In cui Mission: Impossible arriva al sesto capitolo per cui noi lo recensiamo a sei mani. A voi:
IL PEZZO DI CICCIOLINA WERTMÜLLER
E non mi riferisco solo alle incredibili prove di forza fisica e interiore propinateci dal cinquantaquattrenne più pazzo del mondo, ma anche a quelle a cui mi sono sottoposta io per vedere il film!
È andata così: prenoto il biglietto on line all’Odeon di Greenwich, so dov’è, calcolo il tempo necessario per arrivarci a piedi, decido di uscire di casa pochi minuti prima che inizi lo spettacolo in modo da perdere pubblicità e trailers e arrivare in tempo. Esco, cammino spedita, mi fermo un attimo a parlare con un amico e capisco di essere un po’ in ritardo, allora corro, corro, sgambetto fra turisti, automobili e autobus finché, trafelata, non arrivo al cinema. Ma questo non è l’Odeon, è il Picturehouse! Cazzo, dov’è l’Odeon? Ma è lontanissimo! Cazzo, non ce la farò mai. Meglio tornare a ca… eh no. Sono qui per vedere un film che si chiama “Mission Impossible”, non “A casa col brodino e la coperta sulle gambe”, cazzo.
E ALLORA VIA!, corro corro più veloce salto su un bus ma poco dopo prende la strada sbagliata allora salto giù e corro ancora verso l’incrocio occhio alle macchine balzo sul marciapiede salto su un altro bus e poi sono di nuovo per strada a correre corro sulle mie gambette agili e la gonnellina svolazzante pista ciclabile cavalcavia scale sottopassaggio macchina aiuto corro corro cinema ritiro biglietto screen six upstairs on your right gradini tre alla volta entro in sala schermo nero INIZIA IL FILM.
Quindi insomma sono già a posto così, ma so che Tom Cruise ha di meglio da offrirmi. Eccome: questo film è perennemente a tanto così da diventare il più lussuoso snuff della storia. Non so di preciso che percentuale di CGI e green screen ci sia in ogni stunt ma c’è un preciso momento della sequenza in elicottero, con una corda, un carico sospeso e un Tom Cruise che mi ha fatto venire un colpo; sì, anche più della roccia verticale scalata a mani nude, del salto fra i palazzi con caviglia maciullata, o del lancio HALO che quel buffone/baffone di Cavill si è risparmiato e Tommasino nostro no. L’apparente inumana indistruttibilità di Cruise è argutamente presa di mira in un dialogo in cui Hunt si interroga sulla sua coazione a salvare il mondo contro ogni possibilità; è evidentemente lo stesso spirito con cui l’attore affronta i film, con spregio della morte (forse motivato dalla sua aderenza al culto di Scientology, come si ipotizza qui?) e un senso del cinema assolutamente unico.
Ma parliamo un attimo di Cavill: carne da letto ma cane come attore, il povero Henry ce la mette tutta per farsi prendere sul serio ma gli riesce solo nella seconda parte di film; esattamente come capita al suo personaggio August Walker, accettato controvoglia dalla cumpa di Cruise e trattato inizialmente come pezza da piedi, poi preso sul serio dopo un confronto in cui si sputtana e deve farsi coprire le spalle da uno più esperto di lui. Se non è questo un metaforone, signora mia, io non so eh.
Al netto del puro spettacolo incessante, del montaggio perfetto, delle scene d’azione girate con impressionante fluidità, rimangono un paio di punti registici poco chiari: il discorso iniziale della Vedova Bianca (Vanessa Kirby, altra cagna, inspiegabilmente voluta da Cruise) è girato come l’esibizione di una cantante da nightclub, evita il labiale finché è possibile, sembra un pezzo di sceneggiatura buttato lì a caso e cucito col filo sbagliato per rattoppare un buco di cui non ci siamo accorti.
