Volevamo raccontarvi un pugno di film di James Bond in preparazione a quello nuovo, la cui uscita era prevista per il 10 aprile, ma poi è stato spostato a novembre.
Pensavano forse di scoraggiarci?
Col cazzo: adesso ci mettiamo qua e ve li raccontiamo TUTTI.
A voi Le Basi: 007.
Rapido ripasso per i giovani nativi digitali, quei pochi che ci seguono anche se li costringiamo con pervicacia alla pratica démodé della lettura. Argomento: la vita dei polemici passivo-aggressivi prima dell’internet, dei forum e dei social. Come se la cavavano i cagacazzi prima di avere una piattaforma che permettesse lo spurgo dei pozzi neri dell’anima garantendo un certo anonimato e la totale distanza fisica? I più maledetti lo facevano comunque; di solito, e da qui nasce la leggenda nordica dei troll, appostandosi nei pressi di un ponte (la scelta era tra il pippone incel sulla discriminazione nei confronti dei maschi bianchi etero o il guado del fiume in piena). I più stoici sublimavano in silenzio e abbozzavano, in attesa di somatizzare le energie negative in un’ulcera grande come il mento di George Lazenby. I più ricchi, invece, finanziavano una produzione cinematografica da 30 milioni di dollari e dedicavano la scena d’apertura del film a un’allegorica defecata sul cranio dei loro haters.
La cold open di Solo per i tuoi occhi è la degna, infantile conclusione della faida lunga una manciata di lustri fra quel brocco di Broccoli e l’irlandese incazzato Kevin McClory. Quest’ultimo, sceneggiatore e produttore all’epoca in erba, è quello che venne approcciato nella seconda metà degli anni ’50 da Ivar Bryce, best friend forevah di Ian Fleming, per aiutare gli amici del cuore a trasformare il personaggio cartaceo di Bond in roba cinematograficamente valida. Il trio se la spassa di cristo e insieme scrivono quella che più tardi, nel ’65, diventerà la sceneggiatura di Thunderball. Nel frattempo, però, Bryce e Fleming cospirano contro McClory: non solo fanno malamente finta che l’irlandese non abbia mai collaborato con loro, ma nel ’61 Fleming pubblica come nono capitolo della saga di Bond l’adattamento a romanzo della sceneggiatura scritta in concerto, chiaramente senza accreditare McClory. Al quale si chiude all’istante quella particolare vena irlandese di quando gli inglesi fanno gli stronzi e porta tutti in tribunale senza passare dal via, vincendo un mucchietto di soldi facili da Fleming, bloccando la realizzazione di Thunderball (che sarebbe dovuto essere il film d’esordio di Bond) e ottenendo anche i diritti cinematografici del romanzo fraudolento. Entra nell’inquadratura anche Broccoli, inevitabilmente messo in mezzo alla disputa, che stante il successo dei primi tre film di Bond torna alla carica per poter usare la sceneggiatura di Thunderball. Convince McClory garantendogli il titolo di produttore del film, allo stesso tempo ottenendo una deroga di dieci anni per poter usare al cinema le proprietà intellettuali dell’irlandese, che comprendevano il personaggio di Ernst Stavro Blofeld, la SPECTRE e altro materiale vario ed eventuale associato alla creazione di Operazione tuono. Blofeld può finalmente darsi da fare e diventare il più iconico dei villain bondiani, monopolista nel business della conquista del mondo fino al 1971 (con il picco raggiunto due anni prima in Al servizio segreto di sua maestà). Dopodiché, per un tot di tempo il direttivo Bond si scorda del Blofeld, preferendo sfruttare la blaxploitation, dare una giusta opportunità a quel gran visir di Scaramanga o giocare un po’ alla guerra fredda con i Russi. Succede, quindi, che la deroga decennale per lo sfruttamento cinematografico del personaggio di Blofeld scada senza che a nessuno venga in mente di litigarci ulteriormente su. Alla fine Bond ha incassato fantastiliardi di paperdollari anche senza la SPECTRE e il suo amministratore delegato. Ma Broccoli non dimentica, e ha un sacco di voglia di sbattere il suo successo in faccia a McClory. Magari con una cold open in cui Blofeld appare anche se non si può, riconoscibilissimo pur senza essere nominato o inquadrato interamente, sei minuti di film che sono solo una grossa pernacchia a uno che aveva giusto fatto valere i propri diritti. Quando cagare il cazzo era un’industria con un certo indotto e non un thread su Twitter. Sigla!
