Eh. Non so voi, ma io quando leggo il connubio “cinema + monolito + deserto” penso soltanto a questo.
Insomma dai, un paragone lievemente ingombrante, specialmente per un TV-filmetto senza pretese che gioca sulla paura della tecnologia senza volto. Ma facciamo finta che nessuno, dagli ideatori RRobe Recchioni e Mauro Uzzeo, dal fumettista LRNZ al regista Ivan Silvestrini, cioè tutta la squadra creativa italiana che ha dato vita al progetto (e che avete già conosciuto su queste pagine), ci abbia pensato – dopotutto, Monolith non è solo un film ma anche una graphic novel, e che io sappia nel mondo del fumetto non c’è nessun monolito particolarmente iconico. Ma siccome io di fumetti non so una sega, mi concentro sul film.
La giovane mamma Sandra è al volante della Monolith, un’auto ipertecnologica a guida semiautonoma, dai raffinati sistemi di sicurezza che la rendono di fatto una fortezza; è comandabile solo attraverso lo smarfo. Ora, il buonsenso imporrebbe di dare un’auto del genere in mano solo a gente che sa come usarla, invece no: Sandra non ne sa un cazzo, il marito le spiega due cose durante una videochiamata e morta lì. Sul sedile dietro c’è il figlio piccolo David. Per un giro di motivi che si possono sintetizzare in “Credo che papà si stia scopando la mia amica, andiamo a vedere” Sandra si mette a guidare in mezzo al deserto di stocazzo, ha un incidente, rimane chiusa fuori dalla Monolith in modo idiota mentre David è dentro a crepare di sete/fame/caldo/paura. Ci siete arrivati, sì, il film in America si chiama Trapped Child perché si rivolge a un pubblico che se se non glielo spieghi così non lo capisce.
Sandra è Katrina Bowden che ce la mette tutta e regge tutto il film sulle sue spalle; David, che sulla carta ha due anni, è interpretato da due bambini (Krew and Nixon Hodges) che però sono decisamente più vecchi: chiaramente sono stati scelti per ragioni di “gestibilità” sul set, solo che in questo modo sembra che David non sia piccolo ma solo ritardato. Tra una madre con evidenti difficoltà decisionali e un figlio scemo, capite bene che mantenere vivo l’interesse per la vicenda è arduo. E dire che il film inizia bene, con le videochiamate ambigue col marito (l’unico caso di audio e video usati in modo efficace) e un iniziale scontro di civiltà fra Sandra tutta fighetta e gli autoctoni redneck in stile Animali Notturni. Poi però arrivano i siparietti onirici senza senso, il ritmo scarseggia, Sandra rimane l’unico personaggio in campo perché il figlio va in catalessi e il film praticamente si disfa perché non c’è niente da raccontare.
O meglio, ci sarebbe. È l’elefante nella stanza (a un certo punto viene letteralmente chiamato così) della storia. E’ foriera di morte e di vita. È, o dovrebbe essere, il personaggio più interessante del film.
E invece la Monolith come personaggio NON ESISTE. Non riesce mai a staccarsi dal suo essere un oggetto inanimato, non riesce ad essere interessante e coinvolgente, nemmeno attraverso la sua “voce” Lilith* (Katherine Kelly Lang) con cui interagisce con gli umani! Gli ingredienti per creare un personaggio coi fiocchi (dal monolito di cui sopra, che non fa un cazzo, appare e basta ma riesce ad essere indimenticabile, da HAL 9000 fino a Kitt di Supercar) c’erano tutti – ma la Monolith è creata, progettata e scritta in modo sciatto. Andiamo, una macchina ipertecnologica che non regola l’aria condizionata? Che non ammette la possibilità che un passeggero fumi una sigaretta? Che non manda una chiamata satellitare di soccorso quando si scontra con un cervo o quando viene attaccata dall’esterno? E pensare che proprio nel finto sito creato appositamente per la macchina, si legge “Il computer di bordo è collegato dirrettamente ad un’assistenza medica che ti raggiungerà entro mezz’ora in qualsiasi luogo al mondo”. Voi direte “Sì, ma il computer lo ha spento Sandra prima” e io vi dirò “Allora col cazzo che il trucchetto finale può funzionare”.
