Nel luglio del 2006, la carriera di Mel Gibson subisce un brusco stop. Fermato dalla polizia per guida in stato di ubriachezza, Mel aveva dato in escandescenza e urlato un paio di frasi dallo stampo esplicitamente antisemita. A nulla erano servite le sue seguenti pubbliche scuse, che citavano ovvia scarsa lucidità, alti livelli di stress e gravi problemi di alcolismo che duravano da oltre vent’anni: Hollywood lo mette nella cosiddetta “lista nera”. Sua moglie aveva iniziato le pratiche per la separazione letteralmente il giorno dopo. Si erano sposati 26 anni prima, poco dopo le riprese del primo Mad Max, quando Mel era ancora un completo sconosciuto, e avevano avuto sei figli: una rarità estrema nel cosiddetto star system, in cui Mel era spesso evidenziato come l’eccezione con una relazione sentimentale solida, duratura e per nulla glamour.
Nel 2010 un altro incidente pubblico: Mel è nel mezzo di una relazione burrascosa con la cantante Oksana Grigorieva, dalla quale aveva avuto una bambina l’anno prima, e viene registrato mentre le rivolge insulti particolarmente pesanti al telefono.
Signori della giuria: non siamo qui per giudicare Mel Gibson uomo, una persona che quasi nessuno di voi ha incontrato, sulla base di fatti ai quali quasi nessuno di voi ha assistito.
Non siamo nemmeno a un processo a dirla tutta, quindi non so neanche perché vi ho chiamati “signori della giuria”.
Se vi scorrete la pagina Wikipedia del signor Gibson, vi trovate davanti a un incubo per manichei: un’alternanza di fatti e dichiarazioni deplorevoli, seguiti da comportamenti noiosamente esemplari, occasionali guizzi commendevoli, un’attitudine generale che mostra la sua preferenza, spesso frustrata, a voler volare sotto ai radar per quanto riguarda la sua vita extra-cinematografica.
Uno ci può davvero leggere quello che vuole in questa vicenda: bilanciare fatti e punizioni e divertirsi a sentenziare (lo fanno tutti, è irresistibile, se volete dopo gioco anch’io), o magari evidenziare l’ennesimo caso di plateale ipocrisia dove a) come fai a bandire uno per 10 anni dopo che ha urlato una frase razzista a una mentre era visibilmente stressato, incazzato e ubriaco oppure b) se sapevi perfettamente che era un razzista e consideri quello sfogo soltanto come la classica goccia che fa traboccare il vaso, perché di colpo lo bandisci per 10 anni solo adesso dopo che nei precedenti 20 ti sei goduto senza fiatare gli incassi multimilionari dei suoi blockbuster (anche questo è facile e divertente e in più ci fa sembrare dei fini pensatori).
MA a noi, in questa sede, tutta questa storia interessa esclusivamente per le sue conseguenze cinematografiche.
E le sue conseguenze cinematografiche sono che Mel Gibson, durante il boicottaggio delle grandi occasioni (che incluse il divieto di una comparsata in Una notte da leoni 2, sapete no, il sequel di quel film che aveva ingaggiato lo stupratore certificato Mike Tyson nel ruolo di se stesso in versione buffa), ha dovuto interpretare una quantità francamente imbarazzante di scene o interi ruoli che commentavano o in qualche modo richiamavano, in modo metaforico, sottile o diretto, le sue reali sventure.
Mel non ha poi goduto di un comeback particolarmente fragoroso: di base si è barcamenato in ruoli semi-identici di ex-disgraziato alla riscossa, o riciclato villain in un paio di film sfigati (Expendables 3 e Machete 2).
Diciamo che il suo umile, paziente, silenzioso volo sotto ai radar (come piace a lui) alla lunga ha pagato.
E alla fine ha trovato il progetto perfetto e i fondi necessari per tornare alla regia in grande stile.
Hacksaw Ridge è basato su una storia vera che non conoscevo e sottovalutavo.
Purtroppo negli ultimi tempi l’accoppiata Peter Berg / Mark Wahlberg (che aldilà di ciò che sto per dire stimo a pacchi) ha sdoganato un nuovo tipo di agiografia: l’elogio epico di atti dall’eroismo francamente un po’ fumoso. Lone Survivor: alcuni soldati compiono un grave errore strategico (in una situazione moralmente ambigua, se non altro) e devono difendersi da un numero di nemici che si moltiplica esponenzialmente ogni volta che l’autore delle memorie da cui è tratto lo deve raccontare di nuovo. Deepwater Horizon: operai causano il più grave disastro ambientale della Storia dell’Umanità e, uhm, scappano in tempo per salvarsi almeno loro? Dall’imminente Patriots Day non so che attendermi, sull’attentato a Boston non mi risulta che girino fatti di cronaca particolarmente straordinari, spero di sbagliarmi.
Hacksaw Ridge, di facciata, ignorando il contesto reale e basandosi unicamente sul trailer, parla semplicemente di un tizio che ha rotto i maroni a tutti quanti per poter andare in guerra senza fucile a salvare americani invece che sparare giapponesi.
“Chemminchia significa?”, mi chiedevo.
Il film (ma anche Wiki, per chi ha fretta) per fortuna risponde.