Quella di Broccoli e McClory era una storiella troppo gustosa per non essere raccontata, ma c’entra la giusta fava con Solo per i tuoi occhi. Serve piuttosto a raccontare l’onnipotente tracotanza su cui veleggiava ai tempi il produttore, che nel frattempo (dopo L’uomo dalla pistola d’oro) era riuscito a scalzare anche lo storico partner (e detentore della maggior parte dei diritti su Bond) Harry Saltzman – complice anche la pessima situazione finanziaria e personale di quest’ultimo. Al netto di tutto il bailamme che infuocava il dietro le quinte, la genesi del quinto Bond di Roger Moore è decisamente più semplice. Dopo Moonraker – Operazione spazio, il direttivo Bond constata che sarebbe stato letteralmente impossibile rilanciare con qualcosa di ancora più esagerato – l’unica altra opzione era mandare 007 a insegnare alle marziane come fa all’amore un terrestre: charme innato, completo sartoriale e attitudine allo stupro. Ne consegue la necessità di fare un passo indietro, riportare Bond alla relativa semplicità (dai, si fa per dire) dei primi tempi e sguinzagliarlo in avventure più verosimili. In fondo era anche il periodo in cui, alla tv, spopolavano gli spionismi credibili di le Carré (La talpa, Tutti gli uomini di Smiley). Il succo originale per la storia del film, sceneggiato ancora una volta dal decano Richard Maibaum in collaborazione con il figliastro di Broccoli Michael G. Wilson, arriva da due racconti contenuti nella raccolta Solo per i tuoi occhi. Ma la ciccia cinematografica che conta, l’iconografia, si ispira a quelli che, ormai, sono momenti classici (eclatanti ma non fantascientifici) del miglior canone bondiano, come gli inseguimenti su sci (e bob) di Al servizio di sua maestà o come le scene subacquee di Thunderball (già omaggiate e riprese anche in La spia che mi amava). Alla regia viene chiamato l’esordiente John Glen, che assomiglia a Peter Hunt (Al servizio segreto di sua maestà) non solo per il nome che fa risparmiare un sacco di inchiostro sui biglietti da visita, ma anche per la parabola professionale: anni di gavetta nella squadra di montaggio e nella seconda unità della saga Bond premiati con la promozione a regista. Solo che Hunt si è intrattenuto giusto il tempo di un Lazenby, mentre Glen è rimasto al timone per altri quattro film.
Qui Bond è affaccendato in una storia dritta come un fuso: qualcuno ha tanato che il peschereccio inglese St. Georges al largo delle coste albanesi è in realtà una nave spia, oltretutto armata con l’aggeggio all’avanguardia ATAC (acronimo di Azienda Tranvie e Autobus del Comune) che permette alla flotta di sua maestà di scagliare missili sommergibili da remoto. La St. Georges viene affondata da una mina subacquea e gli alti papaveri del governo inglese* invocano l’aiuto dell’archeologo marino di stanza in Grecia sir Havelock per rintracciare il relitto e aiutarli a recuperare la preziosa tecnologia affondata. Havelock, però, viene sparato da un sicario cubano e 007 si ritrova con due mestieri impellenti: capire chi ha pagato il cubano per uccidere l’Havelock (e chi ha pagato il pagatore del cubano per affondare la nave spia) e attrezzarsi con pinne, fucile e occhiali per disarmare e recuperare l’ATAC prima che finisca nelle mani sbagliate. Quella bondola di 007 viene aiutato dalla balestra punitrice di Carole Bouquet**, figlia di Havelock in cerca di vendetta perché mezza greca e a quanto pare è sufficiente essere mezzi greci per averci nel sangue la tragedia e sentirsi Elettra che fa giustizia privata per la morte di Agamennone.
