Non vorrei riciclare un discorso che ha già fatto Casanova nella sua ottima recensione di Stand By Me, ma è inevitabile quando si affronta un capolavoro come The Mist: adattare Stephen King al cinema è sempre stato un gran casino. Non sono davvero sicuro del motivo: in fondo, hai delle storie dal grande ritmo scritte con piglio cinematografico e già praticamente pronte per essere adattate. Eppure, spesso, anche se un film tratto da King è fedele nell’intreccio, non viene bene. Se devo avanzare un’ipotesi, anche se non sono un fine conoscitore di tutta l’opera di King, direi che il problema sta proprio nell’obbligatoria sintesi che un film di due ore si vede costretto a fare. Ciò che rende grande King, per me, non sta tanto nella trama in sé quanto in ciò che la circonda, nell’amore che lo scrittore mette nel delineare ogni singolo personaggio nei minimi dettagli, nelle backstory dettagliatissime che costruisce e che hanno un forte peso nello sviluppo della linea narrativa principale. Un esempio perfetto di questo è It: il nuovo film è riuscito, ma inevitabilmente sfronda quasi tutta la parte coming of age per concentrarsi solo sulla battaglia tra i Losers e Pennywise.
Sono convinto che in questo si nasconda il motivo per cui The Mist, Stand By Me e Le ali della libertà sono tra i migliori adattamenti in assoluto di King: perché sono tratti da novelle. Che poi, quando parli di novelle, nel caso di King, non parli di semplici racconti ma praticamente di romanzi brevi. Quelle robe che qui potrebbero tranquillamente uscire per Mondadori in un’edizione con sovraccoperta a carattere 12 per riempire più pagine. The Mist sta sulle 130 pagine, per dire, è una lettura snella ma non en passant, richiede un certo impegno. Però è sostanziosamente meno lunga di un romanzo di King e, guarda caso, ha più o meno lo stesso numero di pagine di una sceneggiatura cinematografica base (sulle 120, di solito). Dunque è molto più facile da adattare, si presta meglio al cinema e richiede meno tagli. E quando questi tagli avvengono, solitamente sono dovuti più a scelte creative (tipo: nella novella, David Drayton e Amanda Dunfrey scopano; Darabont ha preferito lasciare la loro attrazione più ambigua).
Per il resto, The Mist film è fedelissimo a The Mist novella, eccezion fatta per il finale, che Darabont si è inventato di sana pianta (e di cui parleremo dopo). L’intento di Frank Darabont, che a King dovrebbe costruire una statua nel suo giardino, visto che gli deve una carriera da regista, è ammirevole: in un’epoca di torture porn, in cui il selling point numero uno di tanto cinema horror era la carnazza, il gore bello esplicito ripreso in primo piano, lui ha fatto un film di paura che più classico non si può. L’orrore, ce lo hanno detto spesso ma noi giovani abbiamo sempre sputato in fazza a quei matusa dimmerda pretendendo sangue e budella, non necessariamente deriva da quello che vediamo. Anzi, più spesso nasce proprio da ciò che non vediamo e che viene semplicemente suggerito. The Mist fa questa cosa in una maniera sopraffina, immergendo letteralmente la storia in una nebbia che rende tutto ambiguo e nasconde i dettagli truculenti, per lasciare l’immaginazione libera di cavalcare la paura.
È anche un film dal rigore formale invidiabile. Sempre aiutato dal fatto che non c’è roba da sforbiciare più di tanto, Darabont ha realizzato un’opera senza fronzoli, senza ciccia e brufoli, in cui rapporti e psicologie sono definiti con una battuta e con l’utilizzo sistematico, ma intelligente, di tutti i possibili trucchi del mestiere. Per dire, ci sono ben pochi film là fuori in cui l’incidente scatenante, quel momento in cui capisci che qualcosa non va e da cui quindi si sviluppa il racconto, può essere riassunto in una breve e concisa frase con un soggetto, un complemento di luogo, un verbo e un complemento oggetto:
“Something in the mist took John Lee.”
