Avete presente Wong Jing, giusto? Wong Jing è quella cosa che succede quando Lele Mora, Jabba the Hutt e Roger Corman – i due bastardi gli han messo il rohypnol nel camparino con cui fa colazione – fanno una cosa a tre e Valeria Marini sul set di Bambola rimane incinta. Nasce un virus blob di viscidume e mafiosità, che si esprime solo dicendo «aumma aumma» e il cui unico scopo nella vita è l’indiscriminata proliferazione cinematografica. Wong Jing un giorno si è svegliato con in testa il primo pensiero lucido della sua esistenza: la consapevolezza di non essere immortale. Ha elaborato un piano, traboccante della studiata cialtronaggine che lo contraddistingue, per perpetuare in eterno il suo odio verso il cinema. Dopo un corso online di tre ore sull’ingegneria genetica, ha attirato a Hong Kong Michael Bay e le sorelle Wachowski con il pretesto di farli uscire dal bollitore a colpi di investimenti cinesi. Ha rubato i loro Dna, li ha ricombinati con il suo ed ecco nascere in laboratorio il delfino della dinastia Wong: Leo Zhang. Si capisce che è creato in laboratorio dall’attaccatura dei capelli. Oggi, dopo un esordio malcagato in cui compare anche il figlio di Jackie Chan e di cui non si parlerà perché sono allergico alla bile, Leo è pronto a spiccare il volo con Bleeding Steel. Sigla!
https://www.youtube.com/watch?v=Pr9J2ISLGlI
Come tutte le persone che non hanno un buco nero al posto del cuore, voglio molto bene a Jackie Chan. Non c’è nemmeno bisogno di spiegare perché, Jackie Chan è un assioma. Un a priori. Quando sono entrato nel saloon della famiglia Cobretti – il Saloobretti: celebre per la cucina vegana e salutista, che a Val Verde sarebbe il fritto misto – e ho dato un’occhiata al tabellone delle recensioni da assegnare, ho visto il nome di San Jackie accanto al titolo di questa ricca produzione cinese già venduta a scatola chiusa sul mercato americano e intitolata Bleeding Steel. E per un fugace, bellissimo momento ho sperato fosse il tanto atteso sequel sci-fi di questo:
E invece è solo il debutto in società della progenie spirituale e morale di Wong Jing, Leo Zhang. La cui crescita è stata accelerata dopo essere stato creato in laboratorio nel 2012, anno del suo primo credito su Imdb. Più che normale, dunque, che Bleeding Steel sembri scritto e diretto da un ottenne: Leo di anni ne ha sei e mezzo, ed è un bambino molto precoce. La sua idea di cinema commerciale è la stessa che ha dell’architettura un bimbo armato di plastilina colorata: schiacciare tutti colori preferiti insieme in una massa informe, prenderla fortissimo a pugni e poi metterci sopra Jackie Chan. Che in Bleeding Steel è in modalità poliziotto intenso, spezzacolli, giustiziere, protettore di figlia e salvatore dell’umanità da un potenziale esercito di umani geneticamente modificati a ottenere superforza e rigenerazione cellulare. Fatalità, lo scienziato demone occidentale che si è inventato il siero pre produrre super soldati, infaustamente battezzati bioroid, è anche quello che, con la stessa tecnologia, salva la vita della piccola figlia di Jackie, Xixi, malata terminale di leucemia.
Si comincia, quindi, con un prologo in cui conosciamo il cattivo: il primo esperimento fallito di superuomo che, insieme a una banda di minion usciti da Tron, dà la caccia al suo creatore per impadronirsi dei risultati della ricerca e cercare di rimettere a posto una faccia a metà tra quella di Voldemort e quella di Darth Vader. Tra tutti i nomi che si potevano scegliere per incutere timore negli uomini e mettere incinte le signore, Leo Zhang ha mostrato coerenza con la sua maturità artistica optando per ANDRE. Jackie lo respinge con perdite, ma salva lo scienziato e lo porta a curare la figlia con il suo doping rigenerativo. L’effetto collaterale del trapianto di cuore artificiale pompa siero è una totale perdita della memoria, che permette al film di saltare 13 anni nel futuro. Jackie, infatti, mette l’inconsapevole Xixi in un orfanotrofio australiano per nasconderla ai cattivoni e la guarda crescere da lontano. Poi la trama diventa talmente stupida che avrebbe senso rivangarla solo come surrogato del cilicio. Basti sapere che viene introdotta una fastidiosa spalla comica, Andre ritorna più agguerrito e brutto che mai, Xixi è in pericolo e come tutte le principesse da salvare (forse un po’ di più) è scaltra come un palo del telefono, Jackie Chan mena anche se spesso a volto coperto. In più spuntano fattucchiere, medium, prestigiatori, la Sydney Opera House, una ghenga multietnica di stupratori comici e un’aerostazione/laboratorio/covo dell’impero del male.
