Giusto qualche riga in apertura, poi di corsa verso le cose belle. Qualcuno – è una richiesta seria – è in grado di ricostruire il percorso logico che ha portato un film chiamato in originale You Were Never Really Here, tratto da un romanzo breve di Jonathan Bored to Death Ames edito in Italia (Baldini&Castoldi) come Non sei mai stato qui, a essere distribuito da noi con un titolo improponibile come A Beautiful Day: You Were Never Really Here (d’ora in avanti, per massimizzarne la bruttezza, ABDYWNRH)? Alla fine è una forma di mobbing. Con che faccia di tolla puoi proporre ai tuoi amici, statisticamente marvelisti e con i quali sei a una segnalazione cinematografica sbagliata di distanza dalla rescissione consensuale del rapporto, di saltare il calcetto del mercoledì per andare al cinema a vedere ABDYWNRH? E il titolo ha pure un senso diegetico. Dovesse capitarvi di vedere il film in lingua capireste e sarebbero fiumi di blasfema empatia. D’altronde siamo un paese di santi, Gualtiero Cannarsi e navigatori. Beh, amici titolisti. Fate pure del vostro peggio, tanto è davvero impossibile affondare un film enorme come ABDYWNRH. Se vi gira, sfogatevi con l’edizione blu-ray e intitolatela Se mi traffichi ti smartello: noterete che il gioiello di Lynne Ramsay rimarrà tale e noi continueremo a sussurrarlo nelle orecchie di tutti quanti. Inquietanti come San Gioacchino da Phoenix nel film. E ora, sigla a sorpresa! Perché non ci meritiamo nemmeno gli U2.
Joe è un ex agente FBI e un ex marine, ha un disturbo da stress post-traumatico grosso come Adinolfi, una mamma da accudire con cui condivide memorie da sopravvissuti, un odio viscerale per i trafficanti di minori e un grande amore per i martelli. Elementi che messi tutti insieme sono buoni per una carriera da mercenario nel ramo del salvataggio di bambine rapite e vendute a scopi sessuali. Joe è silenzioso e invisibile, ha rapporti umani solo con la madre e con le vivide allucinazioni delle cose orribili a cui è stato sottoposto dal padre e cui ha dovuto assistere sul lavoro, che fosse in zona di guerra o in missioni per sventare racket della tratta di esseri umani. Al resto dell’umanità maggiorenne non conviene avvicinarsi, visto il rischio di testate emetiche. Se non parte la craniata, comunque lo sguardo più docile di Joe rimane il seguente.
Il suo intermediario (il paciugone Rawls di The Wire) gli propone un lavoro tanto delicato quanto all’apparenza semplice e ben retribuito: Nina, figlia ribelle del senatore Albert Votto Jr., è scomparsa da qualche giorno, ma una fonte anonima ha fatto trapelare l’indirizzo del club per persone schifose in cui è tenuta prigioniera. Il nostro, martello in spalla, si mette silenziosamente ed efficientemente al lavoro solo per trovarsi, da metà film in avanti, impastoiato in una raccapricciante cospirazione, foriera di terribili danni collaterali ed ettolitri di sangue. Tanto fuori quanto dentro la testa di Joe.
ABDYWNRH si contempla come si fa con quelle persone di una bellezza statuaria e si ama come quei compagni di vita con cui si passa sbronzi il sabato sera a giocare a Cards Against Humanity. Ha il pregio di possedere una bellezza assoluta: raramente vi capiterà di assistere a un thriller più asciutto e curato nei dettagli – a partire dai raccordi di montaggio, passando per la direzione degli attori, la scelta delle musiche, il missaggio sonoro come parte della messa in scena –, capace di essere così umano pur riducendo al minimo indispensabile la parola, in grado di screziare la narrazione con una vena horror ancor più inquietante perché verosimile e fatta montare silenziosamente per l’intera durata del film. Ma la bellezza di ABDYWNRH è anche relativa al contesto della filmografia di Lynne Ramsay, tanto brava che pare davvero uno sgarbo non citarla fra i migliori registi in attività. Ramsay è una scozzese doc, di quelle che necessitano di sottotitoli. Ha cominciato con i lungometraggi nel 1999 e, compreso questo, ne ha firmati solo quattro in quasi 20 anni. Ramsay racconta, senza troppa catarsi e rinunciando quasi del tutto a compromessi, di vite in fiore messe davanti a piccoli o grandi eventi che segnano la perdita della loro innocenza. Lo fa con una passione così straziante che è impossibile non immaginare che il cinema rappresenti parte del suo personale processo curativo. È un filo rosso che inizia con i corti d’esordio (Small Deaths e Gasman ad esempio), si trasferisce intatto nei primi due film scozzesi, Ratcatcher e Morvern Callar e arriva fino alla fase americana inaugurata nel 2011 con …e ora parliamo di Kevin.