Si narra la storia di Desmond Doss, il primo obiettore di coscienza ad essere premiato, nel 1945, con la Medaglia d’Onore per meriti straordinari sul campo di battaglia.
Desmond Doss fu anche, apparentemente, il primo obiettore di coscienza ad ottenere che chi si arruola per fare il medico non debba svolgere anche l’addestramento all’uso del fucile, fin lì obbligatorio per tutti. Questo ovviamente gli viene riconosciuto dopo che il nostro aveva già subito bullismo pesante e, più pericolosamente, una denuncia alla Corte Marziale per insubordinazione.
Una volta ottenuto di partecipare alla missione in Giappone, Doss rimase sul campo di battaglia a salvare ostinatamente un compagno dietro l’altro rimanendo sotto il fuoco nemico anche quando il resto del battaglione si era già ritirato, e portando in salvo circa 75 vite.
L’appeal per Gibson è plateale: si tratta di una storia che mischia sacrificio, violenza e integrità religiosa.
Una storia che più classica non si può, e che quindi va girata in modo estremamente classico, come Braveheart, e lavorare di semplici cause effetti e sostanza lasciando ogni inutile ambiguità da parte.
La prima cosa che mi ha intrigato è quindi cosa si sceglie di spiegare e cosa no.
Nella prima parte vediamo Desmond da ragazzino, e un episodio chiave che spiega la sua avversione alla violenza: mentre si mena con suo fratello (e il padre calma la moglie con una frase storica: “lasciali fare, così dopo ci basta punire quello che vince”) si lascia trasportare un po’ troppo e gli spacca una mattonata in testa, rischiando di ammazzarlo. L’improvvisa consapevolezza del gesto gli piomba addosso come uno shock.
Desmond cresce quindi estremamente religioso e, anche per merito dei ricordi dolorosi del padre reduce dalla prima guerra mondiale e motivi aggiuntivi che ci verranno spiegati successivamente in flashback, rigorosamente non violento. Trova l’amore con una bella infermiera dopo alcune fra le scene di corteggiamento più patetiche dell’anno (ma meno di quelle di Amazing Spiderman), e infine si arruola.
Perché si arruola?
Questo non ci viene spiegato. “Perché lo fanno tutti quelli che conosco”, continua a ripetere Desmond. “Perché quando ho visto l’attacco a Pearl Harbour io, come tutti quanti, ho sentito che era la cosa giusta, l’unica cosa da fare”, insiste. A differenza della sua avversione per la violenza, che va spiegata attraverso traumatici episodi chiave, la sua estrema foga di andare in battaglia, di andare in prima linea con tutti, e di resistere a qualsiasi angheria pur di non cedere sulle proprie convinzioni (arriverà a bidonare la fidanzata che lo aspetta sull’altare e a rischiare diversi anni di prigione come traditore pur di non compromettere i suoi princìpi) non ha bisogno di particolari giustificazioni. Nessuno, fra i personaggi in campo, ha dubbi sul concetto o l’utilità della guerra, nè sul fatto che i giapponesi siano “il diavolo” e quindi in quanto tale eccezione plausibile, o come minimo trattabile, ai comandamenti della religione cristiana (cosa che lateralmente mi ricorda un po’ il recente dibattito sul “can you punch a nazi?“).
La prima parte del film si appoggia quindi su un canovaccio tradizionale e sui diversi topoi del genere come se fossero binari da cui non si ha la minima intenzione di deviare, in cui la preoccupazione maggiore è spiegare i principi morali che Desmond non vuole tradire, il modo umile ma inflessibile in cui li vive, e i sacrifici che è costretto a sopportare pur di non comprometterli.
Il feeling è quello del film anni ’50, ma non in senso nostalgico/citazionista: Gibson è sinceramente fermo e appassionato a quel modo di raccontare, a quel particolare respiro, ed è questa evidente sincerità – nonché una mano solidissima – a fargli guadagnare punti in più che ad altri non concederemmo. Perché è facilissimo lasciarsi confondere dalla sua storia e situazione personale, ma Mel è qua per raccontare, non per predicare.
Poi si arriva in Giappone, e comincia un altro film.
Il titolo “hacksaw ridge” si riferisce alla grande scarpata Urasoe-Mura che si trova in riva all’oceano nell’isola di Okinawa.
I soldati della 77ª Divisione di fanteria, di cui Desmond faceva parte, erano sbarcati sulla spiaggia e dovevano arrampicarsi per il dirupo, sopra il quale i giapponesi li attendevano per ricacciarli indietro.
L’impresa era ardua, e furono inizialmente costretti a ritirarsi dopo un numero consistente di perdite.
Si ritirarono tutti, tranne Desmond.
Nascosto tra i massi, il nostro rimase sul campo di battaglia a sfidare il fuoco nemico e cercare feriti da portare in salvo e calare uno a uno giù dal dirupo, dove gli altri erano accampati e disponevano di tendone-infermeria. L’atto di incredibile coraggio e dedizione li ispirò a ritentare l’assalto, stavolta con successo.
Qui è dove Mel Gibson dà il meglio di sè.
Qui è dove qualcuno dev’essere andato da Mel a dirgli “che faccio, vado di camera a mano tipo Spielberg in Salvate il soldato Ryan, o Greengrass, o tutti gli altri registi dallo stile moderno che cercano il senso di immersione caotica?” e Mel ha risposto “Ma checcazzo dici, hipster demmerda”.
