E come fa, poraccio? È intrappolato in un ospedale circondato da membri del KKK con un triangolo in faccia e le lame in mano, ha appena fatto a pezzi un’orrida creatura mutante che un tempo si chiamava Beverly, gira in compagnia di un ragazzo muto che ha salvato da una morte orrenda e ha appena dato fuoco a una tossica strafatta di meth che faceva parte di un culto di adoratori dei Grandi Antichi.
Come fa a stare troppo calmo?
Neanch’io ero troppo calmo approcciando The Void, il nuovo film di Steven Konstanski e Jeremy Gillespie, che a guardare IMDb sono nomi vendibilissimi perché hanno lavorato a qualsiasi cosa negli ultimi anni, da Pacific Rim a Hannibal a, sigh, Suicide Squad. La realtà è che non me ne frega un cazzo di quello che i due fanno per pagarsi il mutuo, perché i due sono prima di tutto membri della Astron-6, e Konstanski in particolare è il regista di Father’s Day e di Manborg. Vi rendete conto di quello che potrebbe venir fuori da un horror carpenteriano girato da questi due? Quanti orrori cosmici potrebbero evocare un paio di tizi strabordanti di idee, privi di alcun freno e innamorati di mostri, mutanti e massacri?
Insomma, non ero calmo per un cazzo quando ho visto The Void. Sapete quando è nato John Carpenter? Il 16 gennaio. Sapete chi altri è nato il 16 gennaio? Io, e no, non è un caso, ho aspettato apposta il 16 gennaio per nascere per poter condividere il compleanno con il Baffo – ecco quanto mi piace John Carpenter. Sapete che credo che Manborg sia un capolavoro, vero? Sapete che Konstanski e Gillespie hanno fatto un film che parte dritto come la cassa in una discoteca di Rotterdam, e che ci impiega un minuto a far vedere il primo morto e non più di quindici a presentare i personaggi, la crisi e il cattivo del giorno, per poi dedicare i successivi settantacinque alle urla, ai massacri e al disagio?
Ci pensate? SIGLA!
Come già successo per Father’s Day e, soprattutto, Manborg, anche The Void non ha nessun problema a farsi sgamare fin da subito: è Carpenter (soprattutto Il signore del male, ma i mostroni di gomma devono molto anche a La cosa), con strizzate d’occhio anche all’Italia migliore (L’aldilà di Fulci soprattutto, come capirete facilmente anche voi visionando la pellicola), una situazione horror tra le più classiche (assedio in luogo pubblico + il mostro tra noi) e una gran voglia di puntare sullo shock da overdose sensoriale (mutazioni, mutilazioni, docce di sangue, luci strobo) più che su sottili atmosfere grevi d’inquietudine.
È un approccio molto fisico alla classica materia lovecraftiana, in particolare la dottrina della mutazione del corpo come veicolo per trascendere il nostro status di comuni mortali – L’orrore di Dunwich, ma anche L’ombra di Innsmouth, e non a caso anche Herbert West – Reanimator. C’è molto Re-Animator, molto Stuart Gordon in generale in The Void; come dicevo, non è un film sottile né timido. È anche il benvenuto, perché rivitalizza un aspetto dell’immaginario dell’uomo di Providence che è andato un po’ sparendo dai film dell’orrore, dopo aver toccato il suo apice nel Seme della follia; è tornato in auge di recente in altri ambiti (si veda per esempio quello di cui parlavo nella sigla), ma al cinema siamo forse fermi – con l’idea che il mostro sia tale perché ha raggiunto un superiore stato di coscienza e ci sia incomprensibile e, dunque, foriero di orrore – ai tempi di Event Horizon.
Mi rendo conto di essere partito da metà se non dal fondo, ma d’altra parte è lo stesso The Void a presentarsi in medias res e a esitare parecchio a dare spiegazioni pienamente coerenti a quello che succede. Uno straccio di àncora alla realtà lo dà il cast, il classico (e kinghiano) gruppo di persone normali che si trovano ad affrontare l’orrore: c’è lo sceriffo di provincia
– che richiede un intermezzo. Ha questa faccia
e si chiama Aaron Poole. Giuro che per un attimo ho pensato fosse uno scherzo.
