La questione è che The Platform, El Hoyo, Il Buco, come preferite, è un film che andrebbe visto sapendone il meno possibile. I pezzettini di questo rompicapo vengono svelati man mano che la storia procede, un poco alla volta. Per cui vi consiglio di leggere quanto segue solo dopo la visione del film.
Per noi cresciuti tra un Carpenter e un Romero, la cosa è abbastanza chiara: il genere, nello specifico l’horror o la fantascienza, riesce a leggere, riformulare e in qualche caso addirittura a prevedere i mutamenti sociali, la situazione politica. Magari ci si mette un po’, perché i registi o gli sceneggiatori (e successivamente il pubblico) devono avere il tempo per far sedimentare nel loro immaginario quello che stanno vivendo, digerirlo, per poi ributtarlo fuori sotto forma di film. Gli sceneggiatori David Desola e Pedro Rivero, insieme al regista Galder Gaztelu-Urrutia, invece sembrano averci messo pochissimo… e hanno fatto uscire il loro film in un momento che difficilmente potrebbe essere sinistramente più azzeccato di così. O forse siamo noi che, con la testa e i pensieri pieni di questo cazzo di virus, vediamo tutto come una metafora di quello che stiamo passando.
Goreng (parola che in indoensiano vuole dire “fritto”) si sveglia e si ritrova in una stanza grigia estremamente spoglia. Non è da solo: dalla parte opposta alla sua c’è un uomo più anziano, Trimagasi (parola che in indonesiano significa “grazie”). Il soffitto e il pavimento hanno dei grossi buchi che svelano, sopra e sotto, altre stanze uguali identiche. Sul muro della stanza c’è un numero: 48. Trimagasi spiega a Goreng che è un buon numero. Sono al 48° livello di quello che viene chiamato El Hoyo, il buco, una struttura di contenimento fatta come una torre. Meglio: immagina un buco profondissimo. C’è un piano terra, il livello 0, e poi si scende. Fino a che livello? Boh, non si sa. Nessuno lo sa. Noi, Goreng, siamo al 48° livello. Sopra di noi ci sono 47 livelli, ogni livello due persone, 94 persone in tutto. Non male. Perché dico che non è male? Perché una volta al giorno, da quel buco che vedi sopra di noi, scende una piattaforma. Su quella piattaforma c’è del cibo. Viene preparato da degli chef incredibili, c’è ogni ben di Dio, piatti pazzeschi, buonissimi. Si fermerà al nostro livello per poco tempo, un minuto, qualcosa del genere. E noi possiamo mangiare quello che è rimasto dai livelli precedenti. Novantaquattro persone mangiano, eh? Ma vedrai che di cibo ce ne sarà ancora. Più sotto, verso il livello 102, le cose si fanno ben peggiori. Non arriva quasi nulla là sotto, Goreng. Ci sono stato al livello 102 e la situazione è presto sfuggita di mano. Ah, sì, non te l’ho detto: una volta al mese ci cambieranno di livello e la cosa bella – bè, bella si fa per dire, Goreng – è che non puoi sapere prima a che livello ti sveglierai. Un po’ tipo lotteria. Magari ti svegli a un livello buono come questo, il 48. Magari invece ti svegli al 102. E trenta giorni al livello 102 passano molto lentamente, te lo posso assicurare. Io ci sono stato al livello 102.
