In occasione del suo 40esimo anniversario, vi abbiamo raccontato del seminale Superman di Richard Donner e dei suoi tre sequel, incluso lo spin-off Supergirl. Ma com’è proseguito il rapporto tra il cinema e i fumetti dopo quel rivoluzionario successo? Scopritelo con la nostra rubrica #EroiDiCarta.
Sia chiaro, non ho nessuna intenzione di dare avvio a un’altra mania ossessivo-compulsiva come quella per gli anni 80 (tanto probabilmente ci toccherà comunque), ma ogni tanto gli anni 90 mi mancano molto (ne parlavo già qui). Mi sento anche un po’ in colpa, perché mentre li vivevo ero troppo piccola e scema e li ho molto sottovalutati, ma con il solito sornione senno del poi bisogna riconoscer loro di essere stati un periodo incredibile. Ancora meglio degli anni 80, ché ce li ricordiamo per l’edonismo reaganiano e i capelli laccati, ma c’era comunque la Guerra fredda: negli anni 90 la Guerra fredda era finita e si avanzava danzando sul tetto del mondo verso la fine del millennio, convinti di averla tutto sommato sfangata (ah ah). Ogni tanto mi rivedo la totale e irresponsabile gioia distruttiva con cui Roland Emmerich faceva esplodere i simboli dell’America in Independence Day e mi rendo conto che tempi così felici e sconsiderati non torneranno mai più.
Nel mezzo degli anni 90, tra le altre cose buffe e strambe, arriva anche il primo cinecomic con una protagonista donna diretto da una regista donna – beccati questa Wonder Woman! – ed è una delle cose più anni 90 mai registrate su pellicola nella storia di questa Terra. Futuro post apocalittico cartonato? Check. Colonna sonora alternative pop rock? Check. Tessuti metallizzati e colori fluorescenti? Super check. Pantaloni larghi a vita bassa e felpe legate in vita? Ma certo che check! Malcolm McDowell in un ruolo umiliante ma comunque felice come una pasqua di poter gigioneggiare senza freno alcuno? Potete scommetterci le palle che check! Irredimibile floppone commerciale che convince tutti i produttori di Hollywood a non tentare un altro cinecomic con protagoniste femmine per altri dieci anni almeno? Ovvio. Sigla!
Sigla alternative pop rock + anni 90 + Gwen Stefani che è UGUALE a Lori Petty
Come dimostra tra le altre cose questa mia stessa introduzione e come diceva sempre la mia cara nonna, del senno di poi son piene le fosse, ma nel caso di Tank Girl i produttori di Hollywood se la sono anche un po’ cercata. Tank Girl appartiene a quella lunga schiera di progetti cinematografici frutto di schizofrenia pura: produttori che si esaltano all’idea di realizzare un progetto originale, rischioso, in anticipo sui tempi e potenzialmente rivoluzionario, e poi si cagano sotto all’idea di realizzare un progetto originale, rischioso, in anticipo sui tempi e potenzialmente rivoluzionario. Suscitano inizialmente entusiasmi esagerati in tutti gli artisti coinvolti, e poi li portano alla frustrazione e alla follia con note di produzione deprimenti, tagli insensati e re-shoot dell’ultimo minuto. È una lunga tradizione di bipolarismo produttivo che continua forte e chiara ancora oggi, chiedete a Kathleen Kennedy.
Tank Girl è in origine un fumetto, ma non un fumetto mainstream, niente supereroi classiconi Marvel o DC Comics: è una serie britannica, creata da Jamie Hawlett e Alan Martin, pubblicata a partire dal 1988 e subito adottata da punk rocker e riot grrrls. Se lo stile del disegno vi suona (ah!) familiare, è perché Hawlett è anche il disegnatore dei Gorillaz. Tank Girl è un fumetto anarco-punk, dallo stile surreal-psichedelico, con una protagonista imprevedibile, incontenibile, iconoclasta e – lo faccio dire a Wikipedia inglese che ha il dono della sintesi – «incline ad atti casuali di sesso e violenza, a colorarsi i capelli, scoreggiare, mettersi le dita nel naso, vomitare, sputare e più che occasionalmente ubriacarsi». Le folli vicende di Tank Girl si svolgono in un paesaggio australiano post-atomico, e comprendono, tra le altre cose, dei canguri geneticamente modificati, pupazzi parlanti e scene di sesso inter-specie. Presto! Facciamone un blockbuster per il grande pubblico! Cosa mai potrà andare storto?

