
«CIAO».
Oddio, che cos’è di preciso questo Let Me Make You A Martyr? È qualche giorno che me lo chiedo e non ne vengo a capo.
È sicuramente un revenge movie sudista e zozzo, che si colloca sulla scia dei vari Killer Joe e Mud non tanto narrativamente, quanto nella scelta di andare a recuperare l’America rurale di roulotte, paludi e meth come ambientazione e protagonista di una storia, ed estetizzarla a sufficienza da renderla digeribile a chi ha il palato cinematograficamente fino nonostante si parli di un luogo dove incesto e stupro sono all’ordine del giorno e dove le donne vengono infallibilmente apostrofate come “troie” e utilizzate come merce di scambio.
È anche una forse-storia d’amore, forse-incestuosa, e inevitabilmente destinata a concludersi in tragedia; una tarantinata come Tarantino ne ha sempre solo scritte, un po’ Una vita al massimo un po’ Natural Born Killers, e pure un thriller estremamente cervellotico – fin troppo per il suo bene – che sfida lo spettatore a un costante gioco di indagini e deduzioni su quello che sta accadendo. È a tratti lento come la morte (o come un romanzo di Cormac McCarthy portato al cinema dai fratelli Coen) ma ha un ritmo narrativo incalzante, e palleggia tre o quattro storie contemporaneamente e i loro intrecci nel giro di ventiquattr’ore – senza spazio per flashback o spiegoni, un intrico di interessi e giochi di potere che convergono in un mosaico al quale mancano metà delle tessere, e a chi guarda sta la responsabilità di immaginarsele. In altre parole, è un film che se ti distrai cinque minuti poi non ci capisci un cazzo.

È anche un film sul METAL come potete vedere.
Però Let Me Make You A Martyr è anche un polpettone filosofico-religioso che oscilla tra il cristianesimo quasi animista di certe comunità rurali dell’America che piace a noi, l’esistenzialismo come solo i disperati possono affrontare e il più puro e semplice nichilismo cosmico. Immaginate tutta la violenza e lo schifo che potrebbero grondare da un film su due tizi che vogliono uccidere un signore della droga in Oklahoma, nascondetela dietro tagli di montaggio e repentini cambi di ambientazione e al suo posto mettete gente piena di disagio che discute sul senso della vita, generalmente poco prima che uno dei due ammazzi l’altro. Ci sono dialoghi filosofici nei diner, dialoghi filosofici sul divano, dialoghi filosofici in una cantina. C’è un sottotesto di speranza in senso strettamente cristiano (speranza che l’altra vita sia una figata, speranza che Dio perdoni i miei peccati, speranza che ci sia qualcosa di meglio di questo schifo) che sul finale erompe dal sottosuolo e annega tutto il resto, violenza e nichilismo inclusi. C’è, probabilmente, persino Dio a un certo punto.
C’è anche Marilyn Manson che fa il serial killer, del gran blues e del gran funky nella colonna sonora e molti bei paesaggi. E io ancora non ho capito se sono innamorato o incazzato nero. Sigla!
Corey Asraf e John Swab, prima di Let Me Make You A Martyr, non avevano fatto sostanzialmente nulla. C’è tutta una storia edificante dietro la produzione di questo film: Judas’ Chariot, il corto che fa da prequel a LMMYAM (posso chiamarlo Martyr d’ora in avanti? Grazie amici), è stato girato con quattro lire in un parco di New York, portato in giro ai festival dai due personalmente, infine intercettato da un produttore dell’Oklahoma, felicissimo di finanziare una storia sul suo Stato.
Poi il produttore legge la trama e, immagino arrivato al punto in cui c’è scritto “… e il protagonista viene stuprato da un energumeno mentre il suo boss e padre adottivo guarda impassibile”, decide che Asraf e Swab possono scordarsi i suoi soldi. Swab racconta di avergli a quel punto telefonato e spiegato come i temi e le sequenze più controverse della sceneggiatura nascessero da esperienze molto personali, e che per lui fare il film è sostanzialmente una necessità.
