Ormai un prodotto targato Netflix per me si traduce troppo spesso in un’esperienza non soddisfacente. Producono tanta, forse troppa, roba; ci buttano dentro star di ottimo livello ma poi troppo di rado i loro prodotti sono dei “belli che ballano”. Non è l’occasione per addentrarmi dettagliatamente in un’analisi del perché di questa cosa ma la riporto per far passare la sensazione di generale sfiducia con cui ho approcciato Triple Frontier; sensazione che il poster e il trailer, che sembravano pubblicizzare un testosteronico action di seconda fascia con ex-star bollite o una cafonata tipo Red Zone, aumentavano esponenzialmente a ogni istante passato a fissare il faccione di Ben Affleck.
Il marketing di Triple Frontier mi urlava quelle cose lì e con queste sovrastava considerazioni più logiche ma sottovoce, tipo: “eppure lo gira Chandor, ti è piaciuto praticamente ogni suo film”, “lo ha scritto Mark Boal, quello di The Hurt Locker!”, “Ma Affleck non è decaduto! Ok, dai, beve un po’ ed è gonfio ma non è finito”, ” Isaac è un attore che va per la maggiore, non si brucerebbe mica con una roba scadente”. Confesso che alla fine ho vinto la reticenza principalmente perché mi è stato assegnato da recensire e, come un diligente contractor valverdiano, recepito l’incarico si va fino in fondo.
A film iniziato ecco i cartelli della droga, le operazioni di polizia in cui non si capisce chi sono i buoni e chi i cattivi, gli ex black ops dell’esercito ormai allo sbando che si riuniscono, da civili, in un team d’azione di tutti maverick; ognuno con la sua specializzazione e tutti fedeli all’ex capo squadra, tutto come fosse un reboot dell’ A-Team sceneggiato da Taylor Sheridan ma con la mano sinistra mentre fa colazione pensando ad altro. La banda si riunisce dopo il congedo per mettere a segno un colpo milionario ai danni di un narcotrafficante che vive asserragliato nella giungla colombiana, con tutti i suoi soldi e un piccolo esercito privato; un heist movie da manuale con il classicone de “i buoni che fanno una cosa a danno dei cattivi e quindi in fondo non diventano davvero dei cattivi”.
Con questa morale (opinabile quanto vogliamo, ma assolutamente americana come la torta di mele a freddarsi sulla finestra) il film va avanti in maniera sì scontata ma migliore del previsto: con un’elegìa della comraderie un po’ frettolosa ma onesta e qualche spunto interessante. Alla fine me lo godo abbastanza, pur nella sua prevedibilità, anche grazie a una certa sobrietà, convinzione e cura che non lo fa cadere mai nel DTV a cui mi sembrava puntare. Questo finché non capisco che tutto quello che doveva succedere era successo, che l’arco narrativo imboccato pedissequamente dal secondo minuto si era concluso, eppure il film era ad appena un terzo della sua durata. L’heist era andato, bene o male che fosse ma era andato, quindi ora? E qui, amici, casca l’asino.
Adesso dove andranno a parare? Che succederà per tutto il resto della durata del film? Ah! Che bella sensazione di perdita del controllo! Ricordate quando succedeva abbastanza spesso? Che memorie di tempi passati, di quando anche un film d’azione poteva non essere un giocattolo per bambinoni incel e poteva portarti qui e lì a suo piacimento, in balìa dell’Avventura anche verso un finale che ti lascia triste e spiazzato a riflettere sulla vita! Quando poteva succedere di tutto e nessun protagonista era al sicuro, indipendentemente da quanto potesse essere famoso, fino all’accensione delle luci in sala. Ah! Ragazzi miei, che nostalgia, eh? Una volta qui era tutto Tesoro della Sierra Madre!