cosa mai potrà andare storto?
A innamorarsi dell’idea di fare un film da Tank Girl è però prima di tutto la sua regista, Rachel Talalay (che d’ora in poi ovviamente chiameremo Talalalà), una che aveva esordito dietro la macchina da presa con Nightmare 6 – La fine, ma soprattutto aveva prodotto diversi film di John Waters, e aveva dunque un certo gusto kitsch, trash e anarcoide. Talalalà si piglia dunque benissimo col fumetto, passatole dalla sua figliastra, e si assicura i diritti (dopo che, in verità, l’editore aveva cercato di venderli ad altri senza successo), propone il progetto alla Amblin e alla Columbia, rifiuta (meno male!) l’interessamento della Disney e infine approda alla MGM/United Artist. Gli scazzi con la major iniziano da subito perché Tallalalà impone Catherine Hardwicke (la futura regista di Tirtheen, Lords of Dogtown e soprattutto Twilight) come production designer, ma c’è comunque un generale entusiasmo iniziale: vengono coinvolti direttamente i creatori del fumetto Hawlett e Martin, la parte di Rebecca/Tank Girl è affidata a Lori Petty (dopo l’abbandono della prima scelta Emily Lloyd) che viene da un periodo fortunato al box office (Point Break, Ragazze vincenti, Free Willy) e soprattutto è esaltatissima dalla parte, e il leggendario Stan Winston, quattro volte premio Oscar per gli effetti speciali e il trucco (di robette come Aliens, Terminator 2 e Jurassic Park), accetta di lavorare per metà della paga abituale pur di non perdere l’irripetibile opportunità di realizzare degli ibridi umano-canguri.

e quando ti ricapita?
Salto in avanti di un po’ di mesi, Tank Girl arriva in sala ed è un bagno di sangue, tira su in totale 8 milioni di dollari sui 25 investiti, Hawlett e Martin giurano e stragiurano che mai più nella vita metteranno piede su un set cinematografico, raccontano che hanno dovuto animare in fretta e furia intere sequenze perché «ci si era dimenticati di girarle» (anche se il fatto che siano le sequenze che apparentemente avrebbero necessitato più effetti speciali mi fa sospettare che non sia stata una dimenticanza quanto una precisa scelta). Il film avrebbe dovuto lanciare definitivamente Lori Petty nello stardom, e invece le ha se non affossato quantomeno limitato la carriera, Tallalalà da allora lavora praticamente solo in televisione (dove però è molto ricercata e apprezzata, va detto) e Naomi Watts, che appare qui in uno dei primi ruoli importanti in carriera, se ne vergogna ancora oggi come una ladra e se potesse brucerebbe ogni copia del film ancora in circolazione.

che c’è, ti vergogni di me? non capisco
Tank Girl è uno di quei film che si vede benissimo che sono costati una cifra ragguardevole, ma allo stesso tempo per qualche ragione sembrano sempre dei B movie mezzi improvvisati. È un film che inizia con una voice over esplicativa che pare appiccicata con lo scotch direttamente da un produttore ansioso, e infatti presto se la perde per strada e nessuno se ne ricorda più. La storia procede quasi per sketch, e qualche volta ti dici che ha senso per ricreare il ritmo ondivago e aneddotico di una striscia a fumetti, ma il più delle volte ti chiedi se non hanno tagliato delle parti rilevanti al montaggio o han saltato direttamente delle scene in sceneggiatura. Poi scopri che sì, ci sono stati un sacco di tagli al montaggio: i produttori hanno posto il veto sulle riprese della camera di Tank Girl piena zeppa di dildo colorati, sulla scena di sesso inter-specie (e dire che il buon Stan Winston aveva creato appositamente la versione senza veli dell’ibrido umano-canguro!), sul finale catartico in cui cade finalmente la pioggia, sulla scena in cui Malcolm McDowell tortura Rebecca, quest’ultima con la motivazione che Lori Petty, mentre veniva torturata, non era abbastanza carina.