È talmente perfetta questa affermazione che potrebbe essere usata come titolone di un giornale. E contiene già tutto: sia la concretezza della minaccia, sovrannaturale eppure reale, sia l’ambiguità del testo e del film. Si parla di “qualcosa nella nebbia”, qualcosa di non ben definito che pure ha commesso un atto triviale e concreto come “prendere”. E cosa ha preso? Ha preso “John Lee”, e qui sta il genio di Darabont. Nel racconto, sappiamo chi è John Lee, lo abbiamo incontrato poco prima nel supermercato e lui esce per fare il ganassa, per poi sparire. Qui invece, quando Jeffrey DeMunn si precipita nel supermercato col sangue al naso, Darabont usa quel nome per evocare un mondo più vasto, quello della cittadina del Maine in cui la storia si svolge, che non può oggettivamente rientrare tutto nel film. Ma usando il nome di una persona che non abbiamo visto si mantiene fisso nell’ambito fumoso e ambiguo del film. “Qualcosa nella nebbia ha preso John Lee” è una minaccia concreta eppure distante, perché chi se lo incula John Lee? Almeno fino a quando il “qualcosa” che lo ha preso non si presenta alla tua porta.
Possiamo dire che l’unico punto in cui il film scende di un gradino rispetto a questa perfezione formale è negli effetti speciali, che denunciano la natura low budget del progetto. Darabont si è trovato a dover scegliere la computer graphic per motivi di costo e ha puntato tutto sui design delle creature (a cui hanno contribuito Bernie Wrightson e Greg Nicotero, mica i primi stronzi che passavano) per renderle almeno graficamente memorabili, sapendo che non avrebbe avuto i soldi per renderle credibili al 100%. Darabont ha saggiamente controbilanciato questa mancanza con una regia molto concreta, girando in pellicola per dare al film un sapore da documentario e chiamando i cameraman di The Shield per ottenerlo. I risultati si vedono alla stragrande non solo nel modo in cui sono gestiti gli spazi ristretti e ripetitivi del supermercato, claustrofobici eppure ariosi allo stesso tempo, ma soprattutto nella superba scena dei ragni nella farmacia, girata guerrilla style in mezzo alla nebbia eppure cristallina in ogni dettaglio. Io sono aracnofobico, e l’unica ragione per cui riesco a rivederla è proprio perché la CGI non rende pienamente giustizia alla visione di Darabont, ma comunque è una roba che mi fa rivoltare lo stomaco ogni volta.
Ci sarebbe un sacco di altra roba da dire. Ad esempio, vi siete mai accorti di quanto The Mist sia costruito su una serie di dualismi? Il più semplice: mostri fuori vs. mostri dentro. “La storia parla più dei mostri dentro che dei mostri fuori”, lo ha detto Darabont stesso. Parla dei mostri nella “gente da cui vi ritrovate circondati nella vita, i vostri amici e vicini che cedono sotto lo stress”. Altrettanto semplice è il confronto tra ragione e superstizione, scienza e fede. Ma lo schema si vede anche nella gestione dei personaggi: David e il suo vicino, l’uno originario del posto, l’altro un pezzo grosso di New York, eppure entrambi outsider in un certo senso (David è un artista che fa locandine per il cinema, che nel film sono quelle di Drew Struzan), ai ferri corti tra loro. I due manager del supermercato ai lati opposti dello spettro: uno silenzioso ma determinato, l’altro sbruffone ma inefficace. Le due figure materne, ovvero la matta che predica l’Armageddon e l’insegnante di scuola pacata e amorevole. E via così. Naturalmente tutto è coerente con la trama del film, che parla di due dimensioni parallele in rotta di collisione.
Ma parliamo un attimo del cast. Thomas Jane è l’AMERICA, con quel suo mascellone e quei lineamenti cesellati, eppure è anche l’America leggermente weird di Stephen King, perché è in realtà un artista che nasconde dunque un animo ben più sensibile di quanto dia a vedere il suo aspetto da ragazzone tirato su a torta di mele e limonata. A parte lui, perfetto come sempre (Jane è attore sottovalutatissimo, guardatevi The Expanse ad esempio), il cast di The Mist contiene un gran numero di facce più o meno note scelte con cura da un regista che ha sempre saputo scritturare i suoi attori: Andre Braugher (il capitano Holt di Brooklyn Nine-Nine), il sempre pazzesco Toby Jones, la sempre insopportabile Marcia Gay Harden, la sempre incredibilmente fichissima Alexa Davalos (quella di The Man in the High Castle), il sempre williamsadler William Sadler e metà del cast di The Walking Dead, Jeffrey DeMunn, Laurie Holden e Melissa McBride. Ovunque guardiate, l’effetto “Troy McClure” è assicurato. Darabont non è andato alla ricerca di nomi, ma di professionisti solidi che sapessero dire tanto con poco.
Mi pare che ci resti solo da affrontare il finale e lo farò spoilerandolo nella maniera più svergognata, siete avvertiti.