Morale di questa edificante storia di successo all’americana: Martyr esce sul mercato. Di cosa parla? Del ritorno a casa di Drew Glass, fuggito dall’Oklahoma sei anni prima (Judas’ Chariot racconta quello che è successo il giorno prima della sua partenza) per cercare di rispondere alla domanda “se sei tutto rotto, riesci a rifarti una vita altrove o sei fottuto?” – ci tengo a specificare che non sto minimizzando il problema con termini ironici e poco rispettosi, è che la gran parte dei dialoghi di Martyr, anche quelli più densi filosoficamente, sono comunque scritti con un delizioso mix di slang locale e brutte parole; non c’è nessun Giudice di Meridiano di sangue, solo un branco di ignoranti che hanno tutti, in varia misura, il vizio di farsi domande profonde sulla loro esistenza.

Questa esistenza.
Il ritorno a casa di Drew mette in moto la proverbiale catena di eventi che trasformano la sua permanenza in un incubo; il tutto incorniciato con il più classico dei trucchetti narrativi: Martyr comincia in medias res e procede a ritroso, inquadrando il racconto strettamente cronologico di Drew all’interno di un interrogatorio condotto da un misterioso… tizio.
sul tizio e sulla natura dell’interrogatorio discutiamo nei commenti con chi ha visto il film
La struttura-Memento, e la tendenza (il vizio? Un trucchetto funziona quando lo usi con criterio, non a ogni occasione) di Swab&Araf di abbandonare una scena sul più bello per tornare a occuparsi di un altro personaggio, rischiano troppo spesso di offuscare la chiarezza narrativa – oltre a privarci di una notevole dose di violenza, della quale nella migliore delle ipotesi vediamo il risultato ex post – di quella che sarebbe altrimenti una storia piuttosto semplice: Drew e la sua non-sorella June si riabbracciano dopo sei anni, scoprono di amarsi e decidono di far fuori Larry, il re della droga locale che li ha presi sotto la sua ala protettrice quando erano bambini e li ha educati e fatti crescere come criminali modello. Il gioco di potere è chiaro, a grandi linee, voglio dire, figuratevi quant’è contento il bassista dei Mastodon di venire tradito dai suoi stessi figli

«Ma parliamo di METAL».
, ma viene complicato da una sfilza di elementi esogeni, uno dei quali clamoroso MacGuffin e veicolo per quel messaggio finale che mi ha fatto incazzare come una biscia, e Martyr finisce per apparire più inutilmente complesso e arzigogolato di quello che realmente è.
Il che non gli fa bene, perché le cose che vengono meglio ad A&S sono altre, non certo la cover di True Detective. E a proposito, il ritmo di Martyr è talmente sincopato e il focus sui personaggi cambia così di frequente che a tratti sembra di assistere al pilot di una serie tv sulle paludi dell’Oklahoma (!). Il fatto è che io capisco le ambizioni pop dei due, che hanno pur sempre a disposizione Marilyn Manson nei panni del serial killer e quindi un po’ di inevitabile voglia di cazzeggiare e non prendersi sul serio. E capisco anche la voglia di dare almeno qualche parvenza di ritmo a un film che, scena su scena, è praticamente glaciale. Però A&S sono più bravi quando tirano il freno a mano e si travestono da autori.
Sono bravi quando devono tenere la camera ferma su due tizi che parlano e sono bravi a farli parlare, sono addirittura bravi a trasformare Marilyn Manson in un personaggio del film e non in “ah guarda c’è Marilyn Manson che fa il pazzo”. Sono bravi quando si abbandonano alla psichedelia o si innamorano di un paesaggio e ci sbavano dietro per un paio di minuti. Sono bravi a montare la tensione che porta alla sparatoria, non sono particolarmente bravi a girare la sparatoria. O anche, ed è bruttissimo da dire: se avessero fatto un film meno calcista forse gli sarebbe venuto meglio.

L’animo hipster non gli manca.
D’altra parte non sono un cazzo di nessuno per spiegare a due tizi come avrebbero dovuto girare il loro film, e intendiamoci, con tutte le sue pecche e le sue pezze Martyr è un gran bel film! È un’escursione in un pezzo di America della cui esistenza, per qualche motivo, tutto il mondo si è appena ricordato, una contro-società nella quale sono i vecchi e le tradizioni a comandare e l’unica speranza per un giovane è sopravvivere abbastanza a lungo da diventare uno di loro. Dove se controlli la droga puoi sostanzialmente scomparire dai radar dello Stato e creare un piccolo regno parallelo – Martyr è un film socialmente claustrofobico, dove manca qualsiasi contraltare al microcosmo dei trailer park e delle anfetamine, qualsiasi contatto con la società. C’è solo il Male (il film non fa quasi nessun tentativo di giustificare o nobilitare in qualche modo i suoi personaggi…), e all’interno del Male ci sono svariati gradi di Male (… tranne quando ci spiega che se credi in Dio e ti penti forse verrai perdonato), e non esiste bene né speranza né bellezza.