Mi piacerebbe anche sapere cosa passava nella testa della London Film Commission: mentre la prima parte a Parigi è girata praticamente tutta per le strade, il livello terra di Londra si vede pochissimo – l’interno della cattedrale di Saint Paul e lo spiazzo fuori dalla Tate Modern – ma per il resto, l’inseguimento londinese è tutto girato sui tetti. Forse affittare i tetti costa meno? O forse il nostro sindaco non ha voglia di balle che intralciano il tran tran quotidiano dei lavoratori onesti? La grandezza di McQuarrie si vede anche da qui: vedere Cruise ergersi in cima alla torre della Tate o correre in mezzo alle ali d’acciaio della stazione di Blackfriars è un’esperienza estetica ed emotiva memorabile.
IL PEZZO DI QUANTUM TARANTINO
Lo spionaggio non è più quello di una volta, fatto di gesti eclatanti ed eroi spericolati. Nessuno viene più rapito, assassinato, costretto a costruire una bomba atomica, il terrorismo oggi è cyber, gli agenti sono rimasti dormienti, gli attentati si sventano prima ancora che qualcuno decida di organizzarli e le elezioni si pilotano controllando il flusso delle informazioni. Le spie ormai sono o burocrati o hacker e Hollywood non può più fare finta di niente: persino James Bond negli ultimi anni è stato ridimensionato a “semplice” assassino del Governo, un ingranaggio piccolo piccolo di un meccanismo infinitamente più grande, che esiste ancora perché (cito a memoria Skyfall) c’è pur sempre bisogno di un uomo sul campo che decida quando premere o non premere il grilletto.
E poi c’è Ethan Hunt. Che, mediamente, per risolvere un problema lancia il suo elicottero contro il tuo elicottero.
Mission: Impossible – Fallout — o come insisto a chiamarlo io MISCION IMPOSSIBOL SEI perché la gente deve sapere che siamo arrivati al sesto film di uno che scala i palazzi a mani nude e ogni volta è sempre meglio — è esattamente quello a cui ci ha abituati il franchise: una maratona di azione senza sosta che inizia a mille allora, rallenta un po’ nella parte centrale perché appesantita da quella roba assurda chiamata trama ed esplode nel finale con una forza propulsiva sufficiente a mandarlo in orbita (ipotesi che Tom non esclude per i prossimi capitoli: “nello spazio? Se troviamo una trama che lo renda plausibile non vedo perché no”).
Alla necessità di più azione nel cinema ma soprattutto nella vita Tom Cruise è il primo a crederci perché questa roba ormai fuori controllo del farsi gli stunt da solo è ben oltre il masochismo, la goliardia, la volontà provare qualcosa (il suo coraggio? la sua virilità?) al pubblico o a sé stesso. Corse sui tetti, in moto contromano, assalti ai furgoni, lanci HALO, inseguimenti in elicottero, scazzottate nei cessi, nelle fogne, sul tetto del mondo: leggevo da qualche parte che il livello di fracasso dei suoi film è aumentato esponenzialmente nel momento in cui la sua immagine pubblica ha iniziato a soffrire. La gente ha iniziato a mormorare per tutte quelle robe un po’ ridicole legate alla religione e ai matrimoni di facciata, e la risposta di Tom Cruise è stata guardarci dritto negli occhi uno a uno e gridare “credete che sia pazzo? VI FACCIO VEDERE IO COS’È UN PAZZO”.
Questo è senz’altro vero, ma Tom ha anche capito qualcosa che tutti i grandi martiri dell’action hanno capito: se le cose le fai davvero, la pellicola lo sente.