Ah, a proposito, quanto tempo devi passare qui? Sei mesi? Bè, non male. Forse sei mesi, duri. Certo, non ti devi far intenerire, eh? Non è che siccome sai che ci sono delle persone sotto di te che hanno fame, magari decidi di mangiare poco o nulla quando arriva la piattaforma. Col cazzo, Goreng. Mangia a più non posso, strafogati. Cosa pensi che facciano quei novantaquattro prima di noi? La dieta? No, direi proprio di no. Anche se loro sono sicuri che di cibo gliene arriverà, quelli mangiano tutto quello che riescono a ingurgitare. Perché sanno che quelli sopra di loro fanno lo stesso e perché sanno che magari il mese prossimo sono a un livello molto più basso, che ne so, il 102. E allora voglio vedere come te la cavi lì. Io ci sono stato al 102, sai? Eh, lo so. Basterebbe poco per far funzionare bene tutto: se tutti fossero delle brave persone e mangiassero solo quello che gli serve, forse il cibo basterebbe per tutti i livelli, certo. Che poi, boh, non sappiamo neanche quanti livelli ci sono… Ma che ti devo dire, Goreng, viviamo in una società di merda. Eh, lo so. Che ci vuoi fare? Tu magari sei uno di quelli che crede ancora alla favoletta che il bello delle persone esce fuori nei momenti di difficoltà. Certo, come no. Io, per non sbagliare, come oggetto, mi son portato un bel coltello, che non si sa mai. Tu che oggetto ti sei portato, Goreng? Ah. Un libro. Un bel libro… bravo. Guarda, l’avevo capito subito che eri un mezzo comunistello. Questo finisce nel Buco e si porta un libro. Ma come “non ci sei finito”? Cioè, hai chiesto tu espressamente di essere messo nel Buco per smettere di fumare e leggere Don Chischiotte? Vabbè, ma allora non solo sei un mezzo comunistello, ma anche un cretino. Io almeno sono qui perché ho ucciso uno. Eh, te l’ho detto: è una società di merda, Goreng.
The Platform è il nostro The Cube. Un film girato con pochissimi mezzi, praticamente in un solo ambiente, fatto di idee e recitazione. Non lascia un attimo di tregua allo spettatore che, quando pensa di aver capito tutto, si trova spiazzato dall’inserimento a sorpresa di un nuovo elemento. Violento (non solo psicologicamente), cattivo, spregevole, disgustoso, scorretto ma con degli inaspettati slanci di umanità. Fatta la tara con un finale che può lasciare un po’ perplessi, è una bella sorpresa, un film pronto per diventare un piccolo culto.
DVD-quote:
“L’instant movie dell’instant del cazzo che stiamo vivendo”
Casanova Wong Kar-Wai, i400calci.com
Segnato già ai tempi del Torino Film Festival 2019 e visto immediatamente: tralasciando il finale che poteva essere migliore (o diverso?) è la dimostrazione che la Spagna dà la merda a tanti (USA compresi) nel cinema di genere e non da oggi, ma già dai tempi di Balaguero, Plaza & c…
“L’instant movie dell’instant del cazzo che stiamo vivendo” in realtà non è questo ma “La Lotta per la sopravvivenza”.
Questo (e l’altro) l’ho trovato una cagata micidiale, carino fin quando non arriva la tipa col cane. Da li in poi, a mio parere, inizia a perdere un po’ di tensione. Comunque mi ha divertito fino alla fine.
Se ti vuoi divertire Why you don’t just die , se vuoi rifetterci sopra questo è ottimo.
Non capisco l’accostamento che fanno tutti con Cube, a parte vagamente la scenografia che lo richiama alla lontana, il senso è la struttura del film è completamente diverso. Comunque bello, molto letterario, ma anche bei pugnetti in pancia.
Ma sai, non poi cosi tanto. Alla fine in entrambi c’è un pò la morale di fondo “quando sono cazzi siamo quasi tutti delle merde, ma quei pochi che non lo sono ci dimostrano che sarebbe possibile non esserlo”
Oltre a The cube ricorda anche The experiment del 2001…comunque figo, certo un po’ una cazzata che la gente non stia a fare continuamente su e giù dalla piattaforma visto che non ci sono controlli, però funziona lo stesso il metaforone.
Come si e giù?
“When in doubt, Gesù Cristo” cit. Stanlio from blog giornaliero
Si però quel finale buttato lì senza il minimo senso svacca tutta la costruzione dei due terzi iniziali, ivi compreso il “Metaforoneh1!” che tanto ci piace.
Il messaggio è la panna cotta. Ma che sdrunzata eh dai su …
!!!SPOILER!!!
