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Yuppies – Trent’anni dopo: Essi vivono

i400calci
di George Rohmer e Nanni Cobretti | 09/11/201874

Il 4 novembre 1988 usciva negli USA Essi vivono, del Maestro John Carpenter. Non fu capito abbastanza, e come puntualmente accade oggi il suo messaggio è più forte e attuale che mai. Ve ne parlano George Rohmer e Nanni Cobretti.

Il pezzo di George Rohmer

La storia di John Carpenter al cinema è una storia di alti e bassi, pochissimi grandi successi e numerosi fallimenti. Forse oggi la cosa risulta meno evidente, perché molti dei suoi film che sono andati male all’epoca sono poi diventati dei cult amati e celebrati dal pubblico, dalla critica e dagli autori. Ciò non toglie che fino a metà degli anni ’80 la carriera di Carpenter non stava andando troppo male: per un La cosa, c’erano stati Halloween, Fuga da New York e Starman. Poi però arrivò la batosta pressoché definitiva: Grosso guaio a Chinatown.

“I see…”

Essi vivono arriva dunque in un momento in cui John ha dovuto ripiegare su budget molto più contenuti per poter lavorare. L’anno prima, nel 1987, Carpenter aveva diretto Il signore del male, costato appena 3 milioni di dollari rispetto ai 20 e più di Grosso guaio a Chinatown. Da una parte abbiamo un film che conta sulle invenzioni visive e le baracconate stravaganti per stupire lo spettatore, dall’altra uno che è obbligato a puntare sullo high concept e uno stile molto più snello e parsimonioso.

Chiunque altro si sarebbe fatto scoraggiare dai ripetuti schiaffi in faccia. Carpenter, invece, dal grande regista quale è, sa trovare proprio nelle ristrettezze nuova linfa vitale, trasformando gli ostacoli in risorse e restituendo lo schiaffo a quell’establishment che gli ha chiuso la porta sul naso.

Essi vivono esce nel 1988 e non va nemmeno troppo male al cinema. Costato 3 milioni, come Il signore del male, ne incassa 13 al box office americano. Non si tratta comunque di numeri entusiasmanti e Carpenter si sente autorizzato a sollevare una critica sprezzante contro lo spettatore medio che, quando va al cinema, “non ama essere illuminato”.

“Vediamo un po’ cosa danno al cinema.”

È un’affermazione che va contestualizzata. Nel 1988, l’America è in pieno secondo mandato di Ronald Reagan. È l’epoca dei Reaganomics, del capitalismo rampante, degli Yuppies eleganti e col sorriso da stronzi che giocano in borsa coi tuoi soldi pippando coca da uno specchio. L’epoca di Wall Street, “greed is good”, in cui l’America ha costruito un altare al dio del consumo. È inevitabile che, in una simile atmosfera di benessere e ottimismo, quello che si mette a denunciare il marcio dietro la facciata venga liquidato come un lunatico con la schiuma alla bocca che grida frasi apocalittiche in mezzo alla strada. È ovvio anche che la gente non voglia sentire quello che hai da dire e che non affolli la sala per ascoltarti.

Carpenter però decide di farlo comunque il film, perché quello che vede in giro gli fa schifo. È fin troppo facile fare come lo spettatore medio del 1988 e liquidare Essi vivono come il delirio di un comunista fuori di testa. Ma bisogna anche tenere presente che la società americana è molto diversa dalla nostra, si basa su una scala di valori differente. L’americano è tirato su con il mito del self-made man e l’idea che, se saprai dimostrare il tuo valore, il sistema ti premierà consentendoti di avanzare. Il guaio, ci dice Carpenter, è che quel sistema è truccato dalle macchinazioni di un’élite corrotta e non importa quanto ti darai da fare, tu non potrai mai avanzare di mezzo gradino.

Rivisto oggi, a trent’anni dalla sua uscita, Essi vivono sconta il fatto di essere diventato il perfetto bignami del complottista medio, il genere di analfabeta funzionale che dà la colpa ai rettiliani per tutte le sue sfighe. Ma questo non è che un (trascurabile) effetto collaterale di un tratto che invece è molto distintivo di Carpenter e di cui ho già parlato nella recensione di Halloween: la disarmante semplicità delle sue metafore.

“E allora il PD?”

Carpenter vuole veicolare un tema spaventoso e complesso a un pubblico vasto e sceglie la forma più immediata per farlo. Mai come in Essi vivono è evidente come questo gli derivi dall’essersi divorato quintali di fumetti della EC Comics e puntate di Ai confini della realtà: Essi vivono ha la stessa forza e immediatezza dei migliori metaforoni di Rod Serling. E non è un caso che, quando Rowdy Roddy si mette gli occhiali da sole, la “vera” realtà gli appaia in bianco e nero come in un film di fantascienza anni ’50, con tanto di dischi volanti che fanno il rumore del theremin.