Comunque, c’è lo sceriffo, la moglie che lavora nell’ospedale, la paziente incinta che ha scritto in fronte “recipiente per il figlio di Yog Sothoth” con l’evidenziatore giallo, la coppia di apparenti killer psicopatici che, si scoprirà, stanno cercando di fermare il Vero Male. Ci sono altre figure di contorno, e per qualche motivo non del tutto importante ai fini della storia c’è anche Ellen Wong. Si ritrovano tutti barricati in un ospedale assediato dal KKK e scoprono che nello scantinato dell’ospedale abitano gli orrori cosmici; l’origine stessa del mostro viene svelata relativamente presto, e la sua agenda spiegata senza troppe possibilità di equivoco. Questo è quanto. Il resto è tutto botta di suoni e luci, sangue che sprizza, urla, colori psichedelici e suggestioni varie.
C’è un unico problema: The Void è un film che crede molto in se stesso, e rimane concentrato e in parte fino all’ultimo secondo; è la scelta creativa giusta per un film del genere, salvo poi rivelarsi un freno per le due personalità che l’hanno scritto. Pur senza mai arrivare a essere una parodia, Manborg era un film parossistico, guidato dall’istinto e dall’ispirazione del momento, più preoccupato del «cosa ci possiamo mettere qui?» che del «cosa ci dobbiamo mettere qui?». Nel suo mantenere costantemente un’espressione molto seria, The Void si infila da solo in un buco dal quale l’unica possibile via d’uscita è l’aderenza pedissequa alla formula. Per più di un’ora Konstanski e Gillespie caricano la vicenda di simbolismo, filosofia ed esistenzialismo in salsa horror, ma quando si tratta di tirare le somme abbandonano gran parte di questi orpelli e, non sapendolo spiegare in modo più raffinato, fanno succedere esattamente quello che ti aspetti che succeda. È come se dopo aver rigurgitato in libertà le idee più turpi e perverse che gli venissero in mente, i due si fossero guardati in faccia domandandosi «sì, OK, e ora?», e si fossero risposti «boh, gli altri come hanno fatto?».
Che non significa che il film si sgonfi sul finale, solo che gli manca il colpo di genio, l’impennata, l’intuizione anarchica che dimostra che non hai solo assimilato la materia, l’hai anche fatta tua e sai giocarci quanto vuoi e usarla per farci qualcosa di nuovo, non solo l’ennesimo omaggio alle idee altrui. I titoli di coda portano soddisfazione, piacere, la convinzione di avere per le mani un nuovo piccolo culto da rivedere ogni tanto per godersi della macelleria cosmica ben fatta; è roba che in tempi di magra serve come il pane, ma che è, paradossalmente per un film così non euclideo, troppo regolare per diventare il sempre sfuggente “qualcosa di più”.
DVD quote:
«Ph’nglui mglw’nafh Cthulhu R’lyeh wgah’nagl fhtagn»
Chtulhu, Grande Antico
Ho sentito solo lodi per questo The Void, e non vedo l’ora di trovarlo da qualche parte.
Aaron Poole è ai limiti del plagio ma mi ha fatto ridere tantissimo.
Visto giusto ieri!!!!!!
Ho avuto la stessa impressione: in pratica, per quanto amino Carpenter, Gordon & Yuzna e Fulcione nostro, Gillespie e Kostanski non sanno fare quello che facevano loro, ossia non rielaborano la materia data. Si limitano alla citazione,al rimando, alla rirproposizione, facendo perdere carattere e freschezza al tutto.
Il che è un peccato, perché a muovere i mostroni e a fare le luci strane ci riescono benissimo
In pratica è la recensione che immaginavo/speravo quando ho visto il primo trailer. Ci sta che un film con premesse simili vada dritto come un fuso, con il rischio di essere troppo “regolare”.
Il rischio evidenziato da Stanlio lo avevo messo in conto, ma è comunque un peccato.