La panna cotta l’ha mangiata la bambina. Nel finale lui muore per far sopravvivere lei, che è diventata “il messaggio”. A livello di metafora è il coronamento del film, funziona perfettamente. Piuttosto, avrei seri dubbi su un film completamente mangiato dalla propria metafora…
concordo pienamente, l’ho trovato un buon film, ma la cosa che mi ha infastidito (e che mi ha portato a non farmelo piacere, ahimé), sono stati tutti i commenti con cui mi avevano preparato: “è il film più assurdo che io abbia mai visto”, “il finale mi ha spiazzato completamente”, “non capisco cosa significhi”, e via discorrendo, e invece mi son trovato davanti un film (ribadisco, ben recitato e ben scritto, a mio parere) con praticamente scritto sopra ogni pagina della sceneggiatura MEGAMETAFORONE DELLA SOCIETA’ a carattere cubitali. E mi fa girare le pelle che il 95% delle persone sia probabilmente così anestetizzata dalle cagate da trovare incomprensibile un film del genere.
!!!SPOILER!!!
La panna cotta l’ha mangiata la bambina. Nel finale lui muore per far sopravvivere lei, che è diventata “il messaggio”. A livello di metafora è il coronamento del film, funziona perfettamente. Piuttosto, avrei seri dubbi su un film completamente mangiato dalla propria metafora…
Non riesco a credere a questo abbaglio collettivo. Mi sembra un film veramente veramente brutto, ma proprio a livelli che sfiorano l’amatorialità. La classica stanza senza porte e senza finestre con il cemento armato vista in duemila cortometraggi brutti, lo spiegone infinito del vecchio che la sa lunga, ma soprattutto sto metaforone che più banale e con l’accetta che non si può.
Poi vabbè, tutta la seconda metà con elementi che la buttano in caciara per trasformarlo da corto brutto a lungo brutto, riuscendo a complicare con il nonsense la metafora più semplice del mondo.
Non tutte le metafore riescono col buco, sto buco è na metafora con la metafora intorno. Madonna che merda.
Concordo al 98%: all’inizio l’interazione tra i due attori è molto piacevole. Ma dopo 20 minuti il film ha già rotto maroni. Inconsistente.
Disgustoso, ma mi è piaciuto
Niente di nuovo, lo Snowpiercer dei poveri.
Snowpiercer è merda fritta
Certo… e gli asini volano
Certo… e gli asini volano
volevo aggiungere che si certo, e gli asino volano
Per la precisione?
si scusa, mi spiego meglio: una volta che riesci a far si che il centro di massa dell’asino sia giusto davanti (ben allineato) con il centro di spinta dello stesso e una volta che riesci ad avere un rapporto peso/spinta pari o superiore a 1 dovresti, effettivamente, poter vedere l’asino volare.
E come ottieni una tale spinta senza un intervento esterno scusa? In tal caso l’asino non sta volando, è stato scagliato. C’è differenza. Volare implica avere il controllo su ciò che ti fa volare, e poter virare volendolo. Sennò si chiama venir eiettati, o planare, o come disse qualcuno, cadere con stile. E io non ho visto the Platform ma Snowpiercer non era affatto così brutto.
#TeamBrusco, film di merda ne ho visti tanti ma Bucaneve sta nei primissimi posti. Soprattutto vista l’aspettativa clamorosa con cui l’aveva venduto chiunque
Ma perché? E’ cupo, claustrofobico, sporco, stancante, sovietico, arrivi alla fine e pensi “meno male è finito ora corro su pornhub sennò mi suicido per la depressione”. Che altro vuoi da un film del genere?
Sottoscrivo. Snowpiercer è figo.
Colpevolmente didascalico e qualche buccia di banana amatoriale ma è un gran bel film.
Si. E’ vero, come ha scritto qualcuno più su, che il metaforone si mangia il film, anzi il film è tutto un metaforone, è IL metaforone.
Però di solito i film cosi sono brutti, questo è bello. Duro e schifoso quando serve, senza tanti problemi
Non so se dopo Parasite posso affrontare un film con un tema metafora quel che volete simile se non uguale…non vorrei malcagarlo solo per l’ovvia inferiorità…o non c’entra un cazzo e sta in una categoria a parte ?
permettetemi di essere contro tendenza. E’ un film del cazzo. Non puoi dire “bel film peccato per il finale” se il finale e’ la parte essenziale del film. Di racconti metaforici sulla societa’ iniqua ce ne sono da sciacquarsi le mucose.