Tanti registi bravi dicono di fare film per se stessi, e di certo anche Carpenter è uno che è sempre andato dritto per la sua strada senza mai voltarsi indietro o preoccuparsi delle mode correnti. Ma una cosa la possiamo mettere per iscritto: ha sempre fatto film per gli altri.

Se solo esistesse davvero…

Il pezzo di Nanni Cobretti

Leggenda vuole che John Carpenter decise di contattare Roddy Piper proprio la sera di Wrestlemania III.
Ce l’avete presente Wrestlemania III? Su Wiki dicono che fu il più grande evento indoor di sempre, battuto solo da una visita di Giovanni Paolo II a St. Louis dodici anni dopo. Il main event fu il leggendario scontro Hulk Hogan vs André the Giant. Roddy sfidava Adrian Adonis. La serata fu aperta da un’esibizione di Aretha Franklin.
Leggenda vuole che Roddy Piper non conoscesse John Carpenter, ma che fosse ai ferri corti con Vince McMahon, capo della WWF (oggi WWE), e cercasse una scusa per rinegoziare il suo ruolo aziendale. Per cui si informò e accettò l’incontro.
Leggenda vuole che Wrestlemania III decretò il trionfo di Roddy Piper (in termini di acclamazione del pubblico), e che l’incontro con Carpenter avvenne durante uno spuntino subito dopo.
Leggenda vuole che andò più o meno così:
– Ti va di fare il mio film?
– Ok.
– Bene. Mi passi il burro?
Il giorno dopo Roddy Piper chiamò Vince McMahon e si licenziò.
– Ma è per fare cinema? Te lo faccio fare io il cinema, posso darti il film che vuoi!
– Ma non puoi darmi un film di John Carpenter.

Quando dico Leggenda, ovviamente intendo Roddy Piper in persona.
Sono sinonimi.
Ed è il motivo per cui non sento il bisogno di verificare le informazioni di cui sopra.

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Per interpretare John Nada, Carpenter aveva scelto Roddy Piper perché voleva un outsider.
Voleva un uomo vissuto e semplice – qualcuno direbbe grezzo – e voleva qualcuno in cui si potesse identificare la parte più povera e bistrattata della popolazione.
Voleva IL proletario massiccio e incazzato per eccellenza.
E sapeva subito che doveva venire dal wrestling.
Roddy era perfetto: scappato di casa ancora minorenne, aveva vissuto di espedienti prima di entrare nel mondo del wrestling dimostrando un talento rivoluzionario, soprattutto nell’interpretazione del ruolo fuori dal ring, il suo gusto per le trovate ad effetto, il suo istinto per le improvvisazioni al microfono.
Leggenda vuole che Roddy ideò sul posto quella che è a tutt’oggi una delle migliori frasi nell’intera storia del cinema: “I have come here to chew bubblegum and kick ass… and I’m all out of bubblegum” (completamente reinventata e annullata dal doppiaggio italiano).
Un’altra leggenda – John Carpenter – dice che la frase fu pescata da lui in un quaderno di appunti comunque di proprietà di Roddy.

“Ti ho detto che vendono i Ray-ban originali a $19.99!”

Essi vivono è oggi famoso anche per quella che tanti definiscono una scazzottata esageratamente lunga, grossolanamente fuori posto, e per questo involontariamente ridicola.
Indovinate? Si sbagliano.
Come motivo dovrebbe sinceramente bastarvi il fatto che qualcuno ha chiesto a Carpenter se avesse mai pensato di accorciarla e lui ha risposto “Fuck no!”.
Ma sono qui per approfondire e aiutarvi a capire.
Ci sono tante cose interessanti in ballo durante “La scazzottata di Essi vivono“.
Ad esempio: è lunga 5 minuti e 20 secondi.
Lunghissima.
Non come i combattimenti di Jackie Chan, ma in linea di massima bisogna andare in Oriente per trovarne di più lunghe.
E poi succede esattamente a metà film.
Non alla fine.
A metà.
Lo spezza letteralmente in due, il che ne fa pesare persino maggiormente la lunghezza.
Infine, cosa importantissima, non è una scazzottata fra rivali, bensì tra due amici.
La situazione è questa: Roddy Piper ha scoperto che esiste una partita di occhiali da sole che ti permettono di vedere il vero mondo sotto la facciata colorata, camuffata, ingannevole sotto la quale tutta l’umanità è stata soggiogata.
Questi occhiali ti permettono di vedere i messaggi subliminali nascosti sotto i cartelloni pubblicitari, le insegne stradali, le etichette sui prodotti: i messaggi subliminali invitano al consumismo più spinto.
Ma soprattutto, grazie a questi occhiali puoi vedere il vero volto della classe dirigente: sono fottutissimi alieni, brutti come formaggi ammuffiti.
Roddy vuole condividere la sua scoperta con Keith David, collega operaio, unica persona di cui si fida, ma Keith non ne vuole sapere: ha la sua vita, ha il suo solido sistema di convinzioni, si è adattato, si è sistemato, non è disposto a sconvolgere tutto.
Ne nasce una violenta scazzottata in cui nessuno dei due vuole davvero fare del male all’altro, ma solo fondamentalmente convincerlo della propria opinione, dimostrare quanto fortemente ci crede.
Questa è la scena con cui Carpenter ci racconta quanto può essere difficile convincere qualcuno ad abbandonare le proprie certezze più profonde, anche quando questo qualcuno è un nostro caro amico.
Ed è disposto a fermare l’intero film pur di spiegarcelo.
E uno degli espedienti che usa per martellarci a forza il messaggio nella capoccia è non solo tirare la zuffa per le lunghe, ma anche spezzarne continuamente il ritmo, riempirla di momenti in cui sembra essere finita e invece no. È come guardare certe discussioni su Facebook: due testardi che si incornano, ognuno fermissimo sulle proprie posizioni. Ogni tanto uno dice “e con questo la chiudo e ti saluto” e lo sappiamo tutti che col cazzo che è così, che la rissa continua, che nessuno è disposto a concedere facilmente l’ultima parola.
Se lo chiedete a me, insomma, non è una scena esagerata, grossolana, ridicola o addirittura sbagliata.
Al contrario: è una delle scene più giuste e clamorose della storia del cinema.
Buon 30esimo compleanno, Essi vivono.

