Oh raga ma lo sapete che I VIDEOGIOCHI? Sono una roba pazzeschissima, tu in pratica compri una cosa (“console” o “PC”), la accendi, impugni un oggetto di plastica non-fallico a meno di non avere tanta fantasia e BAM!, di colpo sei lì che spari ai cattivi e salvi la principessa! Incredibile quanto avanti si sia spinta la tecnologia ora che abbiamo scoperto l’elettricità.
Ora però fermatevi un momento a riflettere: ma ci pensate che incredibile futuro sarebbe quello dove i videogiochi non sono più video-, non direttamente almeno, ma sono LIVE, NELLE VOSTRE STRADE? Tipo voi uscite a fare la spesa, mascherina autocertificazione e tutto*, e sulla via del supermercato passa un tizio in motoretta e mitragliatori che spara una sventagliata di pallottole in fazza al suo rivale, mentre un drone lo riprende e trasmette le sue gesta a un vasto pubblico di appassionati che fanno il tifo per chi riesce a regalare ai suoi avversari la versione più violenta possibile del morbo della morte. Che ideona grandiosa, eh? Mai usata prima tra l’altro, questo spunto originalissimo di fondere realtà virtuale e realtà reale e le immancabili storture dei social network. Da rimanere a bocca aperta!
Mi perdonerete questo sottile e quasi impercettibile velo di sarcasmo nei confronti dei presupposti narrativi di Guns Akimbo, il secondo lungometraggio del finora impeccabile Jason Lei Howden (da qui: JLH). Deathgasm si faceva apprezzare, oltre che per la confezione deliziosa e piena di Satana, per un approccio molto sincero e soprattutto sentito alla stranezza che trattava al di là della superficie horror, e cioè l’amore per il metal e tutto quello che rappresenta per un*adolescente. Tutta questa dimensione di intimità, quasi autobiografica o comunque apparentemente tale, sparisce come i tizi dei free hugs ai tempi del coronavirus nel suo secondo film, un polpettone massimalista ed esasperato che nasce da una gag (“Harry Potter ha le pistole nelle mani!”) e fa una fatica del diavolo ad andare oltre e a imbastire una storia interessante sotto la valanga di evoluzioni registiche e ralentì della minchia che, pare, sono un fattore irrinunciabile in ogni film che abbia a che fare con l’argomento “videogiochi”.
Quello che ne esce è un film sempre urlatissimo e anche volgare – non nel senso che dice le parolacce –, grossolano e un po’ scemo, una collezione di momenti simpaticissimi che hanno la fortuna di atterrare in piedi la maggior parte delle volte, ma che non riescono del tutto a mascherare la pochezza e la superficialità di tutto l’impianto. Dice “che cazzo me ne frega, è tutto tamarro e colorato, cosa ti aspettavi, Scorsese?”. Ovviamente no, ma mi aspettavo almeno Neveldine&Taylor visti i presupposti, ma anche solo Hardcore Henry (che di questo film è la versione riveduta e corretta pur essendo uscito prima) mi sarebbe bastato. E invece quello che mi sono beccato è una quantità di slomo che ha causato crisi d’identità a Zack Snyder, tantissimo overacting (che personalmente metto nella colonna dei più, visto il contesto) e un bel po’ di mal di mare perché che bello far girare la camera a 360° durante le scene d’azione per trasmettere confusione e disorientamento, soprattutto che bello farlo IN OGNI SINGOLA CAZZO DI SCENA.
Scusatemi, sono un po’ infastidito, soprattutto perché nonostante quello che mi dice il mio cervello non posso far finta di non essermi almeno un po’ divertito – il problema è che non credo sia merito di JLH. Sigla!
Harry Potter Miles è un tizio che programma brutti videogiochi succhiasoldi per mobile, e in quanto tale è sfigatissimo, bullizzato dal capo, asociale, alcolizzato ed ex fidanzato di Ramona Flowers Nova, una bellissima ragazza con i capelli rosa caratterizzata dal fatto di essere una bellissima ragazza con i capelli rosa e l’ex fidanzata di Miles. Siccome il Nostro è triste solitario y final, passa le sue serate a bere birra e trollare i troll su Internet. La sua vita cambia quando trolla i troll sbagliati, cioè la gente che gestisce SKIZM (giuro, SKIZM), una sorta di reality show trasmesso sull’Internet e gestito come fosse uno sparatutto mandato in streaming su Twitch, nel quale due persone più o meno ignare vengono schierate una contro l’altra e spinte ad ammazzarsi a vicenda per vincere.
