Come suggerisce il titolo, It Comes at Night parla di una paura che viene dritta dalla primordialità. La paura di quello che c’è fuori, al buio, che una volta calata la notte ci rende vulnerabili e inermi. È una suggestione senza tempo che con la giusta convinzione riuscirebbe a far venire ansia anche a un adulto molto sicuro di sé. Dormire con la porta aperta sul corridoio buio. Prendere quella stradina stretta sulla strada di casa.
It Comes at Night utilizza questo concetto per parlare di un’epidemia globale e di una famiglia costretta a vivere in mezzo a un bosco, isolata dal mondo intero, per sopravvivere. Tra gli alberi, tutto quello che può essere fatale: il virus, gli sciacalli. Morte e violenza. Solo il nucleo familiare è sicuro, o dovrebbe, poiché il film inizia con una sequenza d’apertura di rara potenza: un uomo vecchio, visibilmente morente, viene trasportato in carriola da due persone che indossano maschere a gas mentre una terza dice “papà”, sempre a volto coperto. L’unico volto visibile è il suo, ed è il volto della fine. Una volta raggiunto il bosco, l’uomo viene posato ancora vivo in una fossa nel terreno e gli viene dato fuoco. Titolo, e inizia il film.
La premessa è quella della tragedia, e dell’estrema difficoltà. Con un inizio del genere, fulminante, It Comes at Night pone degli standard che non sono mai più del tutto raggiunti. Trey Edward Shults, giovane regista qui al suo secondo film, sembra essere perfettamente a suo agio con la gestione degli spazi ristretti e tutto ciò che ne consegue. L’ansia, il dramma, la tragedia, sembrano tutte cose a lui consone. Gli vengono bene, e spiccano quando alla famiglia se ne aggiunge un’altra, di estranei, e la tensione sala fino a raggiungere un punto di rottura.
Preso a momenti, sia piccoli e calmi che frenetici, It Comes at Night sembrerebbe un film eccezionale, quasi una trasposizione teatrale in cui ogni cosa grava sugli attori, che qui eccellono. Joel Edgerton e Carmen Ejogo, soprattutto, tengono in piedi il film tenendolo su a braccia, quasi fosse sempre in bilico. Benché Trey Edward Shults sia molto bravo a gestire le situazioni, tirando fuori una regia sempre precisa e dagli aspetti tecnici ineccepibili (compreso un uso del formato che non è paraculo giusto per un pelo), fallisce nell’applicarla alla scrittura, che scivola nello scontato e a volte si perde un po’ nell’idea del sogno, e dunque dell’incubo. Là dove c’è chiarezza d’intenti c’è anche un certo andare sul sicuro che non lascia spazio al rischio, e dunque allo stupore.
It Comes at Night è un buon film che, semplicemente, poteva essere molto meglio. Lamentarsi è un’altra cosa, ma purtroppo bisogna fare i conti con tutto ciò che abbiamo già visto (ma anche a cui abbiamo giocato). Farei sempre e comunque i complimenti alla Animal Kingdom, ce ne faranno vedere delle belle.
DVD-quote:
“Non aver paura del buio, meglio non vedere che cercare invano e non trovare”
Jacopo Lietti, Fine Before You Came
sì ma prima di dargli fuoco gli premono un cuscino in faccia e gli sparano, al vecchio. Non è crudeltá a gratis (e nemmeno uno spoiler credo, boh). Cmq concordo su tutto il resto: hype della madonna, tutto molto ben studiato, attori perfetti, fuffa a mille. Il colpo di sonno del 2017
grazie per la citazione dei Fine Before You Came Jean Claude…grazie…
E’ sicuramente uno di quei film che mi ha fatto incazzare di piu’ tra quelli visti di recente. Parte a bomba, ti mette un’aspettativa che levati, poi invece si ammoscia e si conclude monco. Peccato perche’ le premesse c’erano tutte, bravi gli attori, atmosfera suggestiva. Mi rendo conto che sto ripetendo quello che dice sopra Bresson…anche vero che dove si poteva andare a parare? In un’altra serie TV survival dove al contrario poi ti ammosci perche’ pur di allungare da un’ideuzza decente vengono fuori 8 stagioni?
Interessante, lo recupero.
Scusate l’OT ma la seconda carriera di Banderas come vecchio di menare? (dopo Security). Ho appena visto il trailer di Acts of Vengeance, pare una roba grezzissima con la trama scritta dietro un tovagliolo.
“fallisce nell’applicarla alla scrittura, che scivola nello scontato e a volte si perde un po’ nell’idea del sogno, e dunque dell’incubo”
Secondo me invece è uno dei pochi film dove lo stratagemma dell’incubo sfruttato per virare in scene decisamente horror funziona bene: ad avere gli incubi è sempre il ragazzo adolescente, che proprio in quanto giovane è il più traumatizzabile dagli eventi che lo colpiscono (la morte del nonno, la comparsa dell’estraneo, ecc). L’ho trovata una scelta coerente ecco…
Concordo con la recensione. Mi è parso un compitino fatto veramente bene ma che, purtroppo non osa abbastanza, rimanendo narrativamente sul già visto troppe volte. Peccato perché la regia tira fuori diverse sequenze davvero ottime.
a me è piaciuto. la tensione c’era e anche i corridoi con i soffitti dalle travi inquietanti.
però effettivamente siamo troppo scafati e ci sembra poco.
La lampada con il coperchio rosso mi ha ricordato insidious.
E’ un FF sulla befana?
It comes at night…with the shoes all broken
It comes at night… l’abbiocco
Che serietà a sto giro
minchia se a tenere su il film è joel edgerton chissà come sono messi gli altri, boh sarà per via della barba che come tutti sappiamo è mezza bellezza e gli dà del carisma assente in tutti i suoi precedenti film
Si vabbè,
a questo punto mi aspetto una recensione anche su “A Ghost Story”.
A ghost story è bellissimo !!!
Sì, e il mio culo è un mazzo di rose
Ma come l’inizio e’ la fine? WTF !!!!
Un film che gli darei se potessi uno ZERO, su una scala da 1 a 10.
Parte con una scena emotivamente fortissima, per poi ammosciarsi, su il solito film horror dove il nemico non è tangibile ma presente; anzi la solita solfa dove il nemico è dentro di noi, anzi in questo caso il nemico dovrebbe essere la natura, per finire con la solita morale dove la natura umana è la vera nemica dell’umanità (ormai The walkign dead ha già detto tutto e pure troppo).
Insomma un discorso ormai trito e ritrito, sarebbe stato più “moderno” se il nemico era la classica presenza oscura o maligna che albergava nel bosco intorno alla casa, film che tra l’altra cerca sempre di portarti a pensarlo, non si capisce se è una furbata registica, ormai inflazionata, oppure lo sceneggiatore e il regista stanno facendo due film diversi; il primo vuole fare un horror moderno sul nemico che è dentro di noi, mentre il secondo un horror classico, che ormai sta tornando moderno, cioè su un nemico vero e tangibile.
Salvo il cast che è l’unico motivo del perché il film resta guardabile e non ti addormenti a metà, oltre al fatto che per fortuna il film dura meno di novanta minuti.
Poi c’è una menzione speciale per il cane, usato dallo sceneggiatore per alzare l’asticella del sentimentalismo e dal regista per dare un minimo di senso reale di minaccia al film, insomma un’altra furbata di questo film, oppure davvero sceneggiatore e regista non si sono messi d’accordo su cosa fare.
Poi uno va a leggere e si accorge che sceneggiatore e regista sono la stessa persona e allora capisce che razza di film è questo.