Mel non ha bisogno di queste diavolerie tecniche che usano i giovani per farsi belli.
Mel sa trasformarti la guerra in un inferno improvviso, un horror, una grandine di proiettili volanti che colpiscono senza suonare al citofono, che seccano indistintamente comparse e personaggi importanti con la stessa rapidità. Proiettili, bombe e lanciafiamme che uccidono, sfregiano, squartano le budella, storpiano con la crudeltà di un montaggio adrenalinico pieno di coreografie dense e precise, l’occasionale rallenty, la pioggia, il fango, le fiammate. E il tutto con un controllo, un respiro e una pulizia coreografica che al giorno d’oggi bisogna andare in Oriente per trovare un altro che anche solo ci provi.
I giapponesi sono letali e anonimi come gli indiani dei vecchi western (o i piloti russi col casco integrale in Top Gun). Hanno uno slancio di indegna vigliaccata a cui segue l’unica scena veramente dedicata a loro, in cui il loro generale esegue il conseguente suicidio rituale. Desmond salva anche un paio di loro, più che altro per non pensarci troppo. Io mi sono ritrovato a pensare che forse l’arruffianamento ai capitali cinesi passa anche per “hey, anche noi trattiamo malissimo i giapponesi nei nostri film!”.
Ma Mel non emette necessariamente giudizi: i personaggi li vedono così, il contesto li esige così, non è la loro storia, è la storia di persone che li vedono come “diavoli”, ma di cui sono altre le cose che si vogliono raccontare.
La guerra è solo contesto, gli avversari sono solo pretesti: quello che importa è che un uomo era fermamente convinto delle proprie idee, ha sopportato e combattuto affinché venissero rispettate e poi ha dato letteralmente tutto se stesso, “above and beyond the call of duty” (“ben oltre i propri doveri”, come recita la definizione della Medaglia d’Onore), affinché si tramutassero il più possibile in fatti concreti.
Ci sono forse due scene che forse spiccano su tutte come un pelino più pacchiane del resto.
Una è il montaggio su Desmond che salva vite a ripetizione e dopo ognuna, stremato, si ripete “Please God, help me get one more” (“per favore Dio, fammene salvare un altro”). È il mantra che il vero Desmond Doss racconta di essersi ripetuto realmente per darsi la forza di continuare.
L’altra scena l’avete vista nel trailer: tirano una granata, e il nostro protagonista la respinge con una sforbiciata alla Cristiano Ronaldo. Si dice che siano diversi gli aneddoti che Desmond racconta ritenuti troppo esagerati per essere inseriti nel film: questo dev’essere uno di quelli che ha superato il filtro al fotofinish.
Fa tutto parte dei problemi delle biografie: certe volte la vita sa essere più incredibile di quanto siamo disposti a riconoscere (oppure Doss era un mezzo cazzaro, ma cercate informazioni su di lui, ha un tale elenco di sfighe, sofferenze, medaglie e imprese certificate che lo perdoneresti anche se raccontasse di aver fermato una pallottola coi denti).
Gennaio 2017: per una serie di ragioni culturali/opportunistiche aperte al dibattito, ma per meriti artistici che solo un pazzo contesterebbe, Hollywood decide di perdonare ufficialmente Mel Gibson.
Il perdono ufficiale, nel mondo di Hollywood, si chiama “6 nomination agli Oscar”, fra le quali quella di Miglior Regista.
La sua candidatura non fa rumore, non è il favorito, e il gossip preferisce concentrarsi su quell’altro film che ha avuto un sacco di nomination in più ma di cui non mi ricordo il titolo, e sul contare calcolatrice alla mano se il livello di rappresentanza delle minoranze è accettabile oppure no.
Ma c’è.
Alla fine di tutto io vi consiglio di vedere questo Hacksaw Ridge per due motivi principali:
1) è davvero raro e rinfrescante di questi tempi vedere un film che incarna letteralmente stili e valori di una volta piuttosto che omaggiarli o scimmiottarli strizzando l’occhio, e che lo fa con tale padronanza;
2) Mel Gibson è un regista della madonna che gira come ne sono rimasti pochissimi, e che le scene di guerra, se proprio, valgano anche da sole.
Vostro Onore, è tutto.
DVD-quote:
“Film dell’anno”
Nanni Cobretti, i400calci.com, febbraio 2017
Con tutto il bene che voglio a Mel Gibson – e gliene voglio un casino, con quel sorriso un po’ così e quei film de cristo gli perdoneresti tutti i rant telefonici di questo mondo – penso che Hacksaw Ridge sia una troiata senza pari (forse We were Soldiers, ma neanche). Per via di Garfield, del classicismo pacchiano della messa in scena, di Garfield/Doss che viene sollevato controluce e in posa cristologica sulla barella (altro che calci volanti alle granate), dei giapponesi abbozzati come i soliti cagariso mostruosi che però guarda te hanno il senso dell’onore e di scene di guerra che saranno pure furiose ma non toccano un dente alla violenza totalizzante – e per quanto mi riguarda imbattuta – di Saving Private Ryan (qui CGI, lì no CGI).
con gibson, di genere, ricordo ancora il grande we were soldiers.
questo lo vedrò sicuramente ma a prescindere se mi piacerà o meno sono contento dell’ottimo riscontro di critica e pubblico.
dai forza, mel, ora sotto con quel film sui vichinghi che ci hai promesso da una vita…
minchia….Mel + i Vichinghi + il Cristianesimo….che gran film ne uscirebbe!