Tipo La settima vittima (quello di Sheckley, che diventa decima se parliamo di cinema), tipo L’uomo in fuga di Bachman cioè King, un po’ anche tipo Gamer, un po’ come tutto quello che volete: non c’è nulla in Guns Akimbo, almeno in termini di riflessioni sulla società dello spettacolo e sul mondo del gaming e dell’online e sulla complicità del pubblico in azioni efferate (quindi anche un po’ tipo rotten.com) che non sia stato già discusso e sviscerato altrove. Non che Deathgasm volesse essere chissà che trattato originale o avesse un’esplicita agenda divulgativa relativa al metal e ai metallari, ma quantomeno parlava di argomenti molto meno discussi al cinema e ai quali l’autore si avvicinava con sincerità e reale coinvolgimento emotivo. Guns Akimbo sembra il prodotto della fantasia di uno che ha giocato una volta a GTA Online a casa di amici e si è convinto di conoscere i videogiochi.
Ovviamente tutto questo substrato di, perdonatemi, worldbuilding e di menate a esso collegate è sepolto sotto il film stesso e soprattutto sotto l’ingombrantissimo peso dei suoi due protagonisti, ai quali JLH affida le chiavi del film dicendo loro “fate il cazzo che volete, basta che fate i matti”. I due in questione sono il sempre più indecifrabile Daniel Radcliffe (che il Capo mi fa notare essere una versione cinematograficamente accettabile del mio frenemy Graham Skipper), al quale i cattivissimi di Skizm inchiodano due pistole alle mani per trasformarlo nel personaggio del videogioco che serve che sia, e nel ruolo di quella che deve ucciderlo Samara Weaving, di mestiere pazza fottuta, che ormai è chiaro si stia costruendo una carriera da gemella cattiva e depravata di Margot Robbie e che è infuriata per essersi fatta fregare da lei il ruolo di Harley Quinn.
Qui Margot Robbie Cattiva fa Nix, nome e look da Mad Max, il grilletto facile e una grande passione per la cocaina. E lo fa come se non stesse aspettando altro nella vita: salta, spara, pippa, corre, rotola, insulta, dice parolacce con l’intensità di un Daniel Day-Lewis del disagio su Internet, e ovviamente pare uscita dai sogni bagnati di un tizio a caso che ha un account Tumblr dove posta fan art vagamente manga di ragazze fighe dalle lunghe cosce bianche e lo sguardo assassino. Da un lato non è il ruolo più grato del mondo, dall’altro è piuttosto facile abbandonarcisi se appena ti diverti un attimo a farlo, ed è chiaro che Samara Weaving si diverte UN MONDO a fare la pazza pazza guardate come sono pazza e disturbata, almeno quanto Daniel Potter si diverte a fare il disagiato che si trova in una situazione, diciamo così, nuova e complicata da gestire.
Quindi abbiamo due persone che non aspettavano altro che poter fare cazzate per novanta minuti, e alle loro spalle uno che non vede l’ora di metterli nelle situazioni più assurde e pericolose e piene di violenza che gli possano venire in mente. Il problema quindi è che JLH dimostra a questo giro di avere molta meno creatività di quella che sprizzava da Deathgasm. Ci sono, in Guns Akimbo, almeno quattro o cinque scene madre, quelle sequenze piene di tutto nelle quali sospendi il giudizio sui fattori contingenti e ti concentri sulla macelleria che è il vero motivo per cui hai pagato il biglietto. E sono tutte una uguale all’altra: gente che si spara da dietro armadi, muri e altre superfici verticali, protagonisti protetti dalla plot armor più spessa dai tempi di quella degli hobbit nella “seconda trilogia” di Jackson, effettini stronzi tipo UI da videogioco (quanti proiettili rimangono al Nostro, il kill count…), slow motion di pessimo gusto e una scarsissima capacità di rendere dinamica una sparatoria.