Un film del genere deve saper concludere la storia, questo finisce con la bimba che si mangia la pannacotta(come ha fatto a stare li per tutto il tempo? Metaforone nel metoforone? Qualcuo ogni mese scende a darle da mangiare?Quindi il protagonista non e’ speciale per nulla?). Aveva piu’ senso se la pannacotta fosse salita e si fosse rincongiunta alla scena del pelo.
Versione BIS: la scena del pelo significa che e’ gia’ accaduto in passato ma che non e’ servito a nulla, quindi serviva un cambio di paradigma (salvare la bambina)…non lo avete gia’ visto in matrix? E poi, la bimba quel mese com’e’ sopravvissuta senza mangiare la pannacotta?
Finito di vedere or ora.
Metaforone, la società è una merda, quelli sopra hanno tutto e non lasciano niente a quelli sotto. Bello, ma accidenti che novità. Non lo sapeva nessuno che chi ha tutto vuole di più, e chi non ha niente non avrà mai niente da quelli più in alto.
Pazzesco, ci voleva The Platform a dirlo.
Ma tant’è, ci sono cose che in questo film non hanno senso di essere.
OCCHIO AGLI SPOILER.
1) la bambina, come è sopravvissuta al livello 333 per tutto quel tempo? (bella cicciotta tra l’altro)
2) La donna che cercava il figlio, ogni mese scendeva. Poi come risaliva? Veniva sparata su dalla piattaforma e poi tornava bella diligente al suo piano?
3) la tipa che si uccide per far mangiare Goreng non è credibile. “ti conosco a malapena, ma mi sacrifico affinchè tu viva.” Ma per favore.
Dai, non mi metti nel film cose che non hanno senso (non che non hanno spiegazione come il finale, che non hanno proprio SENSO di essere) giusto per mettere delle figure d’impatto “perché sì”. Questo significa che lo sceneggiatore non sa fare il proprio lavoro.
concordo su tutta la linea, ho tralasciato un sacco di cose nel mio commento altrimenti non avrei finito piu’. Un filmaccio. Come il piu’ classico dei film netflix: buone intenzioni, ma pessima realizzazione
La tipa veniva riportata più o meno in alto ogni mese, come gli altri.
La vecchia che si impicca aveva il cancro e comunque non poteva sopravvivere al livello cento e passa dove stavano.
La bambina in fondo è una cazzata in effetti.
SPOILER
1)Il livello 333 è l’ultimo. In quel piano le regole del buco sono sospese (la bimba ha meno di 16 anni, non ha un compagno). E’ probabile che le diano da mangiare a differenza di quello che succede in tutti gli altri piani.Il livello 333 per me è il livello test. Per rompere il meccanismo del buco..qualcuno deve arrivare a quel livello..conquistare la fiducia della bimba nascosta attraverso un’esca (la risorsa/il cibo più irresistibile) e convincerla a rimanere sulla piattaforma per risalire.
2)La donna non saliva mai perchè non arrivava mai fino al fondo Scendeva fino a dove poteva. Lei era da sola (quindi alla fine esausta per i troppi combattimenti o veniva sopraffatta e violentata o come nel finale..uccisa).Lei aveva probabilmente la funzione di fare intuire come rompere il meccanismo del buco salvando l’innocente (all’ultimo piano) attraverso la sua storia. I carcerati da più tempo diffondevano ai nuovi il verbo di questa storia come una sorta di leggenda/fede.
3)La tipa che si uccide …stava morendo. Aveva il cancro. Quando la tipa gl’ha mangiato il cane gl’ha levato l’unica ragione per continuare a vivere. E’ entrata nel buco di sua spontanea volontà cercando una sorta di redenzione/significato alla propria vita…e lo trova affidando tutte le sue speranze a Goreng. E sapeva benissimo che tanto a quel piano non sarebbe mai riuscita a sopravvivere
La panna cotta non è la metafora. E’ un tentativo di decifrare la maniera con cui rompere il meccanismo suggerito al protagonista dall’uomo saggio in un piano.Il pelo…cade al cuoco barbuto..prima che la panna cotta venga calata giu nel buco e il maestro sommellier se ne accorge e lo rimprovera perchè tutto il cibo calato nel buco deve essere perfetto.Per rompere il meccanismo bisogna salvare colui che occupa il livello più basso (la bambina).Non è passata nemmeno una settimana da quando il protagonista e il suo nuovo compagno decidono di calarsi nella piattaforma.Ma in quel piano…le regole del buco sono sospese (la bambina ha meno di 16 anni ed è da sola)
Che la metafora fosse ovvia, te lo dice pure il regista per bocca del vecchiaccio. Un po’ ha messo le mani avanti, però ovvio o non ovvio, il film colpisce molto per come è diretto e recitato (finale o non finale a parte).
