Volevamo raccontarvi un pugno di film di James Bond in preparazione a quello nuovo, la cui uscita era prevista per il 10 aprile, ma poi è stato spostato a novembre.
Pensavano forse di scoraggiarci?
Col cazzo: adesso ci mettiamo qua e ve li raccontiamo TUTTI.
A voi Le Basi: 007.
Era il 1965, in 3 anni c’erano stati già 3 film della serie 007, due dei quali diretti da Terence Young, e questo sarebbe stato il quarto. Quattro in tre anni, roba da consumo compulsivo possibile solo una volta. Perché se i primi due erano stati dei buoni successi, Goldfinger aveva alzato la posta (come ha già scritto Darth Von Trier) portando a casa un nuovo standard in termini di spettacolo e azione. Una scommessa non da poco per Broccoli che con il quarto film avrebbe alzato ancora di più la barra segnando il punto più alto della saga. Da Thunderball in poi tutto cambia e nonostante Sean Connery avrebbe avuto ancora due film per sé (Si vive solo due volte e Una cascata di diamanti, Mai Dire Mai non si conta, specie in questo caso), è qui che il Bond classico tocca il suo vertice.
Dopo Thunderball inizierà una fisiologica mutazione che lo porterà attraverso i diversi stadi dell’esistenza fino ai giorni nostri, in cui è completamente irriconoscibile (ha perso alcune caratteristiche chiave come la divorazione cortese delle femmine della specie e l’aplomb incrollabile in qualsiasi situazione) e invece che segnare la strada come faceva un tempo, non fa che inseguire altri modelli di eroismo, superomismo e virilità (più brutale, meno da cocktail).
All’uscita di Thunderball 007 era la cosa più grossa che il cinema conoscesse. Un franchise milionario che sembrava impossibile da sbagliare. E siccome per Goldfinger si era andati all in con set, talenti e ambizioni, era venuto il momento di allargare tutto, passare per la prima volta al Panavision widescreen (lo schermo largo), superare le due ore di durata e mettere in scena il romanzo che tutti avevano paura a mettere in scena.
Thunderball era stata una delle prime scelte nel momento in cui Albert Broccoli, che aveva acquistato in blocco i diritti di tutti i romanzi di Fleming, cercava di farsi produrre un primo film. Tuttavia la complessità delle scene e i problemi che avrebbero posto le sequenze sott’acqua fecero sì che si preferissero romanzi più facili ed economici da trasporre come Dalla Russia Con Amore, Licenza D’Uccidere e Goldfinger. Ma ora era il turno di Thunderball.
A quel punto erano 4 anni che Sean Connery non faceva altro che uscire ed entrare dalle lavorazioni di 007, con piccole fughe come per esempio Marnie di Alfred Hitchcock, ormai il personaggio lo padroneggiava e si vede. Non ha più bisogno di enfatizzare la seduzione, non deve più spiegare niente a nessuno. Bond ormai è Bond senza nessuno sforzo, è un’icona mondiale e la sensazione dell’immortalità della sua figura è tale da potersi concentrare su altro. E questo altro è una versione perfezionata, tagliata, asciugata e più curata della sua forma base. In Thunderball si crea il format finale del film di James Bond, ci sono tutte le caratteristiche base nella forma migliore e da qui attingerà chiunque per le proprie versioni.
Anche il gioco d’azzardo, già visto in Licenza d’Uccidere da qui in poi diventerà quasi obbligatorio in ogni film, uno scontro di intelligenze che in realtà è uno scontro di fortuna che in realtà, alla fine, è sempre uno scontro di carisma, come se le carte venissero chiamate dallo sguardo e dal magnetismo. Uno scontro impossibile da vincere per qualunque avversario di Bond.
L’avrebbe dovuto dirigere Guy Hamilton il film, dopo Goldfinger, ma per fortuna rifiutò e tornò così Terence Young, l’uomo che la serie l’aveva forgiata.
La trama stavolta coinvolge testate nucleari nascoste, isole esotiche, partite di carte e due donne diverse. Soprattutto c’è una delle migliori e più iconiche rappresentazioni della SPECTRE (che nei film è ormai nota ma nei libri esordiva qui), quella che grazie a Ken Adam (lo scenografo che ha creato il mondo di Bond a metà tra design e fumetto) diventa una sorta di versione maligna di una corporation modernissima, che lavora in ambienti di design ipertecnologizzati, pieni di soluzioni destinate a diventare standard (una su tutte la sedia che frigge). In questo caso è Emilio Largo il suo alfiere, appassionato di barche e dotato di un set di imbarcazioni/armi che danno grandissima personalità a tutta la parte balneare subacquea ma soprattutto italiano con donne italiane.