Avete presente? Spero di sì. Il tesoro della Sierra Madre è un bellissimo film d’avventura di John Huston del 1941, interpretato da Humphrey Bogart, vincitore di quattro premi Oscar, tre Golden Globe e meritatoriamente considerato una pietra miliare dei cinema d’avventura, western e drammatico e ancora oggi il film viene citato come fonte d’ispirazione da molti autori (Indiana Jones, per dirne un figlio). Segue le vicende tortuose di un gruppo di uomini disperati in cerca di una fantomatica vena d’oro sulle montagne della Sierra Madre; troveranno le insidie della Natura e della Vita a frapporsi tra loro e la ricchezza e la sciagura peggiore di tutte a vessarli sul più bello: l’avidità. Una caratteristica del film che ho sempre amato è il suo trasportarti dal film d’avventura (degli uomini alla ricerca di un tesoro su una lontana montagna) prima verso il western (braccati da dei banditi messicani in mezzo a una mesa brulla) e via-via verso una tragedia quasi metafisica, in cui questo paesaggio marziano della Sierra Madre avverso, deserto, spazzato da una tempesta di sabbia incessante, funge da palcoscenico per i drammi eterni degli uomini. In Triple Frontier alcuni temi del film di Huston risuonano per ovvia attinenza come vi risuonano però anche film più d’intrattenimento come I Guerrieri di Brian Hutton del 1970, soprattutto per il cast eterogeneo e all-star nei panni di un commando di militari impiegato in un colpo colossale e rocambolesco a danno di cattivi irredimibili (i nazisti, lì).
Senza rovinarvi con troppe informazioni la visione né del film di Netflix né del capolavoro di John Huston, se vi andasse di recuperarlo; mi limiterò a dirvi che Triple Frontier con le dovute proporzioni ha quell’ispirazione lì, quel gusto lì del portarci in giro per una storia di avventurieri senza bloccarsi in una direzione ben precisa, in un’idea monolitica da veicolare al servizio i un pubblico che vuole ormai sempre cose ben precise per essere rassicurato nelle sue scelte e come in tanti film d’azione che porto nel cuore si spara poco, in fondo, ma si vive molto. Come in Il Salario della paura di William Friedkin l’unica certezza dei protagonisti è che bisogna andare avanti, nella giungla, anche se c’è la morte dietro ogni roccia, anche se non sanno bene dove e nulla è sicuro, soprattutto il lieto fine. A differenza di questi film Triple Frontier (oltre a una evidente caratura di base, ovviamente) osa meno su alcune tematiche, mitiga di più altre e risolve la vicenda (la risolve davvero, poi?) con un finale più canonicamente da action ma che non stride troppo e non rovina comunque un film quasi perfetto. Di sicuro Triple Frontier è tra i Netflix Originals che ho preferito e conferma la buona opinione che ho di Chandor e Boal: Il primo per il suo condurre le storie con svolte e cambi di registro molto naturali (vedi A Most Violent Year) e il secondo che si conferma come un valido cronista del mondo militare “dal di dentro”. Come questi film, invece, ha il merito di averci riportato a parlare dei “gentiluomini di fortuna”, come Corto Maltese, che pure lui di avventure ondivaghe e fataliste ne sapeva qualcosa.
DVD-Quote suggerita:
“Una volta qui era tutto Tesoro della Sierra Madre”
Darth Von Trier, i400calci.com
Onore al merito per le citazioni multiple di “Il tesoro della Sierra Madre”, “I Guerrieri” (sul serio qualcuno, oltre a me, se lo ricorda?) e “Corto Maltese” (!!).
Molto d’accordo su TF, a parte alcune scelte buoniste forse fuori luogo. Quando Pascal proclama “Se mi sparano, faccio una strage”, speravo la facesse davvero.
Porca miseria! Ho colto la cosa de “casca l’asino” solo adesso: ma sei un fottuto genio!
Senti un pò, Darth. L’asino (che mi par di intuire dai commenti successivi sia un elemento ricorrente nelle tue recensioni) l’hai inserito quale citazione del momento in cui
SPOILER
l’asino precipita dal dirupo mentre Affleck e co. percorrono la mulattiera sulle Ande
FINE SPOILER
o l’hai fatto inconsapevolmente?
Se menti lo saprò.
Eccheccazzo: rispondi.
Se ti compiace.
Anche io ho tanti dubbi su Netflix, tanto che per adesso me ne tengo alla larga…
Però hai nominato un paio di ottimi film, Il tesoro della Sierra Madre e I guerrieri, che sono decenni che non vedo ma di cui ricordo ancora molti particolari (tipo come mettere fuori uso un Tigre sparandogli da dietro)!
Bella recensione!
Si, un buon film, molto meglio di quello che mi aspettavo. E con un Oscar Isaac in gran spolvero.
Gran bel film ed altrettanto bella recensione.
E se un film Netflix dura più di 2 ore e mi vola via come se fossero 85 minuti…merita i miei personalissimi applausi.
Unica pecca della pellicola per me è il non aver premuto un poco di più il tasto “avidità” osando qualcosina in più.
