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Scuola Guida: Driver – L’Imprendibile, il film che dovevate aver già visto

Jackie Lang
di Jackie Lang | 21/09/201715

Guidare, in silenzio, di notte, sulle strade di Los Angeles, sguardo fisso in avanti, espressione impassibile, tutto intorno auto della polizia che sgommano. L’ha inventato Walter Hill nel 1978 con Driver – L’Imprendibile, l’ha ripreso Nicolas Winding Refn nel 2011 rallentando tutto, imprimendogli un passo stranissimo e spingendo al massimo il sentimentalismo, e ora l’ha ripreso di nuovo Edgar Wright, pompando tutto al massimo e dando al pilota silenzioso una colonna sonora che sentiamo solo noi e lui.
Tanto per iniziare un’infarinata generica di ciò di cui stiamo parlando.

Tutti e tre i film hanno personaggi identificati dal loro archetipo e non da un nome (The Detective, The Driver, Doc ecc. ecc.) si aprono con un grande inseguimento senza parole, in cui contano tanto le scene fuori dall’auto quanto le reazioni dei passeggeri della macchina, in cui si fugge dalla polizia dopo una rapina e si imposta il tono di tutto il resto del film. Ma quello che Walter Hill aveva inventato non era tanto un film di inseguimenti, quanto un western moderno molto cool, in cui tutti vestono molto bene e hanno un paio d’occhiali da sole in dotazione, in cui i ruoli di sceriffo e fuorilegge sono molto evidenti (lo stesso driver viene preso in giro dal poliziotto Bruce Dern che lo chiama “cowboy”). Una caccia in cui uno è la preda e l’altro il cacciatore, in un mondo silenzioso e pericoloso, praticamente la base di ogni film di Michael Mann.

Il punto in cui una metropoli sembra il West

Come nei film di Mann sembra che tutto ciò che conta possa accadere solo di notte, che i rapporti tra le persone siano portati avanti sempre su due binari, quello di ciò che si dice e quello di come lo si dice. L’impressione è che mostrare i sentimenti sia totalmente superfluo per la loro veicolazione, che non sia possibile dirsi delle cose senza bere Scotch a stomaco vuoto e che senza una buona camicia o un paio di pantaloni di un certo tipo non ti puoi proprio nemmeno qualificare per entrare nella storia.

Silenzioso e di colpo letale, ricorda qualcun altro?

Ci siamo accorti solo ora (o meglio con il film di Refn) quanto Driver – L’Imprendibile sia un testo fondamentale per il cinema moderno. Nessuno prima l’avrebbe citato tra i film più importanti di Walter Hill ed era largamente sconosciuto, ora invece ci pare sempre più evidente che lì, in quel film che somma meglio di altri tante idee che si trovano anche in altre opere di Walter Hill (e altri film del suo tempo), stia una piccola svolta cinematografica. Il momento in cui il cinema d’azione ha capito quanto importavano i colori, gli ambienti, le riprese in cui tutto è a fuoco, gli abiti, gli interni e tutto ciò che sta intorno agli attori. In cui ha capito quanto era fondamentale il montaggio dei dettagli per dare una certa idea (qui sotto potete vedere il momento esatto in cui è nato Edgar Wright).

L’immagine al suo meglio in un film che per tutto il resto vive della propria perversione riguardo i suoni. Di certo in Driver – L’imprendibile gli effetti sonori di spari, stridio di gomme, passi e rumori di lamiera distrutta sono più curati dei dialoghi, non ci sono dubbi. Del resto quando a Driver stesso chiedono se è davvero bravo come dice lui non risponde a parole ma così, con un orgasmo di effetti sonori

Certo quello che hanno fatto Refn e Wright è un’altra cosa, non migliore, non peggiore ma un’altra, un’operazione raffinatissima di rielaborazione del classico. Negli anni dei remake questi due hanno girato dei remake che non sono davvero tali ma che lasciano emergere quanto quel film lì sia stato determinante.
Quello di Driver era un cinema a suo modo sperimentale, in cui non importa nulla come le cose sono nella realtà, importa solo come possono essere migliorate nei film, rese più clamorose, divertenti o affascinanti. Un film in cui al centro di tutto ci sono le rapine ma il protagonista vero (anche delle sequenze di rapina) è l’autista, è lui a dettare legge, è lui il membro più importante della banda è a partire dalla sua partecipazione o meno che si decide se fare o no la rapina. Un film in cui alla fine, in un gesto di cinema bellissimo, quando Driver entra nella stazione, che vediamo essere praticamente vuota, si dirige all’armadietto in cui c’è la valigetta e poi la prende, nell’attimo in cui si gira dietro di lui è comparsa tutta la polizia schierata e disposta come se stessero per farsi una foto.
L’effetto molto prima del realismo.

Ah! Siete qui? Non vi avevo sentito arrivare

E proprio quest’idea dell’effetto prima del realismo ha cominciato a piegare il cinema d’azione con grande lentezza. È sopravvissuta all’età dell’oro dell’action cinema (gli anni ‘80) ed è tornata in superficie negli anni ‘90 e 2000. Il vero sottogenere sotterraneo del cinema d’azione.

