Certo che quando metti i corpi speciali dell’esercito americano a cavallo con le armi automatiche in braccio uno ti perdona davvero qualsiasi cosa…
Quanto deve essere stato eccitato Jerry Bruckheimer (già medaglia del Congresso di Valverde al valore artistico, umano, morale) quando ha capito che poteva fare un film da un libro chiamato Horse Soldiers, pieno di fazze hollywoodiane con i mitra e le cavalcate classiche da western? Impossibile da dire. Anzi no, abbiamo una foto di repertorio.
E così i soldati a cavallo stanno nei cartelloni, nei trailer e ovunque e io guardo il film tutto il tempo chiedendomi: “Ma quand’è che prendono i cavalli? Dove sono i cavalli?” e quando arrivano sono tutto contento. E mi faccio andare bene (ma che dico bene? Benissimo!) 12 Soldiers (visto che adattamento invisibile da 12 Strong??). Anche se Nicolai Fuglsig, esordiente scelto per non fare danni dentro l’idea di Jerry Bruckheimer, non è proprio il massimo e anche se Peter Craig e Ted Tally nell’adattare il libro inchiesta avrebbero tanto voluto che a dirigerlo ci fosse Milius o un suo bravo imitatore. Anche se tutta la parte di rapporto tra i 12 soldati americani e gli afghani in loco, quelli che li aiutano a combattere i talebani, doveva essere un’altra cosa e invece non lo è.
La storia è l’unica che sembra davvero ancora sensato raccontare oggi sull’intervento statunitense in Afghanistan. Non un’altra lezione su cosa si sia fatto di male, ma un film che ribalta tutta l’intelligence sul campo perché i suoi protagonisti vanno in missione praticamente il 12 Settembre 2001 (non è vero, era Novembre ma comunque la prima missione in assoluto dopo l’attentato). Finalmente non ci sono gli spavaldi ufficiali in loco e le donne della CIA (dopo Homeland solo bionde con velo), non ci sono gli informatori già segnati da un destino di morte né ci stanno le guerriglie urbane. 12 Soldiers è puro war movie di montagna afghana.
Con un discreto spreco di attori (Micheal Peña e Micheal Shannon inutilissimi), un all in su Chris Hemsworth parzialmente fallimentare e una lunghezza obiettivamente ingiusta, 12 Soldiers non è che possa essere definito impeccabile, tuttavia ha lo spirito giusto. Ce l’hanno messa tutta per peggiorare questa buona idea e questo buono spunto, ma era così buono che a volergli bene aprioristicamente ci si può davvero ancora divertire un bel po’ con le ottime sequenze di guerra, con gli stratagemmi e quel senso di etica del guerriero contrapposto a quella dei soldati.
Sarà Jerry Bruckheimer, sarà quest’aria da Ritorno all’Afghanistan, ma svicolando dalla politica e cercando di andare a raccontare proprio l’atto stesso del combattere, e uno scampolo di quell’eccitazione della pugna che era il segreto di Milius, 12 Soldiers trova un senso che nel cinema contemporaneo sembrava perduto, quello che una volta veniva definito “un po’ fascio” e che invece è sempre stato diverso, molto americano, molto sincero e tutto finalizzato a raccontare uomini in situazioni pericolose. Finalizzato a mettere sullo schermo una volontà di ferro pronta a fare quel che va fatto senza moine.
Essere soldati significa combattere cercando di non fare vittime, temendo di non tornare a casa, facendosi i calcoli, utilizzando la tecnologia e mirando ad una grande vittoria finale che potrebbe passare per diverse ritirate. Essere guerrieri significa cavalcare urlando senza giubbotti o caschi, preferendo un combattimento onesto e dignitoso al desiderio di sopravvivere ad ogni costo. Valutando non la guerra nel complesso ma il singolo scontro e con quale dignità viene affrontato. Insomma tutte cose a cui un uomo sano di mente non potrebbe che dire “Grazie ma: no, grazie” e che invece in un film sono la miglior rappresentazione degli istinti ancestrali, dell’etica perduta e di un’aspirazione a svincolarsi dai condizionamenti esterni e dall’attaccamento alla vita per trasfigurare se stessi in pura etica. Puri valori. Andare incontro alla morte con letizia per il godimento di io che guardo e non lo farei mai.