DVD-quote:

“La migliore puntata apocrifa di Ai confini della realtà”
George Rohmer, i400Calci.com

>> IMDb | Trailer

George Rohmer
Autore del post: George Rohmer
"Ne me quitte Bub"
D
k
Nanni Cobretti
Autore del post: Nanni Cobretti
"Tu sei il male, io sono un autarchico"
E
Q
D
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tags: 1997: Fuga da New York Ai confini della Realtà complottisti dischi volanti che fanno il rumore del theremin e allora il PD? essi vivono frank armitage Gombloddoh!!1!! greed is good grosso guaio a chinatown Halloween i fumetti della EC Comics il signore del male john carpenter keith david la cosa meg foster metaforoni politici reaganomics rettiliani Rod serling Roddy Piper ronald reagan Starman wall street yuppies

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74 Commenti

  1. Martino Scorsese 09/11/2018 | 07:29

    Spero che questa significhi l’inizio di un Le Basi su Carpenter!
    Comunque devo ammettere che è uno dei film che ho recuperato negli ultimi mesi, ma mi ha colpito molto comunque!
    Eh, quando all’epoca per fare un buon film di fantascienza bastava una buona idea e un buon regista dietro, adesso devi avere diecimila effetti speciali in cgi.

    Rispondi
    • L’ozio è il padre di Virzì 09/11/2018 | 11:59

      Ma magari cazzo! Le Basi su Carpenter sarebbe da seghe a due mani.

    • Jena Pistol 10/11/2018 | 18:01

      Un tempo anchio desideravo le basi per questo o quell’altro,ma adesso che stà per uscire il libro su Stallone ho un desiderio migliore,libri di volta in volta dedicati a Carpenter,Eastwood,Spielberg etc…

  2. Giorgio Clone 09/11/2018 | 07:42

    L’avro visto almeno una dozzina di volte, da quando usci per la prima volta su italia 1. Quello di cui mi sono sempre stupito è la successiva carriera cinematografica di merda di Rwody Piper, che proprio a seguito di quella scazzottata io avevo assurto a mio eroe action al pari degli stallone e swarzenegger. Poi mi sono accorto che era solo una mia personalissima illusione… ai confini della realtà, maledizione.

    Rispondi
  3. Sn@ck Plissken 09/11/2018 | 07:53

    Capolavoro, nella top five di Giovanni Carpentiere.

    Rispondi
  4. BabboNabbo 09/11/2018 | 08:07

    Quando vidi il film, mi deluse: probabilmente non ero pronto.
    All’epoca dal cinema pretendevo solo atmosfere plumbee e apocalittiche, realismo totale e completa assenza di ironia. Nenche grosso guaio a Chinatown mi era piaciuto e Il signore del male sono abbastanza sicuro faccia davvero schifo. Per me Carpenter era “Halloweeen”, “La Cosa” e un pò meno “Fuga da New York”: a fianco di Walter Hill trovava nondimeno posto ai vertici del mio personale monte olimpo.
    Rivedere oggi “essi vivono” sarebbe una sfida, sono passati secoli e il Mitico Roddy Piper non è più tra noi. Ho adorato quell’uomo e mi manca.
    E’ davvero bello lo abbiate ricordato nelle recensioni per le quali vi faccio i complimenti: una meglio dell’altra.

    Rispondi
    • GGJJ 09/11/2018 | 10:32

      Quoto. Non ero pronto quando l’ho visto.
      Devo rivederlo.

      Invece Grosso guaio a Chinatown mi piacque tantissimo subito..

