IL PEZZO DI DARTH VON TRIER
Quando uscì il Batman di Tim Burton, in Italia, il personaggio dei fumetti si era praticamente estinto. L’ininterrotta cavalcata editoriale del personaggio iniziata (stabilmente) in Italia negli anni cinquanta attraverso la pubblicazione degli Albi del falco/Mondadori, dritta fino agli anni settanta e proseguita con Williams prima e Cenisio poi fino agli ottanta, si era infranta contro il muro della crisi editoriale dei supereroi. Entro la metà degli anni ottanta chiusero i due licenziatari dei più grandi gruppi editoriali di supereroi statunitensi: nel 1981 la Cenisio con i fumetti DC e a ruota, nel 1984, dopo un declino inesorabile e una strenua resistenza, l’ Editoriale Corno con i fumetti Marvel.
Mentre quest’ ultima, forte di un radicamento affettivo enorme verso i suoi personaggi, risorse già nel 1985 brevemente con la Labor e subito dopo con la Star Comics, la DC a dispetto di una presenza in Italia già dagli anni quaranta, sparì di colpo e diventò in poco tempo una memoria lontana. Per noi bambini fumettari dell’epoca era un momento confuso: già i personaggi DC pubblicati in Italia non erano tanti come quelli Marvel ma ad aggiungere il danno alla beffa arrivò quasi un decennio senza avere nemmeno quelli. Batman nei fumetti ormai esisteva solo nelle sporadiche uscite d’autore della Rizzoli, comunque ben tarde (1988) e in qualche ristampa carbonara delle storie di Bob Kane per un manipolo di archivisti, il grosso della presenza mediatica di Batman erano la serie TV degli anni sessanta, le rare repliche dei Superamici e qualche barlume di licensing per prodotti dolciari o di cartoleria. I bambini amavano ancora Superman, Flash e Batman, ma non potevano più esperirli su carta e ben poco in altri modi. Chi c’era ricorderà bene quel senso di spaesamento, quando in quel deserto provavi un imbarazzante sussulto di gioia nel vedere Batman illustrato nella rozza sigla animata della vecchia serie TV o trovavi un mini-giornalino (disegnato da quel padreterno di Garcia-Lopez) nel blister di un pupazzetto dei Super-Powers, con una storia scemissima di poche pagine; quei mini fumetti, a ben guardare, erano gli unici fumetti DC inediti sulla piazza al tempo.
Mio padre capiva questo straniamento: leggeva fumetti anche lui e lo visse con L’Uomo Mascherato e Gordon molti anni prima, quindi iniziò a portarmi per rigattieri di libri vecchi. Ai tempi i fumetti erano ancora “i giornalini”, un prodotto in via di nobilitazione da anni ma in sostanza ancora roba per bambini, erano anni in cui giustamente nessuno si vergognava del termine “giornalini” . Nei negozi di libri vecchi ti davano i fumetti dei supereroi un soldo la dozzina, se ti diceva bene trovavi pure qualche edizione originale con le marcature postali per la basi NATO sulla copertina, indirizzati allo svago delle truppe americane nelle basi italiane. Prendevamo tutto: lui gli Albi del falco e dei fratelli Spada, io Corno, Mondadori, Williams e Cenisio. Negli anni ottanta, per una ucronia bizzarra, il mio Batman fumettistico era degli anni sessanta e mentre l’Italia di lì a poco si sarebbe ricreduta, in massa come le pecore, sul cavaliere oscuro grazie a Frank Miller io impazzivo, come se uscissero in quel momento, per il Flash di Carmine Infantino, la legione dei super animali di Superman e soprattutto per il Batman di Neal Adams. A me il tanto amato Batman dark, controverso e d’autore, mi è sempre un po’ rimbalzato. Lo apprezzavo, eh? Ma io volevo solo leggere i giornalini di Batman, quello fatto a forma di Batman! Quello col mantello blu e la tuta grigia, il bat-segnale giallo, la batmobile , quello che ha un respiratore da sub minuscolo in una capsula della cintura. Tutto quello che riuscivano a darmi, invece, era una divagazione, un divertissement, un punto di vista diverso e “adulto”, lasciandomi a chiedermi: “che diamine di punto di vista diverso e adulto volete darmi se non posso avere quello classico e sono pure un bambino, brutti stronzi?”.
Il mio rapporto conflittuale con Tim Burton nasce quindi da subito, quando da ragazzino mi venne proposto “il suo Batman”. Un film in cui speravo di vedere una cosa e ne vidi una diametralmente opposta, consacrando un’antipatia per il regista che non mi ha mai abbandonato, complice una sua ossessione estetica da adolescente darkettino che mi ha sempre causato repulsione. Però, come gli orologi rotti che almeno due volte al giorno danno l’ora esatta, anche Tim Burton qui e lì ha dei meriti, uno di questi proprio nel suo Batman. A me il film di Burton non piace, non piacque di pancia alla sua uscita e mi piace ancora di meno di testa, riguardandolo oggi da grande, ma riconosco che è una delle volte che ha fatto qualcosa di enormemente rilevante, per dei motivi non così facili da individuare e praticamente invisibili a uno spettatore non meno che scafato fumettisticamente. Come film, inteso come un cast che recita una storia sullo schermo, lo trovo tremendo e l’antitesi del Batman che amo: nessuno dei personaggi è adatto, la love story inserita a calci è patetica, i comprimari sono patetici, Batman quando è Keaton/Wayne è una sorta di monumento equestre al miscasting e quando è in costume è, boh… Lo lascio dire a Daniel Clowes, che nella sua storia “1966” esprime bene come lo recepii.
Di parlarvi male del film, in quanto film, non ho interesse, ci riesce benissimo da solo, a maggior ragione rivisto oggi. Parlerò invece dei suoi meriti, che sono meriti estetici e di linguaggio ma di quel tipo talmente ponderato e ben pensato che non sono cosmetici, adatti giusto all’uopo, ma diventano importanti anche negli anni a venire. Burton, curando tutto l’impianto visivo e scenografico a monte, capisce prima di tanti una cosa gigantesca: la natura intima di Batman è il sogno febbricitante di un uomo degli anni quaranta spaventato da tutto. Spaventato dalla nuova forma ciclopica delle città, dal crimine violento che le domina, dall’impotenza del cittadino di fronte a tutto, minuscolo e indifeso in una città di grattacieli e violenza. Batman un mix paranoico e sotto steroidi di The Shadow, Dick Tracy e del Metropolis Fritz Lang; Gotham City è un affastellarsi di strade sopraelevate, torri, guglie, fari, grattacieli-cattedrali austeri e ieratici che cozzano con una criminalità perversa, folle e debosciata, che tra essi grufola in strade lerce. Tanto non a Burton non interessa nulla del personaggio, delle sue storie a fumetti, altrettanto ne coglie perfettamente alcune cose cruciali che, sintetizzate lì, saranno la cianografia per quasi ogni autore che si cimenterà con successo nel personaggio successivamente.
Gotham City nel film è una città astratta, una massa di ombre e forme deco, dai colori innaturali e totalmente slegata dall’architettura reale di una città americana, divenendone l’idea distopica più che un alter ego. Nei fumetti lo era stata da sempre, basta guardare come appare persino nella succitata sigla dello show televisivo; questo noi lettori lo sapevamo bene e, anche se teatro di storie camp come negli anni sessanta, sapevamo che il suo cuore rimaneva quello nero, quello della superfetazione urbanistica senza senso delle origini. Alcune scene dal taglio volutamente artificioso, come quella in cui batman rientra nell’edificio visto dall’alto, diventando con la sua ombra un pipistrello fatto di materia oscura rimandano a un cinema in bianco e nero stilizzato ed espressionista più che ai fumetti ma intelligentemente restituiscono la cifra stilizzata di questa senza ricalcarla su un media diverso, come cercherà di fare (pateticamente) Dick Tracy.
La batmobile di Burton è una turbina progettata da Loewe se avesse dovuto progettare il jet privato di Alice Cooper, diversa da quella dei fumetti ma concettualmente grottesca e deco come quella con il mascherone sul cofano della golden age. Il Joker di Burton guarda a quello deforme e allucinato di Dick Sprang, con i suoi zigomi sporgenti e la bocca innaturalmente contratta in una smorfia di riso demente, e come i Joker degli anni quaranta e cinquanta indossa uno zoot-suit viola, usa oggetti farseschi e giocattoli giganti per seminare terrore con trappole grottesche, è vanesio, con movimenti da mimo sotto anfetamine, totalmente fuori controllo e spiazzante. La scena del chirurgo è The Killing Joke condensato in pochi minuti, buttato lì con noncuranza, a conferma che più di Batman a Burton interessa (e capisce di più) il suo antagonista. A oggi il Joker di Burton e Nicholson è una delle cose meglio rese del Batman fumettistico al cinema e delle idee buone del regista, in questo film, è quella invecchiata meglio, a dispetto di un Batman che non è il peggiore di sempre unicamente perché c’è Batman Forever.
Questi meriti però, nella forma di Burton, sono quasi tutti invecchiati peggio dei frutti che hanno seminato. Il regista ha il grosso limite di essere talmente innamorato della sua estetica da soffocarci tutto e non sempre questa mano pesante può funzionare; i suoi film sono talmente autocompiaciuti e autorferenziali che invecchiano come i cani, sette volte più velocemente del normale e quelle ottime intuizioni diventano uno scherzo pesante tirato per le lunghe, quelle artificiosità espressioniste diventano un circo lezioso e senza un vero orizzonte di longevità. Tra i frutti virtuosi che ne sono sbucati penso principalmente al lavoro mastodontico che ha fatto Bruce Timm con la sua serie animata, la cui rielaborazione della golden age batmaniana pochi anni dopo il film tiene debitamente conto del lavoro di Burton ma lo cristallizza in una forma talmente pura ed efficace che non è invecchiata mai. Il neo-deco di Timm è una versione eterna degli anni quaranta, quello di Burton è finito circa coi titoli di coda del secondo (tremendo) film, ma è stato importante che abbia puntato il faro verso alcune cose del personaggio, indicando una strada diversa e interessante dal di fuori dei fumetti, mentre in questi il senso del personaggio stava sbandando tra incarnazioni estreme e manierismi un po’ sterili.
Nel mio piccolo mondo di ragazzino, ancora inconsapevole di queste dinamiche, il bonus principale del film fu, nell’immediato, una spinta colossale al personaggio che con la batmania tornava ovunque, in un’orgia di licensing che riportava sul mercato tantissimi artwork classici (spesso a opera del già citato Garcia-Lopez) con cui potevo finalmente sfogarmi. A giro di pochi anni il Batman”normale” tornò in edicola, nel 1992, con la tribolata edizione Glenàt-RCS per non sparire più. Il Batman che era tornato era però quello contemporaneo, frutto di tanti cambiamenti anche grazie al Batman d’autore e quello cinematografico, un Batman in parte familiare ma anche parecchio alieno a me… Che arrivai a quell’edizione ormai stanco di novità e tornai a collezionare il “mio” Batman “fatto forma di Batman”.
IL PEZZO DI NANNI COBRETTI
Voi ve lo ricordate il primo hype?
Io me lo ricordo.
Era Batman.
Avevo 13 anni: ero IL target.
Ero talmente il target che quando la Warner svelò il costume interamente nero, credo proprio dicendo esplicitamente “così non assomiglia a un pigiama” (potrei averlo sognato), dissi “mi sembra giusto”.
I 13 erano quell’età di passaggio in cui avevo smesso di guardare i cartoni animati e non avevo ancora ricominciato.
Erano quell’età in cui sentivo che le storie dovevano crescere con me o le avrei abbandonate, e non ancora quella in cui mi ero reso conto che certe storie più di tanto non possono crescere, è inutile che ci provino, sono già belle così come sono.
Ero il Batman di Tim Burton. Non ero ancora, come oggi, il Flash Gordon di De Laurentiis.
Il Batman di Tim Burton si presentava così: costume nero e PEM! Era già la cosa più adulta che un cinecomic avesse azzardato fino a quel momento, tutti erano pronti a citare Miller, e poi vinse il Leone d’Oro a Venezia (ok non è vero) (intendo Venezia, a Frank Miller lo citavano sul serio).
Costume nero, Gotham gotica (come il nome suggeriva), oscurità diffusa in diretta opposizione a tutti i cinecomic visti fino a quel momento e via (il Punisher con Dolph Lundgren venne girato in semi-contemporanea, fece probabilmente in tempo a carpirne il mood e spingerci su).
Ma il Batman di Tim Burton rimaneva una favola.
Tim Burton era al suo terzo lungometraggio, ma aveva già un background di artista di tutto rispetto e una sua forte visione autoriale, e nell’ovvio compromesso di un numero obbligatorio di scene action spettacolari riuscì a imporre il suo marchio con convinzione.
La cosa che fece più rumore in assoluto fu l’ingaggio di Michael Keaton nel ruolo del protagonista: un comico, un comico schizzato, ma soprattutto un comico smilzo.
Burton lo conosceva bene perché lo aveva diretto nel suo film precedente, Beetlejuice, ma non poteva essere un ruolo più diverso, tranne nel dimostrare che Keaton non si faceva troppe pare se si trattava di nascondere la sua fazza.
