Nel 2002 esce un film con Maggie Gyllenhaal e James Spader, è la seconda pellicola dello sconosciutissimo regista Steven Shainberg e si intotola Secretary. Non è esattamente un blockbuster, ma viene accolto bene dalla critica e col tempo diventa un piccolo cult. Parla della relazione un po’ pazzerella tra una segretaria e il suo capo, che inizia con una sculacciata ed evolve in un rapporto sadomaso con tutti i crismi. È generalmente considerato il film “mainstream” che è stato in grado, più di qualunque altro, di raccontare il bdsm in maniera non offensiva né spettacolarizzante, con cognizione, comprensione e rispetto dell’argomento, infatti quando ho provato a vederlo mi sono assormentato praticamente subito.

Non ci crederete mai, ma il personaggio di Spader (ripeto, è il 2002) si chiama “Mr. Grey”.
Alla luce di questo, non è così strano che nel quarto film di Shainberg, a 14 anni di distanza da Secretary (e 10 dal terzo, Fur, la biografia non autorizzata di Diane Arbus con Nicole Kidman e RDJR) sia così presente un immaginario che ricorda da vicino il mondo tutto matto di quei filmini che iniziano con un campo lungo dell’armeria di San Francisco.

Non ci crederete mai, ma fanno delle visite guidate
Mi spiego meglio per coloro ai quali non è mai capitato (per sbaglio, si capisce) di imbattersi in un video di Kink.com: stiamo parlando di manette, catene, cinghie e nastro adesivo usati a scopo ricreativo, camicie di forza, segrete e set ospedalieri, con tanto di “dottori” e sexy infermiere, per fare roba che di ospedaliero non ha assolutamente niente. Quando ho visto il trailer di Rupture, senza sapere nulla della sua trama e del suo autore, mi è venuto naturale commentare che sembrava uno di quei porno, ma diretto da Nicolas Winding Refn. Il perché lo capite da voi:
Noomi Rapace (ve la ricorderete per i film svedesi di Millennium o per il premio Zoolander del sapere girare a sinista in Prometheus) è una mamma single con la sua routine da mamma single che non prevede l’essere rapita nel bel mezzo della giornata e venire torturata a morte da dei pazzi squilibrati per il weekend — e infatti quando le succede si prende abbastanza male. Legata a un letto e sottoposta, assieme ad altri malcapitati, a una serie di maltrattamenti e torture psicologiche atte a metterla di fronte alle sue più grandi paure, Noomi si rende piano piano conto, e noi con lei, di non trovarsi in un Hostel o in un Saw qualsiasi. I suoi aguzzini (guidati da quella fazza da pazzo di Peter Stormare) vogliono qualcosa da lei, qualcosa di molto preciso e che emergerà nel momento in cui riusciranno a portarla, come da titolo, al punto di rottura. Ma cosa? E vogliamo veramente restarcene lì legati al lettino delle torture per scoprirlo, o vogliamo, chessò, provare magari a scappare da questa gabbia di matti?
La risposta vi lascerà a bocca aperta.
Rupture è un ibrido tra abduction thriller e torture porn, che si danno continuamente il cambio in modo che uno subentri non appena l’altro rischia di farsi troppo peso. Osa, ma non troppo, è fantasioso, ma non esattamente innovativo (bella la “gallery” delle torture e dei torturati, personalmente ci ho visto un po’ di The Cube e in po’ di Quella casa nel bosco; assolutamente inutile e pretestuosa, invece, la strizzata d’occhio a Shining). E inciampa, purtroppo, nel finale, con una svolta sci-fi/rettiliana parecchio maccosa e un’ansia spiegazionista che fa più male che bene a una sceneggiatura che sarebbe stata probabilmente più efficace se avesse lasciato un po’ di roba all’immaginazione dello spettatore.
Tuttavia, ciò che veramente definisce il film è la presa di posizione in fatto di fotografia, il bombardare l’inquadratura di colori al neon come il più tamarro dei Nicolas Winding Refn possibili (per l’occasione mi sono preparato guardando The Neon Demon: ragazzi che sòla!). Una scelta interessante, con anche una sua coerenza narrativa intrinseca, e, a suo modo, quasi coraggiosa, in aperta controtendenza con un cinema horror/thriller quasi sempre virato su neri, grigi e blu scuri che sembrano trarre la loro forza vitale dalla consapevolezza che lo spettatore non sta capendo una minchia di quello che succede per la maggior parte del tempo.
Rupture non fa mai paura, non vuole farne, perciò non ha alcun interesse a farti saltare sulla sedia con spaventelli da due soldi: l’inquadratura è chiara, pulita, geometrica, perfettamente e pazzamente illuminata. Lo spettatore, come Noomi, ha sempre chiaro quello che sta succedendo e quello che sta succedendo non è bello per un cazzo: da qui l’ansia, la tensione, il disagio. Fanculo i jumpscare.