    • Paraponzi 10/11/2018 | 01:43

      “E’ davvero bello lo abbiate ricordato nelle recensioni per le quali vi faccio i complimenti: una meglio dell’altra.”

      – Ah sì? sono tutte belle?
      – No, intendevo dire che sono due… una è un po’ meglio dell’altra.
      (Boris)

      Scusate, non c’entra niente ma non potevo non citarla.

  5. Redferne 09/11/2018 | 08:17

    Questo film andrebbe trasmesso in prima serata su Raiuno in double – bill con SIGNORE E SIGNORI, BUONANOTTE.
    TUTTI I SABATI SERA.
    E poi vediamo se non scoppia la rivoluzione.
    I Wachowski brothers non hanno inventato proprio nulla. Certo, hanno reso tutto piu’ stylish con i ray – ban, gli spolverini, il kung fu, le sparatorie con due pistole alla John Woo e il bullet time…
    Ma Carpenter ci era gia’ arrivato piu’ di dieci anni prima.
    Con una giacca a vento presa in saldo, due occhialazzi da sole scrausi da bancarella e…ROWDY RODDY PIPER, signori.
    Capolavoro.

    Rispondi
    • Cristian 09/11/2018 | 11:58

      In realtà i/le fratelli/sorelle Wachowski hanno copiato spudoratamente Ghost in the Shell di Masamune Shirow. Per non dire che Proyas ci era arrivato molto prima con Dark City. Non trovo una chiave di collegamento tra They Live e Matrix.

    • L’ozio è il padre di Virzì 09/11/2018 | 12:03

      I/le Wachowsy hanno plagiato alla stragrande “Razzi Amari” di Disegni&Caviglia. Mi pare di ricordare che gli avevano proposto di fare causa ai fratelli/alle sorelle per plagio ma Dis&Cav si sono cagati nelle mutande per i costi insostenibili.

    • Cristian 09/11/2018 | 12:06

      Anche quella l’avevo sentita ma non avendo letto Razzi Amari non posso citarla, senza parlare di Nirvana di Salvadores.

    • Blackporkismo 09/11/2018 | 12:46

      Il bullet time di John Gaeta siu ispirava al replay del videogioco di Tekken 3

    • Cristian 09/11/2018 | 13:04

      Che comunque era stato sdoganato un anno prima da Blade.

    • Ang Lì 09/11/2018 | 19:36

      Se vogliamo dirla tutta, in occidente c’era arrivato per primo Platone col mito della caverna e in oriente immagino che si debba risalire fino a Buddha e forse pure più in là. I moderni hanno semplicemente introdotto la tecnologia. Parlare di plagio perché dei temi antichi quanto la civiltà vengono rielaborati e riadattati alla luce del contesto e delle paranoie contemporanei mi pare abbastanza sconsiderato. Ghost in the shell, invece, secondo me parla proprio di tutt’altro, e secondo il metro di giudizio di cui sopra comunque sarebbe un plagio di Neuromante.

    • Cristian 10/11/2018 | 03:30

      Sinceramente accosto di più “Il mito della caverna di Platone” a Dark City, Matrix è una rielaborazione in salsa Pop-Art di temi che hanno un’estetica presa direttamente da Shirow e dalla sua visione Cyberpunk.

    • Nessuno 11/11/2018 | 01:43

      Matrix è fortemente debitore di The Invisibles e credo che all’epoca a Morrison qualcosa arrivò nelle tasche

    • Rocco Alano 12/11/2018 | 12:07

      Senza offesa per Disegni & Caviglia (sono fiero possessore di Razzi Amari con tanto di cassettina), ma trovo alquanto improbabile che i Wacosi li abbiano copiati. Non è che l’idea alla base è così originale…
      L’elemento figo di Matrix era il modo in cui veniva svelata.

  6. Maxnataeleale 09/11/2018 | 08:21

    Vi voglio bene. Non quanto a Carpenter però..

    Rispondi
  7. Gianni Carpentiere 09/11/2018 | 09:00

    Belle recensioni per un grande film del Grandissimo John Carpenter (Le Basi!!! Le Basi!!!). La scazzottata (che a me sembra durasse 8 minuti, ma magari mi sbaglio) è uno dei tanti colpi di genio del grande John (bella analisi Nanni) ed è, bisogna dirlo, una citazione dotta di un’altra mitica scazzottata: quella di John Wayne in “un uomo tranquillo” di John Ford (ma le motivazioni sono tutte quelle descritte da Nanni).
    @George Rhomer: la storia dimostra che, molto spesso, i complottisti ci azzeccano (a parte le stronzate tipo i rettiliani).

    Rispondi
    • Anonimo 09/11/2018 | 09:11

      Sssssssicuro. I Rettiliani non essssissssstono.