Nelle immortali parole di Kevin Smith: “l’internet non era ancora stata inventata, ma l’internet impazzì”.
Rendetevi conto: all’epoca per protestare non c’era Facebook, Twitter, Change.org.
Dovevi fare casino veramente.
Dovevi farlo fisicamente, con una lettera di carta e francobollo, o urlando per strada nella speranza che passasse qualcuno con una telecamera e/o microfono, o almeno un taccuino.
Dovevi organizzarti.
E, come con tutte le cose veramente importanti, la gente lo aveva fatto.
Al punto che effettivamente i media riportavano la notizia preoccupati.
Eppure, per la visione che aveva Burton del personaggio, Keaton era perfetto.
O meglio, non fisicamente… Fisicamente niente da dire, sono d’accordo con Darth, forse il miscasting per antonomasia.
Si fece un sacco di umorismo all’epoca sul fatto che il costume aveva gli addominali scolpiti per nascondere che a Keaton mancavano.
Ma era il bello del costume, e fu un’innovazione estetica che anche altre opere supereroistiche colsero subito (tipo il ridicolo Flash della tv, quello ’90s con John Wesley Shipp) e fino a ieri ha permesso a Ben Affleck di continuare a spararsi dei gran panini fra una pausa di riprese e l’altra.
Dove Keaton era perfetto era nell’interpretazione che Tim Burton aveva dato di Bruce Wayne.
Tim Burton aveva effettivamente raccolto lo spunto di Miller di descrivere un Wayne problematico, ma “problematico” nella visione di Burton non era semplicemente “depresso”, “tormentato da dilemmi morali”, “torturato da incubi”, ecc…
Macché: il Wayne pensato da Tim Burton era direttamente un solitario con la sindrome di Asperger, un auto-emarginato completamente a disagio nei rapporti sociali, un caso da psicanalisi che trovava la propria realizzazione solo quando indossava la maschera per combattere il crimine e vendicare i genitori assassinati.
Era, insomma, il suo solito personaggio: l’incompreso, una specie di Edward Mani di Forbice in versione supereroe pensato (sfortunatamente? fortunatamente?) prima che Tim incontrasse Johnny Depp per la prima volta.
E Keaton, con i sui caratteristici tic, la sua parlata nervosa da Beetlejuice ingabbiato nel subconscio, rendeva l’idea alla perfezione.
Per questo stesso motivo Keaton riesce in quel miracolo in cui non è riuscito nessun altro dopo di lui: dà personalità a Batman.
In un film ripetutamente divorato da un Jack Nicholson / Joker lasciato libero di divertirsi a piacimento, il Batman di Keaton riesce comunque a distinguersi per non essere il solito semplice blando giustiziere della notte, lo spericolato stuntman mascherato che entra in azione mentre Christian Bale si fa un tè nella sua roulotte: Keaton riesce a dare al suo Batman le proprie personalissime movenze scattose (a loro modo rese ancora più uniche da un costume che gli impediva di muovere il collo), pronuncia un “I’m Batman” immediatamente iconico, trasforma il suo eroe in una specie di creatura leggendaria da un altro mondo tutto suo, quasi un mostro della Universal, come se il timido e incompreso mostro della laguna nera indossasse maschera e mantello per diventare un Dracula dalla parte del bene e solo così si sentisse vagamente accettato. Qui è dove vorrei dire che la love story con Kim Basinger a quel punto è forzatissima, ma boh, è pur sempre miliardario.
Nell’incredibile sequel Batman diventa un vero e proprio caso da Arkham Asylum: Burton getta ogni inibizione e non pretende più di tifare per lui, includendolo in una parata di freaks che finisce per demolire il concetto stesso di supereroe.
Ma questa è un’altra storia.
IL PEZZO DI QUANTUM TARANTINO
Vi ricordate che casino quando annunciarono che nel Batman di Nolan il Joker l’avrebbe fatto Heath Ledger? Lo sconcerto! Lo sdegno! (Cani e gatti che vivono insieme!) Come osava, come poteva pensare il pirletti di 10 cose che odio di te di competere con l’interpretazione magistrale e inarrivabile di Jack Nicholson nel primo glorioso Batman di Tim Burton?
Ora, io all’epoca non avevo un’opinione su Heath Ledger (ci ho messo anni a capire che era lo stesso di 10 cose che odio di te) ma avevo idee abbastanza chiare sul Joker di Nicholson: non mi era mai sembrato niente di che.
Calma. Calma! Siamo tutti d’accordo che ci troviamo di fronte a un attore straordinario, dal carisma eccezionale e dal fascino diabolico, che ha saputo, nel corso della propria carriera, dare volto sfumature di inquietudine e follia come nessun altro. C’è stato un momento in cui prendere lui per fare il Joker pareva l’unica strada possibile, era veramente la scelta più ovvia.
Fun fact sul casting di Jack Nicholson: non lo ha voluto Tim Burton. E del resto come avrebbe potuto? Era, appunto, la scelta più ovvia e questo è il regista che per fare Batman, l’energumeno che picchia i criminali ma che è anche un affascinante playboy milionario, ha pensato come prima cosa a Michael Keaton. È la pragmatica Warner Bros. che a un certo punto si guarda nelle palle degli occhi e dice: come lo vendiamo un film del genere? Come portiamo in sala il tuo vicino di casa che non sa una sega di Batman (né gliene frega) se non quello che viene dal telefilm del ‘66, con la pancetta di Adam West e i rumori in sovrimpressione? Serve un nome grosso, che faccia da richiamo e dia credibilità al progetto. E così, vuole la leggenda alle spalle di Tim Burton, senza consultarlo ma anzi imponendoglielo con la forza, alzano il telefono e chiamano il Jack nazionale, gli offrono una quantità spropositata di soldi (più una percentuale sugli incassi, che ne fa ancora oggi il ruolo più reminerativo nella storia del Cinema) e gli promettono una parte talmente su misura che all’improvviso il Joker si chiama come lui. Un ruolo dove essere sostanzialmente se stesso e fare il cavolo che gli pare, solo con un po’ più di trucco rispetto al solito. Il livello di inzerbinamento della produzione è tale che viene aggiunto un personaggio — Bob, lo sgherro del Joker che non serve assolutamente a niente e in più di un’occasione sembra abbastanza chiaramente il suo amante segreto — solo per dare una parte a Tracey Walter, l’amico di Jack Nicholson senza il quale Nicholson si rifiutava di fare il film.
Negli ultimi 10 anni abbiamo visto la critica spellarsi le mani per l’interpretazione fuori misura di Heath Ledger, superata in spellamento di mani solo da quella ancor più fuori misura di Joaquin Phoenix. A trent’anni dal Batman di Burton i tempi mi sembrano maturi per chiederci, in tutta onestà: era altrettanto centrata quella di Nicholson?
Lungi da noi questionare sulla sua bravura, ma alla fine un attore può arrivare solo un po’ più in là rispetto alla sceneggiatura che gli si mette in mano e quella di Batman, possiamo dirlo?, non arriva poi così lontano. Il suo Joker è un cattivo da operetta (stavo per dire “da cartone animato”, salvo ricordarmi di che roba pazzesca sia il cartone animato degli anni 90, e quanto più azzeccato sia il Joker doppiato da Mark Hamill), senza una motivazione reale se non il fatto di essere lì perché serve un cattivo. All’inizio vuole vendicarsi di chi gli ha fatto dei torti ma per buona parte del film il suo problema con Batman, che tutto sommato lo ha sfigurato e fatto cadere in una vasca d’acido, è che gli ruba l’attenzione dei media; viene introdotto come un assassino con una serie di tic da cretino, poi si convince di essere un artista (del crimine? dell’omicidio?), dopodiché si convince di essere il Joker del telefilm del ‘66, fornendo ai suoi sgherri outfit coordinati, automobili verdi e viola e dotandosi addirittura di un “Joker-elicottero”, brandizzato sol suo logo (?!) sulle fiancate. È capriccioso, incoerente, ogni tanto è un gangster e ogni tanto un serial killer, vuole controllare il crimine organizzato di Gotham ma vuole anche avvelenarne la popolazione, anche se la mia parte preferita è quella in cui si ossessiona e inizia a stalkerare Kim Basinger senza nessun motivo al mondo se non che è il 1989 e per dare spessore al conflitto tra bene e male l’eroe e il cattivo dovevano litigarsi una donna.
Sono passati 30 anni dal Batman di Tim Burton e chiaramente non tutto è da buttare, molte scelte si sono rivelate così indovinate da aver dato forma ad aspetti del comic-book movie e della mitologia del Cavaliere Oscuro che permangono ancora oggi, solo un attore strapagato che imperversa sul set senza una direzione precisa non è tra queste. Ti vogliamo comunque bene, Jack Nicholson, e ti ricorderemo come uno dei migliori Joker di sempre, meno intenso di Heath Ledger, ma sempre spanne sopra Jared Leto che spedisce topi morti al cast di Suicide Squad per poi scoprire di essere stato eliminato in montaggio.
IL PEZZO DI XENA ROWLANDS
Ciao a tutti, mi chiamo Xena e non ho mai letto fumetti.
(A parte il Topolino da piccola, e ogni tanto i Tex che mio papà colleziona dagli anni 60).
Ve lo confesso proprio come a una riunione degli alcolisti anonimi: con la presa di consapevolezza di una mancanza enorme, di una lacuna gigante, di un tragico errore del passato che allunga le sue cupe ombre sul mio presente.
Non ho mai letto fumetti e del Batman fumetto non so niente se non quello che m’insegnano, su queste stesse pagine, altri ben più saggi di me. Eppure ci tengo a scrivere anche io due righe sul Batman di Tim Burton perché, semplicemente e nostalgicamente, è uno dei miei film preferiti di quand’ero bambina.
Quando esce in sala sono ancora troppo piccola, ma quando arriva in tv qualche anno dopo sono quasi giusta. Ricordo distintamente la me stessa di allora che lo videoregistra da – credo – Italia 1, e non limitandosi a far partire la registrazione e via ce lo riguardiamo domani, ma seguendo la visione con estrema attenzione per tagliare le pause pubblicitarie, e poi disegna a pennarello nero il simbolo pipistrello di Batman sulle etichette e sulla custodia della VHS. Sì, la nostalgia è una bestia tanto stronza e insidiosa da farti provare una stretta di commozione perfino pensando alle etichette delle VHS.
C’è un motivo già allora chiarissimo per cui a me, bambina che non sa niente di fumetti o supereroi, piace un sacco Batman: perché non ha superpoteri. Lo trovo una specie di strano superpotere, il fatto di non avere superpoteri: mi dico che Batman non è mica come quel fighetto di Superman, un figlio di papà che ha avuto tutto facile grazie all’eredità genetica kryptoniana, no, Batman è uno che si rimbocca le maniche, si fa il culo, si allena durissimo, si sacrifica per il bene superiore sapendo di non essere né immortale né invulnerabile e neanche super forte o super veloce, in fondo è solo un tipo come tanti che decide di impegnarsi in prima persona per cambiare le cose ogni santo giorno (sentite, ero piccola, innocente e incoerente, e facevo finta d’ignorare che Batman/Bruce fosse esattamente il re dei figli di papà miliardari, e rielaboravo la sua figura, che solo più tardi avrei riconosciuto come borderline destrorsa, secondo le coordinate dell’etica del lavoro e dell’eroismo quotidiano propinatemi in parti uguali dal socialismo genitoriale e dall’american dream dei telefilm del pomeriggio).
Fatto sta che mi piaceva un sacco Batman, mi piaceva proprio il personaggio (nonostante, curiosamente, al cinema finisce quasi sempre per farsi rubare la scena da qualcun altro – e infatti ADORAVO senza riserve la serie di Bruce Timm, quella sì CAPOLAVORO ASSOLUTO, ma non è questa la sede per), e mi piaceva proprio il Batman di Tim Burton, quello interpretato da Michael Keaton – ovviamente del tutto ignara della mega polemica sulla scelta di un attore di commedie che aveva scelto il proprio nome d’arte in onore a Buster Keaton, e che chi aveva visto Beetlejuice avrebbe sicuramente preferito come Joker. Perché, come a tutti i bambini, di Batman mi piaceva soprattutto l’aspetto della doppia vita, mi interessavano i dettagli pratici e logistici di dover mantenere una copertura costante come filantropo più in vista di Gotham mentre letteralmente sopra, sui tetti della città, sottoterra, nella Bat-caverna, combatteva il crimine con l’aiuto di tanta tecnologia e del pazientissimo Alfred. Quando ripenso a questo Batman mi vengono in mente scene del tutto marginali, tipo quella in cui Vicki trova Bruce che si dondola a testa in giù per allenarsi, proprio come fosse un pipistrello anche quand’è fuori dall’armatura, o quella in cui i due cenano seduti a un capo all’altro del lungo tavolone nel salone del castello Wayne. Tutte scene in cui Bruce si dimostra platealmente inadatto alla vita “normale”, all’interazione sociale, e in cui la contestatissima scelta di Keaton si rivela azzeccata, magari non per incarnare il Batman ideale, ma certo per essere il Batman di cui aveva bisogno Burton per fare questo film.