Bellino, per carità, ma sinceramente anche io ho dei dubbi…
SPOILER
Per esempio, perché Baharat si porta una corda come oggetto, se gli “ospiti” non sanno com’è strutturato il Buco (vedi spiegazioni che il vecchio compagno di cella dà a Goreng)? Perché la tipa che cerca il figlio e i 2 possono fare su e giù con la piattaforma, ma non è consentito tenere nulla del cibo, pena il riscaldamento o il raffreddamento estremo? Perché c’è un minore di 16 anni, se non dovrebbe esserci? Riguardo a questa domanda, questa parte è un sogno o realtà, visto che la bambina non pare denutrita?
Ho trovato superflua anche la cazziata del maitre ai cuochi per il capello, visto che non è stato spiegato nulla a riguardo: è un dettaglio, ma sembra una parte appiccicata lì dopo un taglio selvaggio…
si secondo me doveva finire con la pannacotta che sale e continuare in qualche modo. Poi i produttori devono aver pensato “che cagata” e lo hanno fatto cambiare…in peggio forse. Resta il fatto che e’ un film che ha senso solo se lo vedi tutto come una metafora e attribuisci ad ogni cosa un significato astratto (la mamma=la compassione, il protagonista=la volonta’ di cambiare, il buco=la socita’, la bimba=la speranza, etc…) .
Ma un film cosi’ e’ sempre una stronzata buona solo per i cineclub, vero Aronofsky?
SPOILER
Perchè è più intelligente del normale…esattamente come Goreng. Goreng è un sognatore/idealista (da qui l’amore per Don Chisciotte). Baharat è un devoto/religioso. Ognuno li dentro..come nella società assolve un ruolo e risponde a determinate caratteristiche non solo anagrafiche e sociali.Per me…esattamente come nel Cubo…il buco è un gigantesco test psicologico/sociale per mappare/monitorare la percentuale di salvatori (c’è un flash dove Goreng, sporco di sangue sembra il volto del messia in croce) che riescono col loro coraggio e la loro volontà a rompere gli schemi delle miserie umane. A ognuno di loro viene data una diversa quantità d’informazioni all’ingresso o arrivano a partecipare attraverso diversi percorsi.Goreng volontariamente partecipa per l'”attestato”. Trimagasi è li per scontare una pena.Ognuno di loro viene scelto. Ci sono quelli scelti sia per lo screening psicologico, sia per l’oggetto che scelgono di portarsi (che è indicativo del ruolo che avranno nel buco).In questa prospettiva non dovresti chiederti perchè Baharat si porta la corda…ma perchè Goreng si porta il libro…o tutti gli altri si portano delle armi. La tipa e i due possono scendere attraverso la piattaforma…perchè è consentito farlo. Esattamente come col cibo…chi gestisce il buco ha la tecnologia per monitorare tutto quello che avviene e intervenire ma non lo fa. Lascia che la gente s’ammazzi tra di loro. Lascia che rimangano sulla piattaforma per scendere.E programma le menti delle persone a pensare che la loro sopravvivenza (il cibo) sia legato solo a quella piattaforma e al piano che occupano (motivo per il quale gli impediscono di trattenersi il cibo al piano). Per me la bambina è il test del buco.E’ sempre all’ultimo piano e le danno da mangiare per farla sopravvivere ogni mese.
La cazziata a cui ti riferisci penso sia quella del pelo della barba o del capello di uno dei cuochi nella panna cotta.Il ruolo dei maitre nei ristoranti di prima classe è quello di controllare sempre la perfetta composizione dei cibi. Un capello in una pietanza è uno scandalo. Nel film il particolare è inserito per contrapporre la perfezione formale delle regole del buco alla sopravvivenza animale che avviene nei piani
Si, la cazziata a cui mi riferivo era quella.
