macellazione delle vacche e degli esseri umani, sulla morte, sul cannibalismo, è paradossalmente scarno e anemico sia per quanto riguarda la narrativa sia la messa in scena.
La piccola Francisca vive sperduta da qualche parte in America coi genitori: assiste all’omicidio della madre, una ex chirurga, da parte di un matto; il padre lo incatena in garage per torturarlo a piacimento, ma Francisca se ne prende cura perchè “è il suo unico amico”. Qualche anno dopo il padre muore e Francisca se lo tiene in casa, mentre sopravvive con una dieta di sola carne umana gentilmente fornita da gente che lei attira in casa (e che ci cascano senza motivo apparente). Un giorno, divorata dalla solitudine e dalla mancanza di una famiglia, Francisca frega un bebé e ne incatena la madre nel solito garage, ma qualche altro anno dopo la scoprono. Insomma c’erano tutti gli elementi per fare un filmone morboso straripante di psicopatologia; un film austero ma che sobbolle di passione, che riduce i personaggi ad ammassi di carne senza emozione, che dilata la linea temporale fino a farla esplodere nell’assurdo. E invece no: tanto per cominciare la protagonista Kika Magalhaes è una cagna maledettamente inespressiva. Il suo stile “recitativo” simboleggia il fallimento del film intero: vuole essere enigmatico, ellittico, insinuante, debitore del surrealismo Bunueliano (ah!, c’è un occhio di mucca tagliato! Allora sto guardando un film intellettuale!) e di quello Lynchiano (il fado, la danza col cadavere) e invece e’ semplicemente vuoto. Questo film non dice un cazzo. E’ noioso, per nulla intrigante, pochissimo credibile. Non sappiamo perché accadono certe cose, non c’è un rapporto causa-conseguenza che non sia appiccicato con lo sputo, non si riesce a capire perché cete situazioni durino anni e certe altre meno di un giorno.
Parliamoci chiaro: a noi dei 400 calci un occhio di mucca tagliato in due non ci fa una cippa. Gli spettatori normali possono pure vomitare o svenire, ma noi sbadigliamo e vogliamo vedere il SANGUE. E sapete quanto ce n’è, di sangue, in questo film sulla chirurgia, il cannibalismo, la tortura, gli assassini pazzi? Poco. Pochissimo. E troppo pallido per essere credibile, specialmente considerando che di solito, nei film in bianco e nero, il sangue appare appunto nerastro, non grigio. Ma siccome la fotografia per il resto e’ in effetti splendida, tendo a credere che sia un errore del Pesce che semplicemente non sa come far apparire il sangue in modo giusto. Sempre che a Pesce interessi davvero riempire il pubblico di angoscia, fargli scandagliare le profondità della psiche umana, instillargli il terrore della quieta follia di una ragazza psicopatica – ma no, perché dovrebbe? Lo scopo principale di questo film (peraltro egregiamente raggiunto, quindi che cazzo gli vuoi dire) è soltanto farsi piacere dalla gente sbagliata; quelli che rimorchiano le ragazze con gli occhialazzi e i vestiti tre taglie più grandi sproloquiando di film “horror MA poetico”, “horror MA intelligente”, “horror MA bello” – un po’ come quelli che fanno i fighi perché vanno a vedere gli Swans e poi per sei mesi stanno di nascosto con la flebo di James Blunt. Magari sono io ad essere cinica; ma vedere Francisca che mette in frigo decine di pacchetti di magatello e controfiletto francamente non mi fa un grande effetto, a parte farmi venire voglia di bistecca per pranzo.
Sentiremo ancora parlare di Nicolas Pesce? Temo di sì; magari allora avrà imparato la differenza fra raccontare una storia e farsi una sega, e glielo auguro di cuore. Probabilmente lo ritroveremo ai prossimi Jimmy Bobo, che per ora è l’unico premio che si merita.
DVD-quote:
”Un occhio tagliato a noi ci fa una cippa”
Cicciolina Wertmüller, i400calci.com
Troppo poca bassa macelleria non è roba per i 400 calci!
Vorrei ricordare la figura di Ted V. Mikels che ci ha lasciato il 16 Ottobre: inutile ricordare sue opere immortali del BELLO E SUBLIME, quali The Astro-Zombies, 10 Violent Women, The Corpse Grinders 1 e 2.
In effetti è agghiacciante come la velocità dei tempi moderni sia riuscita a comprimere i tre passaggi obbligati della carriera “Giovane promessa -> Solito stronzo -> Venerato Maestro” in uno solo: “Solito venerato giovane stronzo”.
Tristezza.
‘pplausi.
Il film credo che me lo risparmierò, ma quindi se vado a vedere gli Swans poi finisco ad ascoltare James Blunt?
madonna l’ultima foto è veramente malata e disturbante.
E’ la stessa immagine che i Pungent Stench hanno utilizzato nella copertina del loro “Been Caught Buttering”…
E non è una delle “peggiori” di Witkin.
Ma la carne umana è senza olio di palma?
Minchia Cicciolì, si vede che eri nera mentre scrivevi questo pezzo
In effetti ci sono rimasto male, non l’ho ancora visto, pensavo che ci fossero tutti gli ingredienti per una mini bomba e invece…mi butterò sul film coreano recensito ieri…ammesso di trovarlo…
Che cazzo è?
io stavo per fare lo stesso commento di Marlon Brandon…
quindi mi limito a fare i soliti meritatissimi complimenti a cicciolina. ma quanto è geniale la foto finale?
brava,una buona recensione. mi piaci.
Comunque poi alla fine lo sto vedendo e non potrei essere più d’accordo con la recensione…ultimamente non fanno più i film col cannibalismo di una volta…