
Basta questo per capire tutto.
Sweet Sweet Lonely Girl si apre con una Sweet Sweet Lonely Girl, da adesso SSLG, che si siede ai bordi di un prato e guarda le mucche pascolare. È bionda ed è vestita un po’ di merda, tipo bomber arancione e pantaloni larghi. Gli anni sono gli ’80, la mania del vestirsi bene pure quando si va a guardare le mucche al pascolo non c’era, perché non c’era il mondo social in cui condividere le proprie giornate bellissime al pascolo. C’erano, però, le amiche stronze, quindi immagino che questa, comunque, non se la passasse bene.
Ora, analizzando, possiamo dire che la SSLG siamo noi e le mucche al pascolo sono il film. Guardalo è un po’ la stessa cosa: stare seduti scomodi sull’erba umida aspettando che queste mucche facciano qualcosa. Sono carine e rilassanti, e dopo un po’ ci si affeziona. Ce ne sono due in particolare che spaccano. A un certo punto, dopo circa 70 minuti, una di queste ci molla una cagata da manuale, di quelle su cui categoricamente si cade da piccoli quando si corre sui prati. Allora ci si può alzare e tornare a casa, con la puzza di merda fresca nel naso.
Mi trovo sempre più spesso a rendermi conto che i film inconcludenti possono essere riassunti con la prima sequenza. Ricordo ancora quando sono andato a vedere Somewhere della Coppola, che si apriva col protagonista intento a guidare a vuoto in una macchina sportiva. Una dichiarazione d’intenti tale che mi gira ancora il cazzo, ma torniamo in argomento.
Sweet Sweet Lonely Girl parte ambizioso ma anche totalmente consapevole di essere una roba piccolissima: Adele è una biondina lesbica e un po’ sfigata di famiglia che viene mandata a prendersi cura della zia malata. Questa vive in una villona gotica classicissima, non esce mai dalla sua stanza e oltre a far versi tutto il giorno è anche un gran palo in culo. In città incontra Beth, una gran fica, e ci si invaghisce un po’. Nel giro di 70 minuti uccedono cose carine, cose brutte e poi finisce con quello che dovrebbe essere un botto, ma è solo un fischio controvento.
La struttura è quasi interamente ricalcata su The House of The Devil di Ti West, più che altro perché la maggior parte delle sequenze vedono Adele ascoltare musica mentre cammina per strada e le cose succedono solo alla fine.
Quando non succede niente SSLG non è indipensabile, ma funziona. Le due attrici, Erin Wilhelmi e Quinn Shephard, non sono alle prime armi e sono abbastanza brave. Tra di loro c’è un buon rapporto, e le dinamiche non sono per forza scontate. Adele, soprattutto, è un bel personaggio che non è troppo sfigato ma manco troppo ok, ed è scritto bene. Quando non è un thriller o un horror è praticamente un buon film sugli amori adolescenziali in cittadine povere, girato anche decorosamente. Quando è un thriller e un horror invece inciampa e cade sempre nelle solite cose, che sono appunto Ti West e Repulsion e tutti gli altri amici del disagio demoniaco raffinato. Tutto già visto e che può piacere se proprio si conosce poco poco il genere, però sempre girato molto bene e con un impegno che altri film indipendenti si sognano. Insomma, il montaggio è giusto, il tono pure, le inquadrature non sembrano fatte a caso. Per essere un filmetto, sembra un film serio. Però purtroppo sul finale si incasina da solo e non si capisce quasi niente, e invece che essere la figata che prometteva finisce per azzecare l’intuizione mancando tutto il resto. Una possibilità però era giusto dargliela, il regista si chiama A.D. Calvo e mi ha fatto molto ridere e chiaramente è uno in gamba. Facciamo che lo mettiamo tra le scommesse per il futuro.

SSLG
DVD-quote:
“Ci sono comunque modi peggiori per buttare via 70 minuti”
Jean-Claude Van Gogh, i400calci.com
Oh io lo dico, a me Somewhere piacque. Forse il leone d’oro era eccessivo ma nel suo essere volutamente noioso ha senso. Poi dalla Coppola accetto tutto, cosa mia.