Comunque anch’io lo vedrei premiato agli Oscar piuttosto che quella palla moscia ballerina di L….com’è che si chiama?!?!? We Were Soldiers? secondo me da annoverare tra i film definitivi sulla guerra del vietnam insieme ad Hamburger Hill
Cazzo il film sui Vichinghi lo sto aspettando da 10 anni, maledette lobby hollywoodiane demmerda che hanno sabotato Mel per tutto sto tempo !!!
L’influenza delle hipsterate alla Spielberg purtroppo si vede: Okinawa dai colori desaturati e il montaggio frenetico ci sono, ma è vero, c’è anche molto più controllo.
Per il resto concordo: film classico e classicista, ma che ci sta tutto, riesce a non essere mai davvero pedante o ridondante. E Garfield, fanculo a chi non concorda, è un signore. E Gibson pure. E se agli Americani fa specie che un tizio ubriaco e scazzato diventi razzista, si meritano tutti i Trump di questo universo.
OT: Che poi grazie al cazzo che finiscono per votarlo: la società ti dice che devi conformarti al bigottismo finto progressista, sennò sei una merdaccia e tu, in risposta, voti un tizio a cui frega nulla di niente.
cazzo c’entra Spielberg con gli Hipster scusa?
l’accostamento forzato Spielberg/hipster è proprio la classica cazzata da hipster
Visto che nel pezzo si diceva che è da hipster rifarsi ad uno stile di regia vecchio di quasi 20 anni.
Non diceva proprio cosi…
“Qui è dove qualcuno dev’essere andato da Mel a dirgli “che faccio, vado di camera a mano tipo Spielberg in Salvate il soldato Ryan, o Greengrass, o tutti gli altri registi dallo stile moderno che cercano il senso di immersione caotica?” e Mel ha risposto “Ma checcazzo dici, hipster demmerda”.”
Visto ieri, film molto buono con una regia ineccepibile. Gibson in formato Oscar.
pssst… insubordinazione, non insubordinamento. ;)
insubordinazione
Nessuno si è accorto che tutta la parte del l’addestramento è la sceneggiatura di full metal jacket coi nomi cambiati????? Prima parte noiosa e inutile seconda parte eccessiva…. bocciato :(
Forse perché non hai visto altri film di guerra e non sai che sono TUTTI così perché rispecchiano il modo in cui gli americani si addestrano veramente. Pure Ufficiale e Gentiluomo è uguale, ed è venuto prima. E il sergente di Full Metal Jacket era un vero sergente all’esordio come attore.
Si veda anche, in merito, Biloxi Blues (1988).
Sì ragazzi, tranquilli, quella roba dell’insubordinazione l’ho corretta dopo il caffè.
La prima parte è così stucchevole che Teresa Palmer.
Ma a proposito di Andrew Garfield, niente copertura di Silence? Guardate che anche se può non sembrare calciabile lo è eccome.
Lo spiego in forma di equazione:
MS*(Lt+Ak)^tg=400
dove
MS sta per Martin Scorsese
Lt sta per Liam “telefono” Neeson
Ak sta per Adam “Kylo Ren brutto” Driver
tg sta per torture giapponesi
Perdono per l’off topic.
Silence è un capolavoro assoluto, il miglior Scorsese dai tempi di Godfellas, almeno…
Ed è anche quanto di meno hollywoodiano concepibile oggi come oggi, e infatti lo stanno snobbando/boicottando in tutte le maniere possibili
Io mi sono addormentata mentre lo guardavo. Ma magari perché ero molto stanca. Devo riprenderlo. Vero?
Ma dipende, ci sta che il film possa annoiare e ci sta addormentarsi, eh…il film è obiettivamente lentissimo e in controtendenza rispetto al cinema hollywoodiano di oggi e somiglia molto poco a tutto quello che ha fatto Scorsese…il film Scorsesiano che si avvicina di più è L’ultima tentazione di Cristo, solo che quello là era più “scorsesiano” nel ritmo, nello stile e nella messa in scena, mentre Silence è uno Scrosese prosciugato all’estremo per certi aspetti, ma è un capolavoro della madonna, quindi si, il consiglio è di provare a riguardarlo almeno una volta…
You had me at Cristo.
Archiviato che il parallelismo con FMJ non ci azzecca quasi nulla, il film mi è piaciuto un casino. Se non si è troppo infastiditi dalla retorica religiosa caricatissima (e a me che sono un romantico non ha disturbato quasi mai) il film è di una bellezza rara. Estremamente classico nell’ambientazione e nella messa in scena, in più ci si aggiunge un bonus di truculenza che da un certo colore a certe scene, molto intelligente anche come viene gestita la storia con un incipit infantile seguito poi dalla vicenda da raccontare spezzata però da qualche fantasma del passato che aggiunge molto al quadro generale del presente narrativo, l’ho trovato un modo semplice ma efficace per reggere la narrazione. La qualità più importante in HR per me è l’essere riusciti a centrare costantemente il pathos del racconto, insomma per motivi diversi ci si ritrova sempre ad emozionarsi alla vicenda: sia nei momenti più dolci (pochi) che nel dramma interiore di Doss e infine in quello più generico della brutalità della guerra. Se non è cinema questo ragazzi miei…
Come dicevo, alcuni che hanno visto il film con cui ho discusso l’hanno trovato indigesto e stucchevole per la quantità di retorica, onestamente non posso dargli torto, anche se visto il nome di Gibson alla regia non è certo una sorpresa. Cose che a me hanno infastidito proprio poche, tutti dettagli poi, cito giusto una CG brutta quando i cannoni della flotta navale sparano e il calcio di rovesciata alla granata, per il resto tutto al suo posto.
