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recensioni

Dalla Cina con Besson: The Warrior’s Gate

Stanlio Kubrick
di Stanlio Kubrick | 08/02/201720

Ve lo ricordate Cockneys vs. Zombies?

Era… carino, credo? Uscì in quel periodo in cui era tutto vs. Zombies e doveva fare tutto ridere a tutti i costi, ma quantomeno puntava su un umorismo lievemente più raffinato della media e una certa cura nella messa in scena. Niente per cui tirare su il telefono e chiamare Matthias Hoene per coinvolgerlo nei tuoi piani di conquista del mondo passando per la Cina, ma comunque carino, credo.

Luc Besson, che è pazzo, un giorno ha tirato su il telefono e chiamato Matthias Hoene per coinvolgerlo nei suoi piani di conquista del mondo passando per la Cina, e gli ha dato da girare una sua sceneggiatura, The Warrior’s Gate, di un film che fa parte di una prevista tripletta co-prodotta dalla sua Europa Corp. insieme alla cinese Fundamental.

Ora non voglio necessariamente diventare politico, ma è qualche anno che l’industria dell’intrattenimento americana si annusa parecchio il culo, creativamente parlando. Questa storia che lo spazio creativo deve necessariamente uscire dai confini dei novanta minuti e allargarsi alla dimensione del franchise per avere speranza di sopravvivere sta paradossalmente tagliando le gambe a tutte quelle “avventure anni Ottanta” che continuiamo a celebrare in, ehi, franchise di grande successo ma che, di fatto, non verranno mai resuscitate nella loro forma originale. Voglio dire, chi oggi tirerebbe fuori cinquanta milioni di euro per fare La storia infinita senza la garanzia di avere già in tasca anche La storia infinita 2, 3 e lo spin-off animato sul Fortunadrago?

I cinesi, ecco chi. Sigla!

(giuro chenon mi viene in mente niente di adatto. Vabbe’ tenete, ascoltate qualcosa di bello)

The Warrior’s Gate è una favola di integrazione e reciproca comprensione tra due mondi distanti, sì, ma che possono ascoltarsi, capirsi e magari persino amarsi, alla fine della fiera. Non è neanche agenda politica, piuttosto genuino entusiasmo: che bello, amici, girare insieme questo baraccone con i mostri e le spade e la magia e le lezioni di vita impartite tramite il kung fu e il tai chi! È un film che ha messaggi positivi per tutti, talmente impegnato a sprizzare positività che molti di voi potrebbero, giustamente, abbandonare la nave prima della fine del primo atto. Perché, e qui chiariamo subito un potenziale equivoco che sarà di un certo interesse per molti di voi, The Warrior’s Gate non è un film di botte e mostri. È un’avventura per ragazzi, durante lo svolgimento della quale compaiono occasionalmente anche botte e mostri.

E quindi bisogna apparecchiare la tavola. Bisogna farci conoscere il protagonista Jack e farci sapere che gli piacciono i videogiochi, che vive con la mamma e hanno problemi economici, che ci sono i bulli che lo bulleggiano senza motivo. Jack è una bizzarra versione cool del classico sfigato dei film con i ragazzini e le avventure: è bellino, è un bravo ragazzo, la mamma gli vuole bene*, ha persino un lavoretto nella bottega di un tizio cinese, che gli impartisce sentenze filosofiche mentre gli fa spostare scatoloni.

No, davvero. Siamo all’ABC che sfocia nell’autoparodia. Grammatica di base. Spielberg 101. Però si divertono tutti un sacco.