Insomma la plausibilità è volata fuori dal finestrino, la vicenda si sarebbe dovuta concludere in 20 minuti oppure il piccolo David avrebbe dovuto essere cotto a puntino. Il problema è che il tema della sicurezza nelle automobili a guida semiautonoma e nei loro software è plausibilissimo; visto il recente progresso del settore automotive e tutte le sue inaspettate conseguenze, sarebbe stato possibile tirare fuori una storia ben più interessante e solida di questa – sempre che a Recchioni e compagnia interessi davvero fare un discorso approfondito sulla tecnologia. In definitiva, che cosa ci vuole dire Monolith? Da un lato la Monolith è un trionfo di hybris a quattro ruote, una trappola mortale, dall’altra si inerpica a inclinazioni sovrumane per trarre in salvo i personaggi, venendo perciò moralmente “assolta”. L’aereo abbandonato (la sequenza esteticamente migliore del film), simbolo di una tecnologia superata e inutile, ha invece una funzione narrativamente più “benefica” e alla fin fine, ha più personalità della Monolith. Insomma il messaggio del film prima pende verso la cautionary tale anti-progresso che manco mia nonna, poi nel finale diventa rassicurante: ma considerato nel complesso è ambiguo e irrisolto, vittima della propria superficialità.
*A proposito, Lilith è la diavolessa che si rifiutava di scopare sotto – in questo film la macchina si chiama così perché è una metafora di NIENTE; non si sono sforzati un cazzo.
DVD-quote:
“Sulla Monolito amaranto si va che è un incanto”
Cicciolina Wertmüller, i400Calci.com
ahahahah Cicciolina sei grande!
quando sono andata al cinema a vedere atomica bionda, davano questo nella sala accanto e tra me e me mi sono detta “potrei fare che dopo mi intrufola nella sala e me lo vedo gratis” . poi ho desistito perché sotto sotto avevo già capito che faceva vagare!
ok. con il 100% di refusi in più
puzzava fortemente già dai trailer
Grazie Cicciolina che mi salvi da ciò che non voglio vedere ma non lo so ancora.
Temevo che il legame con gli autori portasse una critica “buona” e invece… onesti. Bravi
Personalmente, prendo atto, ma non sono d’accordo con la recensione. Ho visto il giorno prima La Torre Nera (sto recuperando i film di agosto) e mi è sembrato molto più insulso. Il giorno dopo Annabelle e il suo finale è molto più impossibile di Monolith.
Boh, a me è piaciuto
Prevedibile. Non so quanto sia profondo il suo contributo al film, ma Recchioni non è in grado di dare profondità ad un personaggio o spessore ad una situazione neanche con le macumbe.
E mi scuso per la ripetizione che ho notato solo ora, ma mi piace davvero tanto il termine “profondo”
Grazie dell’approfondimento
Grazie per il commento Impallo, dal profondo del cuore.
Io ancora devo capire perche’ Roberto Recchioni sia considerato uno sceneggiatore di talento.
Cioe’ uno che ha un blog in difesa dei bulli (perche’ lui e’ molto originalmente uno che non e’ buonista!!!).
Orphan e’ una saga di un banale incredibile e la spacciano come la piu’ grande conquista del fumetto italiano!
E c’e’ anche gente che dice che questo bellissimo soggetto cinematografico non avrebbe mai avuto spazio in Italia…. MA MENO MALE
Ti rispondo da amico dei fumetti e aspirante fumettaro. Rrobe è oggettivamente talentuoso nel campo dei fumetti, anche se forse è più definibile come “abilissimo mestierante” che come “grande autore”. Orfani non aveva niente di originale ma aveva un ritmo e un’atmosfera che per il mondo Bonelli erano una ventata di freschezza incredibile. Per il resto, credo (non sono io a dirlo) che sia abilissimo nel marketing, e nel creare un “personaggio di sé stesso” che ne accresce la visibilità e la presunta autorevolezza. Insomma, si fa da sé :) Il “personaggio” di difensore dei bulli è oggettivamente patetico a mio avviso, ma è solo una delle sue facce (come Slim Shady per Eminem), mentre quando si occupa di fumetto e narrazione popolare è uno che sa di cosa parla. Tutto questo IMHO senza conoscerlo personalmente, obviously.
