Volevamo raccontarvi un pugno di film di James Bond in preparazione a quello nuovo, la cui uscita era prevista per il 10 aprile, ma poi è stato spostato a novembre.
Pensavano forse di scoraggiarci?
Col cazzo: adesso ci mettiamo qua e ve li raccontiamo TUTTI.
A voi Le Basi: 007.
Sigla!
sigla cantata da Nancy Sinatra (anche se avrebbe dovuto farla il padre Frank), per me una delle migliori Bond song, anche grazie al motivo iniziale poi rubato e rifatto a destra e a manca
Quante cose dobbiamo a Roald Dahl? Io, personalmente, moltissime. A cominciare dai libri per bambini – sì, si parla di libri per bambini, sui 400 Calci, in una recensione di James Bond: solo con Roald! –, collezionati religiosamente nell’infanzia, edizioni gli Istrici Salani, illustrazioni di Quentin Blake, i cui titoli più celebri riguardano uno psicopatico assassino di bambini, una congrega di streghe mangiatrici di bambini, una direttrice scolastica di nome signorina Spezzindue torturatrice di bambini. Poi, naturalmente, i Gremlins: il soggetto di un film mai realizzato che sarebbe diventato il cult di Joe Dante era inizialmente opera di Dahl, ispirato alla leggenda dei mostriciattoli guastatori d’aerei diffusa tra i piloti della RAF, di cui lui stesso faceva parte, durante la seconda guerra mondiale. Anche il capitolo migliore di Four Rooms, quello diretto da Tarantino, è tratto da un racconto di Dahl, e anche uno dei migliori film del peggiore degli Anderson. Tra le cose incredibili di una vita da romanzo, Roald ha fatto anche la spia per l’MI6 e lo sceneggiatore: non dovrebbe stupirci più di tanto, allora, che sia suo lo script di Agente 007: Si vive solo due volte, tanto più che di Ian Fleming era amico personale (Broccoli gli farà adattare poi un altro romanzo di Fleming, uno dei rari non Bond, nello scombiccherato e floppissimo musical Citty Citty Bang Bang).
Non è nemmeno un caso, allora, che il capitolo bondiano sceneggiato da Roald Dahl sia anche quello che rompe definitivamente l’aura di serietà più o meno “adulta” che aveva circondato le avventure di 007 fin qui, filando sul confine sottile tra spy movie e fumetto supereroico, senza scivolare mai nella dimensione cartoon nonostante i gadget implausibili e i super villain improbabili. Si vive solo due volte, invece, ci va eccome al di là del confine, e giunto al quinto capitolo James Bond sfiora anche l’autoparodia. Ma – chi vogliamo prendere in giro! – è anche e soprattutto per questo che ce lo ricordiamo, Si vive solo due volte: per l’elicottero montabile, il covo della SPECTRE dentro il vulcano e Sean Connery in yellow face.
Una yellow face resa ancora più offensiva, se possibile, dal fatto di non essere nemmeno una vera yellow face: a quanto pare per “diventare giapponese” (testuale) basta portare in avanti l’attaccatura dei capelli e infoltirsi le sopracciglia, in pratica travestirsi da Bruce di Holly e Benji. A quanto pare, funziona, anzi: per il James Bond di Si vive solo due volte l’esperienza fa parte del pacchetto turistico extra lusso completo “Le meraviglie del Giappone”, insieme alla degustazione del sake, l’incontro di sumo, le terme e i massaggi fatti da tante belle signorine seminude. Perché, se l’esplorazione di location esotiche sparse per il mondo è uno degli ingredienti principali della formula Bond movie, Si vive solo due volte sembra a tratti essere direttamente uno spottone del Giappone, tanto che in concomitanza con l’uscita del film, nel 1967, andò in onda in Usa sulla NBC uno speciale a colori intitolato Welcome to Japan, Mr. Bond, in cui Q e Miss Moneypenny accompagnavano lo spettatore tra clip in anteprima e, appunto, le bellezze dell’Estremo Oriente. D’altra parte, lo stesso Dahl riconobbe che il romanzo di Fleming di base era poco più che un resoconto di viaggio, e dovette rimaneggiare la trama, aggiungere roba e far lavorare molto la fantasia, d’accordo con i produttori.