Samara, Harry e l’ultraviolenza mascherano tutto sommato bene questi limiti, e oltretutto siccome siamo nel 2020 ed è impossibile fare le cose seriamente senza infilarci momenti-meme ognuna di queste sequenze è punteggiata di momenti comici più o meno forzati che provano a supplire a tutte le altre carenze. Resta il fatto che Guns Akimbo è un film di sparatorie in cui la maggior parte delle sparatorie sono momenti di stanca, e in cui più di una volta si prega ad alta voce che la smettano di sparare al decimillesimo tizio senza volto e si torni su Samara Weaving che dice cose orripilanti o su Daniel Radcliffe che trasuda disagio.
È un peccato perché poi quando si tratta di quagliare Guns Akimbo mette per un attimo da parte la locura per focalizzarsi su un finale quello sì potente e d’impatto. Ed è un peccato anche perché al netto della ripetitività e della sciocchineria da quarantenne che gioca a fare il ventenne il film ha un suo cuore, una vaga idea di quello che vorrebbe essere sotto tonnellate di cerone e di pose, ma anche una notevole confusione di fondo su quello che sta cercando di dimostrare (a parte che “la gente su Internet fa schifo” ma quello grazie al cazzo).
È, credo, interpreto, deduco io, funzione del fatto che JLH non sente l’argomento quanto sentiva Deathgasm, e si è fermato alla crosta per costruire il suo nuovo giocattolo. Fosse solo una questione ideologica e di approccio glielo si perdonerebbe anche, il problema è che la superficialità tematica diventa sciatteria realizzativa, o anche che quando fai un film pazzopazzo nel quale l’unica idea è che si tratta di un film pazzopazzo il risultato è necessariamente sciapo e un po’ vuoto.
Vedetela così, che è un periodo complicato e ci servono buone notizie: al netto di tutte le mie menate, Guns Akimbo è un film di personaggi e almeno in questo senso vale la pena dedicare 90 minuti della propria vita a Samara Weaving e Daniel Radcliffe. Guardatelo per loro e diciamoci che tutto sommato è carino e diverte ed è un buon modo per staccare dalla realtà. E abbracciamoci forte, ma da un metro di distanza.
Qualsiasi formato sopravviverà all’apocalisse-quote suggerita:
«Io te lo buco quello slomo»
(Stanlio Kubrick, i400calci.com)
*qui è dove esprimo la speranza che questa frase invecchi molto rapidamente
Vabbè mi hai comprato con la presenza di Samara Weaving
Idem
anche se la preferisco nel fantastico “Mayhem”
;-)
Mi sono divertito come un coglione a vederlo, ma devo dire che le osservazioni di Stanlio sono tutte corrette. Il film non è originale e ha una trama idiota. I personaggi reagiscono come manco in un manga fracassone e posso capire che ad un gamer (come non sono io, ma evidentemente, è il recensore) questa superficialità possa dare fastidio.
Però i protagonisti sono fantastici entrambi. La Weaving non sbaglia un colpo e non metto in mezzo gli ormoni (in questo film è troppo devastata per risultare sexy- a mio parere lo era solo in “The Babysitter”. Ma è sinceramente divertente).
“Grandi seghe qui dentro, eh?!” battuta dell’anno.
Il film non l’ho visto, ma Daniel Radcliffe l’ho rivalutato troppo dopo Swiss Army Man, che è uno dei film che mi ha fatto più ridere negli ultimi 10 anni. Cioè, per me è sempre un cane eh, però almeno è simpatico e si butta in questi film scoglionati, quindi stima.
Rcensione perfetta, tutto verissimo. Film godibile ma con zero personalità.
Sarà che durante il lockdown mi son messo a recuperare roba d’autore che da troppo tempo avevo in lista, quindi ero a digiuno di cinema del menare (a parte qualche pellicola di Kurosawa), ma era da molto che non mi divertivo così.