Azzeccare il finale è sempre la cosa più difficile, in un film. In questo caso, il finale è totalmente farina del sacco di Darabont, ma è talmente perfetto da essere stato lodato anche da King. È un finale, attenzione, MIGLIORE di quello della novella. Talmente forte e memorabile che, ancora oggi, viene stabilmente incluso in tutte le classifiche dei finali più forti e memorabili. Il motivo è il suo essere un pugno nello stomaco senza precedenti. Ed è chiaro il perché: in genere amiamo uscire dal cinema con un filo di speranza, anche di fronte a un racconto apocalittico come questo. Di solito, anche quando non si opta per il lieto fine, si lascia comunque intuire che forse qualche spiraglio c’è. È così che finisce la novella, con i protagonisti per strada e un messaggio radio che lascia presagire una via di fuga dall’incubo. Darabont invece manda tutto quanto a fare in culo, a partire dal vecchio adagio “La speranza è l’ultima a morire”. In The Mist, la speranza muore quando David spara a suo figlio e agli altri sopravvissuti. Salvo poi apparire, troppo tardi, sotto forma dell’esercito che ripulisce le strade mentre la nebbia si dissolve. Danno e beffa serviti così, con un dritto-rovescio, pim pum.
Poi Darabont si lascia andare a un dolly che, dopo un’ora e mezza di set claustrofobici, dovrebbe farci tirare un sospiro di sollievo. E invece serve solo a mostrarci come David sia in fondo un piccolo uomo, una macchiolina urlante in un universo ben più vasto e pieno di cose orribili e spaventose. I mostri fuori se ne vanno, i mostri dentro resteranno per sempre. Va tutto bene.
DVD-quote:
“Qualcosa in The Mist mi dice che è un capolavoro”
George Rohmer, i400Calci.com
UN FILMONE senza se e senza ma. Quel finale non me lo dimenticherò mai.
Bellissimo il film è la recensione!!! Ma di The Punisher con Thomas Jane ne avete parlato? Se no cosa ne pensi George?
Non lo rivedo da allora, non lo avevo detestato ma travisa completamente il personaggio. Però Tom ci metteva tutto il suo solito impegno.
Grazie George!!!
Thomas Jane ultimamente fenomenale nel film Netflix 1922, anch’esso tratto da King. Potreste recensirlo è davvero un gran film. The Mist comunque da 9
Bel film. Gran finale bastardissimo.
E si.. i veri mostri sono più dentro che fuori da quel maledetto supermarket
Capolavoro sì (per tensione, ritmo, fx, e ovviamente il finale), perfetto no.
È un film post 11-9-2001, nel bene (si concentra sulla gente comune anziché sui mostri o sui soldati) e nel male (i veri cattivi sono l’esercito USA e i fondamentalisti religiosi).
A tal proposito o trovato stucchevole e forzatissimo il personaggio della megera stra-cattolica (per quanto ben recitata).
L’ 11 settembre ha generato un sentimento anti-religioso in tutto l’occidente. Ma, dato che non si può attaccare il vero colpevole (l’Islam), poiché le pecorelle sinistrelle ti bollano come razzista cattivone, ce la si prende con cristianesimo (innocuo da secoli) per simboleggiarle tutte.
Conosco tante pie donne che dicono “Coi tempi che corrono, prima o poi Quello lassù si stancherà e manderà un altro diluvio!”, ma sono certo che in una situazione come The Mist, tirerebbero fuori il rosario e partirebbero a raffica, ma non si metterebbero certo a organizzare sacrifici umani :P
Non sapevo che Vittorio Feltri leggesse i 400 calci
Ti prego, i complimenti mi imbarazzano
Cosa ci fa questo sui 400 calci?
Incredibile. Appena uno piscia fuori dal coro, arriva l’esercito.
@Solero In teoria, spiego cosa non mi ha convinto di un (comunque bel) film.
In pratica faccio rodere il culo a te. Sorry, non è intenzionale.
@DarkKnight: puoi leggerci quello che vuoi, chiaramente, ma mi preme dire che la novella è del 1980 è il film è MOLTO fedele al testo. Quindi qualunque lettura da “America post 9/11” è inevitabilmente posticcia. Stephen King parla di cose universali e, tra l’altro, l’esercito non è assolutamente il cattivo in quanto è la tempesta, quindi un atto naturale totalmente casuale, a mandare in tilt il progetto Arrowhead. Che comunque è tenuto saldamente sullo sfondo come tutte le banalità assortite sull’Uomo che cerca di fare Dio.
