
«O forse suonava meglio “Anonima bionda”?».
Red Sparrow è un film con Jennifer Lawrence, su Jennifer Lawrence, di Jennifer Lawrence, per Jennifer Lawrence.
Credo sia una chiave di lettura interessante per questo altrimenti sciacquatissimo spy movie in stile “La talpa senza swag”, l’unica, forse, che lo può salvare da una recensione tipo “bella fotografia, bella regia, bravi gli attori, la trama non mi ha fatto impazzire”. Che cosa spinge una delle attrici con più star power al mondo, una che fa staccare biglietti se c’è il suo nome in locandina, a interpretare (e a così breve tempo dall’altrettanto pazzissimo madre!, poi) un film di russi e guerra fredda e stupri e violenze, nel quale è costretta a spogliarsi, fare pompini, farsi legare, farsi torturare, spesso una combinazione di due o più di questi elementi tutti insieme? Un film, peraltro, che ha bisogno come il pane di potersi vantare di essere “quello con il primo nudo quasi integrale di Jennifer Lawrence in carriera”, per non correre il rischio di venire dimenticato entro un paio di settimane?

«Aspe’, un attimo, com’è che sono qui?».
La risposta, credo, sta in qualcosa che la stessa Jennifer Lawrence ha visto in Dominika Egorova, la protagonista di Red Sparrow, una donna molto bella e con un sogno che subisce una violenza orrenda e decide di rialzarsi riappropriandosi del suo corpo e rimbalzando la violenza in faccia a chi l’ha perpetrata. Lo riassumo per quelli di voi che non hanno Internet: qualche anno fa, Jennifer Lawrence fu una delle tante, ma per ovvi motivi la più in vista, discussa e quindi traumatizzata, a finire vittima di un hacking di massa che portò centinaia di foto private dalle memorie dei cellulari di mezza Hollywood a quelle di mezzo mondo.
Stiamo parlando di una che fino a quel momento aveva fatto di tutto per stare il più alla larga possibile da qualsiasi scena di nudo anche parziale, al punto da venire pure beccata sull’argomento da Seth MacFarlane a una cazzo di cerimonia degli Oscar (avete mai provato a riguardare questo video oggi?), e che da un giorno all’altro scoprì che il suo corpo nudo era di proprietà del mondo. Lawrence reagì dicendo «mai più una roba del genere» e continuando a fare film. Poi, appunto, è arrivato Red Sparrow: secondo la stessa Jennifer Lawrence, «when I said yes to Red Sparrow, I felt I was taking something back». Che se ci pensate è una bella responsabilità per un film, soprattutto se come in questo caso è un po’ un film del cazzo. Ed è impossibile che Jennifer Lawrence non se ne sia accorta: da qui la mia idea che l’unica spiegazione possibile per la sua presenza nel nuovo film di Francis Lawrence sia una sorta di sfida a chiunque si sia fatto una sega nel cesso dell’ufficio guardando le sue foto private. Vi piaccio nuda? Eccomi nuda, e legata al soffitto e waterboardata per cinque minuti. Sono ancora sexy?
Quello, oppure Lawrence (Jennifer) ha perso una scommessa con Lawrence (Francis), e la posta in palio era la sua carriera. Considerando gli ultimi sviluppi, non è un’ipotesi da scartare. Sigla!
Sto esagerando, non è così un disastro. L’ispirazione (“adattamento” mi sembra un po’ forte visto che l’intero finale è cambiato) è il libro di Jason Matthews Nome in codice: Diva. Matthews è un tizio che per trent’anni ha fatto l’agente e il reclutatore alla CIA, e quando è andato in pensione ha attaccato a scrivere questa saga che è un po’ come guardare una puntata di Homeland senza le faccette di Claire Danes; sono romanzi estremamente realistici e che si preoccupano di rendere interessante la ripetitività e monotonia della vita di un agente segreto all’estero, una vita fatta per il 95% di noia e attese infruttuose e per il restante 5% di merda che colpisce il ventilatore. Matthews scrive con l’entusiasmo contagioso di quello che per anni non ha conosciuto altro che quel modo di stare al mondo, ed è abbastanza padrone della materia letteraria da mettere in piedi trame sufficientemente intricate senza mai scadere nell’annusamento di culo.