Film sicuramente “molto millennial” (da leggere con l’enfasi di Stanis LA Rochelle), ma che non si prende troppo sul serio, sequenze di gun-fu ben coreografate, Radcliffe che si fa volere bene nonostante qualche faccetta da youtuber “OMG EPIKOH”, ho visto il film in lingua originale e non capisco perché tutto questo astio nei confronti di questo giovanotto.
Migliore scena quella col barbone
Divertente, perfetto per passare 2 ore senza pensare a nulla e facendosi qualche sana risata. Forse rimane un pò troppo sospeso tra il voler essere spiccatamente millenial (gli effettini UI stronzi e i momenti meme) e qualcosa di più (la violenza e certe battute di Nix un pò più sarcastiche di altre).
La premessa non è originale (voyeurismo della violenza).
Ok tutto, ma film come questo ne vedrei due al giorno senza stancarmi.
Concordo sulla, cito dalla recensione, “sciatteria realizzativa“* (cit.) e sullo slow motion usato a cazzo, non sempre ma la maggior parte delle volte.
*leggasi, ad esempio: i due poliziotti, protagonisti in 2 minuti di un doppio twist, ma buttato così a cazzo. E il collega capellone di Miles, che si ritrova non si sa come… (no spoiler).
Detto questo, cacciatevi dalla bocca la pipa in radica: il film è divertentissimo.
note sparse:
– Avrei voluto vedere il Sub-Boss senza maschera.
– Il senzatetto vince tutto.
– Samara Weaving, cazzo!
– Fortuna che Harry Potter ha la plot armour, perché un susseguirsi di sfighe come quelle che lo perseguitano non lo vedevo dai tempi di “Fuori Orario”.
Ah. ultima cosa: Fanculo PRIME che sui titoli di coda mi sei andato in bassa definizione e non sono riuscito a leggere di chi fosse la cover industrial pop di “You Spin Me Round”.
Il collega di Miles a un certo punto è al cesso e si vedono i kattivi di SKIZM che lo rapiscono e lo portano via.
Urca! Hai ragione…
Trovata!
“Spin me round” dei 3Teeth. Non ancora uscita ufficialmente, si trova come CUT dal film.
3Teeth – Spin Me Round [Guns Akimbo Cut] (2020)
Recensione e commenti condivisi al 100%. Il film è UNA BOMBA ma è vuotino, specialmente se lo si paragona a DEATHGASM (citazione dal film: “Scritto in caps lock, i caratteri piccoli sono per sfigati”), che era UNA VERA BOMBA, nonché uno dei momenti più divertenti della mia vita, anche se non ho troppo amato lo stereotipo del metallaro diventato tale perché asociale, io il metal lo vedo più come Che Guevara descriveva le parti più tristemente indispensabili di una rivoluzione, quando diceva “Dobbiamo portare la guerra nei ristoranti, nelle chiese, negli ospedali, nelle case, toglier loro ogni luogo sicuro, solo un popolo pieno di odio può sconfiggere un nemico terribile”, per me il metal è questo, una chiamata a devastare il mondo (fintissimo) che ci circonda, e non è rivolta solo agli asociali ma a tutti, meglio che mai i vincenti, se sanno sopravvivere in un ufficio sapranno reggere lo stress di dormire con un occhio solo col fucile in braccio. Tolto quello, DEATHGASM era non solo coloratissimo, ma fatto bene e mai forzato, che è importantissimo nel cinema. Guns Akimbo è leggermente meno curato, più intrattenimento che cinema che ti resta dentro, ma è spassosissimo e fila come una scheggia, non annoia mai, e secondo me le scene d’azione, seppur abbiano la malattia che descrive il mio adorato Stanlio, sono infette ma asintomatiche, perché non durano mai tanto da sdubbiare, sebbene il rischio ci sia. Poi, va detta una cosa: a me Radcliffe piace da morire, fa spisciare un botto e avendolo visto a teatro dico che è un attore della madonna, solo molto inklesa e quindi meno fracassone di altri, ma bravissimo a recitare. Unico dispiacere: VOLEVOH ESSERE IL PRIMOH A COMMENTAREH SUL FIIIIIILM!!! E INVECE 9 DICO 9 CIOE’ 9 PRIMA DI MEEEEEH!!!