Rimangono i soliti limiti del franchise, tipo che nel mondo di Mission: Impossible non esistono le donne (tre in questo capitolo, mai così tante e mai così insignificanti), ma a ben guardare non esistono neanche gli uomini in senso classico: l’intero cast di supporto maschile è composta da “maschi beta” tutti talmente schiacciati dalla presenza obliterante di Tom da poter ambire al massimo a ruolo di “tech guy” (mai capito perché la squadra di Hunt abbia bisogno sia di Ving Rhames sia di Simon Pegg!) mentre i cattivi (Sean Harris la mente e Henry Cavill l’ottimo braccio) ne escono umiliati e devirilizzati prima che sconfitti. Imbarazzo generale anche per i dialoghi scritti col pennarellone dove emerge prepotente una necessità di farti sapere oltre ogni ragionevole dubbio chi sono i buoni e chi i cattivi, neanche il film fosse indirizzato a un pubblico di quattrenni con un disturbo dell’attenzione. E potrei passare il pomeriggio a fare la punta al cazzo a un blockbuster multimiliardario elencando ogni singola virgola di sceneggiatura fuori posto, ma ogni argomentazione si perderebbe come lacrime nella pioggia nel momento in cui Tom Cruise si butta da un aereo a 7mila metri da terra per il suo ego e il mio divertimento. Vuoi la suggestione (inutile negare che la promozione del film ci abbia marciato come mai prima d’ora), vuoi l’effetto che ti fa vedere certe cose su uno schermo grande come il Piemonte, ma in quel lancio senza fine e senza senso io mi sono sentito lì con lui dall’inizio alla fine e questa è esattamente la quantità di cinema che desidero nel mio cinema per uscire soddisfatto dal cinema.
IL PEZZO DI NANNI COBRETTI
2005
Tom Cruise salta su un divano: lui è prevedibilmente incolume, ma la sua carriera va a pezzi.
2018
Tom Cruise salta tra due cornicioni, a una manciata di metri di distanza: la sua caviglia va a pezzi, la sua carriera è di nuovo all’apice.
Ha vinto Tom Cruise, c’è poco da fare.
Negli anni ’80 e ’90 sembrava imbattibile: per dirne una, da Top Gun in poi non si conta un solo flop. Non. Un solo. Flop (ho controllato, quello andato peggio è Magnolia, in cui però Cruise prese una nomination agli Oscar che mi pare una consolazione accettabile).
Nel 2005 cambia manager, si lascia scappare un paio di dichiarazioni discutibili e crolla tutto: doveva essere colui che riabilitava la loschissima immagine di Scientology agli occhi del grande pubblico ma, come già capitato a John Travolta qualche anno prima, è Scientology ad affondare lui.
Allora Tom si calma, vola basso per un po’, la prende comoda, si riorganizza, continua occasionalmente a rubare la scena tipo in Tropic Thunder travestito da ciccione calvo incazzatissimo, sviluppa una certa passione per gli stunt e le imprese acrobatiche, al momento buono rispolvera di nuovo Mission: Impossible et voilà, rieccolo al top.
Siamo al sesto capitolo di una saga action iniziata nel ’96: Tom pare invecchiato al massimo di una settimana, la sua caratteristica predominante è ora la sua sindrome di Jackie Chan.
Iniziano a spuntare articoli sulla sua eterna giovinezza, sul suo lanciarsi in imprese impossibili non solo nei film ma anche sul set.
Articoli che si chiedono “ma come fa? non è umano”.
E nessuno nomina Scientology.
Neanche lui nomina Scientology.
Nessuno vuole pensare a Scientology.
Ma se il suo piano B per vendicarsi subdolamente è questo, ovvero quello di combattere chi lo insulta per il culto a cui è iscritto, i pensieri assurdi a cui crede e le sue stravaganti e inquietanti abitudini non più parlando ma dimostrando coi fatti che la conseguenza di tutto ciò consiste nel diventare una specie di essere umano 2.0… Boh, non dico per forza che funzioni, giurare obbedienza all’alieno Xenu è ancora un passaggio abbastanza duro da mandare giù, ma trovatemi una strategia più maledettamente efficace.