E siccome ero una bimba che stupidamente non leggeva fumetti ma in compenso leggeva a nastro una quantità di libri variegatissimi, ci scommetto – ovviamente con una quantità di senno di poi – che di questo Batman mi piaceva pure l’effetto feuilleton, tra Il fantasma dell’opera e Il gobbo di Notre Dame, con l’industrializzatissima città-Metropolis post dickensiana sullo sfondo, il Batman e il Joker che sono il doppio folle l’uno dell’altro e il loro scontro finale, alla luce del pallido plenilunio, tra i gargoyle di un altissima cattedrale.
Se tutti, o quasi, riconoscono a Burton di aver indovinato soprattutto le atmosfere, il tono visivo ma anche narrativo, il ricorso al design espressionista e una specie di riattualizzazione a fine anni 80 di paure dell’eccesso d’industrializzazione da primo Novecento, io penso che fosse proprio questo aspetto a far presa sulla me bambina, che quella VHS se la guardava a ripetizione, pregustandosi i brividi lungo la schiena che le avrebbe dato la scena super horror dello sbendaggio del Joker, e gli incubi che avrebbe fatto ricordando il momento in cui il Joker si trucca, col fondotinta, da essere umano, e si ritrova ancora più inquietante di quando indossa la sua ormai vera pelle malata e bianca.
L’ho rivisto recentemente, il Batman di Tim Burton, che compie 30 anni proprio nell’anno in cui tutti non fanno che parlare ossessivamente del Joker di Todd Phillips Joaquin Phoenix. Mi sono accorta di svariati difetti, e d’altronde, da adulta, ho rivisto più volte con piacere Batman: Il ritorno, mentre questo primo capitolo, per quanto amato da bimba e ragazzina, ho finito per non riaffrontarlo per molti anni. Una delle cose che mi ha stupito è stata accorgermi che dura ben 2 ore e 6 minuti, e che ha un ritmo molto meno incalzante di come lo ricordavo, è molto più povero d’azione di quanto mi fosse rimasto impresso (e d’altra parte l’azione non è mai interessata allo scenografo Burton, nemmeno quando era ancora interessato a fare cinema e non solo merchandising per la Disney), e non facevo che chiedermi: ma com’è che da piccola continuavo a riguardarlo, un film così? La spiegazione è tutta lì: è un’avventura estetica e narrativa in cui vuoi tuffarti volentieri. Non è un’origin story (o meglio, è un’origin story del Joker, non di Batman), ma – nonostante le ovvie intuizioni puramente autoriali di Burton – è un bel cinecomic. E ai bei cinecomic è davvero difficile resistere.
P.S.: volete un ulteriore parere? Leggete il vecchio pezzo di Bongiorno Miike
Vedo dell’astio per Tim Burton, quindi non posso che applaudire.
Vedo dell’amore per Bruce Timm, quindi reitero applausi.
Detto questo, rimango pure io sorpreso dall’effettiva durata del primo Batman, ma nel senso che pensavo durasse molto di più.Sarà il fatto che, avendolo praticamente visto solo su Italia 1 di pomeriggio, ci buttavano dentro così tanta pubblicità che pensavo durasse quanto Endgame
burton fino al ’98 per quanto mi riguarda non ha sbagliato un film…poi un declino inesorabile fino all’ectoplasma che oggi si aggira ancora per set cinematografici…
lando era harvey dent…roba che se l’annunciassero oggi…
“lando era harvey dent…roba che se l’annunciassero oggi…”
Se può “consolarti” i veri nerd™ stanno già frignando perchè la prossima Catwoman sarà di colore. I tentativi di spiegare ai veri nerd™ che è la terza Catwoman nera sono stati finora infruttuosi.
Aspé, mi sono perso la seconda.
Comunque di Lando-Dent non fregherebbe un cazzo a nessuno, se non deve diventare Two-Face (come non diventa nel film).
Anche perchè un Lando-Twoface a me farebbe subito venire in mente un biscotto Ringo
PS ma chi era la seconda Catwoman nera?
Catwoman: Eartha Kitt + Halle Berry.
Fun fact: Lando in versione Two Face compare in Lego Batman.
Grazie Nanni, non ricordavo minimamente il recasting di catwoman nel telefilm anni’60
La mia personale valutazione:
– capacità interpretativa nei panni di Joker: Ledger > Phoenix > Nicholson > Romero
– capacità di INTERPRETARE il Joker: Ledger > Nicholson = Romero > Phoenix
Bestemmia? Pensate al Joker come personaggio. Alla sua convinzione “supereroistica”, pari e opposta a quella di Batman, che sia “bello” e “divertente” tutto ciò che è “male”.
Ledger riuscì ad annullarsi in questa interpretazione: brutto e sfatto per scelta il suo Joker pianificava e dirigeva il caos.
Nicholson (o lo sceneggiatore per lui) si ispirò al Joker di Cesar Romero, alla sua risata continua, alla sua passione per l’atrocità kitch, ai suoi sgherri camp ed al suo essere con coerente incoerenza (qua non sono d’accordo con Darth che lo vede come un limite) imprenditore del crimine e folle devastatore. Superiore come attore non riuscì però a sparire completamente dietro la maschera, per questo il vecchio Romero gli si affianca sul podio.
Phoenix, geniale, capace, sofferente… ecco la parola che rovina tutto… SOFFERENTE!
Il Joker… maddai!
Insomma sto per fare la parte di un gay di colore che si presenta ad un raduno di Nazisti, dicendo che a me il Joker di Jared Peto ehm no Leto è piaciuto? Un Joker Marilyn Manson fondamentalmente. L’ho trovato credibile, anche di carattere. Ma tanto eh!
Riprendendo quanto scritto sotto la rece di Joker, io spero che il Joker sofferente di Phoenix sia solo il preambolo di un Joker più “””gigione””” sempre di Phoenix in un eventuale sequel… i germi e le potenzialità ci sono.
Riguardo Nicholson, per me l’unico errore è quel trucco che gli hanno messo, che a tratti oltre ad essere un po’ ridicolo sembra limitarlo. Però per me è il Joker migliore visto al cinema di gran lunga, divertente ma terrificante al tempo stesso, assolutamente incoerente (anche per me è un punto a favore) ma allo stesso tempo lucido e calcolatore, teatrale e rumoroso… come in fin dei conti ci si aspetta da un pagliaccio.
Il Joker di Nicholson (ossia l’idea che Nicholson aveva del Joker) è di gran lunga il più terrificante.
Il più riuscito per me è quello di Ledger perché a me piace l’idea del joker come altra faccia della medaglia di Batman, colui che agisce per il disordine mentre Batman cerca di invece (fascioooo :D ) di tenere tutti in riga.
Questo discorso secondo me si adatta bene anche a questo, di Joker. Come ho scritto più giù, Batman Keaton per me è pazzo almeno quanto lui se non di più, sono due declinazioni diverse della follia, uno la incanala verso il bene, uno verso il male, entrambi seguendo strade tortuose. Uno diventa pazzo in seguito ad un trauma e a vent’anni di non elaborazione del lutto, l’altro lo diventa dopo essere praticamente morto e risorto (mi pare pure che lo stesso Joker abbia una battuta simile nel film). Infatti si creano a vicenda, forse lo stratagemma più “cheap” di una sceneggiatura già abbastanza basica, ma rende l’idea del percorso dei personaggi.
Nel sequel poi Burton lo mette praticamente per iscritto a caratteri cubitali, con tutto il discorso degli orfani fatto col Pinguino e quello della maschera fatto con Catwoman, praticamente è un personaggio a tre teste. Tanto è vero che io sono convinto che il personaggio di Walken in quel film serva solo a dare un cattivo più “semplice” e uno straccio di trama.
Credo che la vostra bella recensione incrociata dimostri quanto il giudizio sul confusissimo e affascinantissimo primo Batman di Burton dipenda molto dal background con cui ci si è approcciati da spettatori e dall’età anagrafica.
Per quanto mi riguarda, mi ricordo bene l’hype enorme del film, anche se ero più piccolino di Nanni: in classe non si parlava d’altro, la cartoleria del quartiere si era improvvisamente riempita di astucci/portachiavi/adesivi/album di figurine a tema Batman e io mi ritrovai fra le mani la riedizione del volumone antologico su Batman che riproponeva le sue storie dagli anni ’30 di Kane ai ’70 di Adams. Fu proprio questo volume a farmi nascere la passione per il fumetto e per le storie supereroistiche. Il film l’ho guardato mille volte, la non fedeltà al fumetto non mi ha mai minato la visione perché di fatto fu la scintilla iniziale che mi ci fece appassionare, ma l’ultima mi ha dato in effetti quell’impressione di vaga obsolescenza a cui alludete. Rimane al netto dei suoi difetti a mio avviso clamoroso per scenografie, costumi e mood malato generale. Personalmente preferisco di gran lunga il secondo, anche perché del Burton che fino a Big Fish (con la parentesi imbarazzo del Pianeta delle Scimmie) non ne sbagliava una ho tanta nostalgia e ho tanta certezza che non tornerà.
Possiamo provare a commissionare l’omicidio di Depp con un crowdfounding, ma anche così non ti garantisco di salvare Tim Burton.
Ahah ma, per citare Elio, “Il problema è che i miliardi fan passare la tristezza.”
Solo per dire a Nanni che il Flash televisivo anni ’90 lo ricordo nonostante tutto con grande affetto.
Per quanto riguarda il Batman del 1989 credo che sia il perfetto compendio di quel decennio. Cioè, è un film che racchiude gli anni ’80 come pochi altri, il trionfo di quel decennio di cultura pop, rappresentato dalla Basinger e dalla musica di Prince
Oddio in realtà a me sembra invece proprio il primo film degli anni ‘90. L’eroe è tutto il contrario del classico eroe anni ‘80, l’atmosfera è dark invece che colorata, Basinger e Prince praticamente due estranei… Ha influenzato tutto quello che è venuto dopo prendendo una strada in diretto contrasto con quella che c’era prima…
Non lo so, è verissimo del tono dark ma è vero che c’è la scena della parata coi palloni giganti e la musica di Prince a palla… boh, diciamo che era il trionfo degli ’80 in cui si avvertivano le avvisaglie dei ’90.
Ecco, per me “Il Ritorno” invece è puro anni ’90
Belle recensioni, grazie. Sono d’accordo con l’ultimo commento di Nanni, è il primo film degli anni ’90 in anticipo, e forse da lì viene parte della sua importanza. Basinger e Prince due estranei riguardo al film, non certo tra loro, se ricordo bene l’aneddoto di loro due nello studio di registrazione di notte con un barattolo grande di miele e il tecnico del suono che se ne va imbarazz/incazzato dicendo che quella NON era attività di registrazione musicale.
Ci sono scorie e rimanenze che fanno più da passaggio morbido che da trionfo. Joker stesso sono gli ‘80 che marciscono sinistri e si aggrappano con le unghie e coi denti per non andarsene, mentre Batman risponde che non c’è un cazzo da ridere. Il film in sé fa in versione a U rispetto a quelle tendenze, e il sequel decolla.
Un altro punto di continuità col cinema anni ’80 è la fascinazione per gli anni ’30. In fondo stiamo parlando pur sempre del decennio che si è aperto con Flash Gordon e si è chiuso con The Last Crusade.
Il cartone animato di Batman….beh che dire….
se penso alla genesi di clayface mi vengono ancora i brividi oggi…capolavoro.
Mr Freeze? Man-Bat? Puntatone.
Solo tanti applausi.
A me piaceva che fosse gigantesco Batman
Il solo fatto che senza questo film non avremmo avuto il Batman animato di Timm e Dini (e ribadisco: Mark Hamill miglior Joker di tutti i tempi) è indice della sua importanza.
Bei ricordi e bel pezzo, ragazzi. Ho molto apprezzato le vostre analisi sulla riuscitissima costruzione delle atmosfere e della messa in scena operate da Burton – uno dei nemici principali di questo blog -, ma in qualità di rappresentante degli appuntatori di falli™ devo – appunto – farvi un appunto: nel giro di tre pezzi definite la Gotham di questo Batman prima art decò, poi gotica, infine espressionista.
Mettiamoci d’accordo, perché altrimenti non ci si capisce bene: nel film dell’89 siamo di sicuro in zona art decò à la Chrysler Building (come anche nella serie animata di Timm), mentre ne Il Ritorno Burton la butta decisamente più sull’espressionismo.
Concordo con la disamina architettonica.
In ogni caso il film che raccoglie l’eredità dei Batman burtoniani è quel gioiellino ingiustamente sottovalutato di “The Shadow” con Alec Baldwin e la De Mornay.
L’estetica è la stessa, ma lì funziona pure di più per il personaggio e la storia che si vuole raccontare
Errata corrige, era la Penelope Miller, non la De Mornay!
Ed è un cazzo di CAPOLAVORO di film (e con delle battute GENIALI).
L’articolo va integrato con questo:
http://www.i400calci.com/2016/03/aspettando-zack-snyder-batman-1989-tim-burton/
Bravissimo, lo aggiungo al pezzo.