Francis Lawrence, uno con un invidiabile occhio per la composizione dell’immagine ma che va nel panico nel momento in cui deve gestire più di due attori contemporaneamente, ha preso il romanzo di Matthews e l’ha svuotato di tutto quello che lo rendeva una lettura così originale. Al suo posto ci ha infilato palate di Jennifer Lawrence, qualche cartonato di circostanza e un po’ di sano patriottismo, depotenziando o direttamente eliminando i personaggi del romanzo e lasciando assoluta libertà e controllo della situazione alla sua attrice.
La storia è quella di una ballerina del Bolshoi che durante uno spettacolo si sfracella la gamba e perde il lavoro, e con esso i soldi per curare la madre malata. Per fortuna, quindi, che suo zio Matthias Schoenaerts nei panni di Assolutamente Non Putin ha pronta un’offerta che le salverà la vita: Dominika deve sedurre un vecchio politico bavoso e scambiargli il cellulare con un coso buggato. È qui che si consuma la prima quasi-violenza in un film per cui un tentato stupro è un plot point validissimo per almeno quattro volte: prima che il vecchio politico bavoso possa iniziare l’atto, compare un tizio dalle ombre che lo strangola con la corda della morte, e Dominika si ritrova all’improvviso testimone scomoda di un crimine di stato.
Niente paura, le dice Assolutamente Non Putin! Puoi scegliere di morire, che non è un granché, oppure puoi entrare a far parte degli Sparrow, un gruppo di agenti segreti russi tutti turbofichissimi perché vengono addestrati a usare il proprio corpo come arma di seduzione e furto di segreti e confidenze; gente che si allena guardando porno sadomaso e studiando l’arte del pompino, come ci insegna una lunga e ridicola sequenza nella Scuola dei Turbofichissimi dove una Charlotte Rampling in overacting overdrive insegna alle nuove reclute alcuni importanti principi filosofici. Tipo “il mondo ha bisogno di un nuovo padrone e voi siete le armi più potenti in questo enorme conflitto con in palio la supremazia sul pianeta” o robe simili. Esattamente quello che vi aspettate che i cattivi russi dicano in un film americano.

«…»
«…»
Appesantito da una buona mezz’ora di esposizione nella quale Lawrence non la smette di assicurarsi che abbiamo davvero capito che cose turpi fanno queste povere persone per diventare delle spie, Red Sparrow inizia davvero quando Dominika lascia il Gulag dei Turbofichissimi per cominciare la sua prima missione. È qui che diventa finalmente chiaro che non siamo di fronte a un nuovo Atomica bionda: Dominika parla, seduce, convince, inganna, doppiogioca, ma raramente mena le mani. Lawrence ha tra l’altro una delle poche idee veramente interessanti della sua carriera quando introduce la controparte americana di Dominika, la spia Nate interpretata da Joel Edgerton. Invece che affidarsi alla più classica dinamica del “io non so se tu sai e tu non sai che io so e nessuno sa chi sa che cosa”, Lawrence prende i due e li mette subito di fronte al fatto compiuto, costringendoli a parlare invece che a menarsi: siete due spie, decidete cosa fare con questa informazione.
Quello che fanno è una sequela di scelte più o meno del cazzo sullo sfondo di una sottotrama (che forse vorrebbe essere la trama) che coinvolge una talpa americana nei servizi segreti russi, alcuni floppy disk che contengono informazioni importanti su qualcosa, Mary-Louise Parker sbronza fradicia in una sequenza semi-comica curiosamente scollegata dal resto del film, ogni tanto un tentativo di stupro ai danni di Dominika che si conclude in un omicidio, e un po’ di sana tortura ai danni della protagonista per non farsi mancare nulla. È un edificio narrativo inutilmente complesso ma che quantomeno Lawrence tiene in piedi con sufficiente perizia e senso del ritmo: Red Sparrow dura più di due ore, e non c’è una singola sequenza che si potrebbe tagliare senza far perdere di senso al racconto. Semmai il problema è nel tentativo di replicare tutto ma proprio tutto quello che succede nel romanzo: il risultato è un film che procede dritto senza annoiare, ma che non ha mai il tempo di affondare davvero i denti in nulla, né nelle motivazioni di Nate né nei rapporti di potere all’interno dell’intelligence russa né nelle relazioni tra Russia e USA (qui risolte sostanzialmente in “join the US side, we have cookies”) né nella vita, pericolosa e monotona insieme, dell’agente segreto.

