Dove eravamo rimasti. Dopo 26 anni di onorata carriera passati a schivare i Muccino e i Michael Apted di questo mondo con l’espressione di uno che era sereno a fare il caratterista tutta la vita e invece si è ritrovato a fare il protagonista e a dover rinunciare a 100 birre al giorno, il simpatico Gerard Butler aveva finalmente scovato una saga facile facile per rimpolpare il fondo pensione con il minimo sforzo e lasciare un certo segno, ché ogni eroe di menare che si rispetti ha bisogno di almeno una saga da sbandierare con gli amici del dopolavoro action, altrimenti son coppini e schiaffi dietro le orecchie e schicchere sulla punta del pisello e “una birra per me e una spuma piccola per il pupo Gerard, pronunziato alla francese”. I tratti distintivi degli Attacco al potere sono: uno, c’è qualcosa di grosso e pesante che cade male (Olympus o L’ondhon) di solito spinto da qualcuno di cattivo e non americano (i nordocoreani o alcuni loschi figuri genericamente arabi); due, c’è Gerard Butler che, mentre è impegnato a tenere a bada il suo accento scozzese che non funzionerebbe in bocca a un vero eroe americano fatto di bourbon e scelte sbagliate, gioca a Call of Duty (livello “Stormtrooper con problemi di coordinazione”) e sbaraglia i cattivi; tre, c’è gente importante (segretari, contrammiragli, Morgans Freemen e alti papaveri in generale) che, dalla stanza dei bottoni, segue la diretta su Twitch di FaviGerry e quando tutto finisce per il meglio si alza in piedi e applaude come neanche il più bianco dei cracker quando il suo volo atterra. Nel mezzo, ignoranza q.b. ed esplosioni a piacere, sentenze a effetto, complotti scemi e doppiogiochismi inutili. Con Antoine Fuqua e la Casa Bianca, tutto tranquillo: un innocuo giocattolone retorico il giusto e con lo sguardo nostalgico a quando Bruce Willis insegnava come passare un buon Natale. Con il carneade Babak Najafi e Londra tutto male: era il 2016 e bisognava cavalcare l’onda turgida del trumpismo, quindi è parsa una buona idea fare un film che non solo è abbastanza razzista nel senso più decerebrato del termine, ma è anche (per coerenza estetica con la fonte d’ispirazione) brutto forte, oltre ad aver incassato più del primo. Cosa fare con il terzo capitolo, dunque, ora che lo spirito del tempo sembra cambiato, Trump potrebbe essere impicciato e fare troppo i reazionari non sembra più né cool né appropriato? Facciamo inversione di rotta totale, mettiamo Morgan Freeman a fare un presidente che potrebbe essere come potrebbe sicuramente essere l’Obama riformista di turno, e facciamo che a cercare di fargli la festa, stavolta, non sono i terroristi barbari bensì le ricche lobby americane che vogliono mantenere i loro privilegi alla faccia del benessere collettivo. E come bonus facciamo che tutti i personaggi del nostro universo narrativo sono stupidi. Proprio nel senso letterale della parola: presi da stupore, attoniti, sbalorditi, che sono in una condizione d’incapacità o insensibilità indotta da meraviglia, sorpresa o da altre cause fisiche o morali. Siamo tutti d’accordo? E allora sigla!