O quasi. Ve l’ho detto che è un casino.
Perché dovreste tenervene alla larga, mi chiedete? Grazie della domanda. Se l’idea di sapere che: ci sono parecchi morti ma tutti fuori scena, praticamente metà del film consiste in dialoghi sul senso della vita enunciati con accento del Sud, è tutto estremamente lento, ogni tanto la sceneggiatura inciampa su se stessa e i suoi arguti tentativi di disorientarci, le parti tutto sommato venute peggio sono quelle per cui venite su questo sito… boh, a parte questo non vedo motivi per cui dovreste tenervene alla larga.
La mia opinione? È un gran film che sarebbe anche meglio senza tutto quel Gesù di mezzo.
DVD quote:
«- Gesù +botte»
(Stanlio Kubrick, i400calci)
ero in dubbio ma mi hai comprato col pezzo dei Down!
Ma il tizio nella prima foto e’ Marylin Manson? Ci ho messo un po’ a riconoscerlo… comunque venduto, lo guardo e poi commento.
Neanche 2 parole per la morte del regista di rocky e karate kid…
Arriveranno anche quelle.
Nel frattempo preparatevi che stiamo organizzando una grande festa in occasione del primo pezzo tra i cui commenti non c’è nessuno che si lamenta per cose che non c’entrano nulla con il film. Non sappiamo quando succederà perché siete puntualissimi, ma vedrete che grande festa sarà.
Grande
92 minuti di applausi per Stanlio.
Anche io non vedo di partecipare alla festa succitata.
e la festa per quando tornerete un sito serio, ci sarà?
applausoni per Stan
Appena Voi rompicazzo traslocherete in un sito serio con le Vostre lamentele vie più o.t., noi meno-seri ce la potremo finalmente vivere in pace e festeggiare alla grande (spero però che la festa sia a Valverde pieno di ragazze con cappello da cowboy e che saremo-tutti-fisicamente-invitati).
Vedremo poi chi ride il giorno che arriverete qua e il sito è 404, senza che nessuno vi abbia invitato alla fantomatica festa! Bye!
@Rip: fammi sapere quando apri il tuo sito di recensioni, cosi’ passo dalle tue parti e lascio qualche commento. Ciao, stammi bene.
Per tutti quelli che “neanche due righe su quel film/tizio che è morto/roba che interessa me” : raga fatevi un sito vostro dove parlate di quello che vi pare e non cagate il cazzo ogni due minuti.
fap fap fap
http://www.Rip.com…..e poi servite così, su vassoi d argento. Avenne.
Confermo.. grazie per i suggerimenti …abbasso i cagaminchia quotidiani
“come un romanzo di Cormac McCarthy portato al cinema dai fratelli Coen”… purtroppo non potrò vederlo, mi toccherebbe prendere un giorno di ferie per vederlo appena sveglio. Una cosa del genere di sera mi farebbe addormentare solo al pensiero.
la butto lì: quanti punti perderebbe se non fosse ambientato in quei posti là?
oppure ancora non è un prodotto esportabile altrove
Non ho capito del tutto l’obiezione. Cioè perderebbe gli stessi punti che perderebbe Killer Joe se fosse ambientato a Cattolica o Il signore degli anelli se l’avessero girato all’Idroscalo…
stanlio per l’amor del cielo rilassati, non era un’obiezione era una domanda. A mio modesto parere killer joe, seppur un prodotto che nella palude redneck ci affonda fino alle ginocchia è cmq “esportabile”, posso dire così? Magari me lo ricordo male ma ebbi questa percezione, che cambiando accento a mc counaughey e location il film ne veniva una bomba uguale. Visto che hai tirato pure in ballo true detective, sempre a parer mio, è invece è già un prodotto in cui i “paesaggi” (ricordo grandi carrelate dall’alto a ogni puntata) sono un po’ personaggi essi stessi che contribuiscono a na sensazione claustrofobica di male aleggiante (ovvio anche più facile visto che per trama il re di denari lo si scopre alla fine).