Giunto al quinto film in sei anni, Sean Connery non ce la fa più, e si vede. In questo film non guida nemmeno una macchina, lascia sempre il volante a una Bond girl a caso, e non indossa mai lo smoking, anzi, per gran parte del tempo è in yukata (cioè praticamente in vestaglia) o in tuta “da ninja”, insomma è tipo noi tutti in questi giorni di lockdown. Ovviamente pativa l’ansia da typecasting, e il fastidio di tutto quello che ormai circondava ogni uscita di 007, dalla sfiancante promozione in giù, o, molto più semplicemente, si era un po’ stufato di fare sempre la stessa cosa. Il suo scarso entusiasmo ha l’effetto di denunciare immediatamente quanto della riuscita di un buon 007 dipenda dall’attore che lo interpreta: è un attimo che la leggendaria coolness distaccata dell’eroe si trasformi in svogliata strafottenza. E finisca per sfiorare, appunto, l’autoparodia. Non aiuta che in questo film le Bond girl siano addirittura quattro. La prima appare solo nella scena pre titoli di testa, in tempo per farsi equiparare da James al cibo cinese e poi “ucciderlo” in un modo vagamente ridicolo (però: nella mia cameretta di quand’ero piccola c’era il letto degli ospiti che si tirava su a quel modo, e io ho sempre avuto l’irrazionale paura di finirci schiacciata dentro, quindi ridiamo ma fino a un certo punto). La classica Bond girl nemica che si lascia sedurre dal fascino di Bond qui capitombola ai suoi piedi in cinque nanosecondi netti, anche se era tutto un elaborato piano per incastrare 007 in una di quelle situazioni letali e impossibili da cui liberarsi all’ultimo minuto e sfuggire alla morte. E poi ci sono le due Bond girl giapponesi, letteralmente intercambiabili: morta una giapponesina se ne fa un’altra. Le interpreti erano entrambe star dei Toho Studios prestate alla produzione, scelte tra le attrici che masticavano due parole d’inglese: inizialmente Akiko Wakabayashi avrebbe dovuto interpretare Kissy e Mie Hama Aki, ma la seconda parlava inglese peggio della prima e così i ruoli furono invertiti, visto che Kissy avrà appunto sì e no dieci battute (Aki comunque tipo dodici). Il fatto che Bond non riesca a stare in presenza di una donna senza portarsela a letto è portato qui al parossismo, così come tutte le caratteristiche da uomo di mondo e di classe che ne hanno fatto icona: scopriamo che conosce la temperatura precisa a cui va servito il sake, ha studiato lingue orientali a Cambridge, è esperto di geologia e il suo pratico elicottero portatile Nellie sa sparare missili che curvano anche all’indietro alla bisogna. Molto comodo, ma anche un filo troppo a tratti, ecco.
La notizia che questo sarebbe stato l’ultimo Bond di Connery era ufficiale e risaputa: anche per questo produttori e sceneggiatori giocano molto con il titolo, con l’idea che Bond possa davvero morire, o (peggio?) diventare giapponese. In futuro ovviamente l’attore sarebbe tornato sui propri passi per Una cascata di diamanti e perfino per l’apocrifo Mai dire mai, ma nel 1967 Si vive solo due volte costituiva l’addio dell’attore alla saga, e anche per questo probabilmente l’arcinemesi Blofeld si guadagna finalmente un volto, quello di Donald Pleasance devastato da un’orrenda cicatrice, e che non sbatte mai le palpebre. L’attore sostituisce all’ultimo Anthony Dawson, che nei precedenti Dalla Russia con amore e Thunderball (Operazione tuono) aveva incarnato il supervillain mai inquadrato in faccia. Questa versione di Blofeld è talmente un’icona cinematografica da esser stata fonte di infinite parodie (su tutte quella di Austin Powers, naturalmente), ma anche qui bisogna ammettere che il film cammina su un filo sottile ad appena un passo dal ridicolo, e infatti ci fu chi già all’epoca reputò deludente la figura del cattivo finalmente rivelata.