Il percorso cinematografico di Ramsay l’ha portata fino a Joe, il suo protagonista più apertamente ferito ma (paradossalmente) anche quello più positivo e umano. La correità del giovane James di Ratcatcher nell’annegamento di un coetaneo rimarrà sempre un segreto tra lui e il pubblico; cosi come succede all’eponima protagonista di Morvern Callar, che seppellisce nel bosco il cadavere del fidanzato scrittore suicida e si prende i meriti e gli assegni di un romanzo che non ha scritto; o ancora Eva e la sua oscurità, che ha magnificato la mostruosità del figlio Kevin. Joe ha sicuramente fatto e visto cose turpi, e di mestiere non consegna certo il latte. Ma non lo vediamo mai fare del male, volontariamente o meno, a chi non merita. Joaquin Phoenix giganteggia nei panni di un uomo tormentato e suicida, trascinato da un cervello malato, una storia sbagliata e un corpo martoriato in una spirale di orrore allucinante. Ed è assolutamente essenziale alla riuscita dell’operazione, perché come tutti gli altri film di Ramsay, anche ABDYWNRH racconta una persona più che una storia. La scozzese, e con lei Phoenix, scava nel profondo più intimo e infimo di Joe portando in superficie un coacervo melmoso, terreno fertile per un horror psicologico che fa ammutolire e sconvolge molto più di qualsivoglia violenza grafica o di qualsiasi quantità di sangue versato.
DVD quote:
«Se mi traffichi ti smartello»
Toshiro Gifuni, i400calci.com
Se già il pezzo non fosse da applausi ed in grado di mettermi una fotta pazzesca per il film, basterebbe questa frase a farmi scattare in piedi: “D’altronde siamo un paese di santi, Gualtiero Cannarsi e navigatori.”.
Fuori tema, certo… ma raddoppio gli applausi
ho incrociato il signor Cannarsi in un forum almeno un 10-11 anni fa e mi è sembrata una discreta testa di c…rocicchio.
Ringrazio l’autore di avere sottolineato come Cannarsi sia il peggiore adattatore vivente, spero non arrivino i Cannarsi boys a cagare la minchia sottolineando che a loro i dialoghi orrendi che hanno ora i film Ghibli piacciono un sacco, ora si che sono fedeli al giapponese, sempre a rompere con la grammatica italiana voi polemisti.
Dio che odio.
Detto questo ma non é paro paro taxi driver e driver questo film? Possibile che tutti i malati di PSTD sono tutti liberi professionisti del crimine?
Per me filmone.
Ma non film perfetto.
Mi hanno rotto le palle certe eccessive sottolineature*, a partire dai flashback che invece di approfondire la personalita’ del protagonista e il contesto sociale rischiano di banalizzare tutto.
Ma poi come noir raggelato funziona alla grande e il coetaneo Phoenix si riconferma uno dei migliori sulla piazza.
*SPOILER NON TROPPO GRAVE MA SPOILER: vedi la scena in cucina, sorprendente e originale, praticamente perfetta… ma poi, tac! il particolare di troppo: quelle mani che si prendono (che e’ forse l’unico momento in cui esce in modo negativo il fatto che la regista sia una donna: nessun regista uomo e etero avrebbe aggiunto quel particolare).
dr.tommaso, mi permetto di dissentire sul fatto che quel particolare – che ho apprezzato molto – sia di troppo, e anche sul “nessun regista uomo” etc.
opinioni diverse, ci mancherebbe.
non approfondisco, se no si finisce a parlare di mascolinità e gender conformity e il commentariato dei 400 calci rischia di esplodere.
(ho scritto apposta gender conformity perché mi piace giocare col fuoco)
Voleva essere una notazione ironica.
Pero’ ci credo. Nel senso che in molte parti del film esce l’occhio femminile della regista e la cosa da carburante al punto di vista insolito delle solite cose.
Pero’ quel particolare li’, boh. Il momento era bello e straniante, non serviva aggiungere altro, e invece quel particolare e’ imbarazzante. E non e’ per fare il macho etero. La scena per me doveva finire qualche secondo prima, ma poteva starci anche un abbraccio, una stretta di mano piu’ vigorosa, comunque qualcosa di piu’ fisico e bromamce… ma la manina nella manina in quel modo, no dai, e’ anche una cosa poco coerente alla fisicita’ dei personaggi fin li’ messa in mostra.