(ammetto che io a quella scena del volo non ho davvero creduto finché non ho visto questo)
Con Mission: Impossible, anche Tom Cruise ha trovato – come Stallone con Rocky, Vin Diesel con Fast & Furious e Chuck Norris con Walker Texas Ranger – un franchise che gli permette di esprimere se stesso e specchiare i propri valori e la propria vita.
La chiave sta nel dialogo in cui raccontano la vita matrimoniale di Ethan Hunt, e il momento in cui entrambi i coniugi si chiedono “ma se non le fa Ethan Hunt queste cose, chi le fa?”, e decidono che la cosa migliore è lasciarlo andare in missione e vivere da innamorati a distanza. L’idea della sceneggiatura di salvare Julia da una vita da nascosta perenne e permetterle di risposarsi, in un contesto in cui ogni singola altra cosa che succede nel film risponde a criteri di un old school granitico, è bellissima.
La vita di Tom Cruise consiste nel dimostrare che i limiti del corpo umano, anche quelli di chi non si è per forza dedicato all’atletica 18 ore al giorno fin da neonato come un Tony Jaa qualsiasi, non sono per forza dove pensavamo che fossero.
Tom Cruise è qui per dimostrare che se lui può fare di più, anche tu – se per caso ti viene in mente qual è quella roba che Tom pratica ogni giorno, quello stile di vita in cui crede, quella specie di club che frequenta spesso, porcamiseria avevo il nome qui sulla punta della lingua – puoi fare di più.
Certe missioni sono più importanti del far funzionare un matrimonio, e se non le fa lui chi le fa?
Ma l’altra cosa bella è che Tom Cruise, in uno slancio di accessibilità, in questo film ci mostra anche un Ethan Hunt più umano del solito: stanco, sempre più malinconico, decisamente meno lucido, in almeno un paio di occasioni si fa trovare senza un piano di battaglia, costretto a improvvisare, “in qualche modo ce la faccio”. Il personaggio di Henry “Merluzzo” Cavill lo accusa di essere diventato ingestibile e pericoloso, di aver sbroccato a furia di difendere la propria causa a tutti i costi, e a tratti gli credi.
Forse anche Tom sa di avere i giorni contati. Forse il flop della Mummia – un progetto non adatto a lui ma comunque mooolto migliore di come viene dipinto – lo ha reso una tacca più umile.
E allora, con l’apporto fondamentale del socio/complice Christopher McQuarrie, si butta in questa sua sesta missione con tutto se stesso.
Mission: Impossible – Fallout ignora la fedeltà allo spirito della serie originale e obbedisce alla sua star proponendosi piuttosto come una celebrazione dell’action come apoteosi di quanto si possa chiedere a un’esperienza cinematografica.
Nessuno slancio particolarmente teorico, nessuna pretesa intellettuale: solo la voglia di affrontare un po’ tutte le specialità del genere e uscirne con la sequenza più adrenalinica, spettacolare, epica possibile.
La scazzottata in bagno è di una potenza mostruosa.
L’inseguimento in moto è di quelli che se lo guardassi con il berretto in testa te lo terresti istintivamente fermo.
Il tuffo senza paracadute è da pazzi furiosi.
La corsa sui tetti di Londra è pura tensione atletica.
Il finale è una roba che sembra che qualcuno sia andato sul set a dire che si trattava dell’ultimo film nella carriera di tutti, spingendo l’intera crew a girare una sfiancante resa dei conti che si stira fino al massimo grado di epicità.
McQuarrie incolla la cinepresa al Tom e trova l’incrocio di stile perfetto tra il dinamismo per trasmettere l’adrenalina del momento e la chiarezza necessaria ad esaltare la straordinaria concentrazione psicofisica che serve per uscirne vincitore. E qui sembrava una gag o una pretesa capricciosa, ma i famigerati baffi di Cavill, costantemente scompigliati dal vento, sono effettivamente importanti per la resa. Sono veri.
Che film ragazzi.
Viva l’azione.
Viva il cinema.