Ma poi cazzo, non farà malissimo calciare una granata? E’ pur sempre metallo.
Certo, meglio che morire granati è.
Quello che non sopporto è il vedere i capelli fighetti in piega del protagonista ed il suo faccino sporcato tatticamente. È una cosa che in un film di guerra, in un film del genere, in un film di Gibson, proprio NO.
In questa foto si capisce bene cosa intendo:
http://www.ilpost.it/wp-content/uploads/2017/02/hacksaw-ridge.jpg
…ahahah ma LOLlone :D
a me in particolare della recensione è piaciuta l’apertura alla Groucho Marx del secondo paragrafo. mi ha svoltato la giornata.
Film fantastico.
Garfield ha trovato il ruolo della vita: quel corpo e quella recitazione (in originale parla sempre con un filo di voce, persono quando urla!) si amalgamano benissimo con il personaggio e con la vicenda.
Prima parte necessaria e costruita in maniera meno stupida possibile: mi ha ricordato un po’ American Sniper, solo per il fatto di avere un personaggio testardo e caparbio, impossibile da sradicare dalle sue convinzioni.
Poi vabbè arriva la battaglia di Hacksaw Ridge, diretta e montata come Dio (Mel) comanda, che prosegue la funzione narrativa cominciata in precedenza e la porta al culmine. E buona anche l’idea di mettere la controparte action di Doss: se il nostro è quello che salva vite, l’altro è l’inizialmente rivale/Vegeta/Mark Lenders che le termina in maniera spettacolare.
Avete già scritto che Teresa Palmer è calda come le fiamme dell’inferno, pure se fa l’infermierina casta? Bravi.
Esteticamente e calcisticamente è pazzesco, ma io l’ho digerito a fatica. Retorico, pesante, con quella patina da sermone da predicatore televisivo. E’ sicuramente un taglio autoriale per raccontare la guerra ma continuo a preferirne altri narrativamente più asciutti (Eastwood, sempre Eastwood, fortissimamente Eastwood).
+1.
Lone Survivor è un cazzo di filmone. Non ci provate..
Postilla su Mel: continuo a pensare che il suo capolavoro sia Apocalypto. Invecchia da Dio e resta una roba grossa ma grossa ma grossa anche dopo dieci anni e millemila passaggi televisivi.
Potente, potentissimo e sì, potenzialmente eterno a livello di invecchiamento.
Però è inutile, per qualche motivo mi rompe i coglioni.
Questo film contiene Dio a livelli tali che non mi permettono di potermi gustare il film nel suo insieme. Sono comunque contento che sia stato apprezzato, spero si lanci in futuri progetti senza amici immaginari e tiri fuori altri cult come Apocalypto.
Per me è uno dei film per cui la separazione del giudizio sul valore/contenuto/messaggio è stato separato più nettamente dal puro godimento nelle scene d’azione.
In sé questo è un film aberrante, con un eccesso di propaganda cristiana e bellica (tenute insieme fischiettando) da far sembrare Eastwood un moderato molto tiepido. La rappresentazione dei giapponesi, in particolare, è una delle cose più manichee, rozze, offensive e piatte mai viste sullo schermo. A me farebbe fisicamente schifo se vincesse qualcosa agli Oscar (però sarei molto curioso di sentire cosa direbbe Mel nello speech, ovvio nella speranza che si presenti ubriaco).
PERO’ le scene di guerre mamma mia che splatter fest che manda a casa tutto e tutti. Lì ho mandato il cervello a ritirare una raccomandata in posta e mi sono divertito da matti.
Quindi, in definitiva, il prezzo da pagare (soprattutto nella prima metà) è altissimo ma nel secondo tempo si viene compensati con gli interessi e pure con vari bonus a sorpresa (vedi la granata sforbiciata).
Secondo me c’è un grosso punto che probabilmente fraintendi e che ho cercato di spiegare nel pezzo. Questo è solo un film molto semplice che vuole raccontare una cosa sola e non si disturba a raffinare il resto, come un disegno che dettaglia la figura in primo piano e abbozza il paesaggio il minimo indispensabile per non distrarre. Tutti i personaggi americani sono cristiani, Doss non deve convertire nessuno. Deve solo convincerli che la sua obiezione di coscienza va rispettata e che non ci sono dei gran motivi per non farlo: puoi andare in guerra e non sparare ma fare semplicemente il medico, e puoi farlo senza essere costretto a imparare anche a sparare. E che argomenti usa per insistere? Non dice “io credo in Dio meglio di voi” o roba simile, ma dà la colpa a un equivoco in fase di arruolamento e la mantiene su un piano strettamente personale, che il film dipinge come conseguenza di traumi. Non ci vedo propaganda, non c’è un solo ateo in vista a cui fare prediche, alla fine è praticamente una questione di pura burocrazia nel pieno rispetto reciproco. Idem per i giapponesi: chissenefrega? Sono puri strumenti che provocano gli atti di eroismo di Doss. A che altro servono? A nulla. E quindi perché tratteggiarli o renderli complessi? Potevano essere alieni ed era uguale, al film non interessava, erano in un certo senso off topic.