Dvd quote suggerita:
“Il reboot della guerra in Afghanistan per un pubblico ancora più anziano di prima”
Jackie Lang, i400calci.com
Giusto per ricordare quanto (ci) manca uno come John Milius…
Come sempre lo guarderò quando esce a noleggio, a scanso di scatenare l’oramai inevitabile conflitto gente educata vs. bifolchi bastardi coi telefonini accesi, che quando va bene ricalca le eroiche proporzioni del film: 12 contro 50.000. Più spesso echeggia un vecchio albo di Tex: 2 contro 100.
Ovviamente un film con simile tematica me l’avevano venduto già dal titolo.
Milus gira war movies nel Walhalla.
ma anche un chuck norris dei vecchi tempi…thor simpatico quanto volete, piace tanto alle femminuccie, ma come esce dalle atmosfere disney mostra il carisma di un ferma porta.
peter berg ci voleva.
Concordo. Berg m’è venuto in mente alla frase “(…) è sempre stato diverso, molto americano, molto sincero”. Ci ha fatto su anche quasi-commedie (“Battleship”). Ma anche il Bay di 13 hours.
Penso che lo abbiate venduto.
“Essere soldati significa combattere cercando di non fare vittime”.
Che meraviglia di frase.
Grazie.
E ovviamente, pezzo meraviglioso.
mmh… sniff sniff… sento odore di cagata…
D’accordo con la rece, ma solo in parte.
D’accordo circa la storia…probabilmente, è veramente la sola storia che valga la pena raccontare di quella guerra e tra l’altro è anche avvincente al punto giusto da permettere di tirarci fuori un bel film.
Bella la dicotomia tra soldato e guerriero e notevoli le scene di guerra…a mio parere sono ben girate ed in alcuni frangenti anche molto tese, si capisce tutto (grazie alla mancanza della Parkinson cam che francamente ha sbrandicato i maroni).
Non sono d’accordo sul giudizio degli attori, Peña e Shannon sono semplicemente comprimari del protagonista, Hemsworth, che nei panni del militare mi è sembrato molto molto credibile…non c’avrei scommesso la paghetta settimanale neanche sotto tortura.
Riguardo al regista, direi che se l’è cavata piuttosto bene per essere al suo esordio e che, se bisogna commentare la “superficialità” con cui vengono trattate le dinamiche fra i vari personaggi (militari e talebani) non credo possano essere ascritte unicamente a lui (sto parlando del produttore e degli sceneggiatori).
Il risultato è un onesto film di guerra action, con un bella storia alla base, belle scene e begli effetti.
Per averne una versione più “matura” probabilmente si sarebbe dovuto cambiare tutto, a cominciare dal produttore…continuando col regista (io più che Milius ci avrei visto bene la Bigelow) e forse, ma dico forse, finire con gli attori.
– Ci hanno buttato giù le Twin Towers, dobbiamo sconfiggere AlQaeda, presto!
– Ma Colonnello, loro sono 50.000 pastori incazzati e noi, con il dovuto rispetto, abbiamo solo un australiano e 12 cavalli!
– Stia zitto Maggiore! Siamo pur sempre Americani, e abbiamo anche un nero, un messicano e uno col berretto alla rovescia!
– Ha ragione Colonnello! Abbiamo già vinto!
(No dai, davvero. Però ottime le scene di battaglia)
Ok, visto da poco, per un caso i breve sequenza prima in inglese e poi doppiato.
Il doppiaggio l’ha veramente massacrato.