Secondo me hanno voluto mostrare (ed è una cosa bella) come comraderie superasse l’avidità.
Ci può stare, ma immedesimandomi un attimo in uno di loro credo che tutto il cameratismo dell’universo si sarebbe polverizzato davanti a quei dollari!
Non posso dire che non mi sia piaciuto… però… boh… a partire da..
[SPOILER]
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dalla caduta dell’elicottero in poi… mah… non mi convince…
anzi, più che da quella, dall’abbandono dei muli in avanti direi…
Non ha convinto neanche me: poco plausibile il fuoco d’interdizione.
Se si spara, si spara per uccidere.
Articolo bellissimo, davvero complimenti.
A me il film è piaciuto, ma l’ho trovato molto trattenuto come ritmo, come intenzioni, come se davvero fosse stato scritto e girato in fretta senza sbattersi troppo a limare la sceneggiatura o le interpretazioni. Gli attori molto in parte, ma che giocano al ribasso e se la cavano col carisma, battute banali, personaggi sfocati (ma sto pilota di Pascal alla fine chi era?) e alcuni momenti ridicoli (SPOILER “l’elicottero non ce la farà, abbiamo troppo peso!” “Non abbiamo alternative!” “Ok, ce la farà”)
Poi appiccicata con lo sputo la retorica buonista (siamo mercenari, ma che brutta è la guerra, non ci piace ammazzare la gente).
Detto questo, la lunga sequenza in casa ha una tensione invidiabile, e non è l’unico momento di gran classe.
anch’io ho avuto l’impressione che fosse contemporaneamente troppo frettoloso e troppo trattenuto
Film imperfetto, ma che mi e’ piaciuto molto.
Chandor si riconferma un registone, la cui specialita’ sembra essere girare film che i grandi registi del passato non girano piu’: cosi’ “Margin Call” e’ il thriller economico che Stone non ce la fa piu’ a fare, “All Is Lost” e’ il film che a Boorman non fanno piu’ fare, “A Most Violent Year” e’ un Coppola a cui hanno levato il vino da una mano e Borges e Márquez dall’altra, e questo “Triple Frontier” e’ un Walter Hill che ha ritrovato la voglia di vivere.
Un film d’azione di una virilita’ vecchio stampo. Virile, non macho. A cominciare dal ritmo ferreo ma posato, anche laddove qualsiasi altro regista avrebbe pigiato il pedale dell’ansia e tutto sarebbe diventato trafelato. Invece e’ un film che non perde mai la testa, come in teoria non dovrebero mai perdere la testa questi professionisti della guerra, almeno nei momenti in cui c’e’ da sparare.
Ha i suoi difetti (certe scrupoli etici improbabili nel finale), ma avercene.
Pince pendejos , novemila commenti per Captain Marvel e per nos otros solo 9? Ma che cazzo! Scrivetene ancora!
Ma si sa che tira più un pelo di gatto che una pariglia di mercenari…
E meno male che siamo su i400calci…
Appena visto l’asino ho subito pensato: toh,era da un po’ che non si vedeva
Impossibile non vederlo, qualsiasi pellicola con Pedro Pascal, Oscar Isaac e Charlie Hunnan insieme ha sempre e comunque tutta la mia attenzione…
Però però, dopo un inizio molto buono, dalla presentazione dei personaggi non didascalica, poi l’ assalto al villone tesissimo, fino alla prima morte, è stato davvero trascinante…poi cala sempre più rapidamente di tensione e cura, concludendo con il solito finale buonista.
Comunque una bella produzione netflix
Film che mi è piaciuto anche se… Anche se avevano tra le mani un potenziale gioiellino ma si sono fermati a metà, come se avessero avuto paura di sporcarsi un po’ con scene e temi più forti.
Co ‘sta penuria di action Triple Frontier è grasso che cola ma sarebbe da prenderli tutti a schiaffi per essersi cacati nelle mutande sul più bello.
Bel film, tra i migliori prodotti da netflix sicuramente.
Anche a me ha ricordato i classici, ma più per l’escalation nichilista nella seconda parte.
Peccato che non sono andati fino in fondo, ripiegando su un mezzo lieto fine, altrimenti un sentore del mucchio selvaggio di peckinpah sarebbe stato ancora più forte.