Capisco il ragionamento, ma il punto è proprio che non è un film di alieni ma uno basato su una storia vera in un contesto storico. Se queste scene di battaglia fossero state inserite in uno Starship Troopers, avrei applaudito e approvato al 100%.
Qua invece Mel SCEGLIE di dipingere il protagonista come una figura quasi soprannaturale, un Angelo in mezzo a Demoni disumani, tagliando davvero troppo con l’accetta qualsiasi accenno di sfumatura (pure nel più bieco film coi nazisti, i nazisti sono più umanizzati dei giapponesi qui). Che può starmi bene se mi racconti The Passion, dove ognuno può credere o meno che Gesù sulla croce abbia oscurato il cielo, ma se mi parli così di fatti storici allora non ci sto più. Anche perché non siamo dalle parti di un divertissement di genere alla Inglorious Basterds, ma proprio di un film che ha la pretesa di raccontare in questa maniera apostolica fatti reali.
Ho citato Eastwood non a caso perché pure Sully racconta la storia vera di un “eroe” americano, però in modo asciutto e senza eccessi, come di un uomo che ha fatto (dannatamente) bene il proprio lavoro, niente di meno e niente di più. Ecco pure la storia di un medico da campo potevi raccontarla così, invece di trasfigurarlo nell’angelo del signore.
In estrema sintesi per me questo è un film girato da dio ma – anche nell’ottica dell’eccellente tradizione di war movie americani intelligenti – sbagliatissimo.
evviva i proiettili che arrivano senza avvisare . Evito il giudizio sul contenuto religioso. Spero in un film di Mel Gibson con solo guerra e cose e gente pazze.
Una pregunta, piccolissima:
perché i jappi non hanno mai sabotato/tagliato la scala di corda che porta sull’Hacksaw Ridge? Così, tanto per sapere…
Questo devi chiederlo a loro, è una storia vera, non un “buco di sceneggiatura”…
@Gabriel
Ti giuro che io e gli amici con cui l’ho visto ce lo siamo chiesti per tutto il tempo.
Io ho pensato che l’hanno lasciata lì perché altrimenti sarebbe finito il film.
A questa risposta mi prostro, e con tanta, tanta devozione…
più che altro perchè nessuno va su a dare una mano al povero desmond? almeno a calare i feriti, non dico a correre tra le bombe.
@Nanni
Capo, vado completamente OT ma questa è troppo che te la voglio chiedere: all’epoca copriste ‘Whiplash’ (decisione grandiosa) e invece non fu recensito ‘Foxcatcher’, apparentemente più “calciabile”. Mi sono sempre chiesto se fosse stata una scelta ‘studiata’ da parte della redazione (magari non vi interessava, neanche come eccezione meritevole) o se semplicemente non eravate riusciti a intercettarlo. Solo candida curiosità! OT finito :)
salve ragazzi, sono quello nuovo patito di action movie che commenta sempre tardi ( ho commentato i post di Kickboxer vengeance solo ieri! ), non ho ancora visto Hacksaw Ridge (xkè lo sto proiettando oggi, poikè lavoro in un cinema, anche adesso) ma a parte la recensione che ho letto di Nanni e le candidature all’oscar, confido sempre in MEL ! So già che sarà diretto alla grande, bello, emblematico e dannatamente violento! MEL è SEMPRE UN EROE – MARTIRE – CARNEFICE come pohi!!
BRAVEHEART : IMMORTALE
APOCALYPTO: EPOCALE
THE PASSION: DIVINO
Grande MEL, NON fermarti, barba e tutto!!!
POI VI DIRò QNDO VEDRò HR…
braveheart : prodotto per gonzi anni 90
apocalypto ; decente ma assolutamente fasullo e impossibile, fantascienza allo stato puro.
passion: ti prego, che stai a di????
mel gibson era bollito anche quando lo portavano in palmo di mano.
ciao, sono un gonzo anni 90, e ahimè, adoro Braveheart :D
Braveheart: il film che a 11 anni mi ha fatto scoprire una nuova dimensione del concetto di fomento
Apocalypto: il film che due lustri dopo mi ha ridefinito quel concetto, prendendomi a sberle in faccia per due ore e mezza
Passion: meh, ma per il tema trattato più che per il film in sé che è costruito, girato e fotografato in maniera enorme
Hacksaw: via di mezzo tra i tre (le scene di guerra sono enormi e anche l’impalcatura classica non mi è spiaciuta, ma digerisco malissimo quella sua glassa dolciastra fatta di Chiesacristolamadonnaeppadrepìo che ci infila, tipo la scena della barella o quando lo aspettano che finisca di pregare per salire su per la scarpata e fare il culo ai giapu, quello è veramente pesante)
Non ho ancora visto questo film e non ho mai visto Apocalypto. Non ricordo granché di The Passion, ma in effetti Braveheart mi è sempre sembrato un polpettone molto anni novanta (vedi la parte con Mel e consorte che sono sicuro oggi non verrebbe fatta così), in cui fondamentalmente l’unico motivo d’interesse erano l’ultimissima scena e le due battaglie (soprattutto quella con la cavalleria che come regia sembra anticipare Peter Jackson).