Metti la c

La prima accelerata la dà l’arrivo dell’elemento etnico – per noi; per il pubblico cinese, l’elemento etnico è questa America senza tempo di ragazzini che girano in bici e centri commerciali e villette con giardino che Besson e Hoene scrivono e mettono in scena con la faccia tosta di chi vende stereotipi perché funzionano – elemento etnico, dicevo, rappresentato dall’imperatrice Su Lin, piombata sulla Terra insieme alla sua fidata guardia del corpo il guerriero Zhao per sfuggire alle malefiche grinfie dei terribili scagnozzi di Arun il Crudele, il vichingo del Nord, che vuole sposare l’imperatrice e poi ucciderla per diventare il padrone totale supremo del mondo o qualcosa di simile. Perché è piombata sulla Terra? Perché è sulla Terra che si trova THE BLACK KNIGHT, il grande cavaliere che potrà proteggere l’imperatrice e che guarda caso è anche il nome dell’avatar del protagonista Jack nel suo videogioco preferito.

Ora, non è la prima volta che Besson si cimenta nella creazione di mitologie più o meno farlocche, si vedano per esempio i Minimei del cazzo, un’idea tutto sommato accettabile rovinata da due (tre? boh) sequel progressivamente più ripiegati su loro stessi. Con The Warrior’s Gate, però, il ragazzo non ci prova neanche, e abbraccia l’assurdo con la stessa aria rassegnata che teneva in piedi e rendeva incredibilmente divertente quella cazzatona che era Lucy.

E lui è Dave Bautista.

Non c’è nulla che non sia sopra le righe, tanto che più di una sequenza sfocia nel campo della parodia nel senso melbrooksiano del termine, con la stessa propensione di tutti ad accettare le situazioni più paradossali senza sollevare obiezioni – l’umorismo è spesso basico, ma quando l’assurdo è approcciato con questa serietà, con questa faccia di bronzo, diventa contagioso. Nessuna sceneggiatura che contiene una scena con l’imperatrice che va al centro commerciale, scopre quant’è buono il gelato, si veste da adolescente e balla la break dance potrà mai essere davvero “buona”, ma…

… a proposito, l’imperatrice! Che verrà presto rapita e riportata nel suo mondo. Stacco, il nostro Jack salta nel cesto magico e si ritrova nel di lei mondo. C’è anche il guerriero Zhao. Insieme salveranno la principessa. È così semplice. L’imperatrice, comunque, è Ni Ni, che una volta fece I fiori della guerra con Batman. Lei è bella in un modo che non ha senso.

Spero che mi perdonerete i codini.

Spacca anche i culi, in ossequio a un pubblico occidentale attento a queste cose, ma alla fine della fiera finisce per ricoprire il sempre rassicurante ruolo di principessa in pericolo, il che fornisce a Jack un incentivo dagli occhi dolci a superare le sue paure e diventare un eroe come nel suo videogiuoco. Non ha nessun senso guardare The Warrior’s Gate per restare stupiti, va tutto come immaginate che andrà.

Però c’è una scena in cui Jack e Zhao incontrano una strega che sta cucinando le patate in mezzo a un ponte sospeso nel vuoto e invece di passare intorno alla pentola e proseguire cominciano a discuterci perché le dicono che è in mezzo ai coglioni e questo si risolve in un combattimento di dieci minuti con la strega che si teletrasporta in giro e un sacco di gente sospesa nel vuoto in quel modo che poi se va male ti porta alla morte.

Sto dicendo che è un circo e che Besson ha azzeccato quasi tutte le gag, che non potendo puntare sul gore come per Cockneys vs. Zombies Hoene opta per le coreografie spettacolari (o, ancora una volta, la versione per scemi occidentali di quelle che crediamo siano le coreografie spettacolari dei film cinesi?) e riesce tutto sommato a tenere alto il ritmo pur senza virtuosismi, e già che ci siamo che Dave Bautista si sta reinventando come una sorta di The Rock dei poveri e io gli voglio un sacco di bene.

Quella nella foto non è Dave Bautista.

Non è che The Warrior’s Gate sia un film trasformativo, è che dovete scusarmi ma ho sempre sognato di scrivere trasformativo, qualsiasi cosa significhi. È che in un mondo ideale di film del genere ne uscirebbero due o tre all’anno, regalerebbero un paio d’ore di divertimento a chi vuole godersi una roba avventurosa e tutto sommato ben confezionata e creerebbero un substrato dal quale, una volta ogni tanto, spunterebbe un capolavoro. Secondo Luc Besson questa cosa oggi non si può fare in America ma si può fare in Cina**. Se volete ne discutiamo.