Ripensandoci la cosa che mi impressiona di più è come all’epoca la macchina promozionale sia riuscita a creare la “bat-mania”, anche in Italia, intorno all’uscita del film.
Robba che mi ricordo che mi ero segnato la data di uscita sul diario della scuola (attaccando con la colla sulla pagina il simbolo di bats che avevo probabilmente ritagliato da ciack o TV sorrisi), cosa mai fatta prima e mai fatta dopo.
il tutto ricorrendo solo a mezzi analogici senza viral marketing, social, YT, big data, influencer, ecc. ecc.
questa codsa viene ancora prima del giudizio sul film, burton e jack
Sul serio, la macchina di marketing scatenata dalla Warner per il Batman del 1989 (senza appunto internet) è una roba che ancora oggi andrebbe studiata.
Il logo del film era praticamente ovunque.
La butto lì: non è che un hype come quello sia stato possibile proprio perché non c’era ancora internet?
Mi spiego: internet ci da in pochi minuti tutte le informazioni che vogliamo, gli spoiler sulla trama, le foto dal set, per non parlare poi di quando arrivano i trailer ufficiali.
Insomma, arriviamo all’uscita del film al cinema che ne conosciamo già quasi tutto. All’epoca non era così
In che senso? Il succo è che riuscirono a essere mega-invasivi senza internet, l’unica differenza è che oggi spenderebbero meno per avere tutta quella copertura.
Nel senso che secondo me l’internet non dico che abbia ucciso l’hype per i film, ma di sicuro lo ha cambiato (in meglio o in peggio non sto io a dirlo).
Avendo tutte le informazioni a disposizione nel giro di pochi secondi viene di sicuro a mancare la componente mistero, che all’epoca era fondamentale.
Non è neanche questione di spoiler sulla trama, è più profonda la cosa: per dire, sui social network di un regista o di un attore di fatto ti vedi la produzione del film giorno dopo giorno, mentre prima al massimo avevi 2 o 3 foto al mese sulle riviste di cinema.
Il vecchio cinema pre-internet muore a mio parere col fenomeno “Blair Witch Project” del 2000 (internet era già arrivato ma era un’altra cosa)
Non mi sembra nulla di tanto eccezionale. Il marketing esisteva già ben prima di internet… senza allontanarsi troppo cronologicamente, basti pensare all’hype da bombardamento a tappeto che precedette l’uscita di Jurassic Park, o a quello per il primo prequel di Star Wars alla fine del decennio.
Ok ma Batman è proprio il film che decise di spendere più di tutti per essere più onnipresente del solito. Non giocò esattamente di sottrazione. E proprio il fatto che funzionò incoraggiò gli altri ad essere ancora più invasivi. Se poi oggi si è persa la misura è un altro discorso.
@Hans Cooper Sicuramente, ma il marketing cinematografico pre-internet però era una cosa completamente diversa.
Certo che esisteva ed era anche massiccio ed invasivo, ma riguardava cose come il logo del film e lo sfruttamento dei personaggi, insomma non l’esperienza filmica.
Quello che cerco di dire è che oggi (mio parere personale) il modo in cui ti vendono il film con internet finisce spesso per togliere il fascino al film stesso. Pensate ai trailer che sono di fatto dei riassunti dei film (se vi rivedete il trailer proprio del Batman di Burton era un altro mondo) ma non solo
@killing joke sì sì concordo ovviamente su tutto, mi riferivo al commento di Samuel
@hans
il mio commento partiva da pura esperienza personale.
è stata la prima volta che a me, pischello italiano, è salito quello che solamente molti anni dopo saprò che si chiama hype, per l’uscita di un film americano.
avevo vissuto qualcosa di simile, ma meno evidente, per rambo 2 e rocky 4, ma lì era più la mia fissa per sly (mi bastava un trailer di rocky 4 per ricrearlo il giorno dopo a ricreazione) che l’effetto del carrozzone promozionale come per batman.
il fatto che gli altri esempi che fai te (jurassic park o episodio 1) sono successivi a batman in parte conferma quello che stavo dicendo
Pardon, mi era parso di capire che ti meravigliasse il fatto che il marketing per un film riuscisse a sollevare l’hype ben prima dell’avvento di internet, ma mi pare di capire che siamo tutti d’accordo sul contrario. Del resto i Public Enemy già suggerivano di non crederci in tempi non sospetti…
esatto, most of my heroes don’t appear over stamps
Un film che non ho mai amato particolarmente ma che mi è fortemente rimasto impresso per i passaggi televisivi (per altro, correggetemi se sbaglio, ma una scena faceva parte dello spot dei bellissimi di Rete 4) e che con quel costumaccio nero come la notte mi ha perseguitato per anni. Lo considero tutt’ora un film notevole e detto da uno che non ha mai sopportato né cinecomics nè supereroi cazzoni fidatevi che è un gran bel giudizio. Se c’è un merito da ascrivere a Tim Burton è esattamente quello di aver creato un riferimento culturale importante e bello spesso, si potrebbe dire eterno per quanto negli ultimi trent’anni ci siano stati vari tentativi di sovrapposizione: non sento per esempio nessuna necessità di rivedere i Batman di Nolan ma questo, fosse solo per nostalgia o filologia, lo rivedrei molto volentieri.
Di due film da piccolo sapevo tutte le battute di dialogo a memoria, proprio tutte solo di due. Uno, ovviamente, è L’ultimo boyscout. L’altro è questo Batman. Danzi mai col diavolo nel pallido plenilunio? Ma di cosa stiamo parlando. Per me, insieme al clamoroso sequel, resta ancora il cinecomic più bello di sempre, espressionismo tedesco e commedia brillante, umorismo nero e horror puro, tutto ciò che di bello c’è nel cinema vive nei Batman di Burton. Ma di cosa stiamo parlando.
A me, il mio Batman preferito (e partono le mazzate già le sento nell’aria) è quello di Affleck della recente roba della Justice League.
Molto più sinistro, secondo me, perché molto più sereno e impenitente nell’essere un manipolatore spudorato, e poi il fatto che uccida le gente e non creda minimamente nel “Bene classico”, mi intrippa da morire. Prendete il (secondo me sottovalutatissimo) Batman vs Superman. Il modo in cui lui percepisce Superman, è una proiezioni ai livelli della psicopatia degna di ricovero, sembra il trauma di un bambino che vede il proprio complesso di Edipo andare in crisi non perché vede i genitori che scopano, ma perché molto più da grandicello, scopre che il padre ce l’ha lungo il doppio del suo, e sembra un tronco d’albero. Un senso di “come cazzo mi emancipo da un padre simile?”. Batman lì è un malteista, un titanista psicotico, il motivo per cui odia il concetto di Superman (ben prima di scoprire che Superman individuo è tutto fuor ché da odiare) è lo stesso motivo per cui uccide i criminali invece di spendere tempo ed attenzione a farli arrestare, è che odia tutto ciò da cui si sente sovrastato, lo percepisce come una minaccia alla dignità dell’Uomo (criminali = prepotenti, superman = dio = prepotente) ma non è una cosa sana/sincera/altruista, è la proiezione di una ferita narcisistica, “Siccome ho un ego grosso come una casa, e sono umano, non posso tollerare niente che ferisca gli umani o li sovrasti, perché per implicazione smitizza me, che sono umano, e io non accetto di essere smitizzato”.
Un non-de-tutto-SUPER[e-non-esattamente-]EROE con gravi (ma gravi sul serio) turbe psichiche. A me intrippa da morire.
Hai ragione.
E’ anche uno dei motivi per i quali in TDKR fa cadere le palle Batman che insiste con Catwoman per non ammazzare gli sgherri che li vogliono fare fuori.
Beh che Batman sia un pazzo sociopatico tanto quanto i cattivi che vorrebbe debellare lo dicono pure in LEGO Batman Movie, che anzi va pure un po’ più in là e sottintende che sia un fallito perché in fondo Gotham non è mai stata veramente al sicuro… In generale non era male come omaggio, molto meno stupido di quanto sembrasse.
BvS non l’ho visto ma onestamente non m’attira molto.
Sì, Batman che sBat-te i coglioni a Cazzwoman ehm no Catwoman (sono l’unico che la trova bella/dignitosa nel suo personaggio cinico e drammatico, ma NON sexy in senso panterona spudorata zoccolona troione come in teoria Catwoman dovrebbe essere?) è un po’ ipocrita. l’hanno resa bene, “Niente armi da fuoco. Niente morti” come a farlo sembrare un residuo del trauma della morte dei suoi genitori più che una speculazione spirituale, ma in sé resta un po’… decontestualizzato. Forzato in senso di coerenza in-game.
I Lego Movie sono cose geniali, se uno li sa apprezzare e capire sono veramente delle bolle extra-cosmiche di illuminazione. BvS è stato distrutto dalla critica per varie ragioni, ma io non le capisco. Secondo me è drammatico, marcio, e Luthor è al suo meglio, psicotico che nemmeno te lo racconto. Splendida la scena in cui sbrocca, mezzo sbronzo, davanti a tutti i ricchi della Terra venuti a leccargli il culo perché ora è l’erede della LexCorp e quindi più ricco dei Rotschild, con l’intervistatrice mega-gnocca (volontariamente iper-bella messa lì a mandare, non sono uno smidollato anti-maschilista ma lì è fatto apposta, a mandare dicevo un messaggio volontariamente mercificatorio della donna, e di sottomissione all’ultra-maschio miliardario prepotente), che guarda di continuo in macchina come a chiedere consigli alla regia del telegiornale per cui lavora, perché non sa che pesci prendere con questo giovincello più pazzo di Joker che con gli occhi rossi da cocainomane salta fisicamente da una frase all’altra e si confonde e si ferma e riparte.
Batman più psicotico che mai, Superman cattivissimo, del tipo “No guarda non ci siamo capiti, Dio non si offende se bestemmi, perché è D-I-O” ma senza scadere mai nella caricaturalità dei personaggi del primissimo Avengers, quando digiuni di metterli tutti insieme (cosa svanita dai successivi, che sono capolavori) cercarono di esacerbarne le caratteristiche così che Iron Man diventò un ragazzino che fa gli scherzi, e Capitan America un rotto in culo che segue sempre le regole (dov’era finito il ragazzo che toglie i cardini all’asta della bandiera nel suo film?) fino a scassare la minchia. Per non parlare di certi passaggi rimuginosi di Batman che davvero, davvero ti viene da chiederti se è un buono con dei problemi, o un antieroe bello e buono.
Credimi, mooooolto sottovalutato. Ma per goderne a pieno devi procurarti la versione extended da 3 ore e un quarto, che ti fa capire davvero il film, le versioni più corte sono meno d’autore, se capisci cosa voglio dire.
Su Catwoman di colore, mi importa una sega del colore della pelle (come quando c’è da trombare), a me basta che sia impenitente, puttanone osceno, tagliente e smart come quella del fumetto, un cattivo che aiuta i buoni, non una buona un po’ incazzata. Di personaggi che dovevano essere puttanoni osceni e invece ne hanno fatto femministe coraggiose ma sexy come una barbabietola ne ho le palle piene da dopo Aladdin live-action, che porcoddue è un cazzo di mostro colossale, un CAPOLAVORO, perfino -e so che molti sputeranno ciò che stanno masticando e si metteranno sulle mie tracce per uccidermi, ma è la verità e devo dirla- superiore al cartone (Aladdin è credibile da morire, Will Smith incanta e Jafar è CATTIVISSIMO) ma il personaggio di Jasmine è stata troppo ammodernata, bellissimo personaggio ma troppo diverso dallo spirito originale, questo genere di chirurgie non mi piacciono, il personaggio è in un modo, lo mantieni così cazzo. L’unico che può cambiare come vuole è Joker, per lui è la norma!
Jasmine live-action è una cazzo di ROMPI COGLIONI senza precedenti! Una di quelle che DEVE dire la sua perché sì…altrimenti ti fa una piazzata che signora mia è meglio che non ne parliamo!
Scusate l’off-topic, ho sfruttato l’accenno di Alessandro qua sopra per togliermi sta spina nel culo.
Sì, l’ho visto al cinema…sì al day one…si ho accompagnato le mie piccole puzzole fan del cartoon!
Scusate ancora , più tardi dico la mia anche su BATMAN…parola di boy scout! ;)
Le piccole puzzole mi ha commosso. Non ho figli, ma cazzo se è stato toccante. Sei dolcissimo (che non vuol dire poco macho, a casa mia). Sul live-action, Jasmine non mi è dispiaciuta in sé, ma certe chirurgie non mi fanno impazzire. Tutto lì.
Ti aspettiamo per Batman!!!
Non ho visto nemmeno il nuovo Aladdin per ora (mentre l’originale del 1992 è stato il mio primissimo film al cinema con mamma e papà), ma ho trovato un video su YouTube che, se pur lunghetto, spiega bene perché Jasmine è diventata una tale rompicoglioni: i remake Disney sono ormai infarciti di messaggi pseudo-progressisti che snaturano certe parti degli originali solo per soddisfare certi amanti del “politicamente corretto” a tutti i costi.