Bisogna considera che è figlio del suo tempo, sicuramente non è quel tipo di film che può reggere alla prova del tempo per via delle sue parti “polpettoniche”?.
Però, dico una bestemmia, un capolavoro di epica come L’Ultimo dei Mohicani, siamo sicuri che non incorrerebbe nello stesso problema, visto oggi?
Le battaglie invece reggono ancora oggi, pur risentendo della classica “balla” cinematografica secondo cui le battaglie nel medioevo si vincono per sterminio dell’armata opposta e non per la sua rotta.
A ogni modo, quando Mel pronuncia il discorso alle truppe prima della battaglia di Stirling Bridge, ogni volta è impossibile trattenere gli occhi… anche se non nella polpettonissima frase finale delle libertà, ma nella parte centrale “Agonizzanti in un letto ecc…”
ragazzi ma chiaramente Braveheart è figlio del suo tempo e oggi verrebbe fatto diversamente, ma è un problema che condivide tutta la cinematografia degli ultimi…40 anni almeno? almeno. Ma ci sono film che pur coi tratti tipici della sua epoca reggono la prova del tempo e altri no, i motivi sono i più disparati. Non rivedo Braveheart da troppo tempo per dire se sia o meno uno di questi film ma l’argomentazione di base mi pare debole..
Per me Nanni e’comunque un semidio dalla recensione di Basic Instinct. Mel Gibson e’un Dio per tutto ma anche perche’e’uno che e’stato ostracizzato causa alcolismo e derivati. Eppure sto film mannaggia…ma una bella storia ignorante solo sangue e inseguimenti tipo Apocalypto ma anche peggio a quando?
visto ieri con un collega senza sapere nè regista nè titolo …. due palle così.
Non ho visto proprio tutta quella guerra di cui parlate … film deboluccio, attore senza carisma, bah.
Ripeto … evidentemente vi piacciono le banane verdi col ketchup, perchè tutti i film di cui gridate al miracolo fanno veramente pena . andate a vendere le caldarroste e chiudete sto blog … tutte i film su cui sparate sono decenti, quelli di cui gridate al capolavoro fanno cacare. bah.
Ammetto che mi sarei preoccupato maggiormente se mi fossi trovato d’accordo con uno che giudica un film come Apocalypto in base al grado di realismo.
Comunque serve una nuova rubrica, dopo “Contiene Satana”: la rubrica “Contiene Cristo”, dove recensire questi film, belli o brutti che siano.
Anch’io voglio “Contiene Cristo”!!!
C’è già
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Nanni? sei veramente nanni? alla fine della lettura ho riverificato l’autore del pezzo perchè non potevi essere tu..
credo sia stato uno dei film di/sulla Guerra più orrendi che abbia mai visto.
per quell che possa velere (sicuramente molto poco) in sala eravamo un po’ tutti sorpresi che una roba del genere potesse aver ricevuto nomination (per quanto non sia sinonimo di buon film e bla bla..).
la storia vera non la conoscevo. ci ho visto una resa cinematografica molto schierata (Mel dà giudizi eccome), ma non credo fosse possibile una trascrizione molto lontana da questa, quindi no issue su questo.
ma la regia è davvero una cosa indegna, così come il cast (tranne il buon vince v). Scontatissima, telefonatissima, l’apice del “che cosa oscena sto guardando) è l’inizio degli scontri a fuoco, proprio la prima scena, quando un soldato prende un manichino a cui si aprono gli occhi e urla prima che gli passi una pallottola nel cranio. dio santo, ma cos’è, i racconti della cripta?
immagino che certe dinamiche violente potessero avere il fine di aumentare lo spettro tra il personaggio/ideologia di Doss e lo scenario umano tipico di uno scontro militare, ma a mio parere è stato un totale fallimento.
pulp decisamente sterile, dico solo (vd sopra sul fatto che non valga niente) che in sala sono partite anche risate come se stessero proiettando il quarto die hard.
la violenza dello sbarco in normandia era funzionale (hipsterate a parte, ammesso che in quell momento potessero essere tali), ti gettava col paracadute in un contesto – mai avrei pensato di difendere salvate il soldato ryan.
la scena del cecchino in FMJ era funzionale – ma vabbè, qui sto giocando il jolly.
qui invece ogni personaggio ha lo spessore di un foglio. ogni cliché dura qualche scena, poi il pain che ci rende tutti fratelli e “mi ero sbagliato su di te” / “ti credi che io sia un pezzo di merda”..
mah, per me ti hanno hackerato l’account
p.s.
le quote sono sbagliate. mi odio per fare il professorino del cazzo, ma paradossalmente quelle giuste fanno gioco alla tua lettura del film.
lui non vuole arruolarsi perchè lo fanno tutti, ma perchè pearl l’harbor l’ha presa sul personale..