Geometrie neon
È difficile inquadrare Shainberg come “autore”, trovare un percorso o anche solo un filo conduttore nella sua produzione: fa robe stranissime e diversissime tra loro, passa da una commedia romantica coi frustini a una biografia quasi completamente inventata, sta fermo per 10 anni e tutto d’un tratto si mette a fare un film di genere.
Forse non è un autore, forse c’entra che non ha veramente bisogno di lavorare (viene da una famiglia ricchissima). Le sue produzioni non sono certamente capolavori, ma se è il genere di persona che si mette dietro la macchia da presa solo se ne ha veramente voglia, solo questo lo rende infinitamente più onesto di un esercito di più prolifici e forse anche più capaci wannabe autori. E perdonate la deriva tenerona, ma per me, se ci sono l’onestà e la tortura, siamo già a metà dell’opera.
DVD-quote:
“The Neon Hostel”
Quantum Tarantino, i400calci.com
E, non dimentichiamo, trans, trans e trans!
a ognuno il suo, amico mio, a ognuno il suo.
Che sollievo trovare qualcuno che pensa male di neon demon
scherzi? io ho sentito quasi solo di gente che si è frantumata le palle
Anche per me Neon Demon la delusione dell’anno. Questo boh, se capita…
The Secretary va visto!
Confermo. Visto per puro caso, tratta il genere che tratta con molto più rispetto e competenza di quanto fanno tanti sedicenti film “forti” di ‘stocazzo con questo e altri generi.
Tutto bene, film che non è nelle mie corde, ma:
“se è il genere di persona che si mette dietro la macchia da presa solo se ne ha veramente voglia, solo per questo è a prescindere infinitamente più onesto di un esercito di più prolifici e forse anche più capaci wannabe autori.”
Ti seguo sui wannabe autori, ma non sull’essere onesti perchè si fanno le cose solo se si ha voglia. Anche chi si mette davanti o dietro la macchina da presa perchè è così che si guadagna la pagnotta è onesto: dal buon Alfred Hitchcock fino a Tony Scott passando per Franco Franchi e Ciccio Ingrassia.
Anzi, molto spesso sono PIU’ onesti, perchè sanno di non avere alibi.
ma dai, stiamo parlando della stessa cosa. Tony Scott o Hitchcock chiaramente sono *autori* e non wannabe tali.
con Shainberg si parla di gente che gioca in serie B, di gente che non farà la storia del cinema ed è contenta di fare le sue cose, oneste e modeste, se e quando ne ha voglia (che poi è un’idea che mi sono fatto io, magari ha mille altri motivi per cui è stato fermo sti dieci anni) in opposizione a gente che fa roba nella stessa categoria credendosi sto cazzo. e ne ho recensiti a trilioni di film così su queste pagine.
Ah, ok, allora la discriminante era “mi metto dietro la cinepresa quando ho voglia perchè mi piace” Versus “mi metto dietro la cinepresa quando ho voglia perchè STO FACENDO ARTE”.
Una lega diversa da: “mi metto dietro la cinepresa perchè QUESTO SO FARE (e pure bene)”.
Avevo frainteso.
Comunque, oh, cheppalle la trama “gente che tortura gente PER MOTIV”.
Per quanto gli hostel mi facciano cacare, apprezzo molto più il motivo migliore che è quello espresso da essi: perché è divertente :) !
Può diventare il mio film preferito.
“Neon Demon” è la conferma di come Refn sia bravissimo nel costruire le immagini, ma una sega in tutto il resto. Il film ha scene visivamente potentissime (la mia preferita è il servizio su sfondo bianco) e una protagonista molto brava, ma, alla fine, è una palla assurda ed lo scarto nell’horror è incongruo e ridicolo.
stavo dicendo a un mio amico esattamente un minuto fa che Refn ha fatto un servizio fotografico molto bello per vanity fait italia ispirato a the neon demon: è come guardare il film, le immagini, la composizione, i colori ecc sono quelli, solo che ci perdi 10 minuti invece che due ore. se ti senti di fare il fotografo fai il fotografo per le riviste di moda (che sei pure bravo) e non cacare il cazzo al cinema finché non avrai voglia di raccontare anche una storia.
c’è da dire che da tempo si porta dietro lo stesso direttore della forografia, mi pare. Quindi viene il dubbio se sappia fare anche quello (lo dico da fan di tutto refn tranne, ovviamente, Neon Noia)
È dai tempi di Uomini che odiano le donne che spero di rivedere Noomi Rapace in situazioni di rape torture. Al tempo di quel film il giudice dopo averla stordita con un pugno in faccia si era sfogato violentandola analmente al punto di farla urlare in modo disumano. Una scena pesa, a dir poco. Oggi, finalmente, si torna da quelle parti. E Noomi, con quella faccia da cesso naturale, è proprio la persona giusta per film di questo tipo. Il regista deve averlo capito subito. La mia speranza è che Noomi continui la sua intensa carriera con questo genere di ruoli come un operaio specializzato che sa fare solo una cosa ma la sa fare benissimo. In questo caso, prenderlo in culo.
zio, anche meno.