Come diceva la locandina (“Look Up, Look Down, Look Out”) 007 vola con lo zainetto coi razzi (era vero, una cosa pericolosissima), va sott’acqua (scene vere, anche quelle con gli squali, separati da Connery da un vetro nell’acqua) e infine indugia con le donne anche più del solito (pare impossibile ma è così). E il tutto non ha quell’aria da fine del mondo che assume alla fine Goldfinger, il cui showdown col boss finale (Oddjob) è tanto epico quanto pesante per gli standard di Bond, ma invece una semplicità e una fluidità che fa srotolare il film davanti ai nostri occhi senza nessuno sforzo.
Che poi è il segreto ultimo di quei 007 di Terence Young che nessuno ha replicato. Certo, c’era lo swag di Connery, ma è soprattutto la maniera in cui l’azione (fortissima per l’epoca) e le esagerazioni sono raccontate con la medesima tranquillità con le quali Bond le affronta. Come non fossero un vero problema, la leggerezza che questi blockbuster raggiungevano è l’El Dorado della Marvel tutt’oggi e tutt’oggi non è stata replicata davvero. Una che consente a 007 di uscire di scena tirato via da un aereo per chissà quante ore di viaggio con in braccio una donna, e tutto senza un briciolo di fatica ma anzi con un sorrisetto impertinente.
In una lettura completamente diversa e piena di vagonate di senno di poi Thunderball è anche forse lo 007 più camp (dopo accadrà di peggio ma mai con questa classe) e sopra le righe (il villain con la benda sull’occhio!). Proprio quell’allegria nel pericolo tutta legata alla dimensione sessuale che domina su quella eroica, lo rende un film colorato e paradossale, in cui ogni i simboli fallici sono ovunque, cosa pare una metafora dell’amplesso e ogni cosa finisce con un amplesso, uno in cui dopo essere scampato ad un tentativo di morte che l’avrebbe dovuto lasciare mezzo morto Bond rimorchia una infermierina senza nome e al contrario durante un incontro galante su un telo in una fratta sulla spiaggia si prende un momento per far fuori un nemico così che non venga a disturbarlo.
Come noto quasi 20 anni dopo, a 52 anni, Sean Connery interpreterà Mai Dire Mai, che di questo film è un remake ma che non essendo prodotto da Broccoli non fa parte del canone ufficiale. Fu possibile perché McClory, uno degli sceneggiatori, già all’epoca di Thunderball vinse una causa per una sceneggiatura mai usata che gli dava diritti di royalties fuori dalla grazia di Dio e diritto a rifare Thunderball non meno di dieci anni dopo. Erano gli anni di Moore e lui ottenne anche di riavere Connery. Una storia incredibile ma non è questo il momento.
Bond Girl & Bond Villain by Gianluca Maconi:
Dvd-quote suggerita
“Un trionfo de fiocine”
Jackie Lang, i400calci.com
(Un trionfo de “fiodena”, pure…
Ehm, scusate, mi ricompongo).
Bestemmio in chiesa: pellicola mitologica, ma e’ il 007 di Connery che amo meno.
Meno genuinamente potente di Dr No.
Meno classico di Dalla Russia con amore.
Meno definitivamene pop di Goldfinger.
Ma anche meno delirante di Si vive solo due volte.
E forse pure un po’ meno divertente di Cascata di diamanti.
Non so. Ho sempre trovato che lo stile “grigio” di Young, che appunto tornava al tono piu’ secco dei primi due film, non si sposasse del tutto con tutte le trovatine pop figlie di Goldfinger. 007 che vola con lo zainetto stride con l’aria piu’ seria che Young riportava nella serie. E ho sempre trovato che le scene sottomarine fossero spettacolari ma tirate troppo per le lunghe.
Poi, per carita’, film ultra-iconico: Largo, Domino, la Paluzzi… e soprattutto la misteriosa tortura freddo/caldo a cui Celi sottopone la Auger che ha infiammato la mie fantasie di adoloescente.
Letta la recensione pero’ mi sento in dovere di rivederlo e rivalutarlo.
Goldfinger pop? Solo io lo ricordo appesantito (in senso buono) da un clima quasi apocalittico? Dove la minaccia prevale sullo swag? Devo rivedere sia Goldfinger che questo allora. E di corsa.
Beh, cosa c’era di piu’ “pop” in quegli anni del pericolo nucleare?
Ma è quello in cui Bond viene torturato con le applicazioni di Afasol?
E Bond vede pure la Madonna.
Grande mash-up, Rocco.