Ciononostante, sorvolando lo scazzo latente di Connery e facendo finta d’ignorare i casualissimi sessismo & razzismo sparsi a piene mani, Si vive solo due volte resta un altro capitolo bondiano memorabile, e proprio grazie alle sue esagerazioni spericolate. Tra cui voglio assolutamente ricordare:
- Il quartier generale mobile dell’MI6 dentro il sottomarino, con tanto di scrivania di Moneypenny e studio di M.
- La lotta tra Bond e il nonno di The Rock (TUTTO VERO) nel meraviglioso studio modernista di Mr. Osato, ovviamente creato da Ken Adam.
- L’astronavona golosona della SPECTRE che s’ingoia le astronavine della NASA e dell’URSS in un sol boccone, il tutto fatto con dei modellini così platealmente finti da stringere il cuore d’affetto.
- La vasca dei piranha di Blofeld e il sistema col ponte a trabocchetto per far fuori gli oppositori e i minion falliti.
- Il long take dall’elicottero che riprende dall’alto Bond inseguito dai nemici sui tetti degli edifici lungo il molo.
- L’auto dei cattivi inseguitori sollevata con un gigantesco magnete e buttata in acqua.
- Chiaramente Little Nellie, l’elicottero montabile e trasportabili in settordici pratiche valigie più un Q d’accompagnamento d’ordinanza.
- IL CASTELLO DEI NINJA.
- E alla fine il mio quartiere, ehm no scusate, volevo dire la superlativa base segreta della SPECTRE nascosta dentro il vulcano con tanto di tetto-finto lago metallico retrattile, e le varie squadre di omini che ci lavorano vestite di diversi colori primari (tutto ancora una volta opera di Ken Adam).
C’è sicuramente molto altro, sentitevi liberi di integrare con i vostri personali favoritismi. In conclusione il punto è: okay, Si vive solo due volte è il primo film di Bond che davvero oltrepassa la linea del camp (non a caso il regista Lewis Gilbert dirigerà poi due 007 con Roger Moore), ma senza non avremmo avuto un sacco di successivi classici del genere spionistico. anche e soprattutto virati in commedia, e nemmeno Gli incredibili. Un’altra delle tante cose di cui esser grati a Roald Dahl. Bon appetit.
Bond Girl & Bond Villain by Gianluca Maconi:
Dvd quote:
«Sono giapponese!»,
Bond, James Bond
L’ANGOLO DELLA SFIGA DURANTE LE RIPRESE
Non può mancare: in questo caso bisogna riportare il fatto che a un cameran perse UN PIEDE durante le complicatissime riprese della complicatissima sequenza con gli elicotteri (ancora abbastanza impressionante oggi, se si fa la tara su quanti anni son passati). Lì per lì glielo riattaccarono con un intervento in fretta e furia, ma poi si scoprì che l’operazione non era stata fatta bene e finì che dovettero amputarlo.
C’è anche un momento alla final destination: i produttori Saltzman e Broccoli, il regista Gilbert, il direttore della fotografia Freddie Young e Ken Adam avrebbero dovuto prendere un volo per tornare in Inghilterra da Tokyo, ma due ore prima decisero di rimandare per assistere a una dimostrazione ninja. Quell’aereo si schiantò 25 minuti dopo il decollo sopra il monte Fuji. Morale: le dimostrazioni ninja salvano la vita.
Anche Tanaka-san detto “Er Tigre” non era male!
Tiger Tanaka nella mia personale top 20 dei nomi cazzuti ; )
La base della Spectre con il finto lago era chiaramente un omaggio all’Istituto per l’energia fotoatomica da cui partiva Mazinga Z
…in realtà sarebbe il contrario, stando almeno alle date di pubblicazione…
Tanto per fare un po’di trivia.
L’elicottero di Bond non è un elicottero bensì un autogiro: la gloriosa Airfix britannica ne fece anche un modello, in 1:24 se ben ricordo, di tutt’ora facile reperibilità. Alcune delle musiche di sottofondo vennero successivamente riciclate per la serie TV ‘Ufo’ di Sylvia e Gerry Anderson pochi anni dopo.
La pistola Gyrojet…
prop per le edizioni istrici salani se erano quelle con la copertina giallina li avevo tutti!