E quel “sentimento” veramente comprensibile solo al genere maschile di cui parla Bill Burr in questo sketch:
https://www.youtube.com/watch?v=EXk4VfHjZfc
Roba che ti porti fino nella bara. E se non una mezza sega come, sicuramente lo fanno quel tipo di uomini li’ visti nel film :)
Va beh, non era un argomento di cui voleva parlare cosi’ tanto.
@Tommaso
l’ha fatto anche Michael Mann alla fine di Heat, e lui mi pare piuttosto etero, oltre ad aver realizzato capolavori indiscussi del cinema virile.
No, e’ una scena totalmente diversa. Quella di Heat e’ una stretta di mano tra due soldati.
La scena è già abbastanza weird nel momento in cui si mettono a canticchiare insieme. La mano nella mano è di troppo.
Detto questo, non ci trovo nulla di *poco etero*: [SPOILER] uno sta affrontando la propria morte, l’altro quella della madre, è un gesto che sottintende che non c’è rancore tra i due. [/SPOILER].
Quindi solo a me è sembrata una enorme rottura di coglioni arty?
Che si respiri una certa aria autoriale è innegabile, perché la Lynne ne ha di personalità, ma nei suoi neanche 90 minuto l’ho trovato più diretto e sanguinario di molti altri film wannabe-calcisti che si spacciano per essere diretti e sanguinari e invece hanno la stessa potenza sul pubblico del ventolatorino portatile a batterie che tirerà fuori mia nonna a giorni, visto il caldo.
posso essere anche d’accordo, ma se mi inquadri Phoenix per minuti interminabili che fa la faccia da cattivo e non avvicina nemmeno le braccine al busto perché “è grosso” con in sottofondo musica elettronica che pare una grattugia su una lavagna dopo un pochino mi hai anche un po’ rotto le palle. Non pretendevo fosse Equalizer, lo avevo capito, ma meno menate metaforiche e un po’ più di “ciccia” me le sarei aspettate.
I metaforoni, i flashbackkoni, la mano data al sicario, le scene oniricononsisacosa, mi hanno sinceramente annoiato e stancato, poi ognuno ci vede quello che vuole, per me è stata una discreta palla. Poi tutta sta violenza io non l’ho proprio vista, è tutto sottinteso a parte in un paio di scene, l’entrata nella casa ripresa (di merda) dalle telecamere è roba da bacchettate sulle mani.
@arcibaldo: da par mio confermo la immensa rottura di coglioni.
Anche a me, non preoccuparti. Inizio col botto, metá da buttare…dove andremo a finire??
Vediamo se dopo “Her” e, soprattutto, “Vizio di forma” Joaquin Phoenix me lo pianta nel culo per la terza volta in a row.
Grazie Gioacchino. Non avrò più bisogno di fibre alimentari per il resto della vita.
Ho adorato Vizio di Forma come uno dei noir più surreali e divertenti su cui farsi segoni mentali, ma questi due commenti, uno di fila all’altro, mi hanno fatto assai ridere “in a row”.
Eccellente film d’azione rarefatto e dilatato… Non mi piace usare la parola capolavoro a casaccio, ma l’ho trovato magistrale per come continua a depotenziare tutti i momenti importanti rallentando l’azione o lasciandola semplicemente fuori scena (e nonostante questa scelta stilistica, il film risulta sempre vero e sofferto nel dipingere l’azione e le sue conseguenze). Joaquin Phoenix interpreta un misto di Rambo e Travis Bickle dove pero’ e’ la sua personalita’ distrutta che trascina il film verso un climax che letteralmente continua a sfuggirli… Non c’e’ catarsi ne’ redenzione. Ripeto, ottimo per come innesta un linguaggio volutamente artistico in un tipico contesto di film d’azione (mi viene in mento un altro film recente che mi era pure piaciuto, A Message from the King, decisamente piu’ tradizionale e prevedibile, per quanto abbastanza riuscito).
Un’ultima cosa: la scena della mano e’ comprensibile se presa dal punti di vista di Joe, che sara’ pure un bruto inarrestabile, ma ha comunque una coscienza cui deve rispondere (oltre che a una psiche in fase di disintegrazione).
Dovrei vederlo, perché di così tanto pathos nel racconto non ce n’era nemmeno un po’ – non sono riuscito a finirlo, ed era pure breve.