Lacrimuccia per la citazione del bellissimo Bloodborne. Io lo avevo iniziato come un soulslike, ma appena alzi un po’ l’insight diventa “Grandi Antichi the official game”
Ho sbavato per tutta la recensione.. Recupero al volo!
Jimmy Bobo ad honorem per Aaron Poole :D
In pratica “Bloodborne” è lo “Splatterhouse” dell’epoca della consolle.
Sono un grande anziano, lo so!
non ho giocato a bloodborne, ma ho finito splatterhouse in sala giochi con una cifra compresa tra le 1000 e le 5000 lire
abbracciamoci forte
Quanto malato era quel gioco?!
La trilogia di Splatterhouse (il primo per sala e gli altri per megadrive/genesis) sono uno dei picchi più alti dell’angoscia horror fatta a videogioco anni 80/90. E quanto era difficile il primo per sala….azz!
Come livello di Miticità è da affiancare a Rastan, Golden Axe e Cadillac & Dinosaurs.
Rimembriamo i Grandi Antichi tutti insieme!
Rastan finito sul C64, golden axe finito in sala giochi/amiga/PC, C&D mai giocato, ma era tipo un’avventura punta e clicca o sbaglio?
Those were the days…
No C&D era un picchiapicchia a scorrimento tipo Final Fight/Double Dragon, solo con gli zarri e i dinosauri.
Era bellissimo.
Se non avete mai giocato a Bloodborne, è il gioco più lovecraftiano che sia uscito dai tempi di Amnesia (also tentacoli https://i.ytimg.com/vi/8gcb1RK_7mg/maxresdefault.jpg).
ok, credo di averlo trovato nel cd di qualche rivista di giochi (The Games Machine etc) ma nulla credo potra` mai avvicinarsi per epicita` a double dragon
ah double dragon!!!
ci spedemmo cosi’ tanti quattrini che eravamo arrivati al punto di finirlo solo a testate con una moneta! :D
Urla , massacri, disagio ?? Baffo ?
Vendutissimo !!!
Visto! Un gioiellino. E c’era pure il Q&A con i due: gli voglio troppo bene.
Bella Stanlio, qualche settimana fa avevo visto un paio di trailer di The Void su Iutubbo ed ero rimasto folgorato. Ricordo di aver urlato frasi sconnesse intervallate da “Carpenter!”, “Fulci!”, “Lovecraft!!!”!!11!1!!!
Segnalo che il film è in uscita nel Regno di Albione in Blu-Ray (alla modica cifra di 9.99 sterle) il 24 aprile su Amazon, e visto che è già da un po’ che ho un ordine in sospeso, mi sa che approfitterò dell’occasione per aggiungere The Void al carrello e tirare il grilletto.
Donnine, grazie della segnalazione, lo recupero Lì.
De nada!
In tempi di cgi usata sempre più a cazzo ed inutilmente un film con gli animatroni classici ed effetti old-school è una ventata di aria fresca.
Mi ha garbato assai e alla vista dei mostri mi sono sentito tornare giovane come quando uscì La Cosa. Personalmente soprassiedo ai difetti elencati da Stanlio, un film da vedere e far vedere.
È vero, il film ha dei problemi e non è un capolavoro, MA le cose che fa le fa benissimo e ti fa sentire avvolto dal calore di quelli che hanno passione vera. Mi ci sono divertito davvero molto.
Tra l’altro ho disegnato un fan art che è arrivato anche alla produzione che a apprezzato quindi sono felice così.
Ohi, spero comunque che si sia capito che mi è piaciuto UN BOTTO eh!
si si , si era capito.
L’importante è che nn abbia lo stesso finale insignificante di The Devil’s Candy. Si partiva a razzo e si finiva a cazzo !!!
anche a me è piaciuto un botto, che però, per un film che sulla carta dovrebbe essere tipo il mio film preferito della vita, non è abbastanza.
