Volevamo raccontarvi un pugno di film di James Bond in preparazione a quello nuovo, la cui uscita era prevista per il 10 aprile, ma poi è stato spostato a novembre.
Pensavano forse di scoraggiarci?
Col cazzo: adesso ci mettiamo qua e ve li raccontiamo TUTTI.
A voi Le Basi: 007.
Ciao, sono George Rohmer e la volta scorsa vi ho parlato di un film, il primo Bond dell’era Roger Moore, invecchiato maluccio. Poi è arrivato Quantum Tarantino a parlarvi del pistolino (non il suo, quello d’oro di Christopher Lee) eCAZZO QUESTO SÌ CHE È UN COLD OPEN!
OOOOOOH! Ma mannaggia la marmotta, ci voleva tanto? Ogni volta che un cold open di Bond viene usato per introdurre il plot principale, da qualche parte muore un cucciolo di foca, sappiatelo. Per fortuna che La spia che mi amava, consapevole di questo scempio ai danni dei poveri, indifesi cuccioli di foca, è accorso a sistemare le cose con un cold open in cui, a parte un collegamento davvero minimo (una pistola di Cechov che ritornerà a circa metà film, ma senza un vero impatto sulla trama), c’è Bond in versione action man il più grande degli eroi che si schiaccia la consueta bionda in uno chalet di montagna prima di lanciarsi in un inseguimento sugli sci coreografato come dio comanda dallo stuntman Rick Sylvester (un nome una garanzia), che termina con quello che potrebbe essere tranquillamente il migliore stunt di tutta la saga: Bond (Sylvester in persona) che si lancia in caduta libera prima di aprire un paracadute decorato con lo Union Jack. A quanto pare, il pubblico alla première del film andò giù di testa, iniziando ad applaudire come un branco di scimmie ammaestrate. E che ve lo dico a fare: ancora oggi è una scena che lascia a bocca aperta, roba che Nolan ogni volta che la rivede si fa probabilmente dei segoni a due mani.
Third time’s the charm, come si suol dire. E nel caso de La spia che mi amava è vero: dopo un timido inizio con Vivi e lascia morire e un capitolo divertente eppure diseguale come L’uomo dalla pistola d’oro, l’era Moore tocca un punto alto con un film che è allo stesso tempo perfettamente Moore – one-liner stupide, gadget superflui, cattivi con piani sopra le righe che al confronto Thanos è Al Gore – eppure classicamente Bond.
Un equilibrio perfetto che nasce da una comprensione istintiva della materia già evidente dal cold open, dove c’è letteralmente tutto quello che ci deve essere in un’avventura di 007. Questo non vuol dire che La spia che mi amava sia perfetto: il Bond villain di turno, ad esempio, ha un piano che rivisto oggi è davvero troppo scemo per non stonare con un film che, per il resto, cerca di cavalcare il filo del rasoio tra fantasia escapista e attualità geopolitica. Eppure, se dovessi stilare la classica lista dei “cinque film di Bond da consigliare per capire Bond”, questo film ce lo infilerei senza battere ciglio.
Forse sta tutto nel fatto che manca uno dei tratti distintivi che fanno spesso detestare l’era Moore: la linea comica, come l’ha definita Quantum. Nei due film precedenti, Tom Mankiewicz si assicurava di non farci prendere mai niente sul serio, infilandoci a muzzo personaggi insopportabili come lo sceriffo J.W. Pepper e la povera agente Goodnight. Stavolta, con Mankiewicz finalmente fuori dai maroni dopo tre film, il veterano sceneggiatore della saga Richard Mailbaum riprende il controllo e divide il credito con Christopher Wood (che qualche anno dopo avrebbe scritto Il mio nome è Remo Williams per Guy Hamilton), azzerando tutti quei pedestri tentativi di ingraziarsi il pubblico giovane e seguire mode cinematografiche del momento per “svecchiare” la formula.
No, sembrano dire Mailbaum e Wood, qui non c’è un cazzo da svecchiare signori. Questo è James fottuto Bond e se non vi piace così potete anche prendere il vostro culo adolescente e andare a vedere qualcos’altro, che ne so, quel film coi pupazzetti e le astronavi che proiettano in sala 2. O magari farvi un giro al mall e bervi un milkshake per quel cazzo che ce ne frega.
