
Bù!
Basta, mi arrendo, avete vinto voi. Voi chi? Boh, voi che avete ancora voglia nel 2020 di fare un film intitolato The Grudge che fa dunque parte del franchise The Grudge che nacque nel 2004 ispirato a sua volta a un franchise giapponese chiamato Ju-On e che riprende dagli eventi del primo film del suddetto franchise cancellando dalla memoria quello che è successo nel secondo e nel terzo e configurandosi dunque come un reboot, ma anche un po’ un sequel, ma forse non è esattamente così perché gli eventi di The Grudge (2020) si svolgono in contemporanea a e poco dopo quelli di The Grudge (2004) e prima dunque di quelli di The Grudge 2 (2006) e The Grudge 3 (2009) e quindi bisognerebbe chiamarlo sidequel, quindi è un sidequelboot? un requel? non lo so, non ne ho idea, chi cazzo se ne frega, questa roba è vecchia e stantìa e non ha alcun senso nel 2020 indipendentemente dall’etichetta che ci applichi.
Dice «ma l’ha prodotto Sam Raimi quindi sarà bellissimo per questo!», grazie al fantasma di una bambina morta, anche l’1 e il 3 li aveva prodotti Raimi eppure indovina un po’, non servivano a nulla manco quelli, erano un pallido tentativo di replicare occidentalizzandola una certa specifica categoria di horror giapponesi inestricabilmente legati alla cultura al folklore e anche alla filosofia esistenziale locale, e in questo modo perdevano mordente perché non erano altro che cover, ricalchi, arrivate in un periodo nel quale sembrava che il modo più facile per fare film dell’orrore fosse prendere una storia di bambine spaventose con i capelli bagnati e cambiare l’etnia dei protagonisti. Non sto dicendo che sia colpa di Gore Verbinski, soprattutto perché il suo The Ring rimane l’unico tentativo ben riuscito non tanto di replicare pedissequamente una formula di successo, quanto di assimilarla e darle un taglio personale, però è un po’ colpa di Gore Verbinski, perché dopo di lui è venuto appunto The Grudge con Buffy, e poi The Eye, e poi The Uninvited, e poi tutti gli altri che ho rimosso, e cascasse il mondo se qualcuno di questi si merita qualcosa di diverso dall’oblio.

“Noiosissimi fari nella notte”, oblio su tela (Nicolas Pesce, 2020)
Eppure per un qualche ineffabile motivo oggi mi trovo qui a parlarvi di The Grudge Duemilaeventi, e quanto mi piacerebbe potervi dire che la terza parola del titolo si legge “Duemila Eventi” nel senso che si tratta di un horror denso e pregno e dal ritmo travolgente ma no, perché Nicolas Pesce ci odia e ha deciso di approcciare il compito di rivitalizzare un franchise di cui nessuno sentiva la mancanza nel modo peggiore possibile: facendo L’HORROR HIPSTERINO, quello tutto gritty e dark e REALISTIC mannaggia a lui, il che all’atto pratico si traduce nel fatto che la protagonista Andrea Riseborough recita struccata e in una francamente insostenibile sequenza di scene illuminate con tagli di luce meditabondi e arty, e tutto questo per cosa? Per gli spaventerelli, i cazzo di spaventerelli, le fazze deformi che compaiono all’improvviso urlando e sotto c’è un piano scordato che fa SBRAAAM, The Grudge è un film di vasche da bagno piene d’acqua sozza e chissà cosa nuota lì sotto e di bambine silenziose che perdono sangue dal naso e fanno sorrisetti inquietanti prima di diventare una fazza deforme che compare all’improvviso urlando e sotto c’è un piano scordato che fa SBRAAAM, insomma quello che spero di avervi fatto per lo meno intuire è che c’è una cosa che vorrei dire a The Grudge 2020 ed è questa
Ora vi lascio qui una sigla, e non userò quella scontatissima che vi state aspettando ma una che riflette alla perfezione le qualità artistiche del film che stiamo qui trattando.