@George Rohmer. Tutto chiaro. Mi riferivo più al film in sé che alla poetica di King in generale. Comunque grazie. :)
Il cristianesimo è innocuo da secoli forse nel giardino di casa tua, e magari anche nel tuo paesello. Basta guardare un pochino più in la, tipo in Libano per fare un esempio, per accorgersi che nelle guerre di religione anche i civilissimi cristiani non si tirano certo indietro. E parliamo di avvenimenti degli ultimi 40 anni
@Christopher Dolan La situazione in Libano è dettata da fattori storico-politici. La falange cristiana iniziò a combattere non per imporre il cristianesimo agli infedeli, ma perché dal ’48 in poi l’arrivo di numerosi profughi sunniti sotto il comando di Fatah rappresentava la minaccia dell’instaurazione di un regime islamico.
Gli “Accordi del Cairo” imposti al Libano nel 1969 dalla comunità internazionale, rendevano i campi profughi, di fatto, area extraterritoriale in cui l’esercito libanese non poteva entrare. Soprattutto, appare logico che, prevedendo (o forse solo temendo) un tentativo delle forze di Arafat di prendere possesso con la forza del governo di Beirut, Gemayel desse ordine di creare una milizia (la “Forza Regolare Kataeb” o KRF), a lungo armata e sovvenzionata da Israele.
@DarkKnight… perchè invece il terrorismo islamico non è dettato da fattori storico-politici? Da sempre la religione viene utilizzata come pretesto per combattere guerre che sono sempre uno sfogo di concause economiche, politiche, storiche e sociali. Il mio punto era semplicemente che questo vale tanto per l’islam qunto per il cristianesimo, e negarlo è semplicemente un tentativo di tapparsi gli occhi e pensare che “i cattivi” sono gli altri, che è una visione comoda ma decisamente stupida della realtà
@Christopher Dolan. Tutto questo semplicemente perché trovo inverosimile, o quantomeno improbabile che una fervente cristiana, in una situazione di pericolo, si trasformi in una strega devota al sacrificio umano come gli antichi pagani. Non mi sembra una considerazione particolarmente estremista e fanatica. Se però vuoi credere alla manfrina politically-correct per cui le religioni sono tutte cattive allo stesso modo, accomodati. Ma non dire che sono gli altri ad avere una visione semplicistica della realtà
Occhio che se sto scambio di commenti lo legge Tom Clancy è un attimo che butta giù un romanzo thriller politico con Jack Ryan che va a scazzare in Libano…
@DarkKnight questo perchè confondi religioni e fondamentalismi. Le religioni non sono tutte cattive allo stesso modo, soltanto più o meno divertenti da guardare dall’esterno; i fondamentalismi invece sì, sono tutti pericolosi allo stesso modo, per il semplice fatto che hanno pochissimo a che vedere con la religione, e tanto a che vedere con la voglia di dimostrare al prossimo la propria superiorità con l’uso della forza.
Chiaramente, questo è un discorso molto più ampio rispetto a quel che riguarda strettamente il film, perchè lì davvero bastava farti notare che il personaggio della fondamentalista cristiana che sbrocca e si da ai sacrifici umani non è stato scritto dopo il 9/11 ma negli anni ’80, ed è semplicemente un archetipo che è presente in milionate di opere narrative, dove la religione specifica è talmente in secondo piano che potresti perfettamente metterci un romanista che decide di sacrificare bambini nel nome del Dio Totti e non sposteresti di una virgola il discorso.
Se versa i diritti a me e Dolan, si accomodi pure :D
Se vogliamo essere precisi la megera non è “stra-cattolica” ma chiaramente una di quelle cristiane rinate protestanti invasate che in effetti in America ci sono eccome
Ma il commento di Darknight non ha senso per un motivo semplicissimo: non conosce King, avrà letto due libri e visto qualche film tratto da altri libri. Altrimenti saprebbe che i fanatici religiosi, i predicatori, sono un tema ricorrente, e spesso terrificante quanto i mostri, delle sue opere (basti pensare al racconto I figli del grano). King critica tutti i movimenti cristiani che diventano sette, i culti con a capo l’adulto, o addirittura il bambino, che predica dicendo di essere inviato da Dio ad avvertire i peccatori prima che sia troppo tardi. Darabont non usa un trucco per parlare d’altro usando la fanatica cristiana, Darabont usa uno dei topoi di King e la fa sgradevole, esattamente come King usa fare. Non parla di Islam non perché ha paura di offendere il follower maomettano ma perché, fondamentalmente, quella gente non fa parte dell’infanzia e della vita adulta di King, che quindi non ne ha scritto.