DVD-quote suggerita:
“Una dichiarazione d’amore al cinema action”
Nanni Cobretti, i400calci.com
Volevo aspettare la vostra recensione prima di guardarlo ma non ho resistito.. Film molto bello :livello di minchiate abbastanza contenuto per il genere e sequenze d’azione una tacca sopra il resto. Tom Cruise un fottuto mito.. In due o tre scene mi sono reso conto di stare trattenendo il fiato e quando corre sui tetti ero sinceramente in ammirazione di quanta grinta ci può essere in un ultra cinquantenne.. Un esempio per tutti (non solo al cinema). il discorso scientology non lo tocco neanche tanto per me le religioni sono tutte senza senso. Anche cavill fa il suo dai mi è sembrato un po’ meno cagnaccio del solito. Non vedo l’ora di riguardarlo sulla mia nuova 55′ in 4k
Vanessa Kirby “cagna”?
Già ha quello sguardo da Colombina de Longhi, ora che mi dite che è anche cagna, chi dorme più..
Film bellissimo e mazzate di altissimo livello. Molto Wing chun e perfino Jeet kune do.
Stasera darò il mio contributo a Scientol… al cinema action
Tom Cruise rischia la vita nei film e io rischio la figura del coglione con questo commento, ma non credo di aver capito tutto il pretesto su cui si basa la prima parte del film, a meno che non ai tratti del un buco di sceneggiatura più sfacciato della storia.
SPOILER (?)
Ma se tom cruise si finge il leader degli apostoli per trattare lo scambio prigioniero-plutonio e dall’altra parte della trattativa ci sono comunque gli apostoli (il plutonio, è evidente, è in mano loro, e lo sa anche tom cruise) che cazzo di senso ha?
Non sono un puntacazzista, non mi frega nulla di eventuali incoerenze, solo che in questo caso è talmente grossa che temo di non aver capito io qualcosa della trama. Help
SPOILER
SPOILER
Non è Cruise (mi pare si chiami Lance, in sostanza Cavill) il leader degli apostoli, ma il tipo con la barba che è stato catturato e poi liberato. Per come ho capito la trattativa, col senno di poi, gli apostoli hanno dato il plutonio a Cruise perché in cambio volevano la liberazione del leader barbuto; poi si sarebbero ripresi pure il plutonio grazie agli agenti infiltrati.
ho particolarmente apprezzato la roba senza senso che il personaggio di vanessa kirby fa la figlia di vanessa redgrave
ma sta cosa l’hai letta su Wikipedia o lo dice veramente? no perchè è proprio scritto su Wikipedia e sulla Wiki della serie, MACCOSA
no mi è solo sembrato guardando il film, lo dice lei durante il discorso, parla di sua madre “max”. ho pensato che era per forza un rimando.
Ah ricordavo la roba della beneficenza all’inizio, ma non pensavo fosse proprio lei
ma che figata, neanche io l’avevo colta! la continuity come nei film marvel!
eh, quest’anno c’è stato pure il ripescaggio di Teschio Rosso che era un pò di anni che lo aspettavo.
c’è anche un momento “coprimi di soldi!” di una certa intensità
Bomba.
Giudicando dai soli stunt e scene action, questo è realmente il miglior Mission Impossibile di sempre.
Complessivamente, però, Ghost Protocol è una mezza spannetta sopra.
Al di là di qualche aiutino chirurgico, il segreto di Tom Cruise sta nella genetica. Esistono uomini (e donne) che invecchiano molto più lentamente degli altri.
ps: per anni ho cercato di liberarmi dal ricordo di quella sceneggiata patetica da Ophra.. grazie Nanni, a buon rendere.
Geniale la scelta dello sponsor di utilizzare anche una BMW vintage.
Io almeno un altro Mission Impossible per arrivare a sette (come Connery e Moore in James Bond) lo voglio.
E quasi più che per Tom ringrazio Xenu per Christopher McQuarrie. Altro che The Rock e i vari anonimi cantori delle sue gesta. QUESTO è un vero regista che sa usare il suo attore E costruire film attorno a lui.