Oh, facciamo a capirci: The Grudge Due Mila E Venti è girato molto bene. È uno sforzo creativo inutile perché sotto il vestito c’è meno di niente, però il signor Nicolas Pesce ha buon occhio e conosce molto bene la grammatica del genere. Il problema è che qui ha deciso di applicare quella particolare sottogrammatica alla quale accennavo sopra, quella che costruisce la tensione a botte di sottrazione e assenza, quella che fa più o meno così: “sto guardando un horror che si è annunciato come tale alla scena 1, perché è quaranta minuti che non succede nulla di spaventoso? E perché la colonna sonora si è ammutolita e ora c’è silenzio e magari qualche lontano arco a salire? ODDIO LO SO ORA LA CAMERA GIRA DI 180° E NELLO SPECCHIO CI SARÀ UNA FAZZA PUTREFATTA!”, e vai di SBRAAAAM e di urla di terrore (nel film) e di noia (sul divano di chi guarda il film). Tutto così, costantemente, stancamente, scena dopo scena, salto temporale dopo salto temporale.
Perché ovviamente persino in un film così scolastico c’è una mezza idea originale, ed è quella di raccontare di fatto tre film contemporaneamente, un’intera trilogia compressa in novanta minuti che saltellano senza soluzione di continuità dal 2004 al 2005 al 2006 e avanti e indietro, e se state pensando “ma è un tempo ridottissimo, che cosa ridicola”, be’ sì, lo è, e ora vi spiego perché funziona così. In tutti i cazzo di horror con le bambine nella vasca da bagno e le case infestate succede sempre che chi viene colpito dal fantasma di turno non è la prima vittima, ma la [n]esima in una lunga lista necessaria per certificare ufficialmente lo status di “maledizione”; e quindi spessissimo il secondo atto di questi film si conclude con il momento flashback-spiegone, nel quale le vittime del presente si confrontano con le vittime del passato e scoprono cosa è successo loro, e idealmente come rompere la maledizione. Ecco, in The Grudge 20venti i flashback-spiegoni vengono promossi, per cui il film racconta le vicende di tre famiglie rimaste consecutivamente vittima della maledizione, saltellando avanti e indietro nel tempo per mostrarci cos’è successo nelle loro vite prima dell’inevitabile momento dell’incontro con le conseguenze più fatali del morbo della morte.

«Uh?»
La cornice principale è quella che ha al centro la poliziotta Andrea Riseborough, il suo partner Demian Bichir e alcuni bambini inquietanti, e che si svolge nel 2006, come dimostrato da questa immagine:

Una delle grandi innovazioni del 2006, ve la ricordate?
Ma identico screentime è dedicato alle vicende della coppia composta da Betty Gilpin e John Cho e a quelle che vedono coinvolte Lin Shaye, Jacki Weaver e Frankie Faison. Che cosa succeda loro e in che modo le loro vicende siano collegate non è particolarmente importante: quello che ci interessa, e che viene convenientemente spiegato in termini molto chiari circa a metà film dal povero William Sadler nei panni di Detective Spiegoni, è che la terribile maledizione delle bambine con i capelli bagnati è arrivata dal Giappone e ha infettato una casa americana, e chiunque ci metta piede viene colpito dalla maledizione e si ritrova circondato di bambine con i capelli bagnati che urlano perdono sangue dal naso e più in generale cercano di essere inquietanti.
E arrivato a questo punto fatico a spiegarvi perché tutto questo dovrebbe essere spaventoso o anche solo interessante, perché tutto quello che è successo nel passato è chiarissimo fin dall’inizio, come lo è il fatto che la nostra protagonista è perseguitata da un fantasma e dovrà trovare il modo per sconfiggerlo. E questo succede meccanicamente e quasi sullo sfondo, perché tutto il focus del film è sui traumi subiti dai protagonisti, e se non ci fossero i fantasmi e i jump scare da bambini delle elementari forse saremmo di fronte a un toccante dramma di provincia, ma è difficile prendere sul serio qualsiasi cosa in un film che ogni dieci minuti abbassa il volume di tutto per prepararci al nuovo SBRAAAM e alla nuova fazza deforme o a un cadavere putrefatto o a qualsiasi altra cosa si inventino questi giovani d’oggi per spaventarsi.

Questo è un appunto che ho preso durante la visione.