E poi Ames è al suo meglio quando può essere brillante (Bored to death serie tv > Bored to death racconto), piuttosto che wannabe Bret Easton Ellis.
boh. non lo so.
la cifra stilistica non mi convince. a forza di asciugare hanno tolto anche l’empatia. alla fine non me ne poteva fregare di meno del destino dei personaggi.
colpa mia di sicuro
il film sarà venuto come volevano venisse. non è una cosa tipo “ops, ho cotto troppo il pesce: ora è stopposo” no, il pesce è cotto perfettamente. è che preferisco la bistecca
– e allora vai a mangiare la bistecca e non rompere le palle
– si, infatti
Gastronomicamente parlando, più che “Il pesce è perfetto” vs “Ok ma io preferisco la bistecca”, mi viene in mente il tuorlo d’uovo preparato da Cracco: per essere buono è buono, presentato benissimo, però è pur sempre un cazzo di ovetto (neanche intero, solo il tuorlo) da 25 centesimi che fai pagare 40 euro come se fosse chissà cosa.
E comunque continuo a scommettere su Toshiro Gifuni come uno dei migliori redattori: questo pezzo suscita applausi in più passaggi.
Mi unisco agli applausi smodati e agli ululati di amore per Se mi traffichi ti smartello, tra le altre cose. Gli darò una chance, ma lasciate uscire dalla cantina Gifuni più spesso, 400calci.
Il film carino, certamente vedibile. Trovo invece la recensione un po’ troppo pretenziosa: “eponima protagonista”, “coacervo melmoso”, “senza troppa catarsi”, “foriera”, …
Toshiro è chiaro che ci sai fare però un po’ più di semplicità non guasterebbe.
Quindi tipo Drive, ma senza i neon?
Quindi tipo Drive, ma senza i neon??
Quindi tipo Drive, ma senza i neon???
Ringrazio l’autore di avere sottolineato come Cannarsi sia il peggiore adattatore vivente, spero non arrivino i Cannarsi boys a cagare la minchia sottolineando che a loro i dialoghi orrendi che hanno ora i film Ghibli piacciono un sacco, ora si che sono fedeli al giapponese, sempre a rompere con la grammatica italiana voi polemisti.
Dio che odio.
Detto questo ma non é paro paro taxi driver e driver questo film? Possibile che tutti i malati di PSTD sono tutti liberi professionisti del crimine?
No davvero, come Only God Forgives solo che diretto da una donna invece che da uno con gli occhiali e la sciarpa sul pancino.
Pero OGF non era neanche una eccezione meritevole e si era beccato le pernacchie, questo invece gli applausi (e la solita cascata di virgole del nostro recensore).
SPOILER
Scene da film colto ma ridicole come quella nel fiume. O quando le giovani asiatiche gli chiedono di fare una foto.
Ma poi se sta Ramsay e’ cosi brava perche’ ha bisogno di dare al nostro cosi tanti problemi che poi sottolinea con il proverbiale pennarellone? PTSD condito con morte di giovane innocente tramite salamino beretta, abusi infantili, mamma pazza…
“Nina, figlia ribelle del senatore Albert Votto Jr., è scomparsa da qualche giorno, ma una fonte anonima ha fatto trapelare l’indirizzo del club per persone schifose in cui è tenuta prigioniera”… Ma é una parodia o la sceneggiatura l’ha scritta 4chan?
Ciao, belli. Seguo il sito da un bel po’, come esterno. Ormai vi conosco tutti, recensori e commentatori fedeli. Tengo a farvi sapere che non ho trovato particolarmente interessante il film. Musiche piatte a tratti invasive, traumi a palate senza alcuna finezza; e il ritmo! Cribbio, da minuti passati fra sguardi depressi si passa agli assassini vestiti di nero che sparacchiano a tutti… per poi introdurre sequenze ancor più stiracchiate (molto male ad esempio quella in acqua). Da scudisciate sul sederino il fatto che la miglior scena, alla faccia dei killers e dell’abuso di minore, sia lui che mangia le caramelle.
Toshiro, un avviso, “emetico” vuol dire “che produce vomito” – lo so per ricerca su internet, eh. L’associazione fra testata e spruzzo di vomito mi fa molto ridere, non credo però fosse quello il significato che volevasi attribuire. Se poi il termine ha valenze multiple ho imparato qualcosa di nuovo io.
Basta, chiudo, voglio un sacco bene a tutti voi. Ditemi che pensate del film, che son curioso.
non voletemene…ma non m’è piaciuto.
belle musiche…non ho fatto caso al film di sottofondo