Poi chiedevo a te che ricordavo comunque per ambientazioni del genere un po’ ti sbrodoli (giustamente), perciò mi son detto: se m risponde che “minchia è una bbomba pure se lo fai nel ghetto a new jork con quello slang lì che tanto incesti e stupri e ottusità tutto il mondo è paese” me lo vedo sicurone mi faccio andar bene pure i difetti che onestamente che diceva
Uh? Sono rilassatissimo…
Comunque no, non credo funzionerebbe uguale ambientato altrove, principalmente perché è una storia di tossici di meth che vivono nelle roulotte con tutto ciò che questo comporta, quindi sradicata da qui e spostata a tipo New York non funzionerebbe perché verrebbe a mancare tutto il retroterra (che serve tra le altre cose a spiegare il comportamento e lo status di molti personaggi senza dover esplicitare nulla). Ovvio che puoi adattare al storia a un altro tipo di disagio, che pure nel ghetto di NY bene non stanno, ma a quel punto diventa un altro film… credo sia inseparabile dall’ambientazione, ecco.
bene, segnato
Mah, per me potrebbe essere benissimo un film esteuropeo, l’ambientazione è uguale uguale alla campagna romena o moldavo-russa limitrofa zona transinistriana ucraina… (che conosco per motivi personali), in alcune zone non c’è un cazzo manco lì, in altri al posto del deserto ettari sterminati di campagna, io credo che poche varianti sta storia funzionerebbe uguale altrove.
Questo pensiero ha segnato in me la fruizione del film che ho visto solo in parte però perchè a una certa m’ero un po’ annoiato.
Guarda, con poche varianti funzionerebbe anche nella Bassa credo, o ancora meglio al sud, dovunque sia (per farla breve) assente lo stato e al suo posto nasce una forma di autorità vicaria.
Il punto è che qui l’elemento cristiano declinato in Bible belt style è centrale, informa anche il rapporto che i protagonisti hanno con l’omicidio per dire, e quello credo che funzioni così bene solo in America…
Marylin Manson???? MIDDIGO!
Marylin Manson gia’ si preparava alla parte del killer in Witches, la serie TV…devo dire che struccato con il mento sfuggente e gli occhialini sembra piu’ un topo da biblioteca…la voce rimane il suo marchio, comunque potrebbe essere meglio di quello che ci si aspetta…
asraf sa un po’ di rotfl
Comunque nella prima foto Marylin è chiaramente il fratello minore di Gary Oldman, d’altra parte -> https://i.chzbgr.com/original/7786218752/h97E743F6/1
È lui in persona. Il marketing del film ti fa credere sia tipo il protagonista, in realtà ha una parte di supporto e la affronta con estrema professionalità e umiltà – senza contare la presenza scenica e pure il talento. Insomma gli è venuto proprio bene.
Sì ciao volevo rispondere a tipo dieci post sopra questo. Mai commentare dal telefono.
gli anni d’oro del grande real, gli anni d’oro in cui MM faceva paura alla ggggente.
io sono un pò allergica ai film con gesu a menochè non sia una robba con anche il nemico di gesu.. me lo posso guardare o mi sento male?
perchè mi sembra proprio una bomba…
AVETE VISTO “LE PALUDI DELLA MORTE”? DIRETTO DALLA FIGLIA DEL GRANDE MICHAEL MANN .. UN FILM GIRATO IN STI LUOGHI TANTO SQUALLIDI TANTO SUGGESTIVI.. UN ALTRO FILM STRANO MA CON UN SUO PERCHè … QUESTO POST MI HA RICORDATO STO FILM.
NO NON L’HO VISTO PERÒ ME LO SEGNO.
C’è tanto Sons of Anarchy in questo film….nessun altro lo ha notato?
il vecchio BOBBY!
Visto che le botte scarseggiano e Gesù non è di mio interesse, le droghe come vengono trattate nel film? Di solito c’è uno che si droga tantissimo ma ha sempre il controllo mentre altri sono zombie, non si vede mai una via di mezzo.
Sono considerate tipo morte male assoluto oppure viste in altro modo?
La meth la chiamano con un nome particolare, ma soprattutto come l’assumono?