  8. Norton Antichrist 09/11/2018 | 09:17

    Buongiorno, mi rivelo: sono Sadiq Hossein III, emiro dello stato di Calcistan. Sono qui a commissionarvi, in cambio dei diritti di un giacimento petrolifero della durata di 199 anni, ovvero convenzionalmente fino al raggiungimento della mezza età da parte di Tom Cruise, la pubblicazione delle Guide in formato cartaceo al cinema di Schwarzenegger, Carpenter, lo Scott giusto e Van Damme. In particolare desidero che quest’ultima rechi in calce una dedica a mio zio, Sadiq Hossein I. Presto riceverete la visita di un mio intermediario.

    Rispondi
  9. satsumoto 09/11/2018 | 10:09

    La Scazzottata era pillola rossa pillola blu con troppo anticipo

    Rispondi
    • Landis Buzzanca 09/11/2018 | 15:54

      vero! ma se la scelta in Matrix fosse stata “… allora, Neo, pillola blu o *ti caccio in gola a forza* la pillola blu?” :)

    • Willy 26/11/2018 | 19:54

      Roddy Piper prima di morire disse che They live non è un film ma un documentario.

      Ricordo che la prima volta che lo vidi fu in una notte insonne di qualche decade fa. Una delle poche volte trasmesse sullo schermo propabilmente.

  10. Kairos 09/11/2018 | 10:11

    E’ un film a cui non si può non voler bene. Per il suo senso, per quel che fa e per come lo fa. Al di là della scazzottata, tutta la prima parte è clamorosa. Dopo si sfilaccia, ma è come chi gioca in suplesse dopo aver blindato il risultato.

    Rispondi
  11. SamSimon 09/11/2018 | 10:18

    Bellissima recensione, si vede l’amore per They live e Carpenter (e come potrebbe essere altrimenti?)!!! Io sono ancora in botta di felicità per averlo conosciuto al festival di Sitges il mese scorso… :–)

    https://vengonofuoridallefottutepareti.wordpress.com/2018/10/17/ho-conosciuto-john-carpenter/

    Rispondi
  12. DarkKnight 09/11/2018 | 10:25

    Carpenter non è comunista: è un vecchio cowboy che non accetta di vedersi portar via la terra dai signorotti di città: lotta contro i ricchi, ma in nome della difesa della proprietà e della propria comunità (il concetto più di destra che esista).
    C’è differenza tra la destra conservatrice (Dio, patria, famiglia, ecc.) e la destra moderna/capitalista (che antepone il profitto ai valori).
    Carpenter detesta gli yuppies ma non nega l’american dream, solo chi ne trucca il meccanismo.
    Tanto più che nel suo film la salvezza non arriva dall’intellettuale radical-chic che gira con la panda pur avendo i miliardi, bensì dal sano, umile lavoratore americano vecchio stampo, con tanto di camicia scozzese di flanella da boscaiolo. Dal paradiso dei registi, Ford sorride benigno.

    Rispondi
    • George Rohmer 09/11/2018 | 11:42

      Era ovviamente una battuta.

    • Martino Scorsese 09/11/2018 | 14:09

      Beh, ci sta, considerando che Carpenter vive a cinema classico: Ford, Hawks,…

  13. AnnaMagnanima 09/11/2018 | 10:34

    che bello! finalmente Nanni il Supremo spiega al mondo la scazzottata più bella di sempre!

    Rispondi
  14. El Mariachi 09/11/2018 | 10:41

    Non l ho visto ancora! Scazzottata divertente e realistica tra due testardi.
    Grazie x il pezzo su Carpenter.
    Vi invito a farne di piu su film classici e cult!!!
    Aprono gli occhi e invitano a recuperare film meritevoli!

    Rispondi
  15. Bad Spenser 09/11/2018 | 11:08

    Magari lo conoscete già…
    https://www.youtube.com/watch?v=TVwKjGbz60k

    Rispondi
    • John FrancaRame 09/11/2018 | 13:24

      Grandissimo Zizek

  16. Elfoscuro 09/11/2018 | 11:51

    Piccola curiosità: Carpenter decise di girare anche in bianco e nero come critica a Ted Turner, che al tempo sulla sua emittente televisiva era solito ricolorare i vecchi classici del cinema.

    Rispondi
  17. toomaso 09/11/2018 | 11:54

    Gran doppia recensione.

    Film che usci’ quando il me stesso adolescente iniziava a unire i puntini accorgendosi che almeno 5 o 6 film che adorava erano accumunati dalla firma di questo tal signor Carpenter. Ricordo le recensioni cosi’ cosi’, su Ciak (oh, quello passava il convento ai tempi) e i due pallini di Morandini sul quotidiano di famiglia Il Giorno (va detto che il Morando sul cinema di genere non era una cima, pero’ era uno di quelli che sosteneva Carpenter). Anche “Il signore del male” non godeva di buona fama e il tutto, si diceva, certificava la decadenza di quel “buon” regista di Carpenter.