DVD quote:

«Tipo La tigre e il dragone, solo che non ti rompi il cazzo!»

>> IMDb | Trailer

*se dobbiamo cominciare a importare i nostri giovani in Cina e farli poi tornare in patria più ricchi e più bravi è meglio fare un po’ di pubblicità per preparare il terreno.

**secondo il botteghino cinese, invece, no.

Stanlio Kubrick
Autore del post: Stanlio Kubrick
"No matter. Try again. Fail again. Fail better."
D
k

Tags: dave bautista, europa corp, il the rock dei poveri, l'incontro tra due culture diverse ma in fondo così simili, Luc Besson, ni ni, rifare gli anni ottanta, spielberg 101, the warrior's gate

20 Commenti

  1. supertramp 08/02/2017 | 10:18

    A me ‘sta cosa che bisogna fare un film in Cina per metterci un po’ d’avventura o dei combattimenti solo per il gusto di divertire, senza pianificare progetti infiniti, mi sembra una stronzata. Come in Transformers 4 che per far tirare due pugni a Mark Wahlberg, Bay ha aspettato le scene in Cina, cazzo è profondamente stupido.
    Besson gioca a fare l’asiatico al cinema da sempre, questo per me a portato cose belle e cose molto brutte, comunque lo screen-shot con
    Dave”non sarò mai Tong Po”Bautista sembra uscito da quella stronzata di RZA, anche quello con la malattia del voler fare i film come i cinesi senza esserne capaci.

    Rispondi
    • Axel Folle 08/02/2017 | 12:09

      Ultimamente sto recuperando un sacco di roba targata Europa Corp, toccherà vedere anche questo.

      La chiusa finale sugli incassi mi ha ucciso.

    • supertramp 10/02/2017 | 19:04

      Beh ok, Besson era davvero uno importante quando alternava produzioni di film con Jet Li e Statham da protagonisti, ma ormai conta davvero poco, per me è in caduta libera da troppi anni.
      Poi se penso alla colossale figura di merda con Carpenter non è proprio più credibile.

    • Axel Folle 10/02/2017 | 22:55

      No aspetta, tu parli sotto un profilo qualitativo o economico? Perché se si parla di bei film targati EC li possiamo contare sulle dita ma se si parla di successi economici e di mode lanciate c’è poco da riproverargli.

    • supertramp 11/02/2017 | 10:36

      Intendo la qualità dei film, da un punto di vista ovviamente personale.

    • Axel Folle 11/02/2017 | 15:18

      Beh però è sempre stato uno discontinuo Besson (eufemismo), sia come produttore sia come regista. Dietro la macchina da presa ha azzeccato 2 film (Nikita e Léon ovviamente anche se io sono un fan de Il Quinto Elemento), come produttore, di film buoni io ci metto dentro: “Kiss Of The Dragon”, “Wasabi”, “Danny The Dog”,”Taken”, “Be Kind Rewind” e a parte “Revolver” di cui probabilmente sono l’unico cultore.

  2. Barone Zelo 08/02/2017 | 12:20

    Ma solo io leggendo la recensione ho pensato a questo? https://it.m.wikipedia.org/wiki/Il_regno_proibito

    Rispondi
    • obbo 15/02/2017 | 09:46

      No è uguale. C’è il negozio di anticaglie cinesi, il nerd bullizzato, il fatto di trovarsi improvvisamente nella Cina imperiale e pure che il ragazzino ha imparato il kung fu nel viaggio e quando torna gli serve gli serve a menare i bulli. La differenza è che in quello americano menano meglio, c’è un filino più di logica (tipo che il protagonista il kung fu fa almeno finta di studiarlo) e addirittura un goccino di sangue

    • supertramp 15/02/2017 | 11:24

      La grossa differenza e che il Regno Proibito è un film fatto da occidentali, sì con due star asiatiche, ma comunque studiato per un pubblico di occidentali, mentre The Warrior’s Gate è fatto da occidentali per un pubblico asiatico che, ovviamente, non ha apprezzato. Tutte le somiglianze tra i due film sono l’ennesimo indizio che Besson ha finito le idee da tantissimo, ma ancora rubacchia in giro pensando che nessuno se ne accorga.