Il risultato è un film fatto per chi ama Bond e che non si vergogna di essere un film di Bond. Un film in cui di americani ce ne sono davvero pochi e ubbidiscono agli ordini del comandante Bond senza rompere i coglioni. Un film in cui, finalmente, si torna alla buona vecchia Guerra Fredda con la contrapposizione tra i blocchi (inizialmente il cattivo avrebbe dovuto essere Blofeld, ma il contenzioso legale con Kevin McClory, sceneggiatore di Thunderball, impedì alla Eon di usarlo). Eppure, un film che arriva addirittura a superare questa contrapposizione con un’alleanza tra spie britanniche e sovietiche, e in cui queste ultime vengono persino umanizzate e dipinte sotto una luce rispettosa e ben poco stereotipata.
Per dirne una: i personaggi russi parlano in inglese, ma senza quel fastidioso accento che ci aspettiamo da un prodotto del genere in quegli anni. Nessuno dice tovarisch a nessun altro. Siamo semplicemente di fronte a due schieramenti contrapposti, due agenzie che sanno il fatto loro e si rispettano a vicenda. L’unica differenza è che si trovano ai lati opposti della barricata, ma per il resto la vita della spia è la stessa, con gli stessi pericoli e segnata dalle stesse tragedie.
Ecco, questo è un punto interessante per capire l’anomalia de La spia che mi amava all’interno della gestione Moore. A un certo punto, verso la mezzora di film, c’è il primo approccio tra 007 e la sua controparte sovietica – ovvero la Bond girl di turno – l’agente Amasova (detta XXX, wink wink). Già qui salta subito all’occhio come non si tratti della solita Bond girl. Ok, già nel film precedente avevamo una Bond girl agente segreto, ma la povera Goodnight non era certamente al pari di Bond, anzi: era messa lì più che altro per dimostrare in maniera incontrovertibile come una donna non potesse fare il mestiere di un uomo. Amasova, a parte essere una delle Bond girl più belle in assoluto (Barbara Bach, nel 1977, era roba da perderci la testa), è anche un agente segreto coi controcazzi, perfettamente in grado di tenere testa a Bond anche se non di batterlo al suo stesso gioco (era ancora troppo presto per questo, forse).
Ma il punto che ci interessa è un altro. Durante la conversazione, per dimostrare di sapere tutto sul rivale, Amasova accenna al fatto che Bond è stato sposato solo una volta e che sua moglie è stata uccisa. Si tratta di uno dei pochissimi riferimenti ad Al servizio segreto di sua maestà in tutta la saga. È sufficiente ricordare che persino il film dopo quello, Una cascata di diamanti, aveva liquidato la vendetta di Bond nell’intro, per capire quanto quella svolta cupa fosse una cosa che i Broccoli avrebbero preferito dimenticare e far dimenticare al pubblico. Il fatto che venga citata qui, en passant, dimostra ancora una volta quanto questo film riesca, molto più dei precedenti, a centrare il mito di Bond e la sua eredità.
Si tratta ovviamente di un riferimento che ha un secondo fine, ovvero quello di stabilire un parallelo tra Bond e Amasova, il cui fidanzato è stato ucciso da 007 proprio nel cold open (la famosa pistola di Cechov). Ma è comunque notevole il fatto che, in un film in cui il cattivone è un tizio con le dita delle mani palmate, che vorrebbe far saltare in aria il mondo con le bombette atomiche per ricostruire la civiltà sott’acqua, ci si sia sbattuti per ancorare il tutto a un conflitto così intimo e umano. Per il resto, La spia che mi amava sceglie la leggerezza dei film precedenti, sia chiaro. Eppure è proprio grazie a questo nucleo credibile che tutto funziona alla grande, dalla storia d’amore più “guadagnata” della media e fino ai momenti più implausibili e sopra le righe.
Che non mancano: stiamo pur sempre parlando di un film di James Bond. La spia che mi amava trotterella allegramente intorno al mondo, dall’Egitto a Porto Cervo, da Malta al Canada, senza mai fermarsi per riprendere fiato. E infila una serie di sequenze che non posso che definire “grandiose”, su sfondi che hanno dell’incredibile, dalle montagne canadesi dell’intro al complesso egiziano di Abu Simbel, sotto a cui il film piazza un fighissimo covo segreto dell’MI6 progettato da quel pezzo di marcantonio di Ken Adam (che torna alle scenografie dopo aver saltato due turni). Tutto rigorosamente all’insegna del bello, dell’imponente e dell’arrogante.