    Lo vidi un paio d’anni dopo (ovviamente su Italia Uno, dove se no?) e mi folgoro’. Mi colpi’ la sua anima senza filtri: gli elementi fantastici buttati li’ senza tante storie come in un film Disney con Dean Jones, mescolati a una rozzezza e virulenza da B movie incazzatissimo, ma con un messaggio politico all’epoca scioccante che ti arrivava in faccia con una potenza incredibile. Devo ammetterlo: la scazzottata a meta’ film mi sembro’ in effetti troppo lunga e fuori luogo, non mi ricordo se in successive visioni l’ho rivalutata, ma Nanni me l’ha decisamente spiegata una volta per tutte.

    A stretto giro vidi pure “Il signore del male” (ovviamente su Odeon, dove se no?) e pensai che se quelli erano i film “minori” di Carpenter allora Carpenter doveva essere per forza uno dei registi piu’ fighi in circolazione. E infatti.

    Rispondi
    • Cristian 09/11/2018 | 12:03

      La sequenza del sogno in Prince of Darkness è una delle scene suggestive più forti che il cinema horror abbia mai avuto. Forse gli è pari solo la scena del sogno subliminale in The Exorcist di William Friedkin.

    • AnnaMagnanima 09/11/2018 | 21:24

      CHRISTIAN TI AMO. il sogno ne il signore del male è quella che cito quando mi chiedono la singola scena che più ha impressionato la mia vita.

    • Cristian 10/11/2018 | 03:32

      A me fa ancora venire i brividi. Qualcosa che va ben le classiche paure da spavento.

    • Gianni Carpentiere 10/11/2018 | 21:02

      Cinque alto. “Il signore del male” è un capolavoro, e la sequenza del sogno e Cinema con la C maiuscola.

  18. Nonnino 09/11/2018 | 12:15

    … ma allora … anche voi vedete dappertutto messaggi subliminali … ? e’ da trent’anni che mi perseguitano …

    Rispondi
  19. The Mat(Bat) 09/11/2018 | 12:30

    Non riesco più a recuperare il commento di un utente geniale, qualcosa tipo “John Carpenter è la riposta giusta tutte le domande”.

    Essi vivono l’ho apprezzato e visto al momento giusto.
    Incredibile come il Carpentiere riesce a fare una cosa personale non banale nemmeno con i film che alcuni considerano “minori”.

    In mezzo a queste seghe a tre mani per il Carpentiere e sperando nelle basi a lui dedicato, ammetto con suprema vergogna di non aver mai visto Body Bags e Avventure di un uomo invisibile.

    Rispondi
    • Capitan Ovvio 12/11/2018 | 12:04

      Siamo in due, e me ne vergogno anch’io

  20. Blackporkismo 09/11/2018 | 12:42

    Wrestlemania 3 il match di Piper(r.i.p) contro Adonis(r.i.p) e quello dove chi vince viene rasato a zero, in quella edizione c’è anche il bellissimo match per il titolo Intercontinentale tra Macho Man Randy Savage(r.i.p) e Richie The Dragon Steamboat.
    Piper fece il primo match da jobber contro il padre di Mr Perfect(r.i.p) Larry The Axe Hennig, celebre la noce d cocco che distrusse colpendo alla testa Jimmy The Fly Snuka(r.i.p) al suo talk show il Piper’s Pit.
    Detestava Mr T per la sua arroganza.
    Oggi il suo soppranome Rowdy e giacca sono passati alla tosta Ronda Rousey.
    Sempre piaciuto Essi Vivono c’era anche un episodio di X-Files sui messaggi subliminali che ha Mulder non facevano effetto perchè era daltonico.

    Rispondi
    • Cristian 09/11/2018 | 13:03

      Roddy il canadese più scozzese di tutta l’America!

    • Lolly 14/11/2018 | 12:29

      Ricordo quell’episodio di X-Files con buco di sceneggiatura enorme (un daltonico all’FBI sì certo in teoria forse): tra l’altro è l’unico episodio della saga in cui si cita il presunto daltonismo di Mulder, poi sconfessato nei fatti in quanto ne vede letteralmente di tutti i colori…

  21. Skywalker Texasranger 09/11/2018 | 13:58

    Premetto che:
    A) adoro Carpenter (e mi unisco al coro che ne chiede le basi)
    B) non rivedo il film da qualche anno (ma me lo rivedo a breve)

    io Essi Vivono lo ricordo come la più grande occasione mancata di Carpenter. Ovvero un’idea incredibile, che poteva portare al capolavoro, che poi va a sfumare in una scazzottata lunghissima tra Roddy Piper e il suo collega. Che è proprio il punto debole del film, a mio parere.

    Comunque ripeto, con Carpenter vai sul sicuro. Come fai a non volergli bene?