Non mi e’ dispiaciuto, il vero problema e’ che i numeri uno dei numeri uno, gente addestratissima e coi controcazzi cada in degli errori talmente grossolani che manco fantozzi. Va bene l’avidita’ ma qui si parla di stupidita’, che e’ diversa.
Da quando trovano i soldi non ne azzeccano una, non puoi descrivermi in questo modo un gruppo di soldati addestrati, si cade nel ridicolo. Per poi farmeli vedere dopo 25 minuti che li bruciano i soldi per scaldarsi? BAH!
Sarò amorale ma più che le torture sugli animali, quello che mi disturba al massimo livello è vedere soldi che bruciano. È proprio x rated. E quelli stanno lì e se la ridono
Penso che si tratti di SPOILER comunque: ma i soldi bruciano davvero in quel modo? Io dubito che, anche in quella quantità, siano in grado di fare un falò che riscaldi 4 uomini in mezzo alle Ande. Non è legno, è roba che dovrebbe essere super volatile ed esaurirsi in pochi minuti. Boh.
Spoilerino proprio dai.
Comunque sì, Non è realistico né in termini di fisica, né emotivamente per le reazioni assolutamente inadeguate dei protagonisti.
Credo sia una scena, come quella di altre serie TV e film, ispirato ad un evento pare realmente accaduto a Pablo Escobar durante la sua latitanza, quando si dice abbia veramente bruciato pacchi di soldi per scaldarsi durante una fuga
Ho fatto veramente fatica ad empatizzare coi personaggi, anche se il film ci prova insistendo su Isaac e Ben Affleck più degli altri. A parte loro due, ognuno può valere l’ altro, nessuno sembra avere una personalità distinta. Detto ciò prima parte secondo me un po’ noiosa e prevedibile( e nessuno sembra mai davvero in pericolo), l’altra, come mirabilmente descritto qui che va alla deriva e piace molto di più. Eccetto un’ultima inquadratura dove partono i Metallica, che veramente non c’entrano un cazzo con quella mestizia finale. Orion cazzo, maneggiala con cura.
Con i Metallica ci aveva anche aperto, For Whom The Bell Tolls
“E qui casca l’asino” adorabile spoiler :D
Spoilerino proprio dai.
Comunque sì, Non è realistico né in termini di fisica, né emotivamente per le reazioni inadeguate dei protagonisti.
Io mi sono commosso quando tra i titoli di coda è rispuntato un insospettabile TIMOTHY MARCHIAFAVA.
+1!
Anche Lars Ulrich come “additional drums” o una roba del genere mi ha strappato un sorrisetto.
Filmetto caruccio davvero. Però il maccosa finale m’ha rovinato tutta Orion arrivata subito a ruota. -SPOILER- Ma dico, torni con i milioni di dollari, anche se pochi, ma cristo di un dio, affita un cazzo di elicottero e torna SUBITO a prendere il megatesoro delle Ande! Quando Hunnam da le coordinate a Oscarino volevo spaccare lo schermo! Pure la faccia sorpresa ha fatto!? Eh, non ci avevi pensato a segnarti la posizione? Macomesifadai!
Però, fino a lì, molto carino.
A me è piaciuto, robusto ed accurato, anche se con qualche ingenuità. E non mi sono spiaciuti nemmeno gli scrupoli etici dei protagonisti. Almeno dal post-vietnam in poi i militari delle forze speciali occidentali (russi, cinesi e simili sono un’altra cosa) sono molto meno “bestie” da quel punto di vista di quanto uno possa pensare.
Ottimo. Storia secca, che procede dritta senza deviazioni, personaggi ai minimi termini, ma funzionali. Un film d`azione vecchio stile, ma chiaramente declinato seguendo la sensibilità moderna: personaggi non esemplari che non nascondono il fatto di essere chiaramente dalla parte del torto. Che film del genere finiscano su Netflix e non al cinema e` chiaramente segno che qualcosa non funziona a Hollywood.
È buffo perché resta estremamente godibile nonostante alcune ingenuità (ma questi non erano il mejo del mejo? Oh, 1 ne prendessero dopo aver rubato i fantamiliardi) e il finalino zuccheroso che anche no.
Un Chandor minore (non inferiore) che è comunque superiore a molte cose viste negli anni recenti. Livello di scrittura alto, Affleck e Isaac due giganti. J.C. ha un occhio per inquadratura e storia che pochi hanno. Esempio: la scena di introduzione del personaggio di Isaac.
Capisco poco i pareri negativi, forse film ormai troppo “classico”.