sarai bello te, sarai
Insomma, la sensazione è che sul set stavano effettivamente cercando di fare più o meno Tank Girl, mentre gli executive volevano un simpatico e innocuo film d’avventura sci-fi per tutta la famiglia. La trama di Tank Girl, quando finalmente il film si ricorda di averne una, è semplicissima e iper prevedibile: Tank Girl deve salvare una pseudo piccola Newt dalle grinfie del cattivo turbocapitalista Malcolm McDowell, grazie al suo splendido carro armato potenziato e semi senziente, alla sua nuova amica nerd Jet Girl e a un gruppetto di uomini-canguro. Nel mentre, succedono cose assurde e pazzeschissime: appare Iggy Pop nei panni di un pedofilo, a un certo punto parte un numero musicale su una canzone di Cole Porter con tanto di coreografia alla Busby Berkeley, il leader degli uomini-canguro si lancia in uno spoken word jazzato, Malcolm McDowell si chiede: «Ficcare una bambina in fondo a un tubo per affogarla lentamente: è sbagliato?», insomma, cose così. Ci sono diverse idee interessanti, eh, soprattutto quelle che riguardano il cattivo McDowell, dalla sua tecnica favorita per far fuori i nemici (aspirarne il sangue, trasformarlo in acqua, berlo) alla sua assurda trasformazione in “ologramma cibernetico”. Ma la sensazione di un fraintendimento alla base tra autori e produttori, di uno spirito folle ed eccessivo continuamente contenuto, arginato, bloccato, edulcorato è palpabile.
Con gli anni, Tank Girl si è guadagnato un piccolo culto sotterraneo. Non dubito che una parte dipenda dal piacere perverso ma sempre efficace del so bad it’s good. Ma d’altra parte è difficile negare che il film abbia un’energia notevole, certo pompata dalla colonna sonora (irresistibile, soprattutto per un’ex ragazzina anni 90 come la sottoscritta) curata da Courtney Love, trascinata da una protagonista iperattiva che sembra costantemente sotto acido, e da un’anarchia anti establishment cui i blockbuster di oggi non potrebbero avvicinarsi neanche per scherzo. Se avesse saputo/voluto/potuto spingersi fino in fondo su questo binario surreale e sovversivo staremmo probabilmente parlando di un piccolo capolavoro, invece è solo un’occasione mezza persa, a tratti effettivamente scomposta e poco comprensibile e ridicola. Ma è qualcosa che oggi si prova a fare molto raramente, quando viene bene ci capita un Deadpool, quando va male un Suicide Squad – tra l’altro: Margot Robbie si è aggiudicata recentemente i diritti per un remake di Tank Girl, vedremo se avrà intenzione di farne un’Harley Quinn 2 – ma nessuno ha fino in fondo la stessa follia. O forse sono solo io, in piena nostalgia degli anni 90, quando il mondo era l’arca e noi etc. etc.

if you wanna be my lover you gotta get with my tank
Dvd quote suggerita: «Anni 90 FTW», Xena Rowlands, i400calci.com
Giusta recensione per un film che si fa (ri
) vedere con piacere.
Stupenda la coreografia di “Let’s Do It, Let’s Fall in Love”
Anni 90 la Rave culture
Ai tempi il film mi piacque , forse senza la , rave culture come già detto ,mi sarebbe piaciuto meno
Capisco Naomi Watts, mi vergogno io ad averlo visto
Divertente vedere come gli anni ’90 fossero, sostanzialmente, l’underground degli anni ’80 emerso alla luce.
Il fumetto di Tank Girl nasce nel 1988 e c’è qualcosa che suona più anni ’90 di Pixies e Husker Du?
ecco, questo me manca…nella mia mente fin a sta mattina con confendevo con space truckers di gordon…
Decisamente tutto vero.
Tra gli esempi riusciti di follia iconoclasta metterei la serie TV Happy!