Ecco qui: https://www.youtube.com/watch?v=xU1ffHa47YY
Guarda sfondi una porta aperta. Grazie comunque, fratellone.
ps Spero che la mia risposta al tuo post ti abbia un po’ incuriosito riguardo a BvS, ihihihi!!!
Beh, per chi all’epoca era al liceo la questione era un po’ diversa, c’era sempre chi bollava le mega produzioni hollywoodiane come troppo commerciali, chi con fare navigato sollevava le cuffiette con i Kortatu a palla per sentenziare che Prince facesse ormai troppo parte del sistema (seguivano liti con qualche scatenato fan del medesimo), e via dicendo.
Devo dire che l’aver visto al cinema con giovani occhi guerre stellari e superman (il primo vero unico e irripetibile senza se e senza ma! ;) ) aveva un po’ come dire, alzato l’asticella e le cupe atmosfere neogotiche il tocco autoriale e la visione visionaria all’epoca non mi fecero vedere la luce… vabbe’, siam sempre li’. Chi ama il classico. Popolo bue.
complimenti a tutti gli autori per le analisi critiche fornite, io non sono un fan ne di Batman (inteso come saga cinematografica) ne di Tim Burton. In effetti gli unici due film che apprezzo di Burton sono Ed Wood e appunto Batman. Perché Keaton Batman ha qualcosa di fisicamente normale e socialmente anormale che lo ha sempre reso nella mia testa coraggioso ad affrontare quei pezzi di criminali in quella città folle che è la Gotham posticcia di Burton e perché il Joker di Nicholson è a mio avviso l’incarnazione più pura della follia che si fa esibizionismo violento così amaramente trasportabile nel mondo reale.
Forse anche perché il Joker di Jack lo amava follemente mio papà che mi introdusse a quel personaggio e che me lo fa ricordare con affetto e un po’ di nostalgia.
Avevo 11 anni, internet non c’era e non sapevo niente di niente, so solo che un giorno vidi il trailer e me ne innamorai. Una versione così cupa di un supereroe, fino a quel momento, non si era mai vista e mi rapì da subito. Lo stesso giorno mia madre, tornando da lavoro, mi portò l’adattamento a fumetti del film, adattamento fatto coi contro cazzi e non come oggi robaccia da trita rifiuti fatta per racimolare due lire in più. L’amore per il primo batman di Burton è incondizionato e di Keaton si può dire di tutto ma con quella faccia e quello sguardo sotto quella tuta è il top. Il batman dei batman, per me sta li in un piedistallo e nessuno mai glielo ruberà. Ancora non ho letto le lunghissime recensioni, spero lo abbiate trattato bene. Sempre con mia madre andai a vederlo al cinema Gambrinus, che ovviamente non esiste più e fu amore totale. Ad averne di film di super eroi così. oggi come oggi.
Io sono classe 89, quindi qui parliamo del mio primo approccio col cinema, nemmeno coi supereroi o con Batman, col cinema proprio. In realtà più con il sequel, ancora oggi tra i miei film preferiti di sempre e per me il miglior Burton (tanto per intenderci, i tre film della mia infanzia: Batman il ritorno, Jurassic Park… e Robocop, che proprio un film per bambini non è…).
Questo Batman, inferiore per me al secondo, quindi, ne pone però le basi egregiamente. Come estetica, ma anche come discorso sul protagonista. Nessuno come Keaton poteva rendere meglio un uomo con grossa crisi (cit.) che si deve sforzare di apparire normale ma non ci riesce nemmeno un po’. È palesemente folle, Burton mi pare l’unico che ha capito che Batman è più pazzo dei nemici che combatte, altro che il soldato irreale delle versioni recenti. È scaltro, è preparato, ha un arsenale spaventoso, ma fondamentalmente è un pazzo. E tra l’altro se non sbaglio in questi due film non si fa grossi problemi a far saltare in aria scagnozzi vari, senza troppi problemi morali.
Di questo Batman mi vengono in mente delle scene veramente stranianti, tipo quella in cui (vestito da Wayne) incontra Joker in casa della Basinger, lo provoca e si fa sparare addosso. A distanza di 25 anni dalla prima visione ancora devo capire cosa cazzo volesse fare. Oppure l’inquietantissimo spot televisivo di Joker con le modelle.
Vero che sente il peso degli anni e anche di tante (troppe?) rivisitazioni successive del personaggio che inevitabilmente relegano questo ad un primo approccio, quasi un esperimento. Oltretutto già come estetica guardava più al passato che al futuro.
Mi piace, come tutti i film di Burton fino a Sweeney Todd compreso (anche gionni depp nella fabbrica di cioccolato, sì). Ma l’amore vero è per il sequel.
Mi sono sempre immaginato che quella scena da matto, nelle intenzioni di Wayne, servisse a far andare via Joker con lòa Basinger il prima possibile, così che lui potesse vestirsi da Batman e inseguirli.
Quindi sì, esatto, il piano di un perfetto psicopatico.
Avevo quindici anni e vivevo a 30 KM da Terni, il cinema era Tutto per me.
Presi il mio vespino 50cc che ovviamente non poteva percorrere la E45 per cui dovetti fare una strada secondaria, in Umbria all’epoca altro che ottombrate romane! Faceva un freddo becco ma io non potevo perderlo, oltretutto in contemporanea con gli altri cinema italiani.
A 45 all’ora (non era modificato e non avevo neanche la Leo Vinci) ci misi un’infinità ma me lo gustai dall’inizio alla fine, dopodichè acquistai anche la colonna sonora.
Per me ovviamente un capolavoro di sentimenti.
Sei riuscito a farmelo vivere, quel viaggio, quel giorno, da come li hai descritti.
Cazzo. Mai pensato di farne uso a livello professionale? Mi hai dato i brividi. Sembrava di stare lì con te. Cazzo e a-ri-cazzo.
A “superfetazione” ho abbandonato. Da accanito lettore di recensioni e blog, un consiglio anche se non richiesto: nel 2020 alcuni modi di scrivere non fanno più autorevolezza.
È sempre molto godibile come sito, ma un editor che renda tutto più omogeneo sarebbe un’altra conquista.
Ma non è un refuso… https://it.m.wikipedia.org/wiki/Superfetazione (vedi alla voce “senso figurato”)
Quindi, in un ragionamento abbastanza lungo che è parte di un articolo ancora più lungo si sospende la lettura a meno di 1/3 del tutto, non perché fino a lì si è trovato tutto sgradito o completamente sbagliato, ma perché viene utilizzato un vocabolo, esistente, pertinente, non insultante ma che semplicemente non piace.
E addirittura questo è sinonimo di presunzione, di latinorum addirittura, e passibile di censura a mezzo editor.
Mi pare tutto sensato, gradevole ed equilibrato.
Stia bene e legga serenamente e con accanimento altre recensioni, non le mie.
Beh, grazie a tutto questo io ho imparato una parola nuova :-) E sono molto acCULturato già di mio!
ma questo è un coglione! (cit)
A me non è chiarissima una cosa: superfeto >>>> tudofado?
Potremmo cercare nuove parole sboronissime per sembrare più acculturati e snob. O inventarle e far finta che siano sempre esistite.
Tipo “enoastronomia” per indicare quella particolare pratica giovanile di inventare nuovi nomi per stelle prese a caso millantandoli come reali, mentre si è sbronzi, nel tentativo di impressionare una ragazza più raffinata di quanto ci si aspettava, pena l’andare in bianco.
Oppure potrebbe essere la pratica di guardare fisso il cielo mentre si cerca, stesi a terra, di mantenersi vigili per evitare il coma etilico.
Magari “celascosamente” può significare qualcosa che è fatto in segreto con intenti particolarmente legati al mantenere la cosa segreta.
E la “superfetallatte” potrebbe essere una Kinder Fetta al Latte di proporzioni architettoniche ma di dubbia forma!
Grande Ale, succede spesso che sui blog ci siano commentatori che fanno dei meta-blog a se stanti, sempre piacevoli da leggere. :D
poi ci sono altri che insultano e non vengono filtrati e/o bannati, ma credo sia una specie di bilanciamento naturale del web
p.s come credo si sia capito, il mio commento sopra voleva riguardare “un certo modo di scrivere” non “una certa parola scritta”
ciau!
#superfetazioneisthenewnormal
Superfetazione, la avviso, è già abbastanza normalmente in uso quando si parla di urbanistica o architettura, è una parola che non ha un vero altro sinonimo così specifico (e con un’accezione leggermente negativa). Per esprimere il concetto che volevo avrei dovuto usare una circonlocuzione, cosa che volevo evitare all’interno di un periodo già affollato in un intervento abbastanza lungo.
Forse è troppo riferita a un ambito specifico per una recensione di cinema? Non lo so, ma parlavo di architettura nel cinema, quindi era pertinente. Era sintetica, pertinente e l’ho usata… Come “ucronia” poco più avanti.
Che sinonimo avrei dovuto usare per far passare il concetto, rimanere sul punto, evitare giri di parole ma rimanere un umile servitore nella vigna delle recensioni? Non mi viene in mente, è andata così, va bene così.
Buone cose.
Il “modo di scrivere” in questo sito mi sembra già molto informale. Non vedo problemi nell’uso di termini desueti (o più semplicemente tecnici, ricercati) anche perché a me piacciono, lo dico senza paura di passare per snob. De gustibus. A volte mi capita di trovare qualche piccolo refuso nelle recensioni ma non per questo ne abbandono la lettura…
Secondo me, il linguaggio di Darth va benissimo. E Cialtron Eston, se ne deduce dall’atmosfera del suo commento, non aveva la minima intenzione di essere polemico. La sua era solo una battuta, sono sicuro. Non si può certo esprimersi solo a rutti per garantire che nessuno si senta snobbato, e di certo il nostro amico lo capisce benissimo. Ne sono sicuro.
Ora, per la Rubrica NPS (nuove parole sborone), vi presentiamo:
Ripetellente (ripetere + petare -cioè scorreggiare- + repellente), cioè qualcosa che faceva schifo fin dal principio ma ora ha l’aggravante di essere stato ricorrente di recente, e ha definitivamente scassato il cazzo
e
Ipermetacontestuale, cioè una cosa che passa dall’argomento originale del discorso, ad un diverso livello NON dell’argomento originale, ma di qualcos’altro (insomma, del tutto scollegato se non nella fantasia di chi fa il collegamento, così da sembrare ancora più misterioso e snob)
e
Superfetentazione (cioè azione super-fetente, o anche nell’accezione vagamente declinata di “superfetazione che però ti tenta”, insomma qualcosa di carognoso tipo offrire dell’eroina gratis a uno in rehab)
Restate con noi per ulteriori parole sborone!!! Nel frattempo, tento una cosa. Un po’ estrema.
A me è piaciuto il Joker di Jared Leto.
Grazie Bros, come detto, voleva solo essere un intervento propositivo: lo stile bello scrivere, per fare un esempio “Me**a!!! scusate il francesismo” è sempre efficace e mette a suo agio il lettore. La questione è che IMHO è facile andare troppo in là sia dalla parte della me**a che del francesismo, tutto qui. Non c’è niente di male nell’editare le varie parti di un blog da parte di un supervisore per rendere il tutto al meglio. Molti siti che tutti frequentiamo sono scritti a molte mani ma ci sembra sia sempre la stessa penna. Ci vorrebbe una parola nuova per definire questa situazione… mmmmh…
BROTHERITUDINE FEMPTO INVASEVOLE!
Poi oh, può anche essere che io abbia detto una cazzata, vuoi mai… 🍺 #toocool4school
@Cialtron Eston: grazie per l’intervento, ma “molti siti che tutti frequentiamo sono scritti a molte mani ma ci sembra sia sempre la stessa penna” mi è sempre sembrato un difetto e l’ho sempre accuratamente e attivamente evitato dal giorno uno, credo persino dichiarandolo occasionalmente nelle interviste. Me ne assumo ogni responsabilità, ma finora se devo confessartelo sono contento dei risultati.
Mica capito infatti neanche io questa polemica. E onestamente sono con Darth, superfetazione é una parola i) fica, ii) da film di fantascienza – quindi perfetta sui 400. E non é affatto anacronistica peraltro.
Se avesse detto, cazzo ne so, “sono andato al cinema portando meco…” beh magari avrei storto il naso :D
Bello che non ho capito la polemica ma mi ci sono buttato lo stesso
La polemica è nata perché Eston sembra ritenere la pesante differenza di stile tra vari redattori come troppo antropologica, troppo basata sull’individuo-redattore e le sue tendenze/preferenze, diminuendo la “professionalità dell’impersonalità”.
Ma se rileggete bene i commenti, l’ha detto così, di straforo, affettuosamente, non era una critica. Darth ha creduto che lo fosse, e giustamente (nella sua mente) ha fatto notare a Eston la puerilità di prendere contropelo una cosa non solo innocua, ma legittimissima, come il fatto che 1) ogni recensore abbia il suo stile personale, e 2) qualche parole forbita non è tirarsela.