è che a me non è neanche pesato il fatto che si rifaccia ad una formula classica, quello a me va bene contando che
A) quella formula la adoro
B) è davvero tanto tempo che quella formula non la vedo applicata.
no, quello che mi ha deluso (sempre nell’ambito di un film che spacca i culi) è proprio la regia, che ho trovato piatta, priva di guizzi e personalità, come se i due riprendessero le cose giuste ma nel modo sbagliato.
per dire, film anch’essi carpenterianissimi come you’re next o it follows, avevano molta meno ”roba giusta” da mostrare, ma quello che avevano te lo sottoponevano nel miglior modo possibile. una regia come quella di wingard, o del nostro amato gareth evans (the void più volte mi ha fatto pensare a safe haven), avrebbero sparato questo film direttamente nel valhalla dei migliori film horror della storia.
invece è ”solo” un gran film. mi viene comunque da dire peccato.
Il mio problema con la formula non è tanto la formula in sé, che va benissimo. È più che altro il volerla seguire fino in fondo senza sgarrare, abbandonando così per strada alcune suggestioni interessanti – per dirne una, sappiamo che il dottore pazzo vuole sconfiggere la morte per ascendere a uno stadio superiore di coscienza bla bla, ma uno spieghino che vada oltre lo slogan avrebbe arricchito e di molto l’immaginario del film. Mi sembra che gli manchi l’idea brillante da sfoderare sul traguardo, ecco: quello che succede è solo quello che deve succedere e nulla più.
La regia è un po’ anonima a tratti, è vero; gli piacciono troppo le immagini scure e confuse peraltro, che aiutano a fare atmosfera ma spesso (soprattutto quando ci sono di mezzo scontri fisici di qualche tipo) sembrano più che altro nascondere un po’ di pochezza. Però la star del comparto tecnico sono gli effettacci, e quelli mi hanno fatto dimenticare il resto.
pienamente d’accordo con te stanlio,
”spesso (soprattutto quando ci sono di mezzo scontri fisici di qualche tipo) sembrano più che altro nascondere un po’ di pochezza.”, è esattamente l’impressione che ho avuto, e anche sugli effetti analogici sono d’accordissimo.
a me è piaciuto moltissimo. mi sarebbe piaciuto di più se non ci fosse stata la scena finale che mi ha fatto la sensazione di deja-vu della mia scena di film preferita di sempre che per forza di cose non poteva essere superata in quanto la prima volta è per sempre. e SPOILER mi riferisco alla scena dello specchio de il sig.del male. FINE SPOILER. sto film poteva tranquillamente concludersi senza oltrepassare quel limite e invece…
Devo assolutamente trovarlo. Peccato che mi sembra di capire che manchi quel che per gridare al capolavoro dei nerd di Cthulu e Carpenter…ma tant’e’ meglio di niente. Invece mi chiedo come abbia fatto @Lars von teese a finire Splatterhouse …
riflessi puberali + cocciutaggine ossessiva + 5000 lire
cmq il mio forte erano gli sparatutto (quelli veri, con le astronavine con vista dall’alto, non quelle cagate in soggettiva di adesso)
non esiste shootemup del decennio 85/95 che io non abbia finito/giocato allo sfinimento
il mio preferito era parodius (che ho finito piangendo sangue)
Lars, anch’io astronavine ma più a scorrimento verticale tipo R-Type e Zed Blade per Neo Geo: https://www.youtube.com/watch?v=E_YAKJSFvR4 (23 anni ed una musica ancora così infogante)
Dall’alto, la trilogia di Aero Fighters sempre per Neo Geo.
Stanotte mi assaporerò the void: voglio vedere sia i livelli di Carpenterianesimo che di Fulcianesimo se soddisfacenti.