Ora non posso far a meno di immaginarmi il Sassaroli, bendato, primario della clinica di Shrublands…
D’altronde, anche là dentro c’era un Conte propenso a giocare “brutti scherzi” (e mal gliene incoglieva), con la differenza che si chiamava Conte LIPPE – toh, guarda caso – anziché Mascetti.
Piccolo dettaglio sull’aereo alla fine. Tra mille trovate fantasmagoriche e fantascientifiche, quella è una tecnologia reale usata per anni dalla cia e dalle forze speciali americane.
https://it.m.wikipedia.org/wiki/Sistema_di_recupero_terra-aria_Fulton
Esatto… E non dovevano certo restare attaccati alla corda, venivano portati a bordo
Si il fulton compare anche ne Il cavaliere oscuro e pure in Metal Gear, il Peace Walker per Psps e il 5, Thunderball mi piace anche la scena dei paracadute e Mai dire mai c’è Kim Basinger e pure Mr Bean ma a me non dispiace come film.
Sapete vero che avete dimenticato di taggare “LeBasi 007”? :D
Non so se riesco a commentare senza essermeli rivisti tutti. Da adolescente mi comprai in edicola le vhs che li riproponevano ed ero un fan accanito. Non li rivedo da non so quanto. Peraltro quando vidi Mai dire Mai, e non sapevo nulla della faccenda produttiva, continuavo a domandarmi con quale testa avessero scelto di rifare le stesse cose di Thunderball. Non me ne capacitavo :D
oh! ma ho scoperto solo adesso CHI ha seguito le coreografie di mai dire mai… :asd:
Per me questo resta il capitolo migliore di Bond. Forse un po’ troppo lungo ma per tutto il resto ha il “meglio del meglio”. Dalla trama ai personaggi, dalle lochescion (“Alla lochescion ho dato diesci!” – cit) agli accrocchi di Q.
Vorrei agganciarmi alla frase di Jackie Lang “è qui che il Bond classico tocca il suo vertice”.
A parte l’entusiasmante leitmotiv strumentale di Monty Norman – presente fin dall’inizio della saga – e tenendo conto che «Goldfinger» era il villain, «Thunderball» ha sui titoli di testa la “definitiva” glorificazione canora dell’eroe fleminghiano, a tutto tondo – senza libere divagazioni né tratteggi chiaroscuri – sia in quanto superuomo d’azione che in quanto tombeur de femmes: sound epico, lyrics apologetiche, possente interpretazione di Tom Jones… IMHO, la quintessenza di OO7 al cinema.
(Certo, nel 1977 la splendida «Nobody Does It Better» soavemente intonata da Carly Simon – che a me non è meno cara, ed anzi lo è pure un po’ di più, avendo segnato il mio personale esordio da “Bond-moviegoer” – avrebbe a sua volta esaltato il Nostro con parole, e con note, divenute altrettanto iconiche; ma comunque badando a focalizzarsi strettamente sull’aspetto dell’eros e del feeling, così come ispirava il titolo – citato nel testo della canzone – «The Spy Who Loved Me»).
P.S. – Non a caso, quando “Weird Al” Yankovic venne chiamato a realizzare la title-track della parodìa «Spy Hard», con Leslie Nielsen, si rifece – brillantemente – proprio al modello «Thunderball», emulando John Barry per la musica e Maurice Binder per la grafica.
Concordo con la recensione. In Thunderball si vede un cambio in passo in grande nelle scenografie (e in si vive solo due volte si andrà ancora più in là), nelle scene d’azione, nelle trovate tecnologiche (lo yacht di Largo che si sgancia diventando Hovercraft e lasciando dietro di sè una postazione con mitragliatrici). D’accordo anche con quel senso di “facilità” per cui a Bond riesce quasi tutto senza problemi. Vero però che nella scena del carnevale si vede un Bond in grande difficoltà (salvo poi essere così svelto da saper intercettare un proiettile sparato a distanza) che subisce l’assassinio della sua collaboratrice.
Piccolo trivia: quando Connery recitò in mai dire mai le cronache dell’epoca impazzirono nel creare una rivalità tra lui e Moore che stava girando Octopussy. Rivalità completamente inventata tanto che ci sono foto che li ritraggono insieme in un set mentre scherzano. Alla fine Octopussy, di certo non la migliore pellicola di un Moore un po’ appesantito dall’età, battè al botteghino Mai dire mai
Recensioni fantastiche e dove trovarle.
Non vedo l’ora di leggere quella di Mai Dire Mai….
Bene, unito al personaggio. Anche se l’attore stesso è una specie di pazzo. È incredibile come siano riusciti a ritrarre un’immagine così complessa. È diventato un sex symbol