Comunque, credevo che David Parenzo usasse il nomignolo “Imperatrice Pucciosa” solo nell’intimità.
David Parenzo è l’Uomo Nuovo. O sei così, o sei fottuto.
Però, che il cristianesimo sia innocuo da secoli, ci andrei piano…
Concordo. Basti guardare il numeri di attentati terroristici (ma ovviamente per la destra anericana non lo sono, guai) compiuti da fondamentalisti cristiani negli USA. Come già detto altrove la parola chiave è fondamentalisti, e dunque il Cristianesimo di per se è come l’Islam.
A me T. Jane non è mai piaciuto, lo trovo un tonno di serie B. Nonostante ci metta sempre grande impegno e serietà, lo trovo sempre inespressivo, compreso in The Expanse (dove però in effetti erano in deficit di carisma tutti gli attori del cast).
Comunque The Mist è davvero ottimo. E sì, concordo che con King puoi trarre bei film solo da storie brevi (aggiungo anche Il Miglio Verde).
Consenso su tutto. Anche se devo dire la verità, alla luce della bella recensione, qui T.J. ci sta bene; in un film in cui tutti i personaggi sono chiaramente sfaccetature (o stereotipi?) di una certa America, mi piace pensare che il regista abbia di proposito messo la faccia merluzza e poco caratterizzata di Tom per farlo fungere da avatar per tutti noi.
Filmissimo, anche il mio King preferito.
Il regista voleva farlo in bianco e nero mi sembra di aver letto che nella versione dvd ci sia anche questa versione,un’ottimo film e Laurie Holden c’era anche in The Shield e in Silent Hill
Il film è un capolavoro (concordo in pieno, e lo dico da anni, sul fatto che gli adattamenti perfetti sono quelli dei racconti di King e non quelli dei romanzi), il finale è leggendario e Thomas Jane è Thomas Jane (si, seguo The Expanse e lui riesce ad essere grande nonostante il taglio di capelli imbarazzante).
Non mi spiego e non mi spiegherò mai come sia stato un flop al botteghino,
Perchè è troppo lungo e verboso, in due ore di film non succede quasi nulla e quando succede i risultati sono pasticciati e risibili (l’assalto dei mostrilli all’interno del market) od inutili e posticci (i ragnoli). I processi di sviluppo delle fazioni nei clienti del market sono forzatissimi. Per non parlare dell’ideona MACCOSA di abbandonare il market (l’unico posto sicuro con scorta di viveri quasi inesauribile) per andare… dove?! A zonzo con l’auto… nel nulla. Finale non male, ma ridicolo e grottesco nel tempismo. Bellissimo l’effetto onirico vedo-non vedo dei mostroni nella nebbia che innescano genuini brividi Lovecraftiani. Un po’ poco però
E niente, m’ha sempre fatto caca’ questo film non ci posso fare nulla, non capisco davvero come possa ricevere tanta attenzione
shaMe om me, mai visto
Il mio Stephen King preferito al cinema e fuori dal cinema è L’ultima eclissi tratto da Dolores Claiborne, fate qualcosa o devo pensarci io?
HO VISTO QUEL FILM e ne ho un ricordo angoscioso
Detto questo, prima di venire inondato da valanghe di commenti sulle malefatte di cristiani cattivoni, preciso che per cristianesimo “innocuo da secoli” intendevo da un punto di vista più filosofico che storico.
Il dio dei cristiani e degli ebrei è onnipotente e onniscente. Allah è anche onnivolente. Ciò significa che qualunque cosa ordini, anche uccidere, diventa automaticamente buona e giusta semplicemente perché è il suo volere.
Per i cristiani, Dio è buono e sa cosa è bene per i suoi figli, ma Bene e Male sono concetti oggettivi e immutabili: non si trasformano l’uno nell’altro a seconda dei capricci di Dio o dell’uomo.
È perché è stato stabilito questo che, da secoli, non c’è pericolo che un cristiano ti ammazzi solo perché un altro gli dice che è il volere di Dio.
Poi, ovviamente, se subentrano conflitti politici, etnici ecc. (come in Libano), è un altro paio di maniche.
Spero che sia finita qui, prima che arrivino i piagnoni dell’omofobia…
Discuti come siano due dei che NON esistono, del sesso segli angeli.