Beh complimenti…Splatter House mi e’ rimasto qui…nel senso che avrei voluto giocarlo e finirlo, l’atmosfera era spettacolare, ma erano gli anni in cui I miei mi davano tipo 500 lire per I videogiochi in sala. Poi per fortuna hanno alzato un po’ e sono riuscito a finire Final Fight! D’accordo sugli sparatutto, meglio quelli verticali o orizzontali di quelli in soggettiva, ma qui forse come dire che Planescape Torment e’ meglio di Skyrim
Mai avute 5000 tutte in una botta (a parte quelle rare volte in cui la nonna sganciava la 10mila e allora si andava a fare bisboccia con i cugini in sala giochi fino a sera) ma in serie da 500-1000 dai è dai a forza di tentativi imparavi e lo finivi
Il film non l’ho ancora visto, ma dalla recensione penso proprio che lo vedrò e mi piacerà pure. Però è l’occasione per fare una di quelle riflessioni che sicuramente avrete già fatto in migliaia ma che non stancano mai. Come mai l’opera di Lovecraft è sicuramente presente nel “corso di studi” di numerosissimi sceneggiatori di cinema, videogiochi, persino serie TV (basti pensare a quel capolavoro della prima serie di True Detective, ok è Chambers ma ci siamo capiti) a giudicare dalla quantità di citazioni, rimandi, rese d’atmosfera…ma non è MAI resa esplicitamente? Ok, Del Toro ha avuto un sacco di sfighe per il film de “Le Montagne della Follia” e gli ha detto male, ma possibile che non ci sianoo stati tentativi seri e ad alto budget più numerosi? Possibile che nessuno vuol fare un film tratto, ad esempio, da “The Whisperer in the Darkness”, che non avrebbe nemmeno bisogno di chissà quale budget?
Perché il centro di tutta la poetica lovecraftiana non è tanto distante dal trucchetto che usava Dante per evitarsi le blasfemie nella Divina Commedia: quello che sto vedendo (che sia il barbuto nel cielo o Chtulhu) è troppo assurdo per essere descrivibile. E quindi finché si trattava di scrivere Lovecraft poteva parlare di “angoli non euclidei” e “creature troppo orribili perché la mente umana possa comprenderli” e ottenere l’effetto voluto (orrore cosmico, sublime kantiano, solite cose). Se si tratta di portarle al cinema il rischio è di sminuirne l’impatto perché per quanto tu possa creare una creatura orribile e assurda lo starai comunque facendo basandoti su canoni estetici umani.
Lovecraft è, per certi versi, assolutamente infilmabile, pur essendo uno dei tre/quattro scrittori più influenti del Novecento per quel che riguarda certo cinema – ma anche certa letteratura, certi videogiochi, persino certa musica, che essendo qualcosa di astratto e slegato dall’aspetto visivo è spesso riuscita a fare Lovecraft meglio di molti registi che ci hanno provato.
Per farla breve, il rischio di filmare Lovecraft è quello di cascare nella trappola del “eccoti i tentacoli, ora fanne ciò che vuoi” e di trasformare l’indicibile in un semplice effetto speciale.
(comunque se sei interessato a vedere un film su Whisperer in the Darkness, ci siamo noi ad aiutarti http://www.i400calci.com/2012/08/i-film-della-howard-phillips-lovecraft-historical-society-il-richiamo-di-chtulhu-e-colui-che-sussurrava-nelle-tenebre/)
ciononostante, secondo me il misterioso caso di charles dexter ward, girato dal regista giusto, potrebbe essere davvero eccezionale.
so che ha già avuto una trasposizione cinematografica, ma mi pare fosse una roba piuttosto cheap e non riuscita…
se sbaglio correggetemi che corro a recuperarla
@StanlioKubrick: quello che dici è verissimo. Eppure secondo me non c’è SOLO quello. E’ chiaro che rappresentare, o lasciar intendere senza far vedere, l’indicibile non è facile, ed è una bella sfida. Ma è una sfida che potrebbe solleticare un regista veramente bravo, perchè no? Senza contare che alcuni racconti di HPL sono più “cinematografabili” di altri, io ho citato “The Whisperer in the Darkness” proprio perchè l’orrore sovrannaturale (in realtà “semplicemente” extraterrestre) è suggerito più che mostrato, e quando appare…beh sono solo alieni, no? Sono assolutamente gestibili dai moderni effetti speciali senza scadere nella macchietta. Non so, io delle volte ho l’impressione che esiste una sorta di timore reverenziale nei confronti delle opere di Lovecraft che alla fine si auto-fertilizza, con un ragionamento del tipo i racconti di HPL non sono mai stati trasposti in film mainstrem —> evidentemente non è possibile farlo —> evidentemente non si deve provare a farlo. Io sono contento se si farà un film da Revival di Stephen King, perchè è un gran libro…ma la cosa mi fa anche rodere, perchè è un gran libro che deve TUTTO a Lovecraft.