Quello che è sfuggito a Darth era che Eston scherzava, come me quando mi lamento delle rece troppo severe. Sono sincero in quei casi, ma in modo assolutamente bonario, infatti eccomi sempre qui che scrivo indefessamente, e con assoluto rispetto verso i recensori, persino quando mi sembrano assolutamente troppo/inutilmente severi con un certo qual film.
Ecco com’è nata.
Io poi mi ci sono aggiunto, adoro le polemiche, le polemiche sono l’essenza dell’esistenza perché:
1) manifestano sassolini nella scarpa (non tra persone eh, tra opinioni diverse, che trovano umani che diano loro voce) che vanno tolti per giungere alla verità, cioè che 2+2 FA QUATTRO, ma 4 lo puoi scrivere in infiniti modi, come (3+1) oppure come (6-2) e così via, resterà sempre il corretto risultato della domanda “Quanto fa due più due”
2) sono DAVVERO indispensabili per questo, e in definitiva togliere i sassolini dalle scarpe è l’unica cosa che davvero conta, ogni altra conquista umana è di contorno
3) pacificarle DOPO che hanno svolto il loro ruolo, è la cosa più elevata che un umano possa fare, nessun ruolo gli è pari, come bellezza, soavità, utilità, dignità, onore. Non per orgoglio dunque, ma per desiderio di fare la mia parte nella vita, tendo a stare in zona durante le polemiche, magari partecipando, per l’appunto, a sedarle!
E poi ho creato una rubrica stupi-giocosa di parole nuove demenziali. Di alcune vado davvero fiero.
Anche io ho apprezzato l’uso della parola superfetazione. Non la conoscevo, l’ho subito cercata e ora ne so più di prima. Grazie
Allora segui anche tu la rubrica NPS!!! Ciao!!!
Che dire ragazzi.Mi avete aperto il cassetto dei ricordi.Anzi lo avetespalancato.
Come ho scritto oggi nel commento su Twitter al post sul film avevo 13 anni quando uscì in sala e a scuola non si parlava d’altro.Già da luglio / agosto si era storditi per radio dalla Bat Dance e per tv dal video di Prince della stessa.Nei centri commerciali pullulsvsno le cassette e i CD della colonna sonora per non parlare di magliette adesivi e qualsiasi altra cosa perché praticamente tutto aveva il simbolo del pipistrello.Sembrava che al cinema ci fosse solo Batman.io non lo andai a vedere onestamente non ricordo perché ma quando a Settembre del 90 arrivò a noleggio in Vhs lo noleggiai immediatamente e lo guardai sognante.Ricordo benissimo l’emozione dei titoli di testa con la camera che corre sul profilo del simbolo.Ricordo che degli attori conoscevo vagamente solo Nicholson e ovviamente la Basinger.Ignoravo chi fosse Michael Keaton e Tim Burton (anche se nell’88 andai a vedere Beeetlejuice).Di Jack Palance non parliamo neanche.
Ma quel film mi fece stare incollato per tutte e due le ore e fu uno dei grilletto che fece esplodere il mio amore x il cinema.Da quel 1989 (Ritorno al futuro 2,Indiana Jones 3,Ghostbusters 2) parti’ tutto.
Rivedebdolo ora era un film con tantissimi limiti ,molto stilizzato,un po’ goffo.Anche banalotto se vuoi.Sostanzislnente concorso con le vostre recensioni.Ma non riesco a non averne un buon ricordo.
Riguardo a Keaton mettetela come vi pare, ma la scena più iconica e leggendaria di Batman sul grande schermo è tutta sua.
Non ci sono storie, quella del sequel di Burton dove c’è lui seduto al buio che viene improvvisamente illuminato dal Bat-Segnale.
Quello È Batman
Incredibilmente si
Se penso a un batman cinematografico penso a Keaton
Riguardandolo noti lo cialtronate e le stonature, ma il retrogusto che ti rimane in bocca è Batman
Abbracci a Darth
beh sul.Batman di Tim…il secondo più del primo é il classico film che non smetterei mai di guardare perché sinceramente non mi frega ci sia Batman (mai letto i fumetti ma visto il cartone con gioia)….i cattivi sono dei personaggi stratosferici e tra i più belli visti al cinema ..belli i personaggi e straordinari gli attori (Michelle e DeVito che roba erano?)…esagerata l’atmosfera circense dark…boh per me ai tempi sembrava il mio Blade Runner o il mio Apocalypse Now…un film fuori scala ma che potevo vedere e capire perché dai era una pigiamata prepigiamate…
Mi impressiona in modo particolare il pezzo di Darth, da lettore di fumetti è davvero difficile non immedesimarsi nei racconti in cui la serie che segui a un certo punto, toh, non esce più, ciao.
Il quippresente classe 1987 invece non lo amava particolarmente come film, ma ero piuttosto impressionabile da bambino e non escludo non lo vedessi per paura.
Un sola cosa mi trova in disaccordo (cioè, credo) con Darth: la Batmobile di questo film è LA Batmobile. È un pezzo di design di tale perfezione che nemmeno Bruce “Dio” Timm è riuscito a superarla. Per dire, invece ha superato il Batplane.
Però vi siete dimenticati di dire che il peggio del peggio è stato Giorgione Clooney…
Ora forse sto scrivendo un’eresia, ma astrattamente Clooney come Batman… poteva non essere un’idea malvagia. Almeno, come Bruce Wayne. Sotto la maschera potevi metterci qualunque stuntman. Chiaro che avrebbe dovuto fare un lavoro sul fisico e recitare sul serio. All’epoca di B&R se non sbaglio non aveva nemmeno quarant’anni eppure già sembrava stranamente vecchio e rilassato per essere credibile come Batman, e comunque penso che forse era una delle poche cose azzeccate in quel disastro (anche la Thurman ci stava eccome). Purtroppo il film fa talmente orrore che non l’avrebbe salvato manco Marlon Brando dei tempi d’oro. Lì secondo me era talmente chiaro a tutti fin da subito che sarebbe stato una cacata, che nessuno ci si è impegnato sul serio.
La vera eresia del tuo commento sta nel fatto di considerare Clooney un attore.
Era previsto un terzo capitolo, Batman Triumphant, coi nostri eroi alle prese con Lo Spaventapasseri (Jeff Goldblum) e Harley Quinn (Madonna), che però sarebbe stata la figlia del Joker. Sarebbe tornato anche Nicholson, sotto forma di illusione dovuta al gas dello Spaventapasseri.
Tre cose:
1) Il Flash del 90 è il miglior telefilm di supereroi di tutti i tempi, e il suo è il miglior costume di sempre in quanto sottolinea l’anatomia umana amplificandola con un’imbottitura. In questo modo suggerisce potenza e dinamicità, e fornisce protezione senza appesantire e limitare i movimenti come le corazze in kevlar dei Batman cinematografici.
2) Batman Forever può non piacere, ma Vla Kilmer è il Batman migliore: non ha raggiunto il livello di bravura in cui ciascun collega ha saputo eccellere nella propria specialità, ma non è nemmeno altrettanto scarso nei loro punti deboli. Nella sua unica performance ha saputo essere un miliardario playboy, un’anima in pena, una creatura della notte, un detective, e un combattente in maniera sufficiente. Quindi scelgo Kilmer, semplicemente perché è stato il Batman meno memorabile ma al tempo stesso il più “completo”.
3) Il Joker di Nicholson è il migliore (alla pari con quello animato da Timm) perché è quello che meglio mostra i vari lati del personaggio: una via di mezzo tra un gangster (fa la pelle a Jack Palance e prende il controllo della mala di Gotham), un maniaco col pallino per l’omicidio di massa (avvelena i prodotti dei supermarket), un teppista anarchico (l’irruzione vandalica al museo) e un comico da strapazzo.
Nel Joker di Ledger emergono solo il serial killer e l’anarchico: non ambisce a diventare boss, poiché ha una visione del mondo così squallida e nichilista da fare di lui uno sbandato senza alcuna ambizione, e men che meno ci pensa lontanamente a coltivare velleità da cabarettista.
Phoenix è un piagnone conciato da Sbirulino.
“Phoenix piagnone conciato da Sbirulino” è la descrizione definitiva :D
Il Flash degli anni ‘90 non era male ma lo confondo in continuazione con il coevo “Ultraman”, quello sì scrauso a livelli inenarrabili (a partire dal titolo).
Nell’89 avevo 10 anni e non ricordo precisamente il perché conoscessi e amassi così tanto il pipistrello, forse grazie ai “libricini” da colorare acquistati regolarmente in edicola, a qualche “giornalino” uscito da chissà dove o forse perché LUI (Bats…non il Duce) proteggeva il mio sonno stando in piedi…fiero e immobile sul comodino dietro la mia testa. Fatto sta che quando la Bat- mania esplose mi trovò perfettamente pronto ad accoglierla…ma vi ricordate la bellezza di quella locandina? Minimal e perfetta…nera con il suo simbolo cromato che brillava qua e la. Un’opera d’arte!
Alla prima, ricordo ancora perfettamente, non riuscii ad entrare per quanta gente c’era.
Lo proiettarono al cinema Pomponi…ora che ci penso era curiosa la dualità di questa sala…dal Lunedì al Venerdì ospitava pellicole a luci rosse con segaioli annessi all’interno, ma era anche il cinema preposto ai film Disney e per ragazzi nei week-end. I pazzi anni 80!
Tornai il giorno seguente e sbavai per tutta la durata del film!
Per me Batman era quello…il costume che era una corazza piuttosto che una calzamaglia, Gohtam lurida e pericolosa ma allo stesso tempo bellissima con i suoi rimandi al gotico (quasi steampunk a volte), i suoi gadget…LA BATMOBILE , IL BATWING. E poi c’era lui….Joker, il villain per eccellenza…con un Nicholson nel pieno della follia (ma il Jack Napier giovane, quello che uccide i genitori di Bruce, da chi era interpretato?).
C’era tutto quello che doveva esserci per fare breccia nei cuori di noi giovani pargoli…e ad essere sincero, poco mi importava e poco mi importa oggi se Keaton è alto un cazzo e un barattolo e non ha il six pack come Bale, il suo Batman lo ricordo esattamente (anche fisicamente…gli occhi, la bocca, le sue movenze ed i suoi tic) di quello della nuova trilogia l’unica cosa che ricordo chiaramente è la voce da sfiatato che fa ogni volta che indossa il costume, e non significa che non mi sia piaciuto eh.
Da li in poi è facile immaginare che orgia di Bat-cose si scatenò dentro casa mia raggiungendo l’orgasmo, ovviamente, con il costume di carnevale!
Ma questa è un’altra storia!
Ciao, tette di zucchero! (cit.)
In originale ancora meglio quando il buon vecchio boss Palance accoglie l’ex signora Jagger….. SUGAR BOOBS…….
Al Pomponi ci dovevi andare con la torcia cercasperma, ma ricordo che lo davano al Calabresi, pensa un po’
All’epoca non c’era CSI che ti istruiva sull’utilità del Luminol!!
Fidati, era il Pomponi…ne ho un ricordo chiarissimo. Il Ritorno lo diedero al Calabresi.
Ecco, c’è del vero in quello che dici! 😄
Mezzo off topic: ieri sera ho avuto il piacere di rivedere per la centesima volta Shining ma stavolta in sala, e cazzo, ti rendi conto che mentre Phoenix per fare Joker ha dovuto perdere 20 chili e buona dose di sanità mentale, e Ledger ci è direttamente rimasto secco, Nicholson manco si è impegnato più di tanto rispetto a quanto fatto nel film di Kubrik.
Tra l’altro, primo piano su Nicholson, stacco sull’intervallo, e faccione di Siani a tutto schermo. Depressione istantanea.
Se ben ricordo Nicholson era un ottimo amico di Hunter Thompson, tanto che vivevano addirittura a breve distanza l’uno dall’altro. Ogni anno Thompson faceva a Nicholson uno scherzo per il suo compleanno finché una volta non calcò troppo la mano, ti lascio il piacere di scoprire da solo i dettagli. Solo per dire quanto per Nicholson fosse naturale interpretare il matto schizoide viste le frequentazioni.
Sono andato a leggere la storia, che non conoscevo (grazie dello spunto). Allucinante, ahahahah. Fa sembrare i personaggi di Nicholson perfettamente normali.
Non un grandissimo film… Io mi ricordo di averlo visto al cinema nell`autunno dell`89, avevo 14 anni ed ero il target giusto. Mi deluse parecchio, lo trovai lento e con poca azione (considerando quello a cui ero abituato all`epoca): belle scenografie e costumi, musica pazzesca di Prince, ma il tutto non reggeva bene. Rivisto un paio di volte, mi fece la stessa impressione: un film privo di un`idea precisa, ma comunque culturalmente importante. Burton e` sempre stato un regista sopravvalutato.