Provo a riformulare tutto quanto scritto finora e riassumerlo il più possibile: The Grudge Duemila20 è un film horror che vorrebbe fare paura con i suoi jump scare e che sogna di avere un ulteriore e più elevato livello di lettura che ha a che fare con il dolore, la perdita, l’accettazione e il superamento delle stesse, ma non ci riesce perché ogni tanto per contratto deve far comparire l’ennesimo volto putrefatto a margine dell’inquadratura accompagnato da un’esplosione sonora. È un dramma umano con la Tourette, o al contrario un manuale di come non girare scene di paura disturbato da inserti pubblicitari che parlano di famiglie distrutte, malattie incurabili e gravidanze interrotte. È un film che vaga a vuoto in cerca di un senso e ogni tanto va a sbattere contro la sua stessa insipienza. È un horror che NON FUNZIONA, cazzo, girato da un tizio che sembra rimasto fermo a quando in America scoprirono il Giappone e che è ancora oggi convinto che fare la cover di “la scena della doccia con le dita che crescono dalla nuca” sia un colpo da maestro.

«Ma serio?»
Boh. Non posso neanche dire che The Grudge Due000e20 non sia un prodotto professionale, ben confezionato e ben recitato, perché be’, lo è. È però anche vuoto, sgonfio, vecchio, bolso, fuori tempo massimo. Non serve a nulla, potrebbe anche non esistere, potreste anche non guardarlo mai e la vostra vita non ne uscirebbe impoverita ma anzi più ricca di 90 minuti che potete scegliere di riempire in molti altri modi, per esempio piantando cime di rapa, spolverando le librerie, rotolando giù per un pendio, non so cosa facciate voi nel vostro tempo libero, io so che non ne ho poi tantissimo e vorrei che il signor Nicolas Pesce mi restituisse questa preziosissima ora e mezza che ho buttato a seguire la sua intricatissima e confusissima storia di bimbi inquietanti, maledizioni giapponesi, spaventerelli e SBRAAAAM.
Tornare al cinema dopo la quarantena-quote suggerita:
«Metti il gomito così»
(Stanlio Kubrick, i400calci.com)
IMDb | Trailer nel quale tra l’altro potete apprezzare il fatto che i fantasmi cattivi si manifestano facendo quel suono gutturale tipo CLICK CLICK CLICK comune al 90% dei fantasmi cattivi degli ultimi vent’anni di horror – che sia un arrivo universo condiviso?
Boh, ragazzi… state recensendo solo film inutili ultimamente.
Ma qualcosa che meriti vagamente in giro c’è?
Ieri ho visto 90 minutter , norvegese sub ita ..
È una sediolina dei calci in culo in faccia.
P.s. sto film è nato perché c’hai il nero da smaltire , voleva farla politicamente corretta ma non mi è venuto in mente nulla.
Se interessa lo danno (?) all’IdealLOL Cityplex di Torino. Il ché è tutto dire.
Comunque noia. Sta cosa del “muori incazzato –> diventi uno spirito incazzato” è ormai un topoi sputtanatissimo.
Ci vuole tanto a scombinare un po’ le carte in tavola?
“Muori mentre fai sesso —> diventi uno spirito stupratore”
“Muori al volante —> diventi uno spirito che getta sassi dai cavalcavia”
“Muori mentre stai trollando Attivissimo —> diventi Mazzucco”
Idee eh?
LOL! Grazie di avermi illuminato questo Venerdì interminabile….
Soprattutto, la SIGLA migliore di sempre!
“Ah, The Grudge! Il grande, irreprensibile The Grudge! Non sapevo interessasse ancora a qualcuno.” QuasiCit.
Dopo la preparazione alla pubblicazione del libro su 007 e una bella sequenza di film brutti anche senza necessità di una recensione, mi dovete almeno la recensione di Antrum.
La aspetto sulla mia scrivania entro venerdì prossimo.
Ecco bravo, Antrum.
L’ho scoperto per merito di amazon prime e ci sono rimasto male quando ho capito che all’epoca era stato missato dai 400c.
Anche perché merita parecchio di più di quello che dice l’user rating di imdb o letterboxd.
ANTRUM!
Non sono il tipo che suggerisce recensioni —-anche perché non è casa mia.