Eccoli! Eccoli!
Curiosamente, come per Rogue Nation, questo MI me lo sono sparato a Tokyo (mentre ho visto al ritorno roba estiva come Meg e Ant man 2).
So che suona come una bestemmia, ma c’è qualcosa che non mi ha convinto o che comunque non me lo ha fatto apprezzare come Ghost Protocol o Rogue Nation.
Saranno le parti meh delle sceneggiatura, tipo la Vedova Bianca, o la sensazione di una trama confusa che riprende a random cose di Rogue Nation…
Ci sono sicuramente delle grandi scene come il lancio Halo o le botte nei cessi, ma ho provato una vaga sensazione di noia, anche durante il finale, che non so ancora spiegarmi. Evidentemente sono vecchio ma, per esempio, gli inseguimenti a Parigi non mi hanno lasciato nulla (cazzarola, le scene di Ronin, citazione a caso, me le ricordo ancora oggi).
A me invece mentre guardavo gli inseguimenti è venuto in mente proprio il mitico Ronin.. Certo poi che MI è “solo” un gran film d’azione. Ps sempre parlando di action quando si arrampica sull’elicottero il cinquantenne da merda anche a the rock
Effetto primacy, forse? Non a tutti restano impresse le ultime cose. Per esempio, tu dici Ronin e io dico Frantic, perché se penso a Ronin non mi viene in mente Parigi ma le scene nel sud della Francia.
A me invece mentre guardavo gli inseguimenti è venuto in mente proprio il mitico Ronin.. Certo poi che MI è “solo” un gran film d’azione. Ps sempre parlando di action quando si arrampica sull’elicottero il cinquantenne da merda anche a the rock
“Nessuno slancio particolarmente teorico, nessuna pretesa intellettuale”
Azzo, abbiamo visto 2 film differenti allora :P
Filmone. Non ci avrei scommesso mezzo euro sulla lunga vita di questa saga sopratutto dopo il 2 di Woo. Ma mai scommettere contro Tommasino! Questo a 54 anni è disposto a buttarsi giù da aerei, appendersi agli elicotteri e a fracassarsi una caviglia saltando sui tetti di Londra. E cosa vuoi dirgli a uno così? Gli sganci i sette sacchi di biglietto e ti godi lo spettacolo in silenzio e col cazzo barzotto.
A me quello che ha ammazzato per anni la voglia di crederci è stato il tocco mortale dell’ignobile JJ, e invece nemmeno lui è riuscito a fermare questa saga fantastica
Io intendevo che dopo quella bomba totale del 2 (della musica dei Limp Bizkit ne vogliamo parlare? Di Hopkins che rivolgendosi a Cruise gli dice “Questa non è missione difficile, è Missione Impossibile!”? Del calcio volante che Cruise rifila a Dougray Scott? Dai… Per anni l’action è stato M:I-2) non credevo ci fosse altro da aggiungere e invece siamo al 6° capitolo e alzano sempre più l’asticella.
Ragazzi d’accordo con voi… il 2 è sempre stato il mio preferito, il 3 una vera ciofeca in tutto (il tocco mortale di Abrams).
Meno male si siano risollevati… tra l’altro ho adorato il 4 perché non potevano usare le stra-abusate maschere.
Mi sono divertito. Tanto la storia di solito non la capisco molto, mi è bastato capire il motivo del cambio location e godere delle scene di azione a palate d’un paio di scherzetti qua e là.