con nostalgia
Gus (umb3m)
Hai messo su un misto di equivoci e di osservazioni di cui non capisco l’accezione negativa. Rispondo ai primi. Doss ripete più volte “vado in guerra perché ci vanno tutti” e poi cita anche Pearl Harbour. Ma sono cose che ci vengono comunicate a parole, non mostrate come invece ci viene fatto con i traumi che lo portano ad essere un obiettore. Non volevo con questo insinuare che fosse un pecorone, ma volevo sottolineare come ci fossero due punti di vista sostanziali da cui puoi raccontare la storia di un obiettore in guerra: o parli a chi è contro alla guerra e devi spiegare perché un non-violento voglia gettarsi in prima linea, o fai come Mel e parli a chi ritiene ovvio prendere Pearl Harbour sul personale (sia lui che tutte le persone che conosce) e gli spieghi che anche gli obiettori di coscienza sono utili e vanno rispettati. Non ho mai detto che non si schiera, ho detto al massimo che lamentarsi di come vengono trattati i giapponesi mi sembra off-topic, perché sono qui solo per incarnare il concetto generico di “nemico” in un contesto in cui la guerra è data per scontata e si parla al massimo di come affrontarla.
grazie per la risposta, my bad, avevo capito male.
rimango stupito degli elementi positivi che ci hai trovato, abituato alle tue finezze nella lettura di un film. ci sono buchi davvero troppo enormi (ad esempio il fratello) e in fondo anche la lettura sui traumi mi è sembrata semplicemente giocata con tempi diversi anziché essere scartata.
ma ci sta tutta anche l’ipotesi che sia io ad averlo visto pieno di pregiudizi fin dall’inizio, pronto col ditino da stronzo.
In realtà no. Sul fratello hai ragione, c’è un buco. Il resto, come ho cercato di dire, è talmente ancorato a un modo classico e semplice di fare narrativa, e con tale genuinità e padronanza, che una volta capito l’andazzo lo accetti, non ha sbalzi di tono o incoerenze. A meno che ovviamente non ci sia in ballo un eventuale schifo ideologico insormontabile.
X CHI DISPREZZA:
DITE QUELLO KE VOLETE … MA PER ME, BRAVEHEART E THE PASSION NON SI TOCCANO!
TUTTI GLI ERRORI CHE VOLETE MA BASTA UN ‘OCCHIATA A UNA SEMPLICE SEQUENZA, ANCHE SOLO A SENTIRE UN MINUTO DI SOUNDTRACK E CAPISCI CHE GLI OSCAR SE LI MERITANO E COME! FORSE VOI LA “PASSIONE” NON CE L’AVETE COME MEL..!!! RIVEDETEVELI MEGLIO. ..
P.S.
I FILM DEI 90′ (COME DEGLI 80’) SONO SEMPRE E ANCORA I MIGLIORI!!!
Se avessimo avuto una breve introduzione e solo scene di guerra, saremmo di fronte a un ottimo film bellico… violento, veloce, spietato come dovrebbero essere film di questo genere.
Purtroppo la prima ora ha quasi ammazzato la pellicola: didascalica, piena di momenti inutili e veramente troppo lunga. Io capisco la volonta’ di illustrare tutti i momenti salienti che hanno portato Doss a essere quello che sarebbe poi diventato… ma davvero il film non risparmia niente: il padre alcolizzato e violento, la fidanzata infermiera, l’addestramento, il processo, il dubbio… sembrava di assistere a un film TV diretto e interpretato un po’ meglio del solito.
Mel Gibson e’ un ottimo regista d’azione, ma non e’ abbastanza sofisticato o sottile per essere convincente nel raccontare la maturazione di un carattere: Desmond Doss e’ quello che e’ fin dalla prima scena e da li’ non cambia. Il resto serve solo a sottolineare le scelte che lui ha gia’ compiuto nella sua testa.
La seconda parte risolleva la qualita’ e le sorti del film: una lunga battaglia di un’ora piena di violenza e sofferenza e qui Mel Gibson da’ il meglio di se’. I Giapponesi si vedono poco ed esistono come nemico informe che permette a Doss di esprimersi al meglio…
Quello che e’ il punto di forza di Hacksaw Ridge e anche il suo punto debole: tutto gira intorno alle convizioni di Doss, il resto e’ fa’ solo da contraltare.
Alcune considerazioni: quello che secondo me e’ l’aspetto piu’ interessante e anche passato stranamente inosservato. Il modo in cui i soldati sono dipinti doo la battaglia, sconvolti, sotto shock, quasi anninchiliti e’ incredibilmente realistico. Avrei voluto piu’ approfondimento sotto questo punto di vista.
Chiunque abbia denunciato somiglianze tra questo film e Full Metal Jacket (per quanto riguarda l’addestramento) ha probabilmente visto un altro film. Vince Vaughan racchiude senz’altro molti stereotipi del personaggio, ma ha anche un alto ragionevole e umano che da’ un po’ di spessore al personaggio.
Qui in Cina e’ andato benino e posso confermare di Cinese al cinema che ridevano come matti davanti alle scene dei giapponese sbudellati…
Giudizio positivo comunque: buon film, ma senza esagerare.
Un film CLASSICO con una parte di guerra tra le più violente che mi ricordi. grazie Mel!