Il piccolo Leo Zhang ha fatto un film che può rendere orgoglioso babbo Wong Jing. Confuso, frettoloso, incurante di tutti i maccosa urlati da chi ha letto la sceneggiatura prima dell’inizio delle riprese e che partiva già praticamente in attivo con le prevendite internazionali che hanno munto la presenza di Jackie Chan, i dialoghi per una buona metà in inglese e la paraculata di girare una lunga scena in cima alle iconiche vele della Sydney Opera House. Bleeding Steel non fa oggettivamente male a nessuno e ha persino delle idee discrete quando mette in scena le botte, riuscendo di quando in quando a far battere le manine al piccolo ottenne che c’è in noi. Ma anche il piccolo ottenne che c’è in noi ne sa più di cinema rispetto a Leo Zhang e ogni tanto avrebbe lo stimolo di ringraziarlo a mani chiuse per la quantità di sciocchezze che tenta di farci sorbire. Ma forse basta da solo il faccione sorridente di Jackie Chan a curare tutte le ferite cinematografiche del mondo.
DVD quote:
«Non basta da solo il faccione sorridente di Jackie Chan a curare tutte le ferite cinematografiche del mondo: Bleeding Steel fa schifo»
(Toshiro Gifuni, i400calci.com)
Vedendo di fretta le due foto iniziali, complice anche la vista non più buonissima, le ho scambiate per screenshot di Space Invaders…
ah… allora non sono il solo.
Mi stavo preoccupando.
siamo in 4…
ps.
Bella recensione
i titoli sembrano la schermata di galaxyan
Leo Zhang c’ha una capigliatura… che mi fa quasi invidia. (semicit.)
“fattucchiere, medium, prestigiatori, la Sydney Opera House…” mh-hm, ok?
“…una ghenga multietnica di stupratori comici” [sputa il caffè] Non…non credo di aver capito.
In effetti richiedo anche io un chiarimento. Trattasi di:
1) una ghenga multietnica di stupratori che si rendono ridicoli?
2) una ghenga multietnica di comici con il discutibile hobby dello stupro (ed ora chi mi toglie più dalla testa l’immagine di Aldo, Giovanni & Giacomo con gli abiti di “Arancia Meccanica”)?
3) entrambe?
Ecco, si, ci sarebbe anche la questione della definizione ambigua.
Personalmente ci ho pensato dopo il terzo o quarto reboot del cervello: era troppo impegnato a infliggermi immagini di una gang di clown che fanno cose orribili con la trombetta e la macchinina in cui entrano in venticinque.
A guardarli, direi che almeno due di loro hanno tentato (con risultati imbarazzanti) la carriera nello stand-up. Quindi direi soprattutto la 1), vorrei tantissimo fosse la 2) idealmente la 3)
ma il plot device della figlia allontanata dal padre marziale + time skip + si rincontrano x anni dopo e lei ha perso la momoria c’è UGUALE UGUALE in un altro film di wong jing che abbiamo coperto sei anni fa, col protagonista che era sammo hung
Io l’ho visto al cinema. Avrei dovuto ammoscarmi quando ho visto di essere l’unico bianco in sala.
Avviso ai naviganti : su Youtube un sedicente JChan fan club ha postato J Chan la.mano che uccide in italiano…solo che in realtà trattasi del.pessimo La mano insanguinata alias Master with cracked fingers (che indusse Chan a ritirarsi dal cinema e.andare in Australia a fa il pittore edile per un po’,). Benché informato dell’errore il fan club nn ha rimosso né corretto il titolo ….anzi ha pure risposto male. La mano che uccide è uno dei.primi successi di Chan ed un vero cult ma.la vers italiana (peraltro del 1982) è andata al.macero. Tutto qui. Spero di aver fatto utile segnalazione.ciao
Mi autorisp aggiungendo che La mano insanguinata nn è mai uscito al.cinema qui. Arrivò dritto in tv su telemontecarlo nel 1989 o giù di lì.ma il sedicente fancazzist club nn sa nemmeno questo. Deve essere uno che nn distingue van damme da van gogh…