Comunque non va dimenticato che i fumetti sono 50% parole e 50% disegni, quindi se Orfani può essere banalotto in quanto a storia (di banalità nel fumetto se ne puo fare virtù, vedi Marvel, vedi DC), è un fumetto che va avanti dritto – e non è un male se è destinato all’intrattenimento- ed ha un comparto grafico pazzesco, basta calcolare che le uscite mensili americane a colori hanno circa 35 pagine (pubblicità e rubriche incluse), le uscite mensili giapponesi circa 40 in bianco e nero ed Orfani riesce a portare tutti i mesi 95 pagine a colori e spesso di una qualità pazzesca. insomma se si parla di fumetto “popolare” Orfani non ha eguali al mondo. Anche la graphic novel di Monolith è nettamente meglio del film, forse perchè i disegni di LRNZ sono meglio della regia di Silvestrini, o forse perchè rappresenta comunque un punto di svolta del fumetto italiano. Insomma RRobe scrive bene, MAter morbi ne è la prova, e sicuramente sta spingendo il fumetto italiano dove non era mai stato prima, ma forse per il cinema è ancora presto
Mah. Sta cosa di parametrare Orfani al resto della produzione Bonelli e sostenere che sia una figata solo perché è migliore della produzione standard della casa editrice non la capisco proprio.
Tenendo conto che la Bonelli domina il mercato italiano facendo praticamente le stesse cose da 60 anni, direi che invece ha un senso.
Orfani, oltre a essere disegnato magnificamente, rappresenta davvero una svolta interessantissima per la Bonelli: un fumetto seriale che invece di presentare storie autoconclusive, racconta una storia che prosegue di numero in numero (senza togliere leggibilità ai singoli episodi bisogna dire) in un modo che era del tutto inedito per il fumetto popolare italiano (quello che va in edicola almeno)… chiamalo poco. Qualitativamente e quantitativamente parlando e` un trionfo. La gente si straccia le vesti ogni volta che gente come Miller, Vaughn e Kirkman escono con nuove serie… Se vi piace una serie come Saga (molto buona, niente di non già visto, ma godibile), Orfani non dovrebbe essere da meno.
ha assolutamente senso come paragone. comunque per quanto io trovi la roba sceneggiata da Rrobe spesso troppo derivativa in ciò che racconta e troppo “pompata” nei dialoghi con quella ricerca troppo spasmodica della frase ad effetto e roba mediamente ben fatta. poi come ha scritto qualcuno sopra è una persona che sa vendere bene il suo personaggio e anche questa è una dote mica da poco, per molti versi mi ricorda Millar (che pure lui è un altro di quei sceneggiatori che su di me ha poca presa generalmente).
Poi Mater Morbi e Mater Dolorosa per me sono due ottimi esempi delle sue qualità, anche John Doe in larga parte l’ho trovato un gran bel prodotto.
Di Orfani ho letto qualcosa, non è roba mia ma ha un comparto grafico veramente accattivante e senza essere roba imperdibile l’ho trovata una lettura sempre piacevole.