Le tue spiegazioni offrono punti di vista interessanti, però mi inducono a pensare ancora di più che, forse, con uno sforzo minimo, poteva essere un grande film.
Un riferimento telefonatissimo a The Cube e un mezzo riassunto della prima conversazione del film..Maron, vi siete sforzati per fare sta recensione..
In effetti…
per una volta i commenti qui sono peggio di quelli sotto le recensioni su youtubeil metaforone sarà anche telefonatissimo ma qui parecchi dimostrano di non aver capito un cock
guardato sfruttando la massima piattaforma socialista disponibile (streaming gratis)…beh che dire…leggendo i commenti pensavo fosse una gran cagata e invece come spesso accade sono i commenti (i loro autori ovviamente…la quarantena deve avere azzerato le capacità intellettive di molti mi sa) ad essere di infimo livello… Può non piacere ? ovvio Può essere il.messaggio o quel che è banale e fuori tempo massimo? Anche
Ma mi sembra che un film come Parasite che per regia soldi incassi e plauso di critica e massa non sia neanche paragonabile a questo abbia di fatto trattato lo stesso argomento….Dire che il film è una porcheria o che la trama non sta in piedi per questo o quello mi sa tanto di pigrizia o diciamolo, sindrome di non capire un cazzo(e mi ricorda sempre quelli che facevano le pulci alla dieta di Godzilla…ad oggi la striscia di commenti più idioti ed involontariamente esilaranti che ricordi..o se vogliamo scendere ancora di livello , ah ah, quelli che davanti all’arte astratta dicono quel che sapete tutti)
Chiudo dicendo che pur non avendo alcuna simpatia per Netflix (non guardo serie TV quindi cazzo ne faccio) mi piacerebbe molto che sotto dietro o davanti a questo tipo di film ogni tanto comparisse un tricolore ..invece niente noi siamo ancora al tinello..un tinello che nn va ne giù ne su e che al massimo sta in mezzo mentre gli altri ballano e cantano musica anni 70 …che tristess…ben vengano i film bizzarri se son tutti così.. ben vengano.
Buona quarantena a tutti e grazie ai 400 calci per renderla un po’ meno merda
Questo film è una figata e ogni cosa torna. Potrei spiegarvi come, per filo e per segno, ma mi sa che dovrete credermi sulla fiducia, perché non ci ho cazzi.
Il paragone con “Il fascino discreto della borghesia” di
Buñuel mi sembra doveroso.
Il surrealismo di questo film dissacra, tra realtà ed incubo, una classe borghese schizofrenica.
La bambina non esiste e il ciclo della fossa non avrà mai fine, così come la cena descritta da Buñuel.
Chapeau, porca puttana!
Bravo.
Film asciutto. Che non ti prende per il culo.
Chiarisce subito il metaforone in modo da legittimare tutto ciò che avviene dopo. Scene scat incluse.
Rischio sopravvalutazione altissimo. In lockdown ti fai andare bene questo e altro.
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SPOILER
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La bambina non esiste. La panna cotta non arriverà al piano 0. Se scendi al piano più basso del pit / della società non ne risali più (ed è più che probabile che il piano 333 sia anche fuori dalla riffa mensile).
Bellissima interpretazione del finale.
Però la bambina esiste.
E’ messa là apposta dai piani alti (e mantenuta in vita). La chiave di lettura del film sta nelle parole della funzionaria, che nega l’esistenza della ragazzina al protagonista affinché egli agisca per pura fede (quale Messia della Merda), prima di sacrificarsi affinché sopravviva. Lo scopo della struttura di contenimento verticale è un esperimento con cui due fazioni opposte provano ognuna a dimostrare la propria tesi: l’egoismo senza speranza contro l’altruismo fino al sacrificio estremo.
Anche la tua interpretazione non è male :-)
Però il regista dà ragione a me:
“To me, that lowest level doesn’t exist. Goreng is dead before he arrives, and that’s just his interpretation of what he felt he had to do” (Fonte)
Detto questo, credo che neanche il regista avesse le idee molto chiare su come terminare il film, e abbia alla fine deciso di buttarla in mindfuck, in modo che non possa esistere un finale più corretto di altri e divertirsi mentre gli spettatori si scannano sui forum.