Grazie mille per il link comunque! Articolo monumentale e DVD della HPLHS da acquistare presto! ;)
@Il Reverendo: secondo me anche “The Music of Erich Zann” sarebbe facilmente trasponibile in film. O “The Haunter of the Dark”
Amici, sia chiaro: anch’io sono d’accordo con voi, e credo che ci sia modo di filmare l’infilmabile. Ho un sacco di idee a riguardo! Ci pensate quanto funzionerebbe alla grande Il colore venuto dallo spazio, al cinema? Ci sono solo animali morti, gusci vuoti e terrore alieno! Sarebbe la versione bella di Signs che non abbiamo mai avuto la fortuna di vedere!
Io rispondevo solo al “perché non lo fanno”. Perché hanno paura, probabilmente. Perché hanno il timore reverenziale. Perché un vero fan di Lovecraft sarebbe terrorizzato all’idea di trasporre le sue opere superprefe al cinema e di farlo male. Perché è meglio sfruttare Lovecraft per le suggestioni facilone, quelle che portano alla nascita dei meme con Hello Kitty con la faccia di Chtulhu. Perché un film fedele a Lovecraft e alle tue atmosfere è, forse ancora prima che infilmabile, invendibile – non è un caso che le due migliori trasposizioni della sua opera vengano dalla HPLHS e siano prodotti low budget e molto old school.
Cioè credo sinceramente che il terrore di fare “il vero Lovecraft” al cinema sia il terrore di staccare dieci biglietti in tutto il mondo e perdere milioni di dollari, o di non riuscire a convincere nessuno a tirare fuori quei milioni di dollari.
Tu dici che un film (bello) tratto dai racconti citati in questa discussione avrebbbe meno fortuna al botteghino di “Punto di non ritorno” o “Il seme della follia”, opere che giustamente citi nel tuo articolo perchè Lovecraftiane in tutto fuorchè nel nome? Un Signs bello guadagnerebbe meno bene di quello brutto che abbiamo avuto?
Perlaltro, questo secondo me riporta bene le atmosfere lovecraftiane a cui è ispirato:
https://www.youtube.com/watch?v=HRrzrO0I4Sg
Potrebbero trarre un film da Jerusalem’s Lot di King allora hehe
Be’, sia Event Horizon, che per me è uno degli horror più pazzeschi degli anni Novanta, sia Il seme della follia, che è il mio film preferito del mio regista preferito, hanno bombato male al box office – Carpenter ha recuperato a malapena il budget mentre il Migliore degli Anderson è andato sotto di brutto. Event Horizon venne deriso perché prometteva e non manteneva (la mia opinione sui quaranta minuti di macelleria tagliati dalla produzione è nella mia rece), Il seme della follia perché era troppo confuso e delirante e meno focalizzato della media di Carpenter.
In entrambi i casi, in altre parole, la critica si può tradurre in “avete esagerato con Lovecraft”.
Quindi sì, io temo che ci sia una gran paura di floppare se si traspone Lovecraft al cinema come si deve.
Aggiungici che negli ultimi anni c’è una sorta di sbilenco revisionismo verso l’autore per via delle sue posizioni su alcuni temi (la superiorità della razza bianca su tutti), per cui pare che parlare di Lovecraft sia la perfetta scorciatoia per farti odiare da una fetta consistente della critica (e di conseguenza del pubblico); questo perché contestualizzare, separare i piani e provare a capire le cose è piuttosto difficile in un’epoca di tifo costante e di polarizzazione estrema. Non sto dicendo che Lovecraft facesse bene a sostenere che
When, long ago, the gods created Earth
In Jove’s fair image Man was shaped at birth.