SPOILER
Girare per le strade di Parigi in pieno giorno con un uomo incappucciato sul sedile davanti non mi è sembrata una mossa da spie
Beh, alla fine è un grande classico – disinnescare una bomba appena in tempo prima che faccia BUM! – il tutto condito da scene action così pazzesche sì per la qualità, ma soprattutto perché se le fa tutte da solo – e tu lo SAI! – il nostro eterno Tommy, che nel 1986 era poco più che un ragazzotto ed aveva girato “Top Gun” e se lo vedi adesso sembra abbia 10 – 12 anni al max più di allora mentre tu nel groppone te ne trovi ben 32 in più e non ti spieghi manco come sia successo…
Oggettivamente questo è superiore a tutti i MI, ma che vi devo dire? Io nel cuore ho “Rogue Nation”: l’inseguimentone auto-moto e moto-moto di Marrakech l’avrò visto e rivisto un centinaio di volte, e quell’attrazione latente ma sempre presente tra Cruise e la Rebecca Ferguson… altra roba xD!
Ogni volta che c’è un film con una bomba col conto alla rovescia mio padre spera sempre che si fermi a 0 minuti e 07 secondi lol
Beh, dì a tuo padre di fare il copyright di codesta idea: ® !!
Visto che stanno per girare il nuovo 007, se gliela sottopone è capace ci tira su anche qualche soldo xD! ;-)
@Gabriel pollice su e non solo per Rebecca Ferguson
Scusate, non vorrei passare per uno che legge prima di commentare, ma il pezzo di cicciolina inizia così? Non manca una frase prima?
La frase con cui si apre il pezzo di Cicciolina fa riferimento al titolo della rece (scelto da lei)
Sì lo so, non è immediatissimo, me ne prendo la responsabilità politica e morale perché ho impaginato io l’articolo
Ah ok, sorry. Pensavo ad un banale problema di copia/incolla. :)
A parte il finale Dove non more quasi nessuno della sua cricca con un bel fungo nucleare il resro è figo, ma rimane il solito amaro in bocca per una sola scazzottata a film (quella finale non la conto perchè non ha la stessa forza della precedente)
hai ragione NANNI: LA SCAZZOTTATA nel cesso è potentissima!
Ma si sono ispirati a quella di “True lies”?
Io questo film non volevo vederlo.
Mi fa noia la serie M:I, mi sta antipatico Tom Cruise (e gli scientologisti sono pericolosi e decisamente incompatibili con il mio mondo ideale).
Quindi sono entrato in sala per sbaglio: e mi sono adrenalinizzato alle stelle.
La divisione degli atti del film è aristotelica: scazzottata, inseguimento, sparatoria, confronto finale con misto action.
Il combattimento nel bagno è splendido. Bellissimo. Me lo riguarderei anche subito, ripetutamente.
Ci si accontenta di poco. Un marchettone noiosetto.
Già, molto meglio le cacate artistoidi tipo Bad Batch
Visto in spagnolo in un cinema di La Coruna durante le ferie, mi sono comunque divertito un cifrissimo a conferma che la trama è elemento ridondante in questi film.
Scazzottata nel bagno = grasso che cola, mi ha fatto gasare di brutto quando arriva Cavill (in qualsiasi altra scena, il solito cagnaccio) a muso duro e guardia alzata.
Ps: visto da italiano, Tom Cruise sull’elicottero che inizia a fumare e perdere quota, con lui che urlava “no no no” in spagnolo, faceva crepare dalle risate
SPOILER!
E siamo al sesto MI dove c’è un cattivo infiltrato tra i bravi… cos’è, devono metterlo per contratto? E’ un imprescindibile elemento della saga di MI?
Per il resto film davvero adrenalinico e anche se sono pazzo ho apprezzato che spiegassero finalmente la sorte della moglie, sparita all’improvviso dalla serie.
Mi è piaciuto, l’adrenalina ce stà, bellissime e chiare le scene d’azione, ma quasi due ore e mezza di durata cominciano a essere troppe per un film action (ad esempio tutta la parte finale viene dilatata un po’ troppo per far vedere che Tom pilota “davvero” l’elicottero);
Ghost Protocol si fermava a 128 minuti e filavia via liscio come l’olio, grazie anche e sopratutto alla regia di Bird e alle fighissime musiche di Giacchino (per me il migliore MI di sempre, ironico e leggero, comprimari tutti azzeccati, scene d’azione bellissime e la più iconica scena di sempre sul Burj Khalifa di Dubai).