«Aspe’, ricordami, tu ti chiami…?».
C’è solo un sacco di Jennifer Lawrence, che è in scena per un buon 90% del tempo, intorno alla quale è costruita ogni singola scena, che sarebbe anche eccezionale e intensissima se non fosse trascinata a terra (e con lei il resto del cast di americani, inglesi, irlandesi, belgi) da questa idea della minchia di far recitare tutti con l’accento russo. Voti agli accenti russi dei personaggi del film, espressi in decimi: Jennifer Lawrence 7, Charlotte Rampling 2, Ciaran Hinds 5, Matthias Schoenaerts 8, Jeremy Irons nc. Voto all’idea della minchia: 1, ma congratulazioni a Francis Lawrence e Jeremy Irons per aver già ipotecato il premio Tranquilo 2018.
C’è, in definitiva, che Red Sparrow assomiglia molto a un film fatto da Jennifer Lawrence prima di tutto per se stessa, un’operazione facilitata dalla fiducia incondizionata che la ragazza sembra avere per Francis Lawrence, il quale a sua volta ha la buona educazione di farsi da parte e mettersi umilmente al servizio della sua attrice, e di limitare il suo contributo a piccole intuizioni estetiche tipo la scelta vincente di andare oltre alla palette grigio soviet tipica dei film ambientati in Russia e di spruzzare qui e là Red Sparrow di colore e luccichii vari. Sul fatto poi che Jennifer Lawrence abbia accettato di recitare in un thriller dimenticabile nel quale il mondo intero cerca di baciarla, violentarla o ucciderla a ogni scena mi sono già espresso; non sono convinto che sia necessariamente una gran scelta di carriera, ma di certo non le manca il coraggio.
«Jennifer Lawrence, poi c’è anche un film»
(Stanlio Kubrick, i400calci.com)
Qualcuno dica a Scarlett Johansson che il film sulla Vedova Nera l’ha già fatto Jennifer Lawrence.
Delusione. Faccio parte dei tanti ingannati dal trailer che si aspettavano qualcosa sulla scia di “Atomica bionda”.
A me JL e’ anche simpatica, ma e’ chiaro che e’ la tipica diva per caso che non ha ben capito perche’ e li’ e no sa minimamente scegliersi i film.
Dal gran bell’esordio di “Winter’s Bone” a oggi, cosa ha davvero imbroccato come attrice? Due interessanti film di O Russel, di cui uno non e’ manco protagonista, e un terzo tutto voluto da lei che e’ una ciofecotta valorizzata unicamente – appunto – dalla regia, la cui abilita’ anzi a tratti eccede gli esili contenuti del fimetto.
Ecco, da quel che ho capito dalla rece, fosse veramente furba la Jenniferotta avrebbe dovuto invertire i registi: al suo omonimo il piccolo filmetto umile, a O Russell la trama spiona bisognosa di un regista capace di iniettargli vera energia oltre che vuoto ritmo.
Dimenticanza: anch’io metto “Madre!”, tra le sue cose imbroccate.
Guarda, gli Hunger Games sono quello che sono (ho un’opinione articolata su tutti e quattro i film ma non credo sia così interessante), però non le si può certo dire che non fossero un progetto azzeccato. Magari non artisticamente, però le hanno cambiato la vita lavorativa e lei ne è uscita comunque meglio (molto meglio!) dei vari Daniel Radcliffe o Emma Watson.
Poi sì, in generale la sua carriera è costellata di più merda di quella che solitamente ti aspetti di vedere nella filmografia di una che ha vinto l’Oscar.
In che modo ne è uscita meglio? Flop commerciali e di critica? Lol OK. La Watson è la protagonista di un film campione d’incassi e che piace anche tanto al pubblico (ottimi risultati su tutti i siti aggregatori e A+ CinemaScore) mentre Radcliffe tira fuori piccoli indie generalmente ben accolti dalla critica. La carriera della Lawrence è un unicum nel suo genere: grandi risultati prima della consacrazione come star a livello mondiale, e poi il nulla cosmico. Negare questo vuol dire negare l’evidenza, ma tu sei quello che che la definisce una con lo star power capace di ” far staccare biglietti al cinema solo con il suo nome” quando i dati oggettivi al botteghino dicono qualcosa di un tantino diverso, quindi forse sei un po di parte
Adesso la lawrence non é garanzia di incasso? Scherzi?
