Peterberg e Mark Wahlberg sono un sacco amici. Aspetta. Sicuramente lavorano un sacco (sempre) insieme, e Wahlberg è l’attore feticcio di Peterberg. Poi non so se, come è plausibile, si amino anche nell’accezione biblica, chiaramente più sul versante Top Gun che su quello Brokeback Mountain. Penso si possa quantomeno dare per scontato che nell’intimità si diano del “bro” e si facciano spesso pugnetto per rimarcare la reciproca stima. Ma secondo me il loro è un rapporto ancora più profondo, che tipo Mark Wahlberg è l’avatar di Peterberg. Fatto sta che questi due si vogliono un monte di bene, tanto che ormai Peterberg non ci prova neanche più a fare film senza Mark Wahlberg, non gli riesce proprio. Non lo concepisce. Io dico che Spenser Confidential è lo zenit della bromance mistica che li unisce da sempre e per sempre, persi l’uno nello sguardo dell’altro ciancicando gomma americana vestiti solo di asciugamani legati in vita nella camera criogenica di Wahlberg. Perché beccami gallina se Peterberg e Markymark non fanno sempre e solo film che raccontano storie vere. C’è stato quello sullo spoiler in locandina ambientato in Afghanistan, quello della piattaforma di trivellazione semisommergibile che odiava i pesci, quello sulla maratona che finisce male ma poi un bianco incazzato risolve la situa, e c’è quello che apparentemente invece non è vero ma a guardare bene si ispira un pochetto. Ti pare che smettono proprio adesso? Dice che però Spenser Confidential è vagamente tratto da una serie tv – Spenser, andava su Rete 4 nell’87, ci ha fatto un cammeo Sarah Michelle Gellar agli esordi, ha avuto uno spinoff intitolato Un uomo chiamato Falco – che a sua volta non è ispirata a fatti realmente accaduti, bensì alla serie di romanzi gialli scritta da Robert B. Parker (e alla sua morte ereditata da Ace Atkins) che parla di un generico investigatore privato di Boston ex sbirro ed ex pugile. La mia teoria è che è tutta una copertura. Che Peterberg abbia chiamato Markymark per dirgli “Bro parliamo del nostro prossimo film bro, facciamo finta di prenderlo da questa serie anni ’80 bro, ma in realtà raccontiamo la storia più vera di tutte, bro fammi un pugnetto che facciamo il film su Mark Wahlberg che interpreta la versione di Mark Wahlberg immaginata da Mark Wahlberg. Baciami mentre sullo sfondo suona l’unica sigla possibile.”
La verità è che Wahlberg non sa recitare, manco per il cazzo. Con l’unica eccezione di quando interpreta se stesso, o la versione cinematografica idealizzata che ha di se stesso, solo con un vestito diverso. Era vero in The Departed, che lo vogliate o meno, ed è vero in Spenser Confidential. E sono relativamente pochi gli accorgimenti obbligatori per poterlo travestire da attore che non ti fa sanguinare il cervello quando lo senti o lo vedi recitare. Prima regola: ambientare il film a Boston, che se a Mark non lo fai parlare con quell’accento lì è finita, gli si incricca il cervello e va in confusione. Seconda regola: fagli interpretare uno sbirro o al massimo un ex sbirro, insomma qualcuno che gli permetta di esprimere tutto l’eroismo che c’ha nel di dentro, ma anche tutta l’aggressività malriposta, di quella che ti fa venire il legittimo dubbio che voglia menarti forte anche quando ti sta solo chiedendo se è già passato il 7 barrato. Terza regola: deve fare il buono, ma non il noiosetti che segue le norme alla lettera. Bensì il vero maschio bianco etero americano, al pascolo senza marchio nelle praterie, che quando le leggi degli uomini sbagliano non esita a infrangerle pur di fare la cosa giusta. Come quando ha scelto di incidere davvero quella canzone nonostante i pareri contrari di diversi giuristi esperti in diritti dell’uomo. Quarta regola: deve avere fibra morale e difendere i più deboli, perché anche lui era uno dei tanti poverinos della Boston brutta ma poi però ce l’ha fatta e adesso che è meglio di loro li soccorre. Nei film. Quinta regola: non si ciurla nel manico, fategli interpretare gente che va al sodo e te la butta lì cruda e sincera, come solo le migliori proteine sanno essere. Quando tutte le regole vengono rispettate, si può sguinzagliare un Wahlberg a piena potenza, che assomiglia molto a questo.