Invece proprio da un punto di vista filosofico la tua affermazione non è corretta.
Quando nasci e una intera cultura ti fa credere d’esser macchiato da un peccato originale, ti trasmette senso di colpa, fa credere alle donne d’esser inferiori, che la loro affermazione unica è nella procreazione, che ogni atteggiamento sessualmente liberale o non atto ai figli è sbagliato. Ti dice quella marea di cazzate inserite nei 10 comandamenti e mi fermo per carità cristiana. Dai.
Io trovo plausibile quello che accade nel film proprio perchè conosco quanto questi “religiosi” siano beceri, superficiali e intrisi di paure interiori che risolvono nella religione, e una situazione di pericolo come quella può ingigantire tutto. Premesso che la tipa del film poteva esser pure islamica e mi sarebbe andato bene comunque, ma l’ambientazione rende più plausibile una cristiana.
Firmato: la pecorella sinistrella di cui sopra.
Intanto, hai dimostrato che il personaggio del film era ciò che ipotizzavo: un guilty pleasure per arruffianarsi gli ateominkia, quindi grazie ;)
Quel personaggio del film è preso paro paro dal racconto del 1980.
Delle due l’una: o sei stupido, o sei stupido.
@goat Grazie dell’informazione, ma rimane un personaggio forzoso e stereotipato, e rimane il fatto che, anche se precedente, si sposa perfettamente con il trend che esponevo prima.
Ps
è superfluo dire che del tuo “stupido” mi ci sciacquo allegramente i coglioni.
@DarkKnight Con il trend che esponevi si sposano potenzialmente migliaia di personaggi delle letteratura e del cinema creati almeno un paio di secoli prima del 1980.
Stai argomentando il nulla.
Imbecille.
@goat Ho mai detto che nel cinema non ci sono personaggi stereotipati? Certo che no. Ma i personaggi stereotipati sono, per me, controproducenti in un film che vorrebbe essere realistico nella caratterizzazione dei personaggi e delle loro reazioni in situazioni di pericolo.
Ti dai una calmata, testa di cazzo?
Boh, a dire il vero ho sempre pensato che il Dio del Vecchio Testamento fosse parecchio simile a quello dei musulmani, ma direi che non sono discorsi da 400 Calxi
@DarkKnight Ecco, secondo me no. E, sempre secondo me, il trend di cui parli non esiste. Ma lasciamo perdere e concentriamoci unicamente su quello che ci accomuna e su cui siamo d’accordo: ‘sto film è ‘na bombetta. La recensione descrive ottimamente tutti i lati positivi (peccato per il poco cash a disposizione, che si riflette negli effetti speciali). E sì, il finale è uno dei più devastanti della storia del cinema. Riguardo questo, porto all’attenzione di tutti un particolare: i militari indossano maschere antigas (per motivi precauzionali, suppongo), ma una maschera che copre il volto disumanizza la persona, questo amplifica ancora di più la solitudine del protagonista. Provate inoltre a notare la reazione dei militari quando fanno la loro comparsa: apatici, freddi, apparentemente insensibili. Bellissimo.
Visto? Abbiamo trovato un punto d’incontro, io e te. Cosa importante.
C’è ancora speranza…
Cretino.
@goat C’è ancora speranza. Peace.
(coglione) XD
Capolavoro. Per me il film ha due partenze la prima quando ” something in the mist” la seconda Spoiler:
è quando Melissa McBride chiede che qualcuno l’accompagni a casa a salvare i suoi figli e nessuno lo fa nemmeno Thomas Jane ne ha il coraggio e lei a tutti dice “andrete all’inferno ” da li in poi c’è l’inferno. Nel finale Thomas Jane la vede salva su un camion con i figli .
Vi voglio bene perchè nessuno ha nominato ancora quella pila fumante di merda che è la serie TV di Netflix.
In compenso ora voi potete odiare me, perchè l’ho nominata.
@Christopher Dolan Ti voglio bene anch’io, non litighiamo più ;)
detto che mi sta profondamente sulle palle mark whalberg!!! visto appena ieri nel bel film di berg “deep water horizion” e nell’ultimo al solito sbadigliante transcoso…penso che tutti i ruoli intepretati da quella faccia da sfigato coi muscoli di whalberg li avrebbe tranquillamente potuti fare il prode Thomas jane e con migliori risultati. e qui lo dico e qui lo…confermo si non lo nego lo confermo.