Cioè, no, dai, niente anal ? Mi smonti così tutto l’hype ? Allora passo.
Se vuoi vedere la Rapace che subisce allora ti consiglio Daisy Diamond.
Mah. Avevo scritto il precedente commendo avendo solo letto la rece. Adesso che ho visto anche il video hype sotto 0. Praticamente le torture sono a base di insetti, ragni e serpenti ? Cioè come le prove di Ciao Darwing. Bella idea, veramente, nel 2016 copiare una puntata di Ciao Darwing 7 tipo Trans contro Donne. Anche Daisy Diamond da quel che ho visto sul tubo non mi pare granché sul piano che a me interessa nello specifico. La Rapace secondo me ha talento ma lo sta sprecando con i plot/registi sbagliati. Il film bellissimo che ho visto io ultimamente si chiama In the valley of violence e spero che lo recensirete presto, magari tu o Darth.
Pure io ho visto il trailer, voglia di vederlo azzerata.
Mi ricorda quella minkeeata di captivity, che organizzi un ambaradàn complicatissimo per rapire una megafica come Elisa Cuthberth per minacciarla delle peggio torture e alla fine… non le fai nulla. No ma bene.
Nessuno ci capisce, apriamoci un crowdfounding per finanziarci un torture porn serio come diciamo noi.
Ricordiamo anche Martyrs, quello vero, in cui le terribili torture da infliggere alla fregna francesina per martirizzarla sono a base di catena al collo lunga 86 metri, cibo scadente e gorilla che se gli guardi male ti da un cazzotto in pancia e/o schiaffeggia piano.
Va bè almeno alla fine [SPOILER]
la scuoiano.
@gianbiscui : Ho visto In the valley of violence e mi ha profondamente deluso. Un film innocuo, piatto , senza guizzi..Mi aspettavo molto di più da Ti West visto i precedenti lavori.
Ad un certo punto, ho sperato che il cane incominciasse a parlare ed il film si trasformasse in quella bombetta anni ’70 di ” A boy and his dog ” :) :)
@shu-sha : Puoi provare con ” Grotesque” se vuoi vedere torture immotivate e totalmente gratuite. Macelleria Giappo :)
Sì Grotesque è nella direzione giusta. Ricordo tra l’altro che si può vedere gratis sul tubo. Se devi fare un certo tipo di film oggi ti prendi come consulente Shiraishi, non Paolo Bonolis. Sul crowd funding mi trovate molto positivo, la cosa andrebbe fatta e anche in fretta, che la vita è breve e di torture porn decenti si finisce sempre per vederne troppo pochi. Ecco io vedrei bene un Rob Zombie ispirato dallo stile minimalista di Shiraishi con Noomi Rapace sul tavolo della sala operatoria. E magari per il ruolo del chirurgo potrebbe tornare Capitan Spaulding. Detto così sembra tutto troppo facile e troppo bello: non si farà mai. In the valley per me western bellissimo ma proprio spettacolo puro, ti West garanzia assoluta di cinema serio. Che annata DOC è stata questa, chissà se ricapiterà.
GROTESQUE è quello che con la coppietta che viene rapita e il cattivo tra un occhio cavato e una mutilazione tra le altre cose palpeggia lei fino a farla venire? FINALMENTE SCOPRO QUALCUN ALTRO CHE LO HA VISTO???
Si
Un filmetto fatto con tanto amore e visto tanti anni fà
DBSM? Non mi ero accorto che la colonna sonora di Secretary fosse Depressive Suicidal Black Metal ;-)
Correggi Quantum, se no vengo lì e ti sculaccio ;-)
shame on me
michael chiklis non si merita neanche più il nome nel trailer?
Venduto il regista honesto.
Sul tema “immaginazione dello spettatore” avrei da aprire enciclopedie con tagliacarte multipli;)
Questa volta passo, non siamo assolutamente sulle mie corde, bella la rece invece.
Piccolo OT: è uscito il trailer del prossimo film sci-fi targato Luc Besson, buttateci un occhio. Estetica riciclata da mille cose però è materia nostra.