…in realtà, per l’epoca, nippoBond era anche razzialmente rispettoso, chè non aveva i denti in fuori e la pelle gialla. Che poi un giorno scoprirò perché gli orientali sarebbero gialli, visto che hanno le stesse medesime tonalità di pelle europee, boh. Ah, le sopracciglia folte ce le aveva Connery, il tratto “orientale” era dato dalle punte esterne all’insù, che non vedo come possa essere offensivo, specialmente oggi che metà dei ragazzi se le depilano così (schifo)
Mi sorprende che hai dimenticato di aggiungere che era stato chiamato per interpretare Blofeld il grande attore cecoslovacco Jan Werich che però ricordava un po’ Babbo Natale,dopo 5 giorni di riprese Broccoli lo protesto’ e fu ingaggiato Pleasance.
Me lo chiedo spesso anche io il perché dell’aggettivo “giallo”. Ma d’altronde non è che i “bianchi” siano davvero bianchi, idem per i “neri”. A essere precisi bisognerebbe dire: marrone scuro, rosato, beige, nocciola, ecc.
Senza questo Bond non avremmo nemmeno mai avuto uno degli episodi più belli dei Simpsons, quello che si conclude con il supercattivo che regala ad Homer la squadra di football dei Denver Broncos.
“Non vedo cosa ci sia di male nel possedere questi ragazzi”
“Marge, tu non capisci niente di football!”
Hank Scorpio..forse una delle migliori puntate di sempre…
Se non ricordo male, Scorpio sarebbe dovuto essere il cattivo del film del 2007, poi lo sostituirono con l’insipido Russ Cargill… tutto il film a dire il vero era abbastanza insipido però
In quella puntata c’è anche una battuta fantastica (peraltro uguale in lingua originale) quando Scorpio chiede ad Homer se preferisce che distrugga la Francia o l’Italia, e Homer dice la Francia, al che Scorpio replica “rispondono TUTTI cosi…e Francia sia!”
Vi siete dimenticati della citazione migliore:
https://youtu.be/8hZqVRpjc-4
“E alla fine il mio quartiere”
Check
+1
E: sapete cosa hanno in comune la base segreta della Spectre di si vive solo due volte e la settimana enigmistica? entrambe vantano innumerevoli tentativi di imitazione!
Citare gli offlaga in una recensione di Bond, quanta bellezza
Cavriago forever
Mi sorprende che hai dimenticato di aggiungere che era stato chiamato per interpretare Blofeld il grande attore cecoslovacco Jan Werich che però ricordava un po’ Babbo Natale,dopo 5 giorni di riprese Broccoli lo protesto’ e fu ingaggiato Pleasance.
Sicuramente tante cose nel film erano esagerate ma era un esagerazione giocosa e forsennatamente bondiana!tutti era esagerato in bond ed è ciò che ci piaceva….resta il fatto che a me ha fatto passare tante ore di incommensurabile divertimento!Si tante ore perché all epoca potevi entrare al primo spettacolo e uscirne all ultimo o quasi!tanta gioia e tanti sacchetti di popcorn….difficile che ora ci siano film che ti coinvolgano e ti facciano sognare come quelli di 007!
Tanto amore per Gli Istrici Salani.
(Nell’immagine dell’elicottero Bond sta salutando con un clamoroso gesto dell’ombrello, co e se fosse la locandina di u a parodia con Buzzanca o Pippo Franco).
Le illustrazioni sono stupende. Non che le altre volte fossero malfatte, ma queste mi garbano di più, soprattutto lei :)
Credo che il film sia uno dei più maschilisti di bond dove le donne, soprattutto le nipponiche, sono davvero (e viene detto esplicitamente da Tanaka) al servizio del maschio, ovviamente sfera sessuale inclusa.
Io sono molto affezionato al film a causa della piccola Nellie che uno dei primi ricordi da bambino e, bisogna ammettere, per l’epoca quel combattimento era da urlo. La base missilistica di Ken Adam credo detenga ancora il record come il più costoso dei set (ma forse superato dalla nave in la spia che mi amava).