Per te la bambina è viva. Per me è morta. Per Mario Rossi è tutto un markettone di Save the Children.
Tralasciando i commenti di chi ha capito tutto e gli altri un cazzo (pensavo che la quarantena facesse diminuire i leoni da tastiera, invece noto ovunque l’esatto contrario….), ho letto spunti interessanti, come quella delle 2 fazioni di Vandal Savage; tuttavia, c’è soprattutto una cosa che proprio non riesco a capire,
SPOILER
cioè la piattaforma usata come “ascensore”.
Mettiamo che un prigioniero si svegli al 248° livello e che il suo oggetto sia una katana o comunque un’arma: cosa gli vieta di salire sulla piattaforma, farsi la trafila fino all’ultimo piano e poi risalire al piano 0, per provare a scappare?
Supponiamo ora che arrivato lì ci sia qualcosa o qualcuno a fermarlo (anche se il film mostra tutt’altro, cioè cucine, cuochi e camerieri), lo addormentano e il giorno dopo si risveglia al 248° piano. Ancora, cosa gli impedisce di ricominciare tutto di nuovo, visto che si risveglierà sempre col suo oggetto affianco (vedi Goreng che ritrova sempre la sua copia del Don Chisciotte, anche dopo averla mangiata)? Magari lo bloccheranno di nuovo, ma sempre meglio che morire di fame o mangiarsi il compagno di cella…
Se nei miei commenti percepisci un “leone da tastiera” temo tu veda leoni da tastiera un po’ ovunque, anche sotto il bidet di casa tua.
Comunque.
“cosa gli vieta di salire sulla piattaforma, farsi la trafila fino all’ultimo piano e poi risalire al piano 0, per provare a scappare?”
La velocità di risalita della piattaforma.
Per dirne una.
No, non mi riferivo a te, anzi il vostro scambio è interessante, appunto: leggi però altri commenti sopra.
Ok la velocità, ma la tipa che cerca il fantomatico figlio la usa tranquillamente per fare su e giù…
Mi par di ricordare che la tipa in cerca del figlio (che secondo me è la bambina, orientale anche lei) scende e basta, senza risalire mai se non (fortuitamente?) dopo il reset mensile. Risalire i livelli usando la piattaforma non credo sia consentito se non, nell’ottica dei protagonisti, per recapitare il “messaggio”, si tratti della panna cotta o della bimba. Il fatto che i prigionieri credano la stessa cosa basterebbe a relegarli nei rispettivi livelli. Anche il solo dubbio sarebbe sufficiente a non provarci neanche. Il tizio con la corda fa eccezione dato che utilizza l’oggetto che ha scelto di portare con sé.
Nota a margine sui leoni da tastiera (specie di cui auspico l’estinzione): purtroppo questo sito ne è pieno (Pitch not included).
Certo, il figlio DOVREBBE essere la bambina, anche se il film non lo conferma; al di là di questo, tra l’altro proprio la ragazzina nel finale risale con la piattaforma fino al livello 0 per recapitare il “messaggio”… La velocità con cui la piattaforma sale mi aveva fatto venire, infatti, il dubbio che lei fosse reale.
E’ reale! Il regista non ha capito un cazzo del suo stesso film! XD!
Probabile… XD
@VandalSavage e Quiet
In lingua originale Miharu parla di “hijo“, ossia figlio, maschio. Per quanto in spagnolo hijo possa identificare, genericamente, qualsiasi figlio, maschio o femmina, si può usare anche “hija“, ovvero figlia femmina.
La risalita non credo sia possibile. Altrimenti quelli che finiscono al piano 1 (basta un colpo di reni o far scaletta col compagno di piano) lo avrebbero già fatto.
Credo più ad una visione nichilista dell’esperimento: ipotizzando che la panna cotta arrivi al livello 0, l’unica conseguenza sarebbe che lo Chef si incazzerebbe con i cuochi dicendo: “Brutti stronzi, faceva così schifo che nessuno l’ha mangiata!“.
Ah ah! Grande.
XD
Però non mi è sembrato bastasse un colpo di reni o far scaletta, le pareti mi sembravano belle alte… Senza contare il rischio di cadere giù. Boh!