Però il film è carino, è vero. E poi nei primi secondi c’è un inquadratura del culo di Kate Hudson che per un uomo eterosessuale o una donna omosessuale vale da solo la pellicola. Che ha anche il non indifferente merito (di questi tempi) di non durare troppo.
Ma concordo, Thomas Jane in effetti avrebbe fatto un lavoro migliore.
Qualcuno ha visto la serie?
La serie tv netflix é una mezza cacata con qualche ottima idea (!), e un plot twist, a mio parere, tra i più fighi di sempre. Sonol’unico ad avere odiato il finale del film? Ebbene lo odio con tutte le mie forze e odio Darabont; poco importa che quel vecchio markettaro di Stephen King lo elogi. Recentemente ha lodato anche quell’ultramerda sciagurata e vergognosa di Under the Dome.
PUM… PUM… … PUM… PUM… … … PUM… UAAAAAAAAAH. Che cazzo di finale della madonna!
Bella rece,
SPOILER
Tutto il film regge benissimo, con svarie scene che danno perfetta concretezza all’incubo che si aggira nella nebbia (a me ad esempio mette i brividi ogni volta la scena di quella tutta gonfia punta dallo scorpioscarrafone), ma quel finale …
Cristo, quel finale è perfetto perché in quel momento tu SEI thomas jane, completamente disperato, dentro una macchina rimasta senza benzina, su cui sopra è appena passato sopra un esemplare ciclopico della nuova specie dominante di un mondo in cui non c’è più spazio per l’uomo.
L’unica cosa che ti è rimasta sono 4 proiettili per 5 cinque persone e fai l’unica cosa che ti è rimasta da fare.
E il fatto di sentirti totalmente in sintonia con thomas jane nella scelta che fa, amplifica all’ennesima potenza (aka PZ) la pezza che ti arriva nell’ultima scena
Dai commenti apprendo che Esistono ancora credenti pronti al litigio cavalcando una tastiera del cristo.
Questo è un twist maggiore che nel finale del (bellissimo) film.
Quando ho letto “La falange cristiana” volevo esplodere, mi sono sentito come il buon Thomas.
@supertramp Se ti riferisci a me (e sì, ti riferisci a me), ho solo detto che trovavo esagerato e grottesco il personaggio. Gli ateominkia col cazzo piccolo si son fatti venire la schiuma alla bocca, perché hanno preso la mia considerazione come una difesa della religione (il male supremo, per i loro cervellini), e sono partiti in massa all’attacco. Chi sono i fanatici invasati in questa storia?
PS
Esplodi pure, ma prima puoi andare a fanculo? Grazie.
Erano le 4 del mattino.
Ti scuso perché non sei a conoscenza che ogni commento dentro la fascia oraria che va dalle 3 alle 5 gode della protezione attuata dalla falange estremista dei 400Calci, con sede segreta segretissima.
La vecchia stronzona rappresenta tutte le religioni, non fissarti su quella che professa in particolare. La situazione pericolosa e paranoica mostra il lato peggiore di ogni persona dentro il market, e giustamente la signora religiosa sbotta con sciabolate di fanatismo religioso trascinandosi dietro quasi tutti. Posso capire che per come vedi le cose la reazione è innaturale, ma non si trovano mica in un contesto quotidiano, di certo è un iperbole e va bene pensarla come ti pare, ma ha infastidire è tutto il pippone allegato sulla religione spacciato da discorso serio quando le religioni non possono essere prese sul serio. Ti ha dato fastidio la vecchia? Bene era quello l’obbiettivo, non certo arrufianarsi chi non la pensa come te.
@supertramp Booom.
Oh, io sono l’ultimo arrivato, mi sono letto tutti i commenti litigi compresi e ho due cose da dire:
1- darknight puoi avere tutte le ragioni del mondo (o anche no) ma hai un modo di esporre le tue opinioni che rende simpatico il nazismo
2 – …maaaa la rece de “La torre nera”?
@Ga E vabbé. Dal successo di Dr. House e Sherlock, direi che gli antipatici domineranno il mondo :P
Commenti di qualità a sto giro… Film sottovalutato ..quei cazzo di ragnetti ..e quella troia evangelica che fa ammazzare il soldato…bello bello bello
Mi accodo senz’altro alle lodi rivolte a The Mist, adattamento, questo si, riuscito dell’omonimo racconto lungo di King. Un ottimo prodotto, in cui la pochezza del budget, che pure si intravede, non intacca il valore del risultato ultimo. Vado però controcorrente sul finale, quasi unanimemente spompinato: fa cacare.