The beasts for lesser parts were next designed;
Yet were they too remote from humankind.
To fill the gap, and join the rest to Man,
Th’Olympian host conceiv’d a clever plan.
A beast they wrought, in semi-human figure,
Filled it with vice, and called the thing a Nigger.
, dico solo che più passa il tempo più mi sembra che il suo nome stia diventando “proibito” e le sue opere come fonte d’ispirazione viste con sempre maggiore sospetto. Questo credo stia frenando un po’ la voglia di ripescarlo e portarlo finalmente in sala come si meriterebbe.
Mi hai convinto, pensavo che le opere citate, soprattutto quella di Carpenter, fossero andate meglio al botteghino (io li vidi entrambi al cinema). Temo tu abbia ragione anche per il secondo aspetto, la delirante polemica sulla statuetta del World Fantasy Award (che ha riportato in auge quella poesia) ne è la conferma, ma non pensavo la cosa si fosse cosi diffusa. Poi ovviamente inutile fare l’elenco (anche perchè sarebbe lungo) di tutti gli autori celebrati che in privato avevano opinioni socio-politiche folli,si sa che ogni tanto serve un capro espiatorio e ci spiace per chi tocca..
Stanlio, Non far leggere queste cose a Casanova altrimenti esplode
È curioso questo movimento anti-Lovecraft che si è diffuso soprattutto negli ambiti letterari (e in particolare quelli che si occupano del “genere”). Cioè al di fuori di qualche college americano particolarmente sensibile non ho mai sentito nessuno prendersela con Mark Twain perché era un razzista di merda, o con Kipling che era un mostro colonialista, o con il sessismo di stampo patriarcal-religioso dei Promessi sposi, o con Henry Miller per come trattava le donne, che ne so, posso tirar fuori mille altri esempi.
E parlo di autori che le loro idee le facevano filtrare eccome nelle loro opere, ben più di quanto Lovecraft abbia mai fatto propaganda al KKK tra un tentacolo cosmico e l’altro. Solo che siccome loro sono “letteratura” mentre Lovecraft era solo “genere”, ai primi si concede il beneficio del dubbio e della contestualizzazione. A HPL no, lui era semplicemente un razzista che pensava che i negri uscissero dalle uova.
Parole sante. Hai reso in un discorso coerente e strutturato un sospetto che come retro-pensiero mi gravitava nella mente senza essere ancora emerso in forma intellegibile, e l’hai reso meglio di quanto sarei mai riuscito a fare io. Che dire, purtroppo è cosi. Però, tanto per esprimere frustrazione, io spero che il film di Revival si faccia. Che abbia un enorme successo. E che prima o poi mi arrivi davanti qualche scemotto a dirmi “Che grande Stephen King!! Non solo s’inventa un finale terribile, ma addirittura l’idea che conoscere la verità porti inevitabilmente alla follia!!” onde potergli infilare metà dell’opera completa di HPL in bocca e l’altra metà…in un altro orifizio.
Si lo so, sono come quelli che negli anni sessanta si chiedevano cos’avessero di speciale di Rolling Stones, dato che alla fine la loro musica era solo blues che si faceva da decenni, solo un pochino riarrangiata.
Visto e devo dire che è uno degli horror più belli di questi ultimi anni insieme a the witch: benché non innovativo e con un senso dell’horror diverso da quello mostrato da quest’ultimo, un omaggio talmente sentito a Carpenter, Yuzna, Fulci e Gordon che sembra un film corale, scritto e girato tutti insieme da loro, un opera collettiva che mette in mostra il meglio di questi registi/sceneggiatori.
Gente che scrive e dirige queste cose, ancor oggi scatterebbe in piedi ad applaudire opere come L’Aldilà (fottutamente Fulciana scena finale di the void) ed Un Gatto Nel Cervello!
Grande dritta.
Gioiellone iper-carpenteriano e in generale, per ora, gioiellone dell’anno (insieme al iper-polanskiano “A Cure for Wellness” che mi stupisce tanto non abbiate ancora preso in considerazione).