Stanlio DCD+ sulla tua opinione degli hunger games!
A me è piaciuto quello in cui lei inventa il Mocio Vileda
Non ho superato il primo Paragrafo perchè sono uscito dal lavoro e sono andato al cinema.
Adesso la lawrence non é garanzia di incasso? Scherzi?
Ops l’ho postato nel posto sbagliato
Ehm ma sei fuori? Senza offesa, ma l’ultimo successo commerciale (considerando che non è un blockbuster) lo ha avuto con Joy. Tutto quello che ha fatto dopo o ha floppato alla grande (vedasi Mother e Serena) oppure ha avuto risultati ben al di sotto le aspettative per un blockbuster (l’ultimo X men o anche Passenger che mi sia appena riuscito a pareggiare tra le spese di produzione e quelle di marketing). Insomma, io tutto questo star power o garanzia di incasso non lo vedo affatto.
Non ho dati alla mano per confermare la mia affermazione ma se un’attrice della quale conosco piu il volto che i film che ha fatto (con lei ho visto solo mother e quello brutto con bale pelato) secondo me qualche biglietto tra il pubblico generalista lo piazza. Poi magari mi sbaglio ma dubito che gli STUDIOS puntino cosi tanto su una che non si sa bene se fa ritornare il cash.
Concordo che Jennyfer Lawrence sia (o forse sia stata) una macchina stampa soldi grazie a The Hunger Games.
Poi che abbia vinto un Oscar immeritatamente come poche altre attrici a questo mondo e che sia stata candidata altre DUE volte in maniera altrettanto immeritata non posso che essere altrettanto d’accordo.
Credo che lei non abbia affatto le physique du role per i film che fa, le fanno sempre fare la bomba sexy (tipo in questo film o in American Hustle) quando ha sempre l’aspetto di una sedicenne incazzata, anche ora che ha 30 anni (e ci gioca molto su questo aspetto di essere una ragazza sAmplice, come non dimenticare tutti i suoi capitomboli sui red carpet, o le parolacce che spara a mai finire in tv). Oppure alterna ruoli drammaticisssimi tipo in Joy*, dove fa… la madre di famiglia.
Ora non so come le sia venuto in mente di seguire le orme della Divina Charlize, ormai divenuta la piu’ grande attrice di film di azione della Storiah, quando non ha un’oncia del suo carisma (manco della bravura).
Secondo me dovrebbe essere un po’ piu’ scialla e fare film tipo Juno o cose cosi, come Ellen Page che anche lei fa sempre la parte della ragazzina ribelle, pure ora che si e’ sposata.
*Ruolo per cui venne candidata agli Oscar, nello stesso anno in cui un Academy di babbioni e vecchi arteriosclerotici la nego’ a Charlize Theron per Furiosa, vorrei sottolineare.
Be’ ne è uscita meglio perché sa fare il suo mestiere a differenza di Emma Watson. Daniel Radcliffe ha scelto un’altra strada, bella per lui ma non so quanto la critica conti in questo discorso.
Non credo che nessuno andrebbe a vedere questo Red Sparrow se non ci fosse Jennifer Lawrence in locandina, poi magari andrà malissimo e incasserà nulla, ma mi sembra chiaro che il film viene venduto perché c’è lei, non per chissà quali altri meriti.
Non ho capito perché dovrei essere di parte.
Si ma Lele. Una recensione su un film che si chiama Red Sparrow e non mi citi i Red Sparowes? Da tutti ma non da te.
Beh scusa ma non ha senso paragonarla a Emma Watson e Daniel Radcliffe.
Questi ultimi, infatti, sono nati “artisticamente” con Harry Potter, e converrai con me che in questo caso è difficile “uscirne bene”, ma direi anche solo semplicemente che è difficile uscirne.