Ma Antrum non dovrebbe mancare su questi lidi.
Raga io capisco che i film di merda non piacciano a nessuno ma, magari l’avete notato anche voi, hanno riaperto le sale e visto che parecchia gente non vede l’ora di tornare ci piaceva l’idea di parlare di quei film che, ehi, sono appunto in sala in questi giorni. Se poi sono film di merda oh mica è colpa nostra, vi giuro che non l’ho girato io The Grudge.
Il suono gutturale dei mostri/fantasmi ha rotto il cazzo, qualsiasi sia la forma hanno sempre quel verso a metà tra un rutto di una vecchia e il respiro di Predator.
Ma visto che di questo film non interessa nulla a nessuno, e visto che c’è Andrea Riseborough, parliamo invece un po’ di ZeroZeroZero.
A me è piaciuto parecchio. Già Gomorra non ti faceva mai affezionare ai protagonisti perché sono troppo tutti delle buste di fango, ma qui siamo un passo oltre, non ci sono neanche dei protagonisti, solo degli ingranaggi egoisti e spietati in un enorme sistema ipercapitalista (nel senso proprio che quello della droga è capitalismo sfrenato, solo mercato senza regole). Il vero protagonista è il carico. Sapete se arriva la stagione 2?
No
@stanlio Adoro che hai sdoganato la [non’so-cosa]-quote suggerita
Io the grudge lo tengo nel cuore e questo l’ho visto appena ho potuto e ci sono rimasto malissimo. Sarà anche un prodotto ben confezionato e recitato, the grudge però non è mai stato ben confezionato e recitato, ma sempre sporco e atipico, già nella struttura, infatti per questo funzionava. Qui è tutto troppo pulito e preciso, la scena con le mani nella doccia è particolarmente imbarazzante tipo, o quella con le videocamere di sicurezza. Insomma, questo per dire che secondo me non è vero che Pesce è un bravo regista, ma il peggio cane del canile, che andrebbe soppresso e dato da mangiare agli altri cani, perché se devi fare un film come the grudge e l’unica cosa che riesci a fare è confezionarlo bene, cioè facendo l’unica cosa che non dovevi fare, allora sei un coglione.
Sì è quello che ho silenziosamente provato a suggerire anch’io scrivendo “girato da un tizio che sembra rimasto fermo a quando in America scoprirono il Giappone e che è ancora oggi convinto che fare la cover di “la scena della doccia con le dita che crescono dalla nuca” sia un colpo da maestro”.
Che poi Piercing è stato piuttosto interessante, abbastanza da farmi ben sperare. Ma invece nulla di fatto.
Comunque ho sempre trovato affascinante come gli originali giapponesi (i primi due almeno) personalmente mi abbiano fatto cagare addosso, mentre i loro remake americani, che ne sono la fotocopia, zero assoluto.
Eppure sono praticamente gli stessi film e, se ben ricordo, persino lo stesso regista, ma cambiando di segno li’, togliendo quel simbolo la’, levando quella cosa tipica qua, e tutto diventa sbagliato, vuoto e senza atmosfera.
Stessa cosa per i tre Ring: tanto il remake coreano che quello americano di Verbinski erano sicuramente fatti meglio dell’originale giapponese, a tutti gli effetti un b-movie low budget e grezzotto, eppure a mettere strizza era quello.
Meno male… Pensavo di essere l’unico stronzo che si cagava addosso con gli originali e non con i remake!
Quoto! Se non ricordo male all’epoca li passò in rassegna Mtv e li amai tutti, anche il misconosciuto Dark water..Poi beccai il remake con la tipa di Buffy… -_-
Wear the fazze putrefatte like a crown.
Ne parlate così male che forse ho voglia di guardarlo
Ma infatti la domanda principale è: perché? Perché girarlo? Perché guardarlo? Perché esiste un film del genere? Io non credo che gli darò mai una chance, anche se sicuramente Pesce è un regista interessante. Ma dopo quello Giapponese e quello americano, sto franchise poteva morire anche lì…
Stanlio, il fatto che sostieni che i mostri di The Grudge facciano CLICK CLICK CLICK mi fa pensare che ti stai dedicando ad un certo seguito di un gioco per PS4 appena uscito