  3. tommaso 09/02/2017 | 03:19

    Mah. La rece un po’ mi ha incuriosito, ma poi ho visto il trailer ed e’ finita ogni curiosita’.

    Nel genere “occidente che va verso l’oriente” aveva piu’ senso che recensiste Kubo, sempre fantasy per ragazzi, ma che almeno e’ bello.

    Per altro tutti i film della Laika sono molto calciabili.

    Rispondi
    • Stanlio Kubrick 09/02/2017 | 12:36

      Sono d’accordo, Kubo è bellissimo. Non abbiamo però un buon rapporto con l’animazione come avrai notato (nel senso che in genere non la copriamo), altrimenti avremmo dovuto coprire anche Zootopia, che di fatto è un buddy cop di Shane Black animato.

      Di Laika anche ParaNorman e Boxtrolls sono effettivamente calciabili e copribili. Coraline invece per me è una puzzetta da ignorare con violenza.

    • Rocco Alano 09/02/2017 | 15:27

      “Coraline”, nel finale, aveva scene abbastanza disturbanti per un cartone.

  4. Kurtz Waldheim 09/02/2017 | 20:26

    Io quasi sempre mi annoio a morte con l’animazione occidentale (saranno le canzoncine, saranno le gag tarate sul livello di un bambino scemo americano di tre anni …) ma Coraline l’ho davvero apprezzato molto. Bello e ben fatto.

    Rispondi
  5. Stanlio Kubrick 10/02/2017 | 09:12

    Devo purtroppo essere that guy e dire che a me Coraline non è piaciuto perché è una versione sciacquata e non particolarmente inquietante del romanzo da cui è tratto.
    Scusatemi :-(

    Rispondi
  6. Axel Folle 10/02/2017 | 12:09

    Sei perdonato Stanlio :*. Scherzi a parte Coraline per me è un buon film.

    Comunque volevo vedermi sta cazzatona prodotta da Besson poi mi sono buttato sul trailer e mi è scesa subito, per di più non l’ho trovato in stream, però è rimasta la voglia di vedermi roba con tracce “fantasy” e mi sono sparato una maratona di: Sospesi Nel Tempo (che film della MADONNA), Willow, Excalibur (<3) e oggi chiudo con Legend. Bam.

    Rispondi
  7. Stanlio Kubrick 10/02/2017 | 12:12

    Con tutto il divertimento che questa cacatona mi ha regalato, se hai preferito Sospesi nel tempo e compagnia hai fatto comunque solo bene.
    Mettici anche Labyrinth però nei rewatch, che è il film più bello di tutti i film.

    Rispondi
    • Axel Folle 10/02/2017 | 17:09

      Solo amore per Labyrinth <3

    • Barone Zelo 13/02/2017 | 14:17

      Magari per il prossimo blocco Ladyhawke, Krull, Dragonslayer, Dark Crystal, La storia fantastica, Nel fantastico mondo di Oz, La storia infinita, Le avventure del barone di Munchausen, I banditi del tempo e Conan 82 per il prossimo blocco?

  8. Akira Kuriosava 10/02/2017 | 16:57

    Che apparte tutto, è The Rock ad essere il Batista discount.

    Rispondi
  9. Albi 11/02/2017 | 12:14

    ” Lei è bella in un modo che non ha senso.” Stanlio, è roba tua? Perchè nel caso chiedo il permesso di fregartela alla prima occasione (e, sì, condivido)

    Rispondi

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