Prima di Hunger Games, Jennifer Lawrence si era fatta notare in The Burning Plain, Winter’s bone, Like crazy e aggiungerei pure X men: first class. Non proprio robetta.
ma quindi non è un nuovo nikita…
Magari non è una rivincita sul furto di foto ecc come dici te; semplicemente voleva fare un film diverso, con un ruolo adulto, x dimostrare di essere donna ormai, e nn piu la ragazzina di hunger games
Ps ma quindi tra un anno si prende un anno sabbatico x gli impegni civili o quel che è??
Eh però non lo dico io, lo dice lei :-D
Ah ok. Io avevo capito che era una tua teoria Stanlio, sorry
La carriera di Jenniferona e’ incomprensibile: se dovessi tirare a indovinare direi che sceglie le parti a caso a partire da improvvise oscillazioni di umore. Il punto e’ che l’hanno ormai impacchettata come sex symbol degli anni ’10 quando in realta’ e’ solo una ragazzotta un po’ goffa e dalle capacita’ attoriali modeste che alla fin fine delude sempre le attese. Chissa’ quando finira’ questo bluff. Magari quando invecchiera’ un po’ e si permettera’ di diventare il bidone che da sempre cova sotto la dieta ferrea, le daranno finalmente parti adatti alla sua fisicita’ e alle sue qualita’, senza strizzarla a forza nei ruoli di mangiauomini o di eroina action che proprio non sono alla sua portata.
Una Kirstie Alley 2.0 insomma…
Secondo me invece è un’ottima attrice, o meglio, ha fatto ottime cose e altre dove era dimenticabile, ma non è una cagna ecco. In madre! è bravissima, come lo era in American Hustle. Concordo però sul fatto che le reali capacità le vedremo quando finiranno di spacciarla per sex symbol. Che poi la sua bellezza è data proprio dalla goffaggine e dall’immagine di scemotta ubriacona e sboccata (adorabile, peraltro) in contrasto col viso angelico e le guanciotte.
Si vabbè raga,io vi seguo da sempre e siete fighi e tutto ma sta storia di giudicare la Lawrence una mezza cozza mi sa un po’ di cazzata.
A questo punto dovremmo buttare l’80 85 % delle belle signorine che stanno la fuori, personalmente per una come lei firmerei con il sangue il contratto che propone Belzebù…non so se mi spiego.
Capisco, Kurtz, cosa vuoi dire con “ragazzotta”, ma almeno in questo momento storico parlare di J-Law senza mettere nel discorso “fica stratosferica” non è ammissibile.
Nel frattempo Red Sparrow incassa alla grandissima in Italia e va decentemente pure in patria nonostante il film sia stato demolito. Chissà come mai la gente va a vederlo lo stesso.
Ha aperto con 17 milioni in patria, non è poi così decente. La Lawrence ha un nome, chiaro, ma non se riesci ad aprire un film con almeno 20 milioni, c’e’ qualcosa che non torna. Con 17 milioni, la vedo dura ad arrivare a 50 finali.
La Angelina Jolie degli anni ’10 ?
Bellissima, infila qualche buon/ottimo film, diventa icona globale mainstream, rimane tale qualsiasi cosa faccia o non faccia. Pure la svolta civile. C’è tutto. (Tutto tarato alla Hollywood in crisi di questi anni, si intende.)
grazie per avermi ricordato lo sketch di McFarlane, che all epoca (4 anni fa) mi fece ridere e adesso pensare.
La classica bellezza della porta accanto, di certo i ruoli da strappona non sono per lei, come possono esserlo per una Krista Allen (se sapesse recitare), oppure per una Adrianne Palicki (che invece è una discreta attrice sottovalutata); del resto da quello che ho letto non ha mai studiato recitazione, ma rimane un talento naturale, purtroppo il talento senza impegno e costanza sul lungo periodo finisce subito; ma come già detto non ditemi che è bruttina, perché significa che avete i gusti davvero difficili, la Lawrence è la classica ragazza della provincia “all white” americana, ma è vero che se non facesse l’attrice super pagata probabilmente avrebbe già quei venti chili di troppo, tipico della provincia americana.
Per il resto dagli incassi anche americani il film ha toppato su tutta la linea.
Ho poco da dire…un film da dimenticare….lo trovo grottesco!