Ovvio che in una ipotetica statistica della calciabilità al 100° percentile c’è Rocky e allo 0 probabilmente c’è Somewhere.
(alé discussione in vacca al primo commento, un record)
Ebbi la insana idea di andare a vedere somewhere in una sala privata , appena uscì. Era il primo anno di università,io giovine matricola di farmacia a Perugia avevo bisogno di una serata diversa dal classico delirio alcolico e decisi per il cinema.Mi portai un paio di amici che avevano appena fatto il primo esame di antropologia. ..” il vero cinema d’autore “…”l’ introspezione ” …”la metafisica della semantica…”.Sala da 60 posti massimo. Lingua originale(sottotitoli).Età media 55, giacche, cravatte , Berlusconimmerda come intercalare ed argomento random per creare atmosfera. Chiaramente noi tre ventenni siamo a nostro agio tipo il pastore con Hans Landa.Dopo la prima scena (5 minuti di macchina che gira a vuoto) mr.Semantica al mio fianco cerca di soffocare le risate riempiendosi la bocca con tutto il popcorn disponibile nel raggio di azione.Chiaramente riesce a sopravvivere soltanto con una specie di implosione , un mix di soffi accompagnato da un ghigno che non dimenticherò mai , soprattutto perché la cosa innesca una crisi di risate isteriche tra me e l’altro antropologo che è l’equivalente di quando in predator Shwarzy e compagnia uccidono la giungla per vendicare Shane Black.Proiezione interrotta.Luci accese.Un ragazzo cianotico , in chiara insufficienza respiratoria è a terra e sembra emettere popcorn da ogni orifizio , altri due piangono dalle risate contorcendosi e dicendo frasi sconnesse sulla metafisica .Ci cacciarono , non ci rimborsarono e ci attribuirono il fallimento della nostra generazione.
Insomma: una grandissima giornata!
Mio padre ogni tanto mi racconta di quando gli chiesero di stare zitto alla proiezione di un film muto (no, non è uno scherzo)
Stando ai film Adele è un nome frequentissimo nelle lesbiche, e almeno una delle due e depressa perché la vita è merda.
Non sono mai brutte.
Una e sempre bionda.
Piangono almeno una volta a film.
Ci sono sempre scene in posti isolati che rappresentano il loro stato d’animo.
Il padre si incazza o è morto prima dei titoli di testa.
Qual’è il film più calciabile con le lesbiche che vi ricordate? Quello delle sorelle tutte matte che l’hanno diretto prima di Matrix, quando erano ancora uomini, com’è?
buon thriller degli anni 90′
male che vada ci sono quelle due super tope di jennifer tilly e gina gershon in erba e caldissime
vai tranquillo
Comunque ti consiglio anche The Handmaiden del “Maestro”
Park Chan-wook l’ho perso di vista dopo Lady Vendetta, ma adesso è ora di recuperare. Grazie anche per il props a Bound.
ahaha anche Ruby Rose si chiamava Adele nel terzo xXx e faceva la “cecchina lesbica che odia chi fa male agli animali!”
Il film e’ Bounce!
pucciosa coferma ancora una volta la sua ignoranza e la sua cialtroneria.
Il film in questione è Bound;
Bunce è una cagata con Ben Affleck, il che la dice lunga sul range di film visti dalla sciuretta, a cui consigliamo per la sua salute fisica, e soprattutto mentale, di smettere di fare l’infiltrata.
*conferma
*Bounce
Io l’ho visto, ma il finale “de paura” l’ho mica capito.
SEGUONO SPOILER
La gnocca mora esiste o no?
Era l’amicuccia della zia?
Perché alla fine i nomi della vecchia e della badante sono invertiti? Stà addì che tutto quello che abbiamo visto prima era ‘na fregnaccia?
FINE SPOILER