    Rispondi
  22. Redferne 09/11/2018 | 14:59

    Da come la vedo io i Wachowski hanno preso un po’ a destra e a manca. So sia di Dark City che di Razzi Amari (le diatribe sono ancora in corso) e di Ghost in the shell.
    Per il fumetto di Disegni e Caviglia (l’ho letto. Stupendo! Vi consiglio di recuperarlo, anche se ormai e’ introvabile) vi garantisco che le atmosfere sono molto piu’ simili al film di Carpenter che a Matrix. E tra l’altro finisce pure in modo amaro.
    Con la dimostrazione che qui in Italia, se davvero accadesse una cosa come quella di Essi Vivono…non cambierebbe nulla. La gente si butterebbe in ginocchio dagli invasori per farsi alterare la realta’ un altra volta. E se la prenderebbe col tizio che li ha liberati. Proprio come accade nel fumetto in questione.
    Insomma…negli states la gente farebbe scoppiare subito una rivolta. Qui da noi…e’ troppo faticoso lottare per cercare di migliorare il mondo in cui si vive. Meglio continuare a stare nella merda illudendosi di vivere nel migliore dei mondi possibili.
    Per me parte tutto da questo film. Cioe’ l’idea di alterazione e manipolazione della realta’ a beneficio di pochi e a danno di tutti gli altri.
    Ma con la sfiga che ha Carpenter e’ probabile che sia l’unico da cui hanno copiato e che non si sono nemmeno presi la briga di menzionare.
    O forse…lui, da bravo operaio del cinema…LAVORA. E non butta tempo dietro a queste stronzate.
    Anch’io la penso allo stesso modo.
    Con la gente normale indurita da anni di duro lavoro la pillola rossa non basta.
    Per svegliarla devi prenderla a cartoni. Oppure…ci vuole un bel suplex!!

    Rispondi
    • Nikk 10/11/2018 | 00:06

      Razzi amari costa 6,59 da Feltrinelli online

  23. Giorgio Clone 09/11/2018 | 20:52

    A me Grosso guaio a Chinatown non è mai piaciuto. Agli antipodi proprio rispetto a Essi Vivono.

    Rispondi
    • Enrico 09/11/2018 | 21:09

      In quel caso il sommo ha provato a tirare di su un pacco di soldi e gli è andata male.

    • Errata Corrige 10/11/2018 | 16:17

      A me piacciono entrambi

  24. Enrico 09/11/2018 | 21:08

    Tutto il film è un omaggio ai film anni 50 tipo l’Invasione degli ultracorpi o simili, del resto il sommo affonda le radici in quegli anni, dove frequentava gente del calibro di Howard Hawks
    https://www.youtube.com/watch?v=GP6Gf6OROBc

    Rispondi
  25. Marfi 09/11/2018 | 22:35

    È un flm meraviglioso che ti spiega perfettamente perchè non vai d’accordo con la signora tutta cipria e profumo scadente del piano di sotto, o con il tuo ex compagno di scuola super performante che ora lavora nelle assicurazioni.

    Rispondi
  26. Ang Lì 10/11/2018 | 14:10

    L’ho rivisto di recente e confermo il mio giudizio precedente: non il miglior Carpenter. Non possiede né la leggerezza e l’inventiva di Grosso guaio a Chinatown né la tensione e la visionarietà de La cosa. La critica di maniera al consumismo sembra scritta da un gruppo di studenti di terza liceo in autogestione durante l’assemblea d’istituto. Le ultime sequenze, con l’attacco al covo dei cospiratori prima e l’infiltrazione nella base nemica poi, già nell’88 erano ormai un po’ troppo sputtanate per essere accettabili come climax. Roddy Doyle ottima wrestler ma come attore per carità. La chiusa (auto)ironica dà un colpo di reni nel finale, ma non abbastanza per elevare il film sopra la media delle altre pellicole del regista. Restano alcune idee chiave, come gli occhiali, e la formidabile scazzottata. Un po’ poco.

    Rispondi
    • Ang Lì 10/11/2018 | 14:15

      Cristo, Roddy Piper. Leggo troppa merda.

    • Errata Corrige 10/11/2018 | 16:16

      E la scrivi pure

    • Ang Lì 10/11/2018 | 17:43

      La battuta è passabile, peccato per la dialettica. Diciamo 6- ma è d’incoraggiamento, la prossima volta voglio vedere più impegno.

    • Errata Corrige 13/11/2018 | 00:37

      La dialettica bisogna meritarsela…

    • Ang Lì 14/11/2018 | 07:59

      Scusa, ti avevo scambiato per un commentatore.

  27. Landis Buzzanca 10/11/2018 | 15:16

    una menzione alla colonna sonora, come al solito composta da Carpenter e perfetta: nei miei ricordi i primi 20 minuti – il lento crescere dell’inquietudine, Carpenter che senza spiegoni ti tratteggia un’America distopica (uhmm) in cui gli americani poveri sono in pratica dei profughi nel loro stesso paese, etc – sono legati insieme da un blues lento, monolitico ed ossessivo che ovviamente moltiplica il potere angosciante dell’ambientazione… maestri, nient’altro da dire.

    Rispondi
  28. Claude Autan-Zanzara 10/11/2018 | 21:39

    Una lettera d’amore a John Carpenter.
    Grazie per averla scritta.