Sui pregi poco da dire, li ha gia’ elencati perfettamente la rece.
Anche per me ha l’unico difetto di un soggetto che fila fin troppo spedito verso tutte le sue piu’ logiche conclusioni (a parte SPOILER la sopravvivenza di almeno un personaggio che non mi aspettavo: bene, a volte gli horror ultra-terribili e senza speranza sono fin troppo facili). Ma e’ un difetto veniale.
Mi stupisce che ne’ qui ne’ altrove di Carpenter nessuno citi “Pro-Life”, di cui questo film riprende (e amplifica) la situazione di base. Che non e’ certo tra le sue cose migliori di JC, anzi, e infatti il giochino di “The Void” sembra essere “rifacciamo Pro-Life come avrebbe dovuto girarlo il Maestro se quella volta non fosse stato distratto”.
Bella lì, il trailer di “A Cure for Wellness” mi aveva intrippato non poco, dici che merita? Io, comunque, attendo fiducioso l’uscita in Raggio-Blu per sciropparmelo comodo comodo a casa.
Non per tutti i gusti, ma per me merita. Molto.
Sopratutto se piacciono i vecchi thriller psico-demoniaci e mattoidi degli anni 70.
Verbinski non e’ Polanski (e va beh), ma l’omaggio e’ riuscito.
Me gusta, grazie per le info.
Mi sa tanto che lo recupererò in home video!
Ragazzi, ma, parlando di film Lovecraftiani, di Dagon (del buon vecchio Stuart Gordon) che mi dite? Non è certo un filmone, ma a mio avviso si lascia vedere, eccome. Mescola elementi di Dagon e The Shadow over Innsmouth e il risultato è tutt’altro che disprezzabile, considerando il budget risicato e la mancanza di attori di grido (è pur sempre un B-movie). Se posso permettermi un consiglio, dateci un’occhiata se ne avete l’occasione, preferibilmente in una notte tempestosa. Ci sono un paio di cose un po’ ridicole che smorzano l’orrore cosmico, ma l’atmosfera è davvero malsana e se lo guardate con delle aspettative basse e in mode “anni 80” (il film, comunque, è di inizio secolo) potreste trovarlo godibilissimo.
Sapete che vi dico? Mi sono convinto da solo, aspetto la prima serata di pioggia per inserire il DVD nel lettore, lol!
Cari fancalcisti/e vi dirò … buon film (e molto buoni gli effetti speciali old school) ma in confronto a baskin, che batte territori analoghi di horror, tutto sommato fa quasi tenerezza
Veramente un bignamino di un certo modo di fare horror (ho visto elementi di Carpenter, Romero, Gordon, Raimi e Fulci e se non sono del tutto andato, ho colto anche una citazione a una vecchia miniserie di Punisher, POV, di Starlin e Wrightson, altro RIP…).
Il film e’ abbastanza bello e sono d’accordo con quasi tutto scritto qua sopra: diretto e fotografato bene, ottimi effetti speciali… ma la storia manca di mordente, personaggi troppo troppo stereotipati, tutto procede col pilota automatico… un po’ dispiegazioni e contestualizzazioni avrebbe fatto bene.
Solo a me ha fatto cacare?
La sceneggiatura sembra scritta da un ghost writer di Beautiful, gli attori sono espressivi quanto un sasso, la fotografia è totalmente casuale e la regia rende scene potenzialmente fighe incomprensibili, soprattutto i momenti splatter che potrebbero essere davvero gustosi sono rovinati da luci e montaggio e vien da sentire subito odore di povertà mal celata. Non c’è tensione perché tutti gli intrecci (compreso il grandissimo cazzo che ce ne frega) tra i personaggi sono svelati da subito oltre che essere estremamente banali. Accadono cose senza senso e c’è questa pretesa di parlare di chissà quale verità filosofica che sfocia in un’unica cosa: la noia e l’odio viscerale per il cattivone perché cazzo se gli sento dire un’altra stronzata con quella voce da oltretomba mi sparo.
Che delusione.
Visto qualche mese fa. “Una cagata pazzesca” (cit.)