È quasi un peccato che il Karl Stromberg di Curd Jürgens sia un Bond villain così generico, ma per fortuna che a oscurarlo ci pensa Jaws, uno degli henchmen più iconici della saga. Con la sua bella dentiera di, boh, adamantio credo, Richard Kiel avanza masticandosi le scene e guadagnandosi il diritto di ritornare nel film successivo (Moonraker). Fun fact: in Italia, il nome venne tradotto con “Squalo”, come se la parola “jaws” non fosse un riferimento alle mascelle del personaggio ma al film di Spielberg. E indovinate un po’ quale regista era stato considerato prima di Lewis Gilbert? Esatto, proprio zio Spielberg, all’epoca impegnato nella post-produzione di, lo avete indovinato, Lo squalo.
Se vogliamo, in un certo senso è proprio Squalo a rappresentare la famigerata linea comica del film, nel senso che la sua invulnerabilità è talmente esagerata da sconfinare nella gag, come i russi dei film di Guy Ritchie. Ma il fatto che per linea comica si intenda un tizio che prende a manate in fazza Bond in un treno (una scena così memorabile da essere stata citata anche in Spectre, con Dave Bautista al posto di Kiel) e ammazza la gente a morsi la dice lunga su quanto Mailbaum/Wood battano Mankiewicz 007 a 0.
Bond Girl & Bond Villain by Gianluca Maconi:
DVD-quote:
“Nobody does it better”
George Rohmer, i400Calci.com
Finalmente, al terzo tentativo Moore e co. fecero centro mettendo a segno, non solo a mani bassissime il miglior capitolo con Sir Roger, ma pure uno dei migliori film di 007. Hanno preso il meglio delle passate pellicole e l’hanno riunito, esponenziandolo, ne “La spia che mi amava”. Il piano del cattivone Stromberg è uguale a quello di Blofeld di “Si vive solo due volte” (coi sottomarini al posto delle navicelle spaziali), la mega base marina Atlantis rivaleggia con quella nel vulcano di Hank Skorpio e Blofeld, la Lotus subacquea è l’evoluzione dell’auto volante di Scaramanga e della vecchia Aston Martin di Connery, ritornano gli squali assassini nella vasca (come li aveva Largo in “Thunderball”), nuova fuga sulla neve, ritorna il braccio destro muto e implacabile alla Oddjob solo che si chiama Squalo e ha la mascella tritautto (anche se man mano diverrà la parte comica alla Looney Tunes svaccando poi totalmente nel prossimo, assurdo, capitolo), ritorna la spia russa che affianca Bond in missione (come in “Dalla Russia con amore”). Insomma, un minestrone di vecchi ingredienti riadattati al 1977 e mixati con azione senza limiti come il lancio col paracadute che da il là alla pellicola.
Limata parecchio la linea comica senza senso (addio allo sceriffo sudista!) e inversione a U per quanto riguarda la Bond Girl. Addio alla figa svampita Goodnight per far posto alla figa e tosta Bach-Amasova, futura signora Ringo Starr, che non solo tiene testa a Bond, ma gli salva pure il culo con le sue abilità da spia russa. Di fatto, Bond e Bond-girl sono addestrati allo stesso modo. Poi, ovviamente, la Bach gliela ammolla a 007, ma intanto la tira lunga e non si smutanda subito.
Giro del mondo, ritmo altissimo, ricchi gadget e lusso sfrenato. Il meglio del mondo di 007 racchiuso nel 10° film.
Bella recensione per il film che ha insegnato al me stesso di otto anni che al cinema c’era altro oltre ai film di Bud e Terence e ai cartoni Disney (questo e quel film coi pupazzetti, ovvio).
Migliore di Moore (mio preferito) e indubbiamente tra i primi 4 di tutti.
Della Lotus subacquea avevo il modellino ed era già tra i preferiti tra i tanti che avevo ancora prima di vedere il film.. Quando vidi il film le “storie” con quel giocattolo si moltiplicarono
E poi c’è il miglior squalo possibile….
C’è la “futura signora Ringo Starr”, come detto sopra, e c’è la futura Stella Star di «Starcrash»:
ah, la mia passione per i giochetti di parole e – ancor di più – quella per Miss Caroline Munro…
A proposito della passione per i puns, mi preme dire che quel «LA SPIA CHE MI AMASOVA» (cui ho l’impressione di non aver mai pensato in 43 anni), sotto il frame della sontuosa Barbara Bach, mi ha divertito almeno quanto il titolo di Mike Myers «The Spy Who Shagged Me».