Egli è Spenser, solo il cognome perché non abbiamo tempo da perdere con cazzate sentimentali tipo i nomi propri, nato e cresciuto a South Boston (Southie per gli amici) da una madre single che siccome doveva arrabattarsi per nutrire questo disgraziato, gli ha inculcato a coppini e senza tante menate fru fru il bignami dell’uomo retto: non picchiare le donne, sempre andare in aiuto dei più deboli, non abbassare la guardia dopo un gancio e soprattutto mai girarsi dall’altra parte quando si assiste a un’ingiustizia. Ecco perché, fino a cinque anni fa, Spenser faceva lo sbirro, ed era incorruttibile, e ci teneva un sacco, e gli piaceva molto. Ma sempre per lo stesso motivo, cinque anni fa Spenser ha ripetutamente pigiato le nocche sulla faccia del suo capitano, reo di avere consapevolmente sepolto un’indagine, aggiungendoci la ciliegina extra degli abusi sulla moglie. Un lustro di carcere e una rissa con i suprematisti bianchi Post Malone e Donald “Cowboy” Cerrone più tardi, l’ormai ex piedipiatti esce di prigione e va ospite a casa del suo mentore, Henry l’allenatore di boxe, in attesa di finire il corso da camionista e trasferirsi in Arizona. Solo che il capitano corrotto di cui sopra, quello con il tatuaggio delle nocche sulla faccia, viene ammazzato male in un parcheggio giusto il giorno dopo la scarcerazione di Spenser. Viene accusato dell’omicidio un poliziotto onesto, convenientemente trovato morto suicida nella sua macchina. C’è qualquadra che non cosa, pensa Spenser con uno sforzo immane che lo costringe a togliersi la maglietta per far respirare i pettorali. Arruola il suo compagno di stanza – l’enorme Hawk, ospite di Henry per gli stessi motivi di Spenser – e insieme cominciano a mettere il naso in posti puzzolenti per risolvere il mistero e raddrizzare il torto. Gran finale al cinodromo, con Peterberg che ci titilla il fomento con Black Betty per tutto il film e poi la mette per cinque secondi in sottofondo. Rimediamo.
Io non ci credevo tanto in quel film qui, visto il tono generale dei precedenti firmati dalla premiata coppia. Il Bayhem spompato di Peterberg, unto con tutta quella retorica lì e con l’aggressione continua del faccione arrossato di Mark Wahlberg, mi appesantiva il giusto. Se devo mangiare una cafonata (e il giorno dopo sbuffare catrame) non ne prendo una surgelata, mi faccio direttamente esplodere in faccia un Michael Bay appena uscito dal forno. Invece viene fuori che Spenser Confidential è un gran buon film, che spunta tutte le caselle di genere giuste e riesce a tenersi a debita distanza da un eccessivo didascalismo. Qui un tot del merito se lo prende Brian Helgeland – il magico che ha scritto L.A. Confidential, Payback (anche regista), Debito di sangue, Mystic River, Man of Fire – il quale consegna a Peterberg una sceneggiatura con i fiocchi e con i baffi: semplice, compatta e soprattutto organica, di quelle stese con amore e che fanno sembrare facili cose complicate come la cura per i dettagli, l’uso attento di anticipazioni e rimandi, l’equilibrio tra azione, commedia e morale. Poi Helgeland, seguito a ruota dalla regia puntuale e corretta di Peterberg, fa questa cosa simpatica in cui sceglie di usare le fondamenta del poliziesco tv anni ’80, sopra ci costruisce questo scheletro grammaticale che prende a piene mani dal meglio dei buddy cop movies, mentre gli interni sono arredati in stile supereroe urbano contemporaneo. Spenser non è un investigatore privato, è un vigilante boy-scout che non sa farsi gli affari suoi quando assiste a un’ingiustizia e che di striscio riesce a infilarci anche un po’ di vendetta personale. È Batman senza i soldi, Frank Castle con una compagna viva e vegeta che gli fa da spalla comica.