Non so se i quattordicenni del 1989 fossero considerati target per questo film… per dire, io avevo 14 anni nel 2000, quando uscì X-Men, ma col piffero che volevo andare a vedere un film di supereroi dei fumetti, volevo roba da “grandi” tipo Matrix, Fast and Furious etc…
Era un film indirizzato a un pubblico maschile e abituato agli eroi d`azione anni `80 (che poi quel Batman fosse autistico e inguainato in un costume S/M era un altro discorso), per cui io mi ci riconoscevo. Mi ricordo che quell`autunno (primo anno di liceo) andai a vedere Ghostbusters 2 e Indiana Jones 3, ero davvero il target per quel genere…
Ragazzi intanto grazie! Mi sono emozionato come per Il Buon Trentesimo compleanno Rambo 2…
Due cose:
1 è stato il mio primo hype totalizzante per un film 2 Joker è Jack Nicholson o Jack Nicholson è Joker? Impossibile distinguere e comunque Jack non si discute, è immenso e si mangia ogni scena, poi in questo periodo di meglio il Joker nolaniano o meglio il Joker di Joaquin (a proposito, monumentale) o meglio tutto il resto dei Joker, una cosa possiamo dirla forte e chiaro, quello di Jack è il Joker più follemente divertente di sempre… Io mi ricordo gli OOOOOOOHHHHHOOOOOOHH al cinema di quando tira fuori il revolver con la canna di un metro e mezzo per tirare giù il bat aereo…. Che bello che grande!!
Visto al cinema, in piena Bat – mania.
E me lo ricordo con affetto. Una delle poche cose (e non solo dal punto di vista dei film) su cui io e il mio vecchio ci siamo trovati d’accordo.
Io, da ragazzino, adorai quel Joker. E mio padre, da buon estimatore di Nicholson, si diverti’ pur vedendolo in una veste cosi’ inusuale. Anche se a lui, da bravo amante dei western, rimase piu’ impresso Jack Palance.
C’erano un sacco di Jack, in quel film…
Comunque, quando il buon vecchio Nicholson ti sfodera quella faccia li’, con quel ghigno li’…capisci sempre che sono stati soldi ben spesi.
Keaton non sara’ di sicuro il miglior Batman. Ma di sicuro resta il miglio Bruce Wayne, ancora oggi.
In una Gotham fiabesca, sospesa nel tempo lui e’ tremendamente realistico. Fin troppo.
Wayne sembra quasi di soffrire di un disturbo dissociativo o di tipo border – line.
Freddo, distaccato, impersonale.
Ma se esistesse per davvero…sarebbe cosi’.
Uno squinternato.
Ma secondo voi…puo’ essere sano di mente uno che va in giro a notte fonda, mascherato come a Carnevale, a pestare delinquenti?
No. E’ l’idea che puo’ giusto venire ad un adulto con l’emotivita’ rimasta a quando era bambino. Dopo che un fortissimo trauma ne ha bloccato lo sviluppo.
Che team fuori misura che siete. In particola ringrazio Nanni per la poesia di quel: I 13 erano quell’età di passaggio in cui avevo smesso di guardare i cartoni animati e non avevo ancora ricominciato
Eh giá, frase stupenda di Nanni, pure io l’ho mandata a qualche amico
Grazie, gentilissimi. Sentitevi liberi di fare un jpg e attribuirla che ne so, a Osho o Steve Jobs.
Non vorrei sbagliarmi ma Darth Von Trier mi sembra una persona un po’ avanti con gli anni, lo capisco dalla sua antipatia per il Batman di Tim Burton, rispetto a quello anni ’60, Burton che ha rilanciato il personaggio di Batman o meglio ha portato sullo schermo il Batman di Frank Miller; del resto io che sono nato nei primi anni ’80 come immaginario del personaggio ho solo quello di Tim Burton, tanto che da adolescente quando guardavo la serie animata di Bruce Timm mi chiedevo perché Batman se ne andava in giro in pigiamo invece che in armatura, del resto anche Joel Schumacher che mi ricordo in un’intervista di diversi decenni fa, mi sembra che si lamentasse delle critiche ai suoi film, che secondo lui rappresentavano il vero Batman, ma anche lui si dovette arrendere all’armatura con gli addominali scolpiti, anche con attori più fisici, come almeno il suo Batman con Val Kilmer; sinceramente io il Batman degli anni ’60 con Adam West non lo conoscevo affatto, forse l’avevo solo intravisto in TV e mentalmente non l’ho mai ricollegato al Batman di Tim Burton e Bruce Timm, perché mi sembrava solamente una satira su Batman e poi in quegli stessi anni Adam West veniva anche sfottuto in una puntata dei Simpson; mentre quando credo al suo primo passaggio televisivo ho visto il Batman di Burton, che nelle scene iniziali spiegava le ali da pipistrello e piombava sul delinquente di turno, si capiva che questo Batman era un duro, tra l’altro ho appena rivisto questa scena dopo forse qualche decennio
(https://www.youtube.com/watch?v=gS8na3Lhu7o) e si nota che Burton fa capire immediatamente perché il suo Batman ha l’armatura con gli addominali scolpiti, perché un Batman senza armatura finirebbe all’obitorio la prima notte di lavoro (oltre al fatto che Micheal Keaton non è proprio un adone).
Comunque quest’articolo mi ha fatto un po’ riflettere sul film, anzi sui film di Burton (che tra l’altro non rivedo da anni o addirittura decenni), che nel primo film il vero protagonista era il Joker di Nicholson che si rifaceva senza nasconderlo a quello degli anni ’60 di Romero, tra l’altro è inutile criticarlo perché all’epoca fu un’interpretazione che fece molta “sensazione”, poi che se prendi un attore vero e bravo come può essere Keaton questo ti può interpretare qualsiasi cosa, anche un energumeno con problemi psichici, anche se l’attore in questione non è per niente un energumeno e che Burton all’epoca come regista si dimostrò molto coraggioso e ispirato.
Guarda, fra meno di un mese compirò i miei primi 40 anni (quindi non credo di essere propriamente avanti con l’età) e il Batman di West lo ricordo con nostalgica simpatia…era il mio compagno nelle mattinate di febbre.
Primo post!
Bellissima, articolata, ficcante come sempre il vostro intervento a 4 mani (più il 5nto di Bongiorno). Ricordo Batman, ricordo l’Hype, si, io ricordo. Ricordo anche un’altra cosa, che adesso è una condizione pacifica ma all’epoca no. Dopo Superman per un periodo I supereroi non bazzicavano più nello schermo. Anche il mondo fumettistico, come ricordato, era orfano di questi personaggi, presentarli al mondo era un scommessa durissima. Per cui, aldilà della resa finale del film, si guardava con curiosità e sospetto a quello che sarebbe venuto. Il film ebbe l’eco che tutti conosciamo, i contenuti un po’ meno. Ricordo la sorpresa per Keaton, la prova definitiva di Nicholson (scelta quasi obbligata, il personaggio era suo da tempo, fosse stato più giovane sarebbe stato un Wolverine perfetto) ma in definitiva era un film horror, con un’estetica ben definita (che esplose nel seocndo film) e l’approccio ai character era quello, una storia su dei freak mascherati con un’enorme motivazione, fare del bene o del male. Non so quante volte ho consumato il Vhs, so che ogni passaggio era iconico, anche perché non vi erano le formule standardizzate di Fiege, ed era cinema che interpretava il fumetto, 2 medium che dialogavano. Posso capire l’appeal minore, per le nuove generazioni, che può avere questa pellicola, se confrontata con prodotti dello stesso marchio (i supereroi) ma la storia è sempre quella, l’immoratale viaggio dell’eroe che porta la civiltà in un mondo di folli. Ed è per questo che li andiamo a vedere!
Benvenutissimo!!!
Se i cinecomics fossero rimasti su questo livello, probabilmente Scorsese e Coppola non avrebbero cosi tanto da lamentarsi.
minchia Bill, io ti conosco!
Benvenuto!!
non mi ha incollato il nome, son Carlito Bill, detto Charlie.
Batman è la summa del cinema americano anni ’80, un film che rimane nella memoria anche secoli dopo l’ultima visione.
L’estetica, giusto ribadire, è fondamentale: una città a metà tra fantasioso e l’iperrealistico.
Ogni attore, lungi dal miscasting, recita benissimo, in una parola, risulta CREDIBILE.
Al di la’ dell’ammirazione per la filmografia di Jack il suo Joker e’ molto piu’ vivace di quello ledgeriano, troppo monocorde. Nicholson mostra come la pazzia faccia parte della nostra natura, alternata alla cosiddetta normalità. Ledger no, e attenzione, dietro quel mascherone potrebbe esserci chiunque, mentre il ghigno di Nicholson e’ inconfondibile.
“Dove li trova quei magnifici giocattoli?”
Domandone: la colonna sonora del film, cioé non le musiche di Prince ma il motivetto di Batman, é originale? Perchè non l’ho vista citata eppure la considero una delle cose migliori dei film di Burton.
Film che per me sono un sí, sia chiaro. Forse gli unici film dove la (per me insopportabile) estetica di Burton ha un senso compiuto.
La mia scena preferita – e devo dire una delle mie scene preferite di tutti i tempi – é quando batman e relativo aereo vanno in stallo e per un secondo, in contrapposizione con la luna piena, forma in cielo il suo simbolo.
Per il resto avete detto tutto, le 5 recensioni sono effettivamente cinque diversi punti di vista a conferma di come é divisivo il personaggio (ma bene gli applausi unanimi e dovuti per la sere animata). In ogni caso mi convinco sempre di piú che per godersi questi film é meglio non averli letti i fumetti. Oppure é una questione di carattere. Per fare un esempio, io di fumetti divoravo praticamente solo cose diseny da ragazzino, eppure mi guardavo Duck Tales senza nessunissimo problema.
Fan fact: da bambino lo vidi la prima volta con un amica piú grande di mia sorella che mi spiegó che batman per il dolore della perdita dei genitori si ritrovava di colpo adulto. Penso di avere smesso di pensare che fosse cosí intorno ai 28 anni.
Prince a parte, il resto della colonna sonora (tema/motivetto incluso) è tutto farina del sacco di Danny Elfman…lo stesso compositore della gran parte dei film di Burton nonché del tema musicale/sigla dei Simpson.
Concordo in pieno sul Batwing in stallo davanti alla luna piena…scena ICONICA!!!
Chiedo scusa per il doppio commento ma mi é venuta in mente un’altra cosa. Non ce la faccio veramente piú a sentire dire che “Batman é piú pazzo dei nemici che combatte” e le mille varianti sul tema. A parte che basta, non é originale, gna fo piú, a parte questo…non ha assolutamente senso! Batman é un mix tra un archetipo e un personaggio stilizzato, in ogni caso é un eroe. Gli eroi fanno quelle cose lí e per questo si chiamano eroi, per questo c’é tutta una tradizione classica che parla dell’epoca degli eroi e posso andare avanti ad argomentare una buona mezz’ora. Ma tagliamo cortesemente la testa al toro: Achille era pazzo? Ulisse? Ercole? Diomede e il suo carro? Beowulf? Robin Hood?
Dire Batman é pazzo é l’analisi poiú superficiale del mondo per un semplice motivo: come tutti i personaggi citati sopra, come tutti gli eroi, gli rimane una caratteristica intrinseca, l’essere in realtá un umano. E gli esseri umani possono anche impazzire (cosí come impazzisce Eracle, per dirne una). Essendo archetipi, veicolano anche questo, la condizione umana permanente anche in coloro che si ergono al di sopra, anche per gli eroi. Ma attenzione, anche questi sono temi codificati da tantissimo: la differenza tra il cattivo e l’eroe é che quest’ultimo paga per la sua pazzia, per la sua hybris, VUOLE pagare, VUOLE rimediare, é spinto da una motivazione morale che va oltre la motivazione psicologica. Il cattivo, invece, affoga nella sua pazzia, nel suo ego, in un progressivo distaccamento dalla realtá per dimenticarsi che anche lui é un mortale.
Scusate il tono mi sono infervorato, ma mi sembra giusto.
Ciao Ruper!!! Ammetto che mi sei mancato un botto. Come persona chiamata in causa, ti espongo la mia motivazione.
I personaggi che hai citato sono spinti certamente da grandi energie, quello che intendo dire è che ai tempi in cui facevo “vita di strada”, la mia paura più grande (e non l’ho mai detto a nessuno) non era essere arrestato o morire (forse perché, come tutti, ero segretamente convinto che a me non sarebbe mai successo), era che venissero coinvolti innocenti. Se durante una rissa spacchi una macchina e il proprietario non ha l’assicurazione giusta, gli fai un danno serio.
Così come certi pugni possono provocare aneurismi che ti uccidono un mese dopo. Un pugno potente abbastanza da far svenire, una volta su tre è potente abbastanza anche da uccidere.
Batman se ne strafrega. Bada non dico che i criminali meritino pietà. Dico che una persona sana, non so, un minimo di imbarazzo/senso di colpa non può non provarlo.