L’impressione è quella che il regista abbia voluto inseguire lo shock value ad ogni costo, ficcandolo a forza nell’epilogo di una storia che aveva certe premesse la cui logica stride a bestia con gli eventi conclusivi della pellicola.
Insomma, a seguito di un casino in laboratori governativi, il cosiddetto Arrowhead Project crea un varco dimensionale che travasa nella nostra realtà un INTERO MONDO di mostri, alcuni grandi quanto un piccione, altri enormi come montagne, tutti celati dal nebbione del titolo, che impedisce di avere completa contezza della loro orrenda varietà.
Alla luce di tutto questo è verosimile (attenzione, verosimile nel senso di coerente con le premesse della storia) che la situazione possa essere risolta da un pugno di soldati ammerigani che marciano in formazione attorno a un mezzo cingolato sparando e schizzando fiamme a destra e a sinistra? Possono milioni di mostroni, anche ciclopici, essere distrutti, o anche solo intimoriti, dai plotoni di militi in formazione “search and destroy”?
Ovviamente no, ma serviva un intervento risolutore (che nel racconto non a caso manca) per dare senso e profondità a una scena finale che fa dell’effetto shock & cazzimma il suo punto di forza, ma che ha alle spalle una premessa ridicola e inverosimile che manda tutto completamente in vacca.
Senza contare che, nel finale del racconto, i mostri VINCONO.
Si, il mondo ne è completamente invaso, e infatti la voce che i superstiti sentono (o credono di sentire) alla radio non è altro che la testimonianza che da qualche parte forse esiste qualche altro disperato isolato, mezzo impazzito dal terrore e desideroso di non morire da solo.
Un epilogo quindi tutt’altro che blando, ottimista o consolante.
Nel film invece il mondo è salvato dalle orde infinite di esseri indescrivibilmente malvagi e letali dall’esercito USA, coi mitra e i lanciafiamme che dissolvono la (anche metaforica) nebbia.
Basta poco a rilevare, se uno ci pensa bene, la pochezza della soluzione filmica in confronto alla coerenza di quella cartacea, forse non altrettanto d’impatto rispetto alla prima, ma certamente migliore e più efficace alla luce dei paletti logici entro cui l’autore (tanto lo scrittore quanto il regista, che ripropone fedelmente su schermo l’opera di partenza) circoscrive la vicenda.
Finale a parte, The Mist resta comunque un signor film.
Bravo!
Leonardo, sei uno giusto.
Fermo restando che i soldati ammerigani spaccano e i mostri se la fanno giustamente sotto.
E che The Mist NON rimane un signor film il quanto il finale lo megasputtana senza appello.
Qualcuno cortesemente mi spiega la battuta su Rovigo?
Grazie
Credo che sia perché a Rovigo c’è *un po’* di nebbia, solitamente.
rispondo in mostruoso ritardo ma mi ero dimenticato di aver fatto la domanda
grazie della risposta ma mi resta un piccolo dubbio:
ma la battuta ha qualcosa di politico al suo interno oppure è solo una battuta di stampo metereologico?
Parliamo di quando partono i Dead Can Dance? Che cosa MONUMENTALE non è?
Film capolavoro con finale capolavorone.
Visto che li avete citati, ma tornare a recensire le serie? Quelle belle? The Expanse e Brooklyn 99 meriterebbero.
Soprattutto questa ultima, col suo essere parodia non-pacchiana di tanti topos del genere di riferimento.
BELLISSIMO FILM E MICIDIALE FINALE! andai al cinema senza pretese e senza sapere nulla del romanzo di king e ricordo che ne uscii più che soddisfatto!!! Ma col male allo stomaco…!
Darabont è un grande regista, si sa, in molti dicono, a mio avviso a ragione, che l’unico regista in circolazione che è riuscito a rendere le opere letterarie di King al cinema belle quanto l’originale, se non addirittura più belle, almeno in certi passaggi (Kubrick è morto e altri al cinema hanno fallito, soprattutto lo stesso King quando si è cimentato nel tentativo). Si sa che dietro Walking Dead c’è Darabont e quando se n’è andato, per dissidi vari con gli altri, la serie ha subito uno stop qualitativo palese (ovvero già alla seconda stagione….).
The Mist è unbel film, un horror molto riuscito che non è solo un horror ma un microcosmo, lo dico senza voler diventare retorico, ma che non ha la pretenziosità di tanti film di genere odierni. Un gran bel film tutto da gustare, con un finale che lascia, per una volta davvero, a bocca aperta…