Guarda io ho amato particolarmente Deathgasm proprio perché il modo in cui raccontava i metallari ricalcava con perfezione quasi assoluta la mia vita al liceo. Cioè per me aveva la forza di non essere uno stereotipo (o forse il problema è che io al liceo ero uno stereotipo e non me ne accorgevo).
Qui invece che parla di una roba che per me al liceo è stata altrettanto importante la banalizza moltissimo e mi mette sì davanti a stereotipi un po’ fastidiosi.
Però ecco, è anche un discorso di esperienza personale.
Il Cinema è vita e la vita influenza l’Arte. Senza influenze saremmo tanto lucidi quanto insipidi. Io ho dedicato la mia vita ad essere saporito sebbene lucido, e dopo vent’anni vagamente inizio ad essere un brodo un minimo limpido e saporito, ma di base il Cinema è e resta LA VITA, quindi le esperienze personali vanno benissimo. Però mi sfugge, sento che vuoi dire qualcosa di profondo e sfaccettato ma a me sfugge (a volte la mia mente non capta certe cose, lo so, ci sto lavorando in questi giorni), perché non capisco cosa sia quel qualcosa che Guns Akimbo banalizza, io non sento in esso un atteggiamento banalizzante, ci sento qualcosa di più simile a quando uno sceglie di descrivere solo una porzione, non perché gli sfugga il resto, ma perché ha deciso di concentrarsi su quella porzione e basta. Pensa a quanto sono diversi i due personaggi di DEATHGASM: citaz, “Tu sei Legale Buono mentre lui è un Caotico Neutrale, non potevate restare amici in eterno”. ***DIGRESSIONE *** A parte che sono due cazzate megalitiche in una sola frase, visto che il protagonista è un Neutrale Buono, un Legale Buono considera la società come misura di ciò che è accettabile o no, e quindi non diventerebbe mai un metallaro, poiché la società lo disapprova, mentre l’altro, il cazzaro, è un Caotico Buono, un vero Caotico Neutrale è tipo i Predator (c’è un mostro nel Manuale dei Mostri n°5 della 3 o 3.5 edizione, che è pari pari il Predator e viene descritto come Caotico Neutrale dicendo che “Sebbene uccida per divertimento, non è sadico”, e non credo che il cazzaro di DEATHGASM ricada in tale categoria), e i Caotici Buoni sono molto più bastardelli di quanto si creda, c’è un’espansione dove viene spiegato che Morwel, la Regina degli Eladrin (fate e angeli della natura), è fissata con le orge sadomaso e i litigi amorosi per questo motivo ha sposato un elfo mago che prima di fare il re faceva lo stratega, e una elfa barbaro lesbicona che prima di diventare co-regina faceva la cacciatrice di taglie, e li costringe a fottere per vedere se smettono di detestarsi. E non è roba da fan, è CANON, solo non ricordo dove cazzo l’ho letto, e ovviamente NON era così esplicito. FINE DIGRESSIONE. Tornando al film, io l’ho sentito come fare un biopic su uno solo dei personaggi di DEATHGASM: separali, e hai due film totalmente diversi. Ma non avverto banalizzazione. Però sai che io ADORO le tue rece: perciò ti prego, spiega meglio. PS non ho capito neanche un’altra cosa: quale eri dei due, al liceo? Quello sensibile o quello cazzaro?
Ho sentito Debord spararsi al cuore nella tomba sul tuo incipit. Per il resto spero tu sia conscio che la tua è la lucidità del bue che dà del cornuto all’asino.
Please argomenta. Non capisco.
@Betta Tarr
Citare Debord è quanto mai attuale, in un periodo in cui vip e calciatori del cazzo ci dicono “restate a casa” mentre si autospompinano sui social dalle loro ville da 10000 m² con piscina.
Ma usarlo per attaccare un commentatore la cui unica colpa è di amare il cinema e coltivare il desiderio di condividere la sua passione: NO.
Grazie per la collaborazione.