Io rispetto Batman. Lo amo, potrei dire. Di sicuro senza ombra di dubbio il mio eroe preferito, a me i supereroi non piacciono, li trovo un complesso di narcisismo onnipotente non compensato da parte delle persone nel caso peggiore, e nel migliore un tentativo di auto-motivarsi al transumanismo, che però in retrospettiva ci fa solo apparire ancora più piccoli. IO guardo i film di supereroi perché la grandezza mi ispira, e le loro avventura hanno belle trame, bei colori, e spesso belle recitazioni. Insomma, sono bei film. Ma c’è qualcosa di infantile nel concetto del supereroe. Mi piace eh, ma faccio attenzione, mi tengo d’occhio dall’esterno, come direbbe Nietzsche. Batman è un eroe non super. La sua psicologia, la lista dei suoi antagonisti, è meravigliosa, cosmica. Il migliore in assoluto. Spudoratamente. E capisco il suo coraggio ed i suoi motivi. Ma un uomo che millanta abbastanza sensibilità umana da desiderare di non uccidere, dovrebbe in teoria anche empatizzare con la possibilità che la gente che stordisce muoia dopo, nonché con i milioni di dollari di danni che causa ogni volta che tira fuori la Batmobile dalla batcaverna.
Lui non fa nulla di tutto questo. Si da delle regole e crede che lo proteggano. Non è malvagia come cosa, ma è moralmente goffa. Diventa sociopatica quando davvero ti basta a dormire come un bambino dopo.
Comunque mi sei mancato tantissimo! Che bello rivederti! Abbraccione! Pensa che me nero andato dopo un diverbio con un tizio che si firma Pitch, che mi aveva aperto gli occhi sul fatto che scrivevo su questo blog con l’illusione che fosse un forum, dove la gente parla, e che finivo col rattristarmi troppo se la gente non rispondeva mai ai miei commenti, ma poi ho capito che aveva a suo modo ragione e la cosa non doveva fermarmi ma farmi crescere, e la nostalgia per alcune persone (tu tra queste) mi ha riportato qui… ed ora rieccoti! Che bello!
Discorso giusto, però in Batman (almeno in alcune versioni, direi sicuramente in quella oggetto di discussione) io ho sempre visto qualcosa al di là della ricerca della giustizia, ma anche solo della vendetta personale, che in fin dei conti è il sentimento – negativo – che lo spinge ad agire. Bruce Wayne, dopo il trauma ecc.ecc. risparmio la pappardella, non decide – solo – che vuole evitare che muoiano innocenti e battersi per il trionfo della giustizia. Vuole mascherarsi per incutere paura al prossimo, vuole esternare i suoi fantasmi, va pericolosamente vicino all’essere uno dei cattivi che insegue. D’altra parte, come Bruce Wayne, essendo schifosamente ricco e avendo a disposizione tutto, dalle amicizie che contano alla posizione di rilievo nella sua città fino a risorse illimitate in campo economico, di intelligenza e cultura personale, poteva scegliere qualunque altro modo, legale, per perseguire i suoi scopi. Poteva dotare la polizia di tutti i mezzi di cui si dota lui come Batman, tanto per dirne una, poteva buttarsi in politica. Sceglie invece di mascherarsi ed andare a stanare i cattivi, in alcune incarnazioni pure con buone dosi di cinismo e crudeltà, schierandosi sul filo della legalità e della moralità. Non c’è nemmeno il discorso uomoragnesco del potere che comporta delle responsabilità, del fattore esterno che lo pone al di sopra degli altri come Superman (a meno che non si voglia attribuire questo aspetto ai soldi). Decide lui consciamente di voler fare quella roba lì. Secondo me è sintomo della stessa deviazione che porta i suoi avversari a diventare supercattivi. Come due strade parallele che a un certo punto prendono direzioni diverse, se Joker reagisce male ad una “brutta giornata”, Bruce Wayne reagisce ugualmente male alla sua brutta giornata, ma si schiera dalla parte del bene.
Per lo meno, io ho sempre visto così Batman e ho sempre trovato più intriganti le versioni che si suggeriscono questa idea. In questo di Burton è accennato, mai esplicitato, ma si vede che Batman Keaton è uno che ha qualche problema a relazionarsi con gli altri e, nonostante li combatta, empatizza più coi nemici che con gli amici. Nella versione di Nolan, per dire, è un aspetto del personaggio che viene relegato ad un angolino di Begins e casualmente accennato anche da Joker nel secondo, ma mai approfondito.
Chiaro poi che al fin della fiera parliamo di un supereroe buono che combatte i cattivi e tutto quel discorso lì che viene dalla mitologia classica dell’eroe deve essere alla base del personaggio, come lo è alla base di tutta la letteratura del genere (sarebbe molto interessante approfondire il discorso del fumetto/cinefumetto come evoluzione storica dell’epica classica).
Bellissimo commento, capolavoro. Hai detto cose fantastiche, e in più a quelle, hai ridetto le stesse mie e le hai dette quattro volte meglio. Mi genufletto. Splendido. In ogni caso, da uno con un Nick così geniale, non mi aspettavo nulla di meno.
Mi piacerebbe tanto, personalmente, vedere un Batman davvero marcio, come era stato pensato all’inizio, quasi gotico. In ogni caso, ripongo grandi speranze in quello della Justice League, che per ora è stato un bel manipolatore emotivamente psicolabile…
Ragazzi, ho sbagliato tasto, il commento che vi risponde lo trovate di seguito
“sarebbe molto interessante approfondire il discorso del fumetto/cinefumetto come evoluzione storica dell’epica classica” come fa il cattivo di Ubreakable :D
Bella, mi fa piacere che abbiate raccolto. Quindi rispondo e tengo la posizione. Perchè non é che io sia cosí in disaccordo con voi, peró dobbiamo distinguere tra il Batman archetipo ed una storia di Batman.
Partiamo peró da un dato reale: Batman non esiste nè é mai esistito che un pazzo facesse una cosa del genere. I pazzi credono di essere Napoleone, ma non conquistano davvero mezza Europa.
Ora, tornando a bomba, il Batman archetipo é un eroe e come tale noi non siamo chiamati a giudicare le sue azioni, l’eroe fa il bene e lo conosce meglio – molto meglio – del lettore, che un eroe non é. Non vi é alcun dubbio su questo ed é semmai una questione da girare: é l’eroe che insegna al suo pubblico che cosa siano il bene e la giustizia, non é il pubblico che giudica – con tutte le sue diverse sensibilitá – le azioni caso per caso. Il pubblico non é nessuno per decidere cosa siano il bene e il male, l’eroe sí.
Poi peró ci sono anche le storie di Batman. E qui dipende dall’autore. Si puó volere incentrare una storia su quanto sia difficile in veritá distinguere tra bene e male, e usare quindi l’archetipo per mostrarne i limiti, per indurre altre riflessioni. Si puó farlo impazzire, si puó farlo diventare violento, per indugiare sul tema del male, dell’hybris, della temperanza e della ragione. È un personaggio achetipico in mano ad autori del XX secolo si puó usare in tanti modi. Lo si puó dipingere come un fascio violento ordine e giustizia, positivamente o negativamente, per fare politica. Si puó usare il personaggio di Bruce Wayne per parlare di soldi e giustizia sociale. Peró sono cose del tutto diverse.
Batman é una cosa molto piú semplice, é un eroe che si maschera per portare giustizia in un mondo violento e pauroso. Su queste basi, ci si possono fare molte cose. Ma prima é stato creato il personaggio, in maniera semplice, col costume perchè tutti lo avevano (pur essendo se non sbaglio uno dei piú vecchi, batman), creato in una striscia di fumetti che veniva acquistata.
DOPO, solo dopo, si é cominciato a riflettere e a utilizzare quegli archetipi per creare storie piú profonde e interessanti (almeno negli intenti).
Cazzo. Vero Vero.
Ho le palle abbastanza grosse da ammettere quando in un dibattito la mia posizione si rivela penultima, ma non definitiva. Hai semplicemente ragione tu.
La parte di “è l’eroe che insegna al suo pubblico che cosa siano il bene e la giustizia, non é il pubblico che giudica – con tutte le sue diverse sensibilità – le azioni caso per caso” è riuscita a darmi un brivido a livello spirituale. Cazzo.
Ma tutto il commento è vero. Credo che noi stessimo giudicando il Batman come appare nei fumetti, piuttosto che l’archetipo da cui è nato. E credo che questa tua visione ampli il gioco abbastanza da far avere ragione tutti: semplicemente, ognuno stava commentando UN Batman, o meglio, un suo “strato”. Grazie Ruper. E cazzo che bello riaverti.
Rispondo solo ora in colpevole ritardo:
In effetti il discorso “meta” di Unbreakable era interessante, lasciato un po’ cadere così nei pallosissimi spiegoni di Glass nel capitolo finale della trilogia, ma interessante. Come pure è interessante il discorso della mitologia dei supereroi, parliamo di personaggi che resistono da ormai quasi un secolo nel caso di Batman, ed è naturale che non se ne sia data un’interpretazione univoca; è stato riscritto e ridisegnato da decine di penne e matite, ha passato guerre mondiali, boom economici, movimenti di protesta, guerre fredde, e da ultimo questa epoca contemporanea piena di ansia e di paura (magari è il motivo per cui noi oggi troviamo affascinante una visione pessimista anche nel cinema, e negli anni 60 era tutto un ballare in tutine attillate). Per come la vedo io, quel che resta è una media, la visione (oggi) prevalente è quella dell’eroe tormentato borderline, visione sicuramente dettata anche dalla necessità di differenziarsi dai più colorati e simpatici concorrenti DisneyMarvel oggi, e veicolata dall’estetica di Burton ieri. Direi che la visione che ha riscosso più “successo”, o comunque quella più immediata pensando a Batman, è quella di un supereroe più serioso e oscuro rispetto alla media. Anche perché forse è la visione che meglio si accorda col personaggio e il suo contesto: hanno provato a renderlo più simpatico e divertente, ci hanno provato negli anni ’60 e lo ricordiamo con affetto ma anche con gratitudine del fatto che siano passati sessant’anni, ci ha provato Schumacher vent’anni fa e c’è ancora gente parecchio incazzata in giro. Sono incarnazioni valide, perché appunto partono dall’archetipo, la “to do list” di Batman c’è tutta, dal costume alla Batmobile ai nemici storici, ma non sono (almeno per me, ovvio) le incarnazioni più memorabili del personaggio. Perfino nella serie animata mantennero un tono più oscuro, anche i videogiochi di recente pubblicazione diventano via via più seriosi – tra parentesi, la libertà che concede il mezzo giova sicuramente, per me la serie Arkham è un’ottima resa del personaggio e del suo universo, molto equilibrata.
E’ un po’ come quando hanno provato il tremendo reboot di Nightmare: Freddy era lì, col suo maglione e il guanto, c’era la scuola con gli adolescenti trentenni, c’era il suo passato, però all’improvviso si prendeva sul serio e non funzionava altrettanto bene (anche perché il film era una cacata). Era un’interpretazione valida del personaggio? Sì, indubbiamente. Funzionava altrettanto bene? No. Proprio no.
Cazzo, questo è il tuo secondo commento di seguito che trovo così bello da essere quasi imponitivo. Condivido ogni singola parola. Tutte tutte eh (perfino l’accenno ai videogiochi). Tranne una. Glass non mi è dispiaciuto nulla nulla. Anche se secondo me rendere split parte di una trilogia lo imbruttisce, era un capolavoro inarrivabile per Glass. Io quando lo riguardo, non lo immagino parte della trilogia, lo immagino stand-alone. Sul resto, braccia al cielo e grida, congratulazioni davvero.
Ciao Alessandro,
nemmeno a me è dispiaciuto Glass, intendiamoci. Andai in sala fomentato e ne uscii soddisfatto. Secondo me l’eccessiva verbosità è l’unico difetto vero e proprio, sente la necessità di spiegarti cose che per lo spettatore un attimo più pronto sono abbastanza evidenti, mentre lo spettatore meno pronto… probabilmente a vedere Glass nemmeno ci era andato. Questo, e anche la necessità di dare eguale spazio a tutti e tre i protagonisti, sono secondo me gli aspetti un po’ più deboli. Ma per il resto, la visione “esterna” di Shyamalan è intrigante. E concordo su Split, gran bel film, uno dei pochi nella filmografia di M.N.S. dove non dici “sì, bello, però…” ma dici solo “sì, bello”.
Sono classe ’87.
Non ricordo quando arrivò in tv per la prima volta nè se io lo vidi inprima tv o in una replica di qualche tempo dopo (sarà stato il 92 o 93), ma quella vhs l’ho letteralmente consumata. A casa dei miei c’è ancora, in totale credo avessimo 20 vhs su cui registravamo (in realtà quasi solo io) film a rotazione, batman non è mai stato cancellato.
La frase che mi è rimasta in testa a lungo a è quella del giornalista che guarda la casa di bruce e vedendo le armature dice “prego questa è casa mia: la cucina…. il tinello…. l’arsenale…” vai a capire perchè, ma la ripetevo ogni volta che mi trovavo in una taverna o di fronte ad un oggetto vintage (il giornalista la dice davanti ad una armatura).
Altra cosa carina su quanto sia stato iconico per la generazione dei nati negli 80: Seth Rogen in “cattivi vicini” che in fattanza discute con il capoccia della confraternita di pischelli su quale sia il vero batman (keaton vs bale) e i due che si ripetono “i’m batman” con le rispettive intonazioni.
mi delurko solo per esclamare
“Che Joker sarebbe stato Prince!!!!1!”
mi dileguo nell’ombra
minchia Bill, io ti conosco!
Benvenuto!!