Minestrone di situazioni e personaggi dei Bond passati.
Lo stesso combattimento in treno contro Jaws è praticamente identico a quello contro Tee Hee, fatta eccezione per il fatto che Jaws sopravvive.
Condivido. “Minestrone” magari è un po’ cattivo come giudizio. Stiamo pur sempre parlando del miglior 007 di Roger Moore e sicuramente meritevole della top10 della saga. Ma di fatto è come dici tu: un riciclo, per quanto saggio e ben fatto, di situazioni già viste.
Questo film è un po’ come la trattoria vicino casa: cucina tipica, ottimo cibo, non puoi assolutamente lamentarti perché sai cosa ti aspetti, sai cosa ti verrà proposto e sai come ti verrà servito, paghi il giusto e te ne vai contento. Ecco, magari contentissimo no, perché manca totalmente l’effetto “Wow”. Ma era una cosa che avevi già messo in conto sin dall’inizio. Però, a fine serata, sei contento.
Un buon paragone :)
Comunque il mio “minestrone” non era in accezione totalmente negativa. Di certo si poteva fare qualcosina in più, come nella caratterizzazione del villain (tutti si ricordano Jaws ma penso pochi Stromberg).
Top ten non lo so, ma io sono molto critico verso le commedie mascherate da film di 007 di Moore. Forse gli preferisco Vivi e lascia morire, addirittura.
ma neanche una foto della Lotus Esprit sott’acqua? daicazzo…
Ma ve la ricordate la macchinina (Mattel?) che aveva anche quattro razzetti a molla …? chi l’aveva era invidiatissimo!
Regalarmi dalla mia povera nonnina come regalo per la promozione dalla V elementare. Madonna che nostalgia!!!
me la ricordo per le pubblicitá su topolino, grande!
Per me il film che ha definito il Bond di Roger Moore. Quello in cui nel gunbarrel iniziale compare 007 in smoking con pantaloni a zampa di elefante. Quello in cui entra in scena la Lotus, per me l’auto ufficiale di 007 Moore. Quello in cui Bond passa da Rolex a Seiko digitale (con fax).
Lo schema è lo stesso di Sì vive solo due volte? Chi se ne frega: è così buono che verrà usato anche nel prossimo (Moonraker).
Del libro di Ian Fleming rimase, praticamente, solo il titolo. Meno male: si tratta forse del peggiore dei suoi romanzi. Bond compare, per caso, solo nella seconda parte. La prima parla della storia di una ragazza cui viene affidata la custodia invernale di un hotel in cui, in seguito, si introducono dei malfattori da cui viene salvata proprio da 007 che, mentre si appresta a raggiungere l’aeroporto dopo un periodo di vacanza in USA, passava di la…
Indubbiamente il miglior film di Moore nei panni dell’agente segreto britannico. Per sua stessa ammissione il film dove si è divertito di più e si è trovato più a suo agio sia nel girare sia con il personaggio.
Finalmente 007 non ha solo un villain ma anche un’alleata che sa tenergli testa interpretata dalla bellissima Barbara Bach (da lasciare il fiato. Tra l’altro in una brevissima scena in cui è sotto la doccia si vede a seno nudo di fianco. Credo che ancora oggi sia la scena più “nuda” di un film di Bond).
Bene anche Gogol, che tornerà praticamente in tutti gli altri film di Moore e aiuta a dare maggiore “respiro” ai troppo spesso stereotipati sovietici. Inoltre grazie a lui scopriamo il nome di battesimo di M (Miles) finora mai svelato nei film.
Compare la lotus che si trasforma in sottomarino, forse ancora più figa dell’Aston Martin.
La stazione dentro la nave di Stromberg credo detenga ancora il record come il set più grande tra quelli di Bond e forse dell’intero cinema, d’altronde per contenere tre sottomarini piccolo non lo potevano fare.
La scena iniziale, come ben detto dalla recensione è apoteosi pura per un film su un eroe britannico ed è arrogante e spettacolare come merita Bond.