Oddio Pitch grazie. Si infatti non capivo: Debord ci ha sempre messo in guardia da chi usa l’arte (ogni arte, anche retorica, falsa amicizia, insomma la stimolazione sensoriale o psicologica) per IRRETIRE. Ma l’Arte grafica (insomma il Teatro e i suoi discendenti, soprattutto il Cinema ma anche entro certa misura i videogiochi, gli psicologi sono ormai d’accordo che il concetto di punti esperienza dei videogiochi – problema >>> affronto invece di fuggire >>> ci guadagno – abbia arricchito parecchio la psiche delle nuove generazioni) può essere usato anche per creare una ANAMNESI dell’inconscio, esorcizzare paure, ammettere/ufficializzare sogni, speranze, progetti. La psicologia situazionista non ha mai demolito la creatività, solo messo in guardia dagli usi inculanti che se ne possono fare (come di qualunque altra cosa). Forse quel Tarr, quando ha detto che non ero affatto lucido, si riferiva al mio commento precedente, quando agganciandomi a DEATHGASM ho detto che secondo me la musica metal più che uno sfogo per giovanotti che si sentono falliti, è una chiamata alle armi anarco-insurrezionalista, e magari ai suoi occhi ciò sembrava immaturo, goffo od obsoleto. Boh! Comunque che sia, TROPPO grazie.
Non proprio Mastroianni biondo
“Guns Akimbo sembra il prodotto della fantasia di uno che ha giocato una volta a GTA Online a casa di amici e si è convinto di conoscere i videogiochi.”
E aspettate di vedere Free Guy…
Ti faccio io lo spoiler di Free Guy: è il prodotto della fantasia di uno che una volta ci ha visto i figli giocare a GTA, dopo un minuto ha detto “ah e quindi tu vai in giro e puoi sparare” e poi gli è suonato il telefono ed è dovuto tornare fuori.
Mi sono divertito, non si prende mai sul serio ma allo stesso tempo non sbraca mai nella minchata assoluta, radcliffe un altro paio di film così e’ il maghetto te lo sei levato dalle palle, e per la weaving…si parla di un prequel di furiosa…non credo ci sia da aggiungere altro.
La Weaving non è all’altezza di un prequel su Furiosa. Nessuna attrice più giovane della Theron è all’altezza di Furiosa. Per favore cerca di capire cosa intendo e non arrabbiarti.
@Past
Temo che la prima scelta per la giovane Furiosa sia quella RANA di Anya Taylor-Joy.
Ma la pre-conditio è essere bionde naturali?
@Alessandro: considerando il nome più probabile a oggi come Furiosa, direi che quella topa già testata nell’action della Samara sarebbe un upgrade clamoroso
Due cose :
1) mi ha fatto godere come quando fa’ caldo e stai con le palle al fresco in piscina
2) Recensite Why don’t you just die , cristo lo consiglio a chiunque mi legga.
NOn per rompere il cazzo, ma L’uomo in fuga di King non era a sua volta copiato da un altro racconto di quel genio di Sheckley? Ossia Il premio del pericolo?
Ringraziero tutta la vita i miei genitori per avermi fatto leggere la raccolta di suoi racconti “La decima vittima” quando ero piccino.
Che cazzo di genio!
Samara Weaving si riconferma essere la scelta migliore possibile per Harley Quinn.
Peccato che la fa la Robbie.
Ma anche no…nel senso che ad una come la Weaving dovresti lasciare carta bianca per brillare e non credo che la Warner/DC sarebbe molto dell’idea.
Harley Quinn la faccia pure la Robbie (che è brava) e la Weaving continui con il suo campionario di tipe fottute nel cervello.
Massì ad avercene di B movie come questo, ritmati, con buoni valori produttivi e due protagonisti che sanno tenere in piedi la scena (a me pure il villain tudo taduado non m’è dispiaciuto).
Non si inventa o non approfondisce nulla? Beh sinceramente vale per la grande maggioranza dei film che passano in questo blog e personalmente non l’ho mai ritenuto un difetto se in cambio ricevo un discreto intrattenimento.
La weawing poi comincia a diventare l’equivalente con la fessa di un jason statham, a.k.a. se ci sta lei/lui nel film un occhio me sa che lo butto.