Secondo me, assumendo che sia vera la teoria dell’esistenza della bambina (e quindi smentendo il regista.. :P), probabilmente è anche vera l’interpretazione per la quale essa stessa è il test. Ovvero sta li (in qualche modo ovviamente nutrita) finchè non arriva qualcuno ad aiutarla, dimostrando quindi che l’umanità non è tutta una merda. In quest’ottica quindi che sia la figlia della prigioniera o meno non ha grande importanza.
Sempre assumendo per vero quanto scritto sopra, allora lei probabilmente è l’unica che può arrivare al livello 0, come “segnale” che il test è stato superato. Ovvero, se prova a risalire qualcun’altro usando la piattaforma lo fanno fuori, probabilmente in modo sadico. Lei la fanno passare.
L’ha già detto qualcuno che 333 è 666 diviso 2?
Eh signora mia, una volta si giocava con il cubo di Rubik … oggi va tanto il Jenga
Visto qualche sera fa. A me è complessivamente piaciuto per crudeltà, ritmo, tensione, dialoghi e bravura del protagonista. Stimola molti interrogativi e ipotesi, peccato lo faccia però più attraverso il suo sottobosco simbolico, le molte omissioni e un finale un po’ frustrante. Il titolo originale (Il Buco) forse si riferisce alla sceneggiatura. “La pannacotta è il messaggio” ha veramente stonato col resto e se voleva essere un momento ironico non è che abbia funzionato molto. Secondo me la bambina rappresenta l’innocenza perduta: è un’immagine scontata ma in linea col film che è abbastanza didascalico nei contenuti. E’ un’opera prima non dimentichiamolo, ma non credo che il regista andrà molto oltre. Peccato che in Italia proprio non si riescano a fare film distopici decenti come questo.
Film che sicuramente intrattiene, quantomeno rispetto agli altri film origgginali poraccioni di Netflix. Lì per lì colpisce, ma poi, esaurita la sferzata iniziale, va un po’ per inerzia, e finisce in un “non finale”. Difetto peraltro comune a tanti film che magari hanno alla base un’ottima idea, un bel soggetto, ma non riescono a portarlo fino in fondo (esempio, tanto per dire, La notte del giudizio – il primo – grande idea, film del cazzo).
A me non è dispiaciuto. Mi sarebbe garbato di più se l’idea non fosse stata finalizzata solo al metaforone ma contestualizzata in una trama vera e propria. Poi diciamo che sorvoliamo su qualche dettaglio un po’ così, e sul fatto che al di fuori della metafora non funzioni praticamente nulla, ma vabbè.
SPOILER
A me è parso chiaro fin da subito che la bambina non esiste (troppo pulita, troppo in forma) e che lui muoia prima di poter risalire. Il che vuol dire che alla fine non esiste alcun messaggio da mandare su e quindi è tutto un cazzo.
Boh, ripeto non mi è dispiaciuto, ma una volta esaurita la sorpresa iniziale non rimane nulla se non il gore (sempre ben accetto) e la durata contenuta abbinata ad un bel ritmo (gran pregio nei film che hanno poco da dire).
Idea interessante. Sviluppo intrigante. Finale del cazzo.
Ma quale finale da lasciare perplessi?
Visto ieri.
Basterebbe che dai livelli inferiori saltino sulla piattaforma per poi farsi portare su.
Fine della sofferenza.
Bella l’idea “the cube de noantri” ma poi hanno svaccato sul finale.
SPOILER
SPOILER
333 è il numero dell’angelo, quello che diviene Goreng, la panna cotta rappresenta la manna che scende dal cielo e la bambina sale-esce dal deserto a portare il messaggio (torah)
finalmente l’ho visto, mi è piaciuto.
unico punto debole la recitazione complessiva che è veramente casereccia, probabilmente guadagna tradottto… io l’ho visto in spagnolo e puzza veramente di prodotto televisivo.
Ora che é passato un po’ di può dire che fa cagare?
É un film di merda?
Ah no presuppone che tu abbia mangiato
É brutto forte può andar bene? Nel senso che hai visto tre film nella vita, ovvero mezzo dessert, risulta insopportabile – indigesto- dall’inizio alla fine