Ora una lista di cose di Spenser Confidential che mi hanno provocato del sollazzo:
C’è Winston Duke che nei panni di Hawk regala una ragguardevole serie di pantaloni bracaloni, nonché grosse soddisfazioni nel sempre delicato ruolo del comprimario sgiandone. Il comprimario sgiandone è quella figura di uomo non protagonista enorme e dall’aspetto che incute timore, si può ben dire un sacripante, che nella vita in realtà è buono come il pane, ama i gattini, aiuta i bambini, mangia sano, si fa sempre un gran piatto di fatti suoi e non interviene mai e non è mai aggressivo, finché non arriva qualcuno a cagargli il cazzo e partono gli sganassoni alla Bud Spencer. Bud Spencer Confidential. Ihihih.
C’è Alan Arkin che con la sola imposizione di mezza espressione, il giusto linguaggio del corpo e il tono di voce azzeccato vince tutti gli Oscar per il Miglior anziano sardonico e fottesega non protagonista. Il suo Henry è lo spirito guida di tutti quelli che vorrebbero diventare vecchi nel modo giusto, commentando ironicamente il 90% di quello che gli succede intorno, lamentandosi del restante 10% e sbattendosene le balle nel 110% dei casi.
C’è la comica Iliza Shlesinger che gioca con gli stereotipi della donna dell’eroe, e nei panni di Cissy (la fidanzata zarra e fuori di testa di Spenser) prende a male parole tutti gli angeli del focolare, le damigelle in pericolo e le eroine armate di questo mondo scegliendo l’unico archetipo possibile per stare con costrutto accanto a Mark Wahlberg: quello della trentenne bianca che urla al commesso di andare a chiamare un responsabile perché tutto questo è inaccettabile e lei non sa chi sono io.
C’è questo gruppo di scalcagnati scappati di casa ex galeotti che deve sventare un complotto pazzeschissimo che nemmeno l’FBI è ancora riuscito a raccogliere le prove necessarie per intervenire. Fortuna che i cattivi sono di quelli tanto ambiziosi quanto stupidi (al pari del loro piano e delle loro motivazioni) e sono tanto gentili da lasciarti una bella scia di impronte facile facile da seguire. Il vero sollazzo è che, come ai bei vecchi tempi, il dove si arriva è meno importante del come ci si arriva, cinematograficamente parlando. E Spenser Confidential ci arriva bello sparato da un cannone, come ci piace a noi.
Dvd-quote:
“Bud Spencer Confidential: ed è quasi amore per Markymark”
Toshiro Gifuni, i400calci.com
Ed aggiungiamo che forse sarà il primo di una serie di filmetti come lo piacciono a me!
Bella recensione, asciutta e dritta al sodo, proprio come il film.
Peccato solo per come hanno caratterizzato troppo “anni ’80” i monellacci armati di machete…
Gran filmino, visto due volte in 4 giorni, va dritto sparato e tutto funziona. Fantastico.
Oh, bene. Mi ispirava zero, ma adesso me lo sparo.
Marky Mark e’ uno di quelli “attori” che, anche nei rari film in cui “ce la fa”, mi da sempre l’impressione che comunque molti altri avrebbero funzionato molto meglio al suo posto.
Significativo che disconosca e odii “Boogie Nights”, l’unico film dove davvero da una grande interprertazione. Perche’ e’ rinato in Jezuz dice lui, e non gli piacciono tutte quelle cose non timorate di Dio che gli hanno fatto fare e dire nel film (sempre fantastico che invece fare film dove devi ammazzare gente a grappoli non venga considerato in contrasto con il pensiero di Gesu’). Perche’ fare la parte di un gran pirla gli e’ venuta troppo spontanea, dico io.