Dunque Gerard Butler è ancora al suo posto, giusto un po’ imbolsito dalle parti della mandibola. Porta alto l’onore di Mike Banning – un nome che conferma la teoria Max Power, e questo è solo il primo di tre riferimenti ai Simpson – insistendo a fare la guardia del corpo del presidente degli U Esse A nonostante, nell’ordine: una figlioletta che ha bisogno del suo genitore uno vivo e vegeto per crescere come si deve, una moglie che si è fatta cambiare l’attrice rispetto ai film di prima ma è bionda uguale quindi ok, una discreta dipendenza da antidolorifici perché probabilmente salvare il mondo fa male alla cervicale, e una malsana ossessione per quella scossa di adrenalina che ti viene quando ammazzi male la gente e ti ha detto il presidente di farlo e ti paga pure bene, robe che a un americano purosangue gli sale il brivido vero, lo stesso del primo esamino alla prostata. “Siamo leoni” gli dice Danny Huston con la sua splendida fazza da culo di babbuino che, lo sai fin da subito, non è solamente quella di un ex commilitone che oggi possiede una compagnia militare privata (i famigerati contractor) e sta chiedendo all’amico di metterci una buona parola con il presidente, che la smetta con questa storia da comunisti sull’esercito americano che interromperà tutti gli accordi con i mercenari. Gli dice “Siamo leoni e se ci metti dietro a una scrivania ci ammazzi inside, zio” perché è Danny Huston, e dietro a quel sorriso ci sono degli schiaffi pieni di faccia che in realtà sussurrano alle mandibole di Banning: “Adesso io e i miei amici uccidiamo il presidente Morgan Freeman, poi ti incastriamo, dichiariamo guerra alla Russia con una scusa del cacchio e intanto annulliamo a pernacchie il divieto di usare contractor e continuiamo a fatturare come dei draghi. Taaaac.”.
E niente, succede davvero. Nel senso che Morgan Freeman va al lago a pescare lavarelli (altro che golf in Florida) portandosi dietro un sacco di servizi segreti e arriva uno stormo di droni a riconoscimento facciale che stermina tutte le guardie del corpo tranne Banning, che dovrebbe prendersi solo la colpa e invece fa il solito guastafeste che rovina i piani ai cattivi salvando, per un pelo, la vita al presidente. Poi, dal momento che in questo film sono tutti stupidi, nessuno si prende la briga di controllare un po’ meglio le finte prove di alto tradimento che Danny Huston ha creato per incolpare Banning; ovvero l’eroe che una volta, dopo aver salvato il presidente e il mondo, si è preso la colpa per aver organizzato male la gita a Londra e si è scusato tanto. Banning scappa, inseguito dal governo americano e dagli sgherri di Danny Huston, e cerca rifugio nel posto più impensabile: la capanna nel bosco di Nick Nolte che interpreta nonno Simpson che interpreta Unabomber che interpreta il babbo di Mike che ha abbandonato la famiglia un sacco di anni fa perché fare il tunnel rat in Vietnam l’ha reso un matto paranoico. Ed è uno spasso vero. Sul serio, la cosa migliore del film a mani basse.
Quello che succede più avanti non va scritto, ma è comunque abbastanza prevedibile. Ecco, piuttosto, altre cose più o meno a caso da dire su Attack to the power III – Un angelo caduto in volo:
Non serve aver visto altri Attacchi al potere per potersi godere appieno la sarabanda di sparatorie consistenti – ma non particolarmente ben girate, specie quella finale ambientata in un centro commerciale – e di esplosioni al napalm, condite con almeno un inseguimento da palmi sudati su motrice di camion senza rimorchio in stradina stretta e buia di campagna: e se arriva un trattore in senso opposto? C’è sempre un trattore sulle stradine strette di campagna in piena notte. Comunque per conferma – non sui trattori delle stradine di campagna, ma sulla comprensibilità del film – ho chiesto un parere alla signora, Blanka DuBois, che prima di Angel Has Fallen non ne sapeva niente della saga e dopo Angel Has Fallen era tipo “Ok, va bene. Ma quindi?”. Poi le ho chiesto se si capisse tutto anche senza aver visto gli altri Attacchi al potere e mi ha risposto “Oh, ti pare che sono stupida come i personaggi del film?”. Tutto giusto.
Il giorno in cui volessi smettere di fumare o liberarmi all’istante e senza possibilità di ricaduta da qualsiasi altra dipendenza (la signora vota per lo scalogno crudo, ¡No pasarán!) vorrei provare il metodo Alberico Lemme/Mike Banning. Consiste in carboidrati e sessismo al mattino – non male i personaggi femminili di Angel Has Fallen, quasi aggiornati al 1985 – seguiti da un’accusa di tentato obamacidio e alto tradimento, più una 48 ore di fuga dal governo degli Stati Uniti e da un gruppo di mercenari cospiratori armati fino ai denti. Soddisfatti o morti male.
