25 dicembre 1928 – 31 gennaio 2019
Ci sono facce e facce, caratteristi e caratteristi. Dick Miller, che posso tranquillamente definire IL caratterista del cinema statunitense, aveva una faccia particolare, che nessuno dimenticava. Una faccia a metà strada tra Popeye e un tuo zio che ti sta simpatico. Una faccia che fondeva durezza e umorismo, su cui c’era l’America dei sacrifici, delle immigrazioni e delle guerre ma anche la goliardia del boom. La faccia di uno cresciuto da immigrati ebrei russi nel Bronx durante la crisi del ’29 ma che ha saputo anche emanciparsi dalla strada con l’arte, studiando recitazione e con la cultura, prendendo una laurea alla NYU. Dick Miller aveva una faccia così, sospesa tra la Greatest Generation e il Rat Pack e nessuno la dimenticava; difficile dimenticarla poi, anche perché ogni regista di culto appena possibile lo infilava in una piccola parte, sempre gustosa (Terminator, Gremlins, Fuori orario…), e ogni volta lo beccavi e dicevi “HA! C’è quel tizio!”. Talmente una consuetudine che l’espressione è diventata il titolo di un bel documentario su di lui uscito, qualche anno fa e intitolato appunto That Guy, Dick Miller e qualche mese fa, giusto in tempo per non essere postuma, una biografia dal titolo You Don’t Know me, But You Love Me.
Non è cosa da tutti diventare un attore cult tanto da avere un documentario su di te e una biografia facendo fondamentalmente solo parti secondarie, tantissime e belle parti secondarie. Dick Miller negli anni è diventato amico di tanti grandi, che oggi esprimono il loro cordoglio alla famiglia come a dei propri famigliari tanto erano amici di Miller. Senza praticamente ruoli da protagonista è stato un attore di enorme successo e nel nostro piccolo gli rivolgiamo un saluto affettuoso anche noi.
Breve storia triste: da bambino ogni volta che guardavo i Gremlins mi convincevo che fosse “Quello del tenente Colombo” (aka Peter Falk) e mi pigliavo benissimo nell’autoconstatare il mio (presunto) occhio cinefilo e la mia perspicacia.
Ci rimasi malissimo a scoprire che era un altro attore.
Che la terra ti sia lieve, Dick.
Stessa cosa fatta ad me e altri milioni di persone con Apollo Creed e Lando Calrissian.
Grandissi.o Miller.
Ogni qual volta vedevo un film di Joe Dante ero curioso di sapere quando sarebbe spuntato.
Memorabile il suo cameo ne L’Ululato come venditore nell’armeria.
Ci mancherà “quel tizio”
Grande Miller, io l’ho saputo dal tweet di John Carpenter oggi…
Ogni volta che lo vedo in un film lo riconosco, ma per me la cosa migliore che ha fatto è stata vendere un bel po’ di armi al Terminator qualche anno fa…
https://vengonofuoridallefottutepareti.wordpress.com/2019/01/24/the-terminator-meraviglioso/
Eh, va beh. È la vita.
Tra l’altro mi sembra uno o due mesi fa se n’era andato anche Donald Moffat, il presidente in Sotto il segno del pericolo e Garry ne La Cosa. Leggendolo avevo pensato che gli avreste dedicato un R.I.P, ma non lo avete fatto e ho lasciato perdere.
Grande Fazza.
Ho letto che lui ha interpretato Monster Joe in Pulp Fiction, salvo poi vedere la sua scena cancellata nel montaggio della pellicola
Una volta quelli come il buon Richard li chiamavano CARATTERISTI.
Erano come dei buoni mediani. Non li si notava molto (o meglio, li si notava eccome. Stavano li’ proprio per quello). La loro presenza era velata ma fondamentale. Facevano risaltare il protagonista, e aggiungevano spessore.
Beh…che dire. Un altro pezzo della mia infanzia che se ne va.
Vaya con Dios, Dick. Un giorno ci rivedremo, in qualche posto.
fazze da cinema si chiamavano.
RIP