Quindi, come si sarà capito, mi ritrovo poco o nulla nella rece, che spinge pure un po’ troppo su deathorgasm come baseline rispetto a cui giudicare GA, anche se stanlio almeno non nasconde un bias di fondo.
Mi sono divertito e mi ha fatto odiare un po’ di meno Daniel Radcliffe. Per me a posto così.
Visto stasera in V.O., purtroppo abbastanza dimenticabile, attori protagonisti sprecati, un po’ come quando Hagi giocava nel Brescia e Futre nella Reggiana (ma non erano a fine carriera). Si rifaranno entrambi, soprattutto la deliziosa Samara Weaving (proferisce un “Suck my Clit !” prima di smitragliare sulle due gang che stanno per uccidere Harry P.). Non aggiunge niente di nuovo né come idee né esteticamente. Anche l’uso di canzoncine ballabili nei momenti di menare (Superfreak di Rick James dopo la sniffata finale di cristalli di coca) fa tanto anni della Farina (’00). L’unica canzone azzeccata è “When the shit goes down” dei Cypress Hill, bella riscoperta. Vabbé, nemmeno io ho aggiunto granché lo so, comunque occhio al barbone, è un simpatico caratterista, Rhys Darby, era uno dei disagiati della nave di “I Love Radio Rock”.
A me il film è piaciuto e mi ha divertito. Anche se posso in generale essere d’accordo con alcune delle critiche mosse, non userei Hardcore Henry come esempio positivo di film sui videogiochi. Anche se nella forma è il più vicino a un videogioco, il contenuto è terribile.
“ho i pugni nelle pistole nelle mani” mi ricorda
UOMINI CON PIEDI CON PATATE E DONNE PATATE CON PIEDI
gran citazione
Si parla di Neveldine e Taylor come avessero fatto grandi film, gente che dopo il primo Crank non ha più saputo dove andare a parare, un’idea avevano e se la sono portata nella tomba. Hardcore Enry faceva vomitare dopo 10 minuti di visione per la visuale in prima persona e mi si viene a dire che Guns Akimbo fa venire il mal di mare? paragoni strani, che ci stanno, ma non molto in questi termini.
“Harry Potter ha le pistole nelle mani!”, per me basta e avanza. Meglio della bacchetta magica…
Io mi son divertito, ovviamente sapevo cosa aspettarmi, quindi mi son messo rilassato e ho finito rilassato. Rece giustissima, ad ogni modo in questo periodo casalingo ne vorrei uno al giorno di filmetti cosi.
Samara è ormai il mio nuovo amore, e Harry Potter si diverte in maniera visibile , davvero non capisco tutto questo astio.
Ah, Stanlio: sulla foto Dirty Harry sono morto. Grazie di cuore
Un film onesto che mantiene ciò che promette, ma di idee nuove ce ne sono veramente poche. Se al posto di bestiapantofole e accappatoio gli avessero messo un abito nero si sarebbe potuto intitolare John Wick 4, perchè regia, fotografia e montaggio sono intercambiabili. Di buono c’è che Harry Potter funziona anche senza una bacchetta in mano. Eccome se funziona
Grazie di questa recensione, la condivido a pieno, mi hai strappato qualche risata e fatto ripigliare dalla visione. Io amo i film esagerati, fracassoni e trash, ho visto sto film pensando fosse sui generi ma nada, pesta a tavoletta sull’estetica ma gli manca l’anima del film ignorante. Peccato perché gli spunti c’erano. Personalmente sono 90 minuti e una bella occasione per un bel film davvero fracassone buttati.
Beh dai non è poi tanto male!!! Ho visto decisamente di peggio nella mia vita. Questo almeno ha dalla sua il costante non prendersi sul serio, non come tanti altri “filmoni” che se la tirano e si atteggiano da grande cinema, quando alla fine altro non sono che una gigantesca palla al cazzo. Certo Guns Akimbo mi ha causato una leggerissima labirintite in alcuni momenti, ma si lascia guardare benissimo e diverte tanto. Almeno nel mio caso!!!!