22 gennaio 1940 – 27 gennaio 2017
In un’epoca in cui queste cose non erano all’ordine del giorno, John Hurt accettò di prendere allegramente per il culo se stesso e la scena, nel bene e nel male, più famosa della sua filmografia in Balle spaziali. Testamento perfetto di un artista dotato di grande umiltà e senso dell’umorismo, uno che non ha mai disdegnato ruoli in film popolari né li ha mai considerati inferiori a quelli “d’autore”.
Pur essendo stato un grandissimo, John Hurt è uno di quegli attori che quando ne pronunci il nome devi anche stare a spiegare chi è ai più, ed è incredibile come, sfogliando la sua filmografia, ci si renda conto di come sia stato “protagonista” relativamente poche volte. Una di queste in un film per nulla calcistico come The Elephant Man di Lynch, che citiamo giusto per ricordare la sfiga di essere stato candidato all’Oscar in un ruolo in cui il pubblico generalista manco lo riconosce.
Nella sua carriera è stato una vittima dell’oppressione in Orwell 1984, un despota in V per Vendetta e Snowpiercer, Aragorn, il papà di Hellboy, ha recitato in Fuga di mezzanotte, Osterman Weekend, Contact, La talpa, una manciata di Harry Potter, ma anche in Frankenstein oltre i confini del tempo, Lost Souls, Outlander – L’ultimo vichingo e in Hercules: Il guerriero accanto a The Rock. E poi ovviamente in Alien, c’è bisogno di dirlo? Siamo certi che Hurt teneva più stretti a sé altri momenti della sua carriera, perché lì, in fondo, si limitava a morire male di una brutta congestione. Ma è altrettanto vero che quella scena e il suo impatto sulla cultura popolare non lo hanno mai tormentato né disturbato, altrimenti non l’avrebbe perculata con così tanta classe in Balle spaziali. Buon viaggio, Kane.
no. proprio no. non è giusto.
Ed è stato il War Doctor
Oh, ecco diciamolo
Era uno spasso riconoscerlo quando appariva all’improvviso in scena in film in cui non te lo saresti aspettato. Sono affezionato molto alle sue partecipazioni anche in Tinker Tailor Soldier Spy e, ebbene sì, al suo ruolo in Indiana Jones e il Regno del teschio di cristallo. E poi che bellissimo Dottore è stato il suo: il meno divertente, ma quello che davvero aveva tutte le cicatrici della guerra del Tempo. Che grande, grande attore.
Un attore straordinario capace di far dimenticare qualunque distinzione tra cinema di genere e cinema d’autore. La sua interpretazione che ho nel cuore e’ quella di Orwell 1984, ma era davvero sempre un piacere vederlo spuntare fuori nei film piu’ diversi e inaspettati. Quasi non ci credo che non succedera’ piu’.
Io pure lo ricordo grandissimo in quel grande film.
Mi piacque anche il suo Cancelliere Sutler in V for Vendetta, per quanto semplificato rispetto al personaggio della graphic novel – che però resta inferiore al film, con buona pace dei nerd che si stracciano le vesti.
Ho letto bene? Il film di McTeigue è meglio della graphic novel di Moore? Davvero credi che uno slogan populista per esaltati pentastellati sia meglio di un capolavoro come il “V per vendetta” cartaceo? Per carità, di per sè il film è pure discreto (in certi punti persino buono), ma rimane comunque un progetto fallito miseramente vista il tipo di fumetto(romanzo, più che altro): una trasposizione cinematografica calcista di un’opera che di calcista non ha una ceppa.
Dell’opera originale apprezzo la maggiore complessità e l’approfondimento e la sfaccettatura dei personaggi.
E il suo essere molto meno ruffiana… due cose per tutto: Ivy fa la puttana (o almeno ci prova) e non l’innocente passante, e V non lotta per la giustizia (anzi la rinnega), ma per l’anarchia. Ma ce ne sono mille altre. Il film è più “rassicurante”.
Però, appunto, lo hai detto tu, è calciabile. La GN invece in molti punti annoia, perde di ritmo e apre troppe sottotrame: probabilmente in quanto nata come storia a puntate, mentre io l’ho letta in una unica raccolta. Ci sommo che non mi piaccioni per un cazzo i disegni di Lloyd, mentre il film visivamente è perfetto.
Concordo riguardo i disegni di Lloyd: sono confusionari e informi, sembrano delle chiazze di colore e la scelta del bianco e nero non fa altro che rendere la lettura ancora più impegnativa. Però bisogna ammettere che il film é molto più semplice, molto più lineare seppure più spettacolare. L’unica analogia la si ritrova nei personaggi che, come hai scritto tu, sono caratterizzati in maniera completamente diversa, e nella missione di V. Lo so, sarò pure paranoico, ma l’unico modo per apprezzare il film é considerarlo un progetto originale (di fatto lo è), non attinente all’opera letteraria.
Bravissimo, prendendo i film come opere a sé stanti si evitano molti mal e ci si gode di più sia l’opera originale che la trasposizione ;) .
Comunque l’accusa di fomento al grillismo è ingiusta: il film uscì molto prima dell’esplosione del fenomeno grillino, che se ne appropriò a posteriori con le maschere, le citazioni a cazzo e tutto il cucuzzaro.
E vi dirò: non era niente male neanche nel film di Baricco (Lezione 21)
*anche
Lo ricordo in 1984.
Condoglianze