Due piccoli trivia: Charles gray in questo film interpreta un informatore di bond ma in una cascata di diamanti sostituirà proprio pleasance nel ruolo di blofeld
Invece ricordo di aver letto che una delle due attrici giapponesi coprotagonista ebbe delle difficoltà con il copione a causa della lingua e quindi avrebbe interpretato un ruolo minore. Ritenendo che quello fosse un suo fallimento che si ripercuote a sulla sua famiglia minacciò il suicidio. Broccoli, appena informato, la confermò nel suo ruolo e si preoccupò moltissimo
Film che non ho mai amato troppo proprio perché più “svaccato” rispetto ai capitoli precedenti con Connery. Salvavo giusto la mega-base SPECTRE e l’elicotterino pieghevole.
Rivalutato pochi anni fa (assieme alla quasi totalità dei film con Moore) perché finalmente riuscii ad inquadrarli a dovere.
A me l’opera di rivalutazione dei film di Moore non è ancora riuscita (e probabilmente mai riuscirà)
Ma lì il problema di fondo è la poca credibilità di un quasi cinquantenne col fisico di Raimondo Vianello nel ruolo di superagente d’azione più che i gadget in se
Spezzo una lancia a favore di Moore. Dal punto di vista atletico era più alto e “impostato” di Connery. D’altronde bond, se escludiamo Craig, non è mai stato interpretato da uomini particolarmente fisicati. Anche nei confronti fisici 007 ha sempre vinto con furbizia più che per capacità fisica. Connery sconfigge oddjob per astuzia, non certo sul confronto fisico. Lo stesso dicasi per Moore quando incontra squalo o il tizio con la tenaglia al posto della mano in vivi e lascia morire.
Detto questo è altrettanto vero che octopussy (un po’ meno) e bersaglio mobile (molto di più) sono film in cui l’età di Moore già ampiamente sopra la cinquantina cominciano a pesare
Quando arriverà il momento di trattare i film di Moore i regaz lo inquadreranno meglio di me. Ma la mia inutile opinione voglio dartela lo stesso.
Moore inizialmente ha provato a imitare Connery come stile personale e pure come tono della pellicola. Alleggerendo però ulteriormente i toni, già un po’ svaccati, portando humor inglese e aplomb. Da vero dandy. Come se il film fosse un fumettone e 007 un supereroe invincibile che veste in completo al posto del pigiamone. E questo lo trovavo insopportabile. Non era Bond! (nonostante l’esordio con la colonna sonora da paura di McCartney: “Live and let Die”). Rivedendoli da adulto e contestualizzandoli all’epoca dell’uscita, i film di Moore sono pacchiani, esagerati, sopra le righe, spesso comici ben oltre i limiti del tollerabile in un film di spionaggio, qualche volta assurdi e totalmente fuori di melone. Ma sono pure un concentrato di figaggine (donne, paesi esotici, gadget, auto, le basi nemiche,… I nemici stessi, da Squalo in giù, sono fenomenali! Talmente assurdi che fanno il giro e diventano mitici) e azione ai limiti del possibile (anno 1974, film “L’uomo dalla pistola d’oro”. Riguardati la scena della macchina che salta il ponte avvitandosi. O ne “La spia che mi amava” il salto con gli sci dal precipizio e il paracadute con la bandiera inglese. Fenomenali!). E’ il massimo che la tecnologia, lo stile, l’azione e la moda potessero offrire in quegli anni e man mano che i film avanzavano Moore ha dato vita alla sua versione di Bond distaccandosi da quello di Connery. Spesso eravamo parecchio vicino alla auto-parodia.
Sono film brutti? No, sono diversi dai precedenti e questo stride. Ma se riesci a scindere le due cose (Connery/Moore) e a contestualizzarli all’epoca dell’uscita vedrai che ti piaceranno.
Bellissimo, niente altro da aggiungere.
Nella sua totale superficialita’, per me e’ il Bond piu’ stiloso di sempre. A larghi sprazzi sempre di sfogliare un catalogo di design giappo-futurista, di vedere un film di fantascienza ambientato nel presente, ma in una realta’ comunque “aliena”. Intuizione che riprendera’ anni dopo Ridley Scott con la Tokyo di Black Rain, che era gia’ Blade Runner.
la storia dell’incidente aereo, considerando il nome del film, è davvero incredibile