Nota stonata su Stromber interpretato da un grande attore ma purtroppo sprecato nel minutaggio e sostituito con Squalo che ha dalla sua una fisicità prorompente. La scena con la Munro, le battute di Moore alla Bach durante l’incontro/scontro tra la lotus e l’elicottero e prima ancora sul motoscafo rappresentano la summa di quell’ironia molto british che Moore impresse al personaggio lasciando però una durezza di fondo (ammette senza tanti rimpianti di avere ucciso l’amante dell’Amasova perchè questo è il suo lavoro) che ritornerà in Solo per i tuoi occhi
Indubbiamente tra i migliori film di Bond in assoluto, a mio parere, superiori anche ad alcuni più blasonati di Connery (Thunderball, si vive solo 2 volte, Una cascata di diamanti)
Migliore di Moore (mio preferito) e indubbiamente tra i primi 4 di tutti.
Della Lotus subacquea avevo il modellino ed era già tra i preferiti tra i tanti che avevo ancora prima di vedere il film.. Quando vidi il film le “storie” con quel giocattolo si moltiplicarono
E poi c’è il miglior squalo possibile….
“Inoltre grazie a lui scopriamo il nome di battesimo di M (Miles)”
Sir Miles Messervy, ma c’è un altro dettaglio interessante: Robert Brown, futuro successore di Bernard Lee nel ruolo di M, appare qui nei panni dell’ammiraglio Hargreaves. Speculazione (?): Hargreaves successore di Messervy o attori diversi e medesimo personaggio?
ma la battuta alla fine del film ( ……..tengo alto l’onore dell’Inghilterra……….) è una traduzione geniale dei doppiatori italiani??
jon
“Mi raccomando, Marcolin: tenga alto l’onore dell’azienda!”
Bella recensione, mi sarebbe piaciuto vedere le foto della Lotus e parlare ricordando il misterioso personaggio che compare su 3 film di 007 – Man with bottle, Victor Tourjansky, tra l ‘altro anche aiuto regista dei 3 film 007 movies series, Se volete posso inviare foto. C è anche una breve intervista a Victor Tourjansky, di 1 minuto circa, che racconta brevemente cosa può succedere nei vari set durante la lavorazione dei film.
High five, Jon! Ci avevo già scribacchiato sopra un commentino, ma senza trovare ancora il tempo di aggiustarlo e pubblicarlo (spero in giornata).
Faccio volentieri un anticipo, del botta-e-risposta originale fra il Ministro della Difesa e l’Agente OO7:
– Bond! What do you think you’re doing…?!
– … Keeping the British end up, Sir.
Versione originale:
https://youtu.be/HAldX96n0eE
Adattamento italiano:
https://youtu.be/equy4TmsO-o
Versione originale:
https://youtu.be/HAldX96n0eE
Adattamento italiano:
https://youtu.be/equy4TmsO-o
Menzione d’onore per la colonna sonora di Carly Simon, con le immortali liriche
There’s some kind of magic inside you
That keeps me from runnin’
But just keep it comin’
How’d you learn to do the things you do?
“Non ti ho insegnato io / quello che ora stai facendo da dio”
ah, no…quello era un altro.
Bella recensione, mi sarebbe piaciuto vedere le foto della Lotus e parlare ricordando il misterioso personaggio che compare su 3 film di 007 – Man with bottle, Victor Tourjansky, tra l ‘altro anche aiuto regista dei 3 film 007 movies series, Se volete posso inviare foto. C è anche una breve intervista a Victor Tourjansky, di 1 minuto circa, che racconta brevemente cosa può succedere nei vari set durante la lavorazione dei film.
uno dei migliori di Moore (assieme a Vivi e lascia morire e Octopussy), anche se più per i dialoghi da commedia brillante con l’agente russo Bach che per la storia effettivamente trattata (ennesimo megalomane dai sogni apocalittici a cui manca la vena materiale della vecchia SPECTRE).
Degna di nota la scena girata nella base sottomarina da Stanley Kubrick in gran segreto come favore personale al regista e la macchina “sottomarina”, anche se non ha la classe della vecchia Aston Martin DB5.
Migliore di Moore (mio preferito) e indubbiamente tra i primi 4 di tutti.
Della Lotus subacquea avevo il modellino ed era già tra i preferiti tra i tanti che avevo ancora prima di vedere il film.. Quando vidi il film le “storie” con quel giocattolo si moltiplicarono
E poi c’è il miglior squalo possibile….
Il mio primo Bond… solo che per anni ero convinto si chiamasse Mai dire mai.