Invece secondo me recchioni è un buon professionista del fumetto, un bravo sceneggiatore, punto. il resto è hype per il personaggio. recchioni non è il quentin tarantino del fumetto, e non è all’ altezza di miller ( ah ah ah) ma neppure di kirkman.
ma è e resta un grande professionista che sa fare bene il suo lavoro.
ha poi deciso di pubblicizzarsi creandosi un personaggio, il che ha avuto su alcune persone effetto positivo, trasformandolo ai loro occhi in un mito assoluto e ineguagliabile, e su altre effetto negativo.
e lo dico dal punto di vista di uno che ha comprato i primi numeri di tutta la roba fatta da recchioni (perchè le premesse sono sempre incredibilmente accattivanti e giuste e i primi numeri sono spesso dei piccoli capolavori), per poi non portare a termine nessuna delle sue serie perchè tutte prima o poi finiscono per scadere, i personaggi smettono di essere interessanti ecc ecc.
orfani per dire è un buonissimo prodotto. non il migliore della bonelli. che poi abbia rivoluzionato graficamente e contenutisticamente tante cose è verissimo ma lì è anche colpa della bonelli che è rimasta incredibilmente statica per troppo tempo. ma questo non basta a renderlo il capolavoro assoluto che qualcuno dice.
Che poi sarà stato anche un bullo, peserà trenta chili bagnato…
Se hai qualcosa contro di lui, perche’ non gli scrivi sulla sua pagina FB: vediamo come ti risponde.
“e non è all’ altezza di miller” e grazie…..
“che poi sarà stato anche un bullo, peserà trenta chili bagnato…” ma in realtà da diverse cose che scrive ha sempre lasciato trasparire che da ragazzino fosse un po un escluso per via della salute cagionevole e le passioni da nerd. La cosa del bullo io la vedo come un omaggio ai personaggi che ama…
@Perry Manson Giusto un piccolo appunto su: “i fumetti sono 50% parole e 50% disegni”. Non è proprio così. Mettiamo che con parole non intendi banalmente i dialoghi ma la sceneggiatura, il lavoro di sceneggiatore nel mondo del fumetto è molto diverso dallo sceneggiatore di un film ad esempio. Diciamo che il suo lavoro si avvicina di più a quello del regista, perché decide anche come impostare la tavola. Tito Faraci in un intervista disse che gran parte del suo lavoro su un fumetto non si vede, non è come molti pensano solo scrivere i dialoghi nei baloon.
Si vedeva già dal trailer che era un film di merda. Grazie per l’honestaa
Non so se già fatto notare, ma tipo 30 anni fa non stava un film per la tv chiamato in Italia “Terrore su quattro ruote” con Joanna Cassidy che era tipo LA STESSA COSA?
Terrore a quattro ruote è la storia di un inseguimento.
Si ma anche lì c’era il figlio/figlia intrappolata nella macchina
“Gli ingredienti per creare un personaggio coi fiocchi c’erano tutti”
La Regina Rossa, cazzo. LA REGINA ROSSA.
http://residentevil.wikia.com/wiki/Red_Queen_(Anderson)
Ma la rece di undisputed 4?
Era tipo il post prima di questo.
E’ stato programmato nel mio cinema preferito per mezzo mese di agosto nel nulla più assoluto della stagione estiva.
Puzzava talmente tanto di guano, che piuttosto una sera mi sono rivisto Junior.
Ma perché gli italiani si ostinano ancora a fare film?
Sotto questo film la maggior parte dei commenti è contro Recchioni, che ha scritto solo il soggetto della Graphic Novel.
Nel film è coinvolta invece tutt’altra gente.
Anche se il film dovessere essere una ciofeca, non l’ho visto ancora e non escludo che sia davvero un pacco, non capisco perché dare tutti i demeriti a quello che ne ha scritto il soggetto.
Ah vabbè è RRobe allora ok.
Ma alla fine la “funzione narrativa” della scena con l’aereo qual è? No perché non mi sembra che abbia alcuna conseguenza nel resto della trama. Giuro che ci sto pensando da una settimana.
Essenzialmente è Cujo senza il cane idrofobo, giusto? ORIGINALISSIMO!
Semmai è Christine, che però sta ferma.
Speravo almeno qui di trovare un riferimento a questo:
https://it.wikipedia.org/wiki/Scherzo_del_destino_in_agguato_dietro_l%27angolo_come_un_brigante_da_strada
Dato anche lo pseudonimo del recensore
SuperSUV