Intrattiene nulla di più…
La Shlesinger nelle stand up fa cagare o vale la pena come una Schumer/silverman/Alì Wong ?
Si sono un fanatico di stand up di quelle scorettissime
Merita perchè ha uno stile ultra-personale, secondo me una delle migliori
Nulla di eccezionale ma passabile, va. Peccato non ci sia una scena con rapina sventata al minimarket, ci sarebbe stata da Dio.
Mah a me è parso il peggiore della coppia se si esclude Red Zone che non ho ancora visto. Come buddy funziona zero, azione spompa e che dire. Non è inguardabile sia chiaro però robetta appena passabile giusto se ti piacciono questi film qua.
Contesto l’affermazione che Mark Wahlberg non sa recitare, piuttosto non gli offrono ruoli adatti alle sue capacità. Forse l’unico che l’ha intuite pienamente è Michael Bay che in Pain & Gain gli ha fatto interpretare un pompato col quoziente intellettivo di un criceto poco sveglio: lì l’ho trovato veramente perfetto!
Regaz ma che succede? Questo film è una palla al cazzo.
Cazzo sì
Ragazzi, allegate alla rece la copia del bonifico di Netflix al prossimo giro, altrimenti i vostri lettori più affezionati rimangono disorientati…
(#sischerzaeh)
per me.Mark non si è più ripreso da quella megacagata di E venne il giorno…da lì giustamente reclutato da Bay per le sue porcate
Toshiro…che stai a’scrive? Questo “film” è una stramerda insalvabile con più buchi di un formaggio svizzero, toni inconciliabili, recitazione sotto la suola delle scarpe e coreografie a opera di un minorato mentale.
Ah, capisco: era tutto uno scherzo, dal momento che “Spenser” una recensione vera non se la merita…
This.
Tutto orrendo, soprattutto i valori che questo sito è nato per preservare. Sta al cinema di Shane Black come i film demenziali dei Wayans stanno ai Naked Gun. Vorrebbero proseguire nel solco, ma in realtà sono talmente brutti da danneggiare i modelli di riferimento.
mah non mi fido..poi Berg è entrato nella mia lista nera da quando ha sprecato Iko Uwais in Red Zone
Ogni volta che sento parlare di Arizona, mi viene in mente la rubrica dell’agricoltore agricolo (i veneti capiranno).
Il peggiore della coppia Berg/Wahlberg, che già non brilla per qualità e originalità: tutto già visto e spentissimo. L`unico momento in cui speravo il film si risollevasse e ` quando Wahlberg arriva col camion e spacca tutto, ma e` morta li’.
Simpatico, ma sembra il pilot di una serie tv anni ’80, anche perché su imdb non compare il budget (che dovevano essere due spicci). Incomincia a volare bassino Peter Berg, eh?
Mentre leggevo mi lampeggiava Frank Castle nel cervello e poi l’ho letto effettivamente… niente siccome io adoro Frank Castle e sto tipo gli si avvicina, anche se Wahlberg meh, mi sa che tra stasera/domani me lo guardo.
Alessandra…non bestemmiare. Frank Castle è un mito, Whalberg null’altro un coglionazzo miracolato.
L’ho trovato parecchio riuscito questo film (o pilota di una serie?). La coppia è azzeccata e non nascondo che un SC2, un SC3, addirittura un SC4 me li guarderei tutti di filata.
Un film molto interessante con questo attore, consiglio anche un sito per guardare film online https://cineblog01.gdn/
UFC 251: Usman vs. Masvidal is a mixed martial arts event produced by the Ultimate Fighting Championship
https://ufc251news.com
Laddove tutti gli altri film della coppia mi avevano divertito e fomentato (si anche mile22) qui nada, ma per me il problema è che manca proprio la regia di Berg che sembra assentissimo, svogliato. Marky Mark invece cotto al punto giusto cosi come tutto il cast.