Dvd-quote suggerita:

“Il film che non sapete di aver già visto”
Jackie Lang, i400calci.com

Jackie Lang
Autore del post: Jackie Lang
"Sono qui per prenderle e darle nel nome di Cobretti"
k

tags: baby driver c'è anche una donna ma non mi ricordo dove e chi car porn declinazioni drive driver Edgar Wright guidare senza dire niente inseguimenti macchine che si sfondano Micheal Mann nicolas winding refn orgasmo di suoni tutte le cose che contano accadono di notte western in città

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15 Commenti

  1. Cris 21/09/2017 | 08:09

    Bellissimo articolo ma lei è Jane Seymour de la signora del west? E a suo tempo Ryan era veramente fico!!!

    Rispondi
    • Jackie Lang 21/09/2017 | 08:14

      No. Lei è Isabel Adjani

    • Cris 22/09/2017 | 07:15

      Grazie Jackie!!!

  2. David Lynchaggio 21/09/2017 | 10:43

    Il film devo ancora, e da anni me lo ripeto di, recuperarlo. Ma ha uno dei poster più belli della storia del cinema e non solo.

    Rispondi
  3. avdf 21/09/2017 | 11:04

    rece molto interessante. grazie

    Rispondi
  4. Axel Folle 21/09/2017 | 11:14

    Vabbe uno di quei film che porto nel cuore, diretto da uno dei miei autori preferiti in assoluto. C’è dentro tantissimo JP Melville a mio avviso in Driver e Mann certo deve averlo adorato. (praticamente ho appena citato il trittico dei miei registi preferiti in assoluto) Non pensavo che fosse poco considerato nella filmografia di Hill prima che Refn ci mise sopra le attenzioni girandone uno pseudo remake.

    Rispondi
  5. Blackporkismo 21/09/2017 | 16:47

    Isabel Adjani era giovanissima all’epoca del film mi sembra che la chiamavano la giocatrice mentre Ryan O’Neal ascoltava sempre la stessa canzone e si i personaggi erano solo archeitipi senza nome e Bruce Dern rimette in moto il driver per la sua “partita”

    Rispondi
  6. Emir Kostner 22/09/2017 | 08:24

    Ottimo articolo! Probabilmente l’aspetto più grande di questo film è che è un archetipo instant-classico su cui si possono innestare continue rivisitazioni senza mai sbagliare per via della sua struttura essenziale ed asciutta. Eppure malgrado questa forma scarna l’originale ad oggi rimane comunque invecchiato benissimo, completo ed efficace.
    Ps: ma la recensione di Baby Driver prima o poi arriva? No, perché se non mi date la possibilità di votare Bellbottom della Jon Spencer Blues Explosion come miglior canzone ai prossimi Sylvester pianto un casino, eh?

    Rispondi
    • David Kronenbourg 22/09/2017 | 09:49

      arrivata più prima che poi:

      http://www.i400calci.com/2017/09/larte-della-fuga-la-recensione-baby-driver/

    • Emir Kostner 25/09/2017 | 19:51

      Te lo giuro, prima di quel commento ho cercato “baby driver” e non ho trovato nulla. Senilità, I’m coming.

  7. kaiser zozzo 22/09/2017 | 14:34

    vendendo quel filmetto simpatico di Wright, fatto di dialoghi simpaticissimi e di canzoncine simpaticissime del suo i-pod simpaticissimo di quando era un moccioso simpaticissimo, ti riviene voglia di rivedere un film serio come cristo comanda; ovvero questo.

    Rispondi
  8. Revenando 22/09/2017 | 16:27

    In “how videovames changed the world” il documentario di quel geniaccio di Charlie Brooker si parla anche di come driver (di Refn) sia ispirato a GTA che a sua volta é ispirato a driver (di Hill). Tutto il filone di videogiochi di criminali e inseguimenti “most wanted” praticamente parte da questo film.

    Rispondi
  9. Gianni Carpentiere 23/09/2017 | 17:36

    Bella recensione ma non sono d’accordo su “Nessuno prima l’avrebbe citato tra i film più importanti di Walter Hill ed era largamente sconosciuto”: io (insieme a mille altri cinefili, direi) l’ho sempre considerato un film mitico, al top della filmografia del grande Walter Hill. E l’uscita di ben due pseudo-remake lo conferma.

    Rispondi
  10. Zen my Ass 24/09/2017 | 00:25

    Walter Hill e’ un genio, niente da dire: nessuno come lui ha saputo realizzare piccoli film molto poco spettacolari e cosi’ intimi (storie tra pochi personaggi e volutamente non epiche o di largo respiro) e cararicarli cosi’ tanto di significato e di stile. Hill ha preso Le Samurai di Melville e lo completamente reinventato. Come regista, credo che The Driver sia il film con il quale stabilisce il proprio linguaggio (esploso con The Warriors e arrivato all’apoteosi con Streets of Fire). Grande recensione, grazie veramente. Hill e’ il mio regista preferito da quando mio padre registro’ per me 48 Hours in tv nel 1984 (su un Betamax!).

    Rispondi
  11. Giòn Connor 24/09/2017 | 15:10

    Questo Film nel Cinema di Azione è come Bladerunner nella fantascienza:

    un punto di svolta.

    mi sembra che abbia l’inseguimento più lungo (se non è stato battuto) della storia del cinema (preCG) , ma attendo controprove….

    Rispondi

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