Stavo per scordarmi di approfondire un altro tratto distintivo degli Attacchi al potere che invece torna prepotente in questo terzo capitolo: la cosa più sorprendente di Mike Banning non è che potrebbe conquistare la gloriosa penisola della Kamčatka domani, da solo, con la faccia di Gerard Butler, in mutande (rigorosamente slippini) e con una mano legata dietro la schiena, ma che in ogni film della saga salvi la vita del presidente di turno (ciao Aaron Eckhart), salvi il mondo e poi si prenda comunque la ciccia e debba sinceramente cospargersi il capo di cenere per aver scoreggiato in ascensore, o qualcosa del genere. Cioè, questo è abbastanza matto da andare uno contro duecentomila con un apribottiglie in mano per pura fedeltà alla bandiera americana e poi arriva il tizio a cui ha salvato la vita a dirgli, tutto serio, va bene, ti perdono per avere starnutito senza mettere la mano davanti alla bocca, però che non succeda mai più, mi raccomando, che non so se la prossima volta potrò essere così clemente. E quell’altro che nicchia e dice oh, c’hai tanta ragione vecchio, sono stato davvero pessimo, scusami. Ma che oh?
Alla fine Angel Has Fallen si fa guardare. E non solo si fa guardare abbastanza più volentieri di London Has Fallen perché, viva la coerenza dell’exploitation, smette di dire cose disgustose per vendersi e piuttosto si limita a essere un thriller di gente stupida che cerca di fermare una cospirazione ordita da cattivi stupidi facendo esplodere un sacco di cose (stupide e non) nel frattempo; ma anche perché Danny Huston, le lentiggini di Morgan Freeman e Nick Nolte nonno che tutti vorremmo stanno su un altro livello nella scala gerarchica del carisma. E poi perché ci sono un sacco di citazioni involontarie dei Simpson.
DVD quote:
«È un film con Gerard Butler, cosa vuoi dirgli? Ma soprattutto: cosa ti aspettavi?»
Toshiro Gifuni, i400calci.com
…ma avere il primo “300” in curriculum non conta niente al Dopolavoro Action? (troppo cripto-omo-machista? troppa depilazione?)
Death Race 2…
solo quello dovrebbe valere metà pensione.
Carino, guardabile, ma talmente dimenticabile che a metà film non ricordavo l’inizio. Forse per il “colpo di scena” contavano sulla memoria a pesce rosso come reazione alla sceneggiatura. W Nick Nolte!
Maaaaa … l’avete recuperato per poterlo inserire nella rosa dei partecipanti al Sylvester 2019?
Bel pezzo Toshiro! Ti vogliamo di più così a briglia sciolta.
Per me questo film è una piacevole conferma che rende i vari fallen un perfetto trittico dell’ignoranza.
Meglio 100 bay di questo.
P.s. il buon Butler ci aveva messo lo zampino anche nel genere sottomarini con hunter killer
Scusate, meglio 1 Bay che 100 di questi
Le domeniche pomeriggio d’inverno sono state create per queste pellicole stupide come i cattivi di turno. In sala no, ma dal divano di casa me le godo tutte.
Sono stato un fan di ATTACCO AL POTERE
IL primo film e’ stupido ma fa il suo dovere
Il secondo film e’ stupido e brutto
Il terzo film e’ stupido
Purtrooppo l’unico per cui ho speso i soldi al cinema indivinate qual è ?????
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ah, gerardone ma che agente di merda che hai…?
Per le esplosioni del bosco hanno usato gli avanzi dei vari Bayhem.
Oh a me è piaciuto.
usato gli avanzi dei vari Bayhem
L’attenzione ci permette di distinguere il rumore dai suoni, i colpi aritmici grossolani dalle consonanze musicali.
In un tale film https://cb01-hd.net/azione/ è importante sentire e definire.
io questo non l’ho visto e non so se lo farò ma ho appena controllato su imbd e i dati sono questi : costati 40 milioni incassati 55o
se è vero ne faranno altri 15
bob