    Rispondi
  29. Hellblazer Joestar 11/11/2018 | 11:50

    Anche per me è un buon film ma sta in una zona inferiore nella filmografia carpenteriana. Rivedo più volentieri anche Christine, che almeno è più divertente.
    Essi Vivono sconta una idea iniziale efficace, iconicissima ma davvero troppo semplice, inoltre la scazzottata a me ha sempre dato la spinta (e me la dà ancora, ogni volta che la rivedo) ad apprezzare la dialettica vera, quella per cui devi convincere qualcuno e non dirgli “fai così!”
    Mi ricorda un qualsiasi scontro tra eroi Marvel/DC, in cui Superman e Spider-Man non chiedono MAI “scusa, cosa stai facendo?” ma devono passare immediatamente a chiavarsi le mani in faccia e solo dopo l’ovvio pareggio si decidono a parlare e a capirsi. In quella scena della scazzottata bastava che Nada avesse chiesto anziché ordinato e Frank gli occhiali se li sarebbe messi senza tante storie. Poi si, capisco le esigenze di conflitto, di azione ecc., ma i rapporti causa-effetto di quella scena sono degni di una soap opera.

    Rispondi
    • Nanni Cobretti 11/11/2018 | 21:54

      Come fai a saperlo? Sei amico di Frank?

  30. Redferne 11/11/2018 | 16:59

    Ah, Razzi Amari e’ ancora disponibile?
    Pensavo che ormai fosse fuori mercato.
    Beh…tanto meglio.
    Io lo avevo preso ai tempi di Comix, addirittura.
    La versione con canto di musicassetta coi brani da ascoltare durante la lettura!
    MOSCIO DENTRO e LISTA NERA me li ricordo ancora adesso…
    LISTA NERA, LISTA NERA, DOVE CI STA LA GENTE VERA…
    Ribadisco: considerato l’anno in cui lo ha realizzato, per me e’ partito tutto da Carpenter.
    Recuperate comunque il fumetto, perche’ merita.
    E a fine lettura vi ritroverete tutti incazzatissimi, ve lo garantisco.

    Rispondi
  31. Redferne 11/11/2018 | 17:01

    Ops…TANTO di musicassetta. Non canto.

    Rispondi
  32. Brainiac 11/11/2018 | 19:33

    Odio il wrestling. Odio le scazzottate che durano più di 20 secondi. Amo John Carpenter, amo Essi Vivono e amo la rece di Nanni che mi fa rivalutare una scazzottata lunghissima che non avevo mai amato.

    Rispondi
  33. sacco brown 11/11/2018 | 22:07

    Ma dai. Forse il peggiore, ridicolo, patetico, fatto male film di carpenter.
    D’altronde, dopo avervi visto al lucca comics , capisco perfettamente come state messi. bah.

    Rispondi
    • Errata Corrige 13/11/2018 | 00:39

      https://www.youtube.com/watch?v=-oTpJNecpMc

    • Capitan Ovvio 13/11/2018 | 12:26

      https://memegenerator.net/img/instances/75874983/parole-dure-parole-dure-di-un-uomo-davvero-strano.jpg

  34. Cicciput 12/11/2018 | 07:35

    Sono passati degli anni da quando l’ho visto e dovrei rivederlo, ricordo che mi era piaciuto parecchio (come ogni cosa di Carpenter in realtà) e che la scena della scazzottata mi aveva divertito proprio perché pioveva in mezzo al film dal nulla e nasceva da un pretesto veramente futile: “Mettiti gli occhiali” “No” e si pistano. Bellissimo.
    Ricordo pure che lo avevo visto senza saperne nulla, e la prima volta che si vede la maschera teschio/aliena mi aveva pure mezzo spaventato.

    Rispondi
  35. Johnny Pneumonic 12/11/2018 | 13:07

    Grandissimo film e belle rece. Io classe ’79 ho fatto gli incubi per un botto con gli alieni di questo film… E all’epoca avevo visto solo il trailer in tv. Bello anche l’intro su Wrestlemania, mi ha ricordato il Doc fenomenale dedicato ad André the Giant visto recentemente. Da vedere

    Rispondi
  36. Bolo Hues 13/11/2018 | 02:52

    E’ tempo di… classifiche.

    1- Assalto al Distretto 13
    2- Fuga da New York
    3- La Cosa
    4- Halloween
    5- Il seme della follia
    6- La nebbia assassina
    7- Il signore del male
    8- Christine
    9- Grosso guaio a Chinatown
    10- Essi vivono
    11- Vampires
    12- Starman
    13- L’uomo invisibile
    14- Fuga da Los Angeles
    15- Fantasmi da Marte
    16- Il villaggio dei dannati
    17- Dark Star

    Ultimo e orrendamente staccato
    18- Il reparto

    Rispondi
  37. Harrison Chrisler 25/11/2018 | 13:11

    Capolavoro, punto.

    Rispondi

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