Rogue Nation lo trovo più riuscito rispetto a Fallout sia perchè il minutaggio è più contenuto sia per la maggiore varietà delle scene d’azione.
La scazzottata nei cessi è fighissima.
Faccio la premessa che tutto quanto scrivo di seguito l’ho pensato ben DOPO essere uscito dal cinema. Il che significa che, al netto dell’interminabile finale e di minuti di troppo in TUTTI gli inseguimenti, il film è riuscito.
Però, davvero, non capisco questa permanente pulsione a NON fare Mission Impossible in un film di Mission Impossible.
MI era la serie dei travestimenti perfetti, dei piani studiati al millesimo di secondo ed eseguiti con gadget assurdi, controllo remoto impeccabile, azione millimetrica, nervi di titanio e stile a pacchi.
Persino l’improvvisazione non è mai completamente tale ma attingere ad un repertorio di trucchi studiati ed interiorizzati.
James Bond meets “La stangata”.
Eppure, ad essere onesti di SEI film 2 e mezzo sono così: un po’ del primo, tutto il secondo e tutto “Rogue Nation”, che infatti sono i due che preferisco.
Invece questo e “Protocollo Fantasma” sono la fiera dei gadget che si rompono o non sono disponibili, dei piani cambiati all’ultimo secondo, delle trasmissioni interrotte o proprio inesistenti, di Hunt che deve improvvisare (ripete QUATTRO volte “Penserò a qualcosa”) e si massacra.
E, per carità, un buon risultato resta un buon risultato… ma, a livello di “riconoscibilità”, alla fine questo Ethan Hunt diventa in tutto e per tutto intercambiabile con Jason Bourne o il James Bond “fisico” di Craig laddove un patrimonio di dettagli lo rendeva unico.
Personalmente l’ho trovato lunghissimo. Comunque si lascia abbastanza guardare, anche se alcune scene d’azione sono davvero troppo. Un grandissimo segno – ai 400calci e ai suoi lettori per non aver citato da nessuna parte il cameo di DJ Harvey.
Comunque preferisco tutta la vita Ving Rhames a Simon Pegg.
Dal quarto capitolo hanno puntato sull’ironia per cambiare registro e prendersi meno sul serio. Forse è anche questo il segreto del successo del franchise.
Ma per me i migliori sono il 3 e il 5.
Il MI più brutto di sempre, dopo il secondo, sceneggiatura piena di buchi, minuti di inseguimenti assurdi che, oramai, hanno rotto le palle, colpi di scena che ti colgono impreparato come il freddo al polo nord.
In poche parole un film d’azione che riesce nell’impresa di essere noioso.
Il 2 o lo si ama o lo si odia da come ho capito. XD
Dal primo, trama con scene d’ azione, si è passati a quest’ ultimo, scene d’ azione con trama! XD
Appena finito di vedere. Marito ha cominciato a russare non appena i nostri eroi incontrano Giulia.
Qualche domanda:
– Perché un qualsiasi essere femminile etero dovrebbe voler baciare l’imbolsito Tom invece di quel figaccione di Henry?
– Vanessa Kirby bionda è una sciacquetta qualsiasi. Con quegli occhi mora è una bomba (vedi The Crown)
– Simon Pegg che sbaglia la visualizzazione su un iPad è come una prof di matematica che non sa fare le moltiplicazioni.
– I soldi per tutte le missioni “non autorizzate” dove li prendono?
– Questi girano per il mondo indisturbati e i servizi segreti li lasciano fare? Anche e soprattutto quelli dei paesi ostili?
– Parigi è disabitata?
– Ilsa si sarà resa conto di essere la copia di Giulia?
– Quanto devi essere coglione a lasciare una valigetta con contenente plutonio incustodita in un sottopassaggio?