La prima stagione è un piccolo capolavoro, la seconda un pò forzata ma non possiamo dimenticare che si apre con un gruppo di suore a ciascuna delle quali è stato legato dell’esplosivo e che saltano allegramente in aria una alla volta..
Fermi tutti!
Non è vero che il flop di Tank Girl mise uno stop ai cinecomics con protagonista femminile… vi sarete mica dimenticati del mitico Barb Wire con Pamelona Anderson al top uscito un annetto dopo!?! :D
Comic’s Greatest World della Dark Horse! X! Machine-Head! Titan! Vortex! Tentativo di creare un universo supereroistico alternativo alla binomio Marvel/DC dopo l’expoit della Image! Purtroppo dopo un paio d’anni di buona produzione, fisiologico calo di idee e di qualità e chiusura di tutte le testate, sopravvisse giusto per un po’ Barb Wire con l’onda lunga del film, e giusto qualche one-shot qua e là degli altri…
C’è comunque da tremare al pensiero di un remake di una roba così oggi, con tutto il bene per Margot Robbie.
Era difficile allora, figuriamoci oggi
Beh ma un fumetto come tank girl è impossibile da tradurre fedelmente su grande schermo, certo è che comunque, anche infedelmente, si può fare meglio di così.
Unico pregio di questo film fu spingere a pubblicare i fumetti in italiano con una rivista che, sebbene simile a un ”cioè” indie schizofrenico, ebbe l’indiscusso merito di pubblicare l’immortale skin di McCarthy. Ah e Ice-T canguro, vai
E comunque il titolo del pezzo è bellissimo.
Tank Girl il fumetto era qualcosa di innovativo, almeno per le edicole italiane…i si riempirono comunque di clichè simili che oggi annotiamo tipicamente da “anni 90”: dai supereroi pompati pieni di tasche e dalle bocche perennemente strette in un digrignare animalesco a personaggi oscuri e maledetti, cinici e disillusi. E le loro parodie.
(Ah, e la DC/Vertigo, non c’è niente di più anni 90. Forse la Paradox, che è durata pure meno).
Il film mi piacque assai anche se lo vidi solo una volta (VHS noleggiata), grazie a Lori Petty soprattutto, azzeccatissima e convintissima. E anche se non potevo immaginare la sua pazzesca carriera,Naomi Watts (che quando esplose con Mulholland Drive per me era “Jet-Girl di Tank Girl”!).
Una nuova versione oggi di Tank girl, la si potrebbe solamente fare in chiave miniserie, da trasmettere su internet e poi al limite in tv.
È uscito Star Wars e voi recensite questa merda, mah.
Ah, cojone! Se questo dev’esse il contributo tuo, pòi anche cancellà i400calci dai preferiti…anvedi questo…
Ammbecille, macchittesencula?
Mavvatteloapijanderculo, te tu madre e tu sorella.
che seiun cretino che dovresti ringrazià chi contribuisce a i400calci, invece no, arriva il troll che deve dettà lui l’argomento, ma sparisci…anonimo dei miei stivali, manco lo sforzo de’ batte qwerty sulla tastiera…
Barb Wire, per come venne pubblicizzato, era soprattutto un Pamela Anderson Show. Non mi sarebbe piaciuto andarlo a vedere, ma quella sera al Reposi gli amici votarono per Luna di Fiele, salvo poi votare dieci minuti dopo l’inizio per un suicidio tipo lemming giù dal loggione. Ci andò male, vedemmo il film, che neppure Peter Coyote poté salvare.
Ah, ma non ho detto niente di Tank Girl, non ho. Ciak ne parlò benissimo nei mesi precedenti all’uscita, io mi sarei aspettato Mad Maxine, poi il film scivolò giù in un tombino, portandosi dietro le speranze di Miss Petty.
Ne do la colpa ai canguri mutanti.
P.S. – Grande analisi, come sempre, Xena.
P.P.S. – Vedere la casellina “Segnalami i prossimi commenti via e-mail” senza che ci sia un campo in cui inserire l’indirizzo email fa male al piccolo Jakob Nielsen che è in me. Per favore, risolvete!
Mai sentito nominare