Odiate pure Solo per i tuoi occhi, o voi fanatici del cagamento di cazzo – fatelo per la cold open che percula male Blofeld e rende Una cascata di diamanti ancora più inutile, o per l’evidente imbolsimento del 54enne Roger Moore sempre più fuori tempo massimo e messo al fianco di Bond girls sempre più giovani; ma non negate che il rientro di 007 nel reame dei gangheri, dopo la locura dell’erasmus anni ’70, ha proprio il gusto piacevole di un bicchiere di chinotto ghiacciato dopo anni intensi passati a bere solo decotti di ayahuasca. La parola d’ordine di Broccoli è “basta con le cazzatone da bambini cresciuti”. Altolà al turgore adolescenziale delle Lotus che sparano missili teleguidati dagli spoiler, benvenuta alla maturità di dover guidare alla bisogna una due cavalli (presumibilmente senza nemmeno l’accendisigari) giù per le colline madrilene inseguiti da una banda di malintenzionati. Solo per i tuoi occhi è stato scritto da gente che conosce Bond meglio dei propri figli, ed è stato diretto da uno che aveva passato l’ultima dozzina di anni della sua vita in una sala di montaggio a tentare di rendere credibili i goffi calci di Roger Moore; poi, tra parentesi, è stato pure musicato da Bill fucking Conti, maestro vero che scompiglia le partiture di John Barry con del ruspante funk ed è un attimo confondersi fra Lupin su una 500 a Bond su una due cavalli (ma quanto amore però). Ne viene fuori un thriller spionistico classico (est vs. ovest) e sparato dal cannone, senza troppi fronzoli inutili. Un film che lascia nel montaggio definitivo momenti imperfetti – il cattivo all’inseguimento di Bond che perde l’equilibrio rialzandosi sugli sci, o lo stesso 007 che sbatte la testa (stonk) quando entra nel relitto sottomarino – per ancorare la storia alla realtà. È vero, si sente un po’ la mancanza di Ken Adam, che in quel periodo era impegnato con le scenografie di Spiccioli dal cielo, una commedia musical di Herbert Ross con Steve Martin e Christopher Walken. Ma Broccoli e compagnia hanno rimediato scegliendo uno dei set naturali più incredibili del mondo, girando il lungo finale del film (nonostante i tentativi di sabotaggio dei monaci residenti) a Meteora. A quella scena basta aggiungere l’inseguimento sulla due cavalli, la lunga e incredibile sequenza ambientata a Cortina, gli occhi ipnotici di Carole Bouquet, il contrabbandiere greco mangiapistacchi reso memorabile da Topol, il finale romantico tra la Thatcher e il pappagallo e il bilancio su Solo per i tuoi occhi è oggettivamente quello di un gran buon film, sottovalutato all’interno del canone Bond giusto perché semplifica le follie del decennio precedente e sceglie di mettere da parte i gadget sopra le righe.
Bond Girl & Bond Villain by Gianluca Maconi:
Dvd quote:
«Carole Bouquet santa subito»
Toshiro Gifuni, i400calci.com
* per la prima volta senza M: Bernard Lee, l’attore che fin lì l’aveva sempre impersonato, morì nel gennaio del 1981 (appena dopo l’inizio delle riprese del film) e, per rispetto nei suoi confronti, Broccoli decise di non sostituirlo e di mandare in vacanza il boss di 007.
** che oltre a essere una persona di una bellezza quasi ingiusta è anche la vincitrice, a mani basse, del premio “MA CHE VITA HAI?”. Oggi Bouquet è sposata in seconde nozze con un Rothschild, mentre negli anni ’90 ha avuto brevemente per marito Jacques Leibowitch, fra gli immunologi pionieri nello studio del HIV; e prima ancora è stata compagna di un produttore cinematografico (Jean-Pierre Rassam) morto per overdose di barbiturici, dal quale ha avuto un figlio che al momento si ammucchia con Charlotte Casiraghi.
Parto subito con la nota tecnica: Carole Bouquet è (assieme a Daniela Bianchi e a Carey Lowell nel gotha delle mie preferite all-time!) la Bond girl più figa di tutte. Il musetto imbronciato della francese è da sangue al naso anche rivedendo il film oggi, a quasi 40 anni di distanza. Turbofregna.
Tolto il dente, passiamo al film. Finalmente un’avventura diversa, senza miliardari sboronissimi che vogliono conquistare il mondo. Un ritorno alle origini dove si cerca di recuperare un accrocchio prima che finisca nelle mani sbagliate (un po’ come fu per il Lektor di “Dalla Russia con amore”) tra intrighi, doppi giochi e vendetta. Un Bond-Moore meno ironico del solito, più spia che comico, che non lesina di certo le battutine ma che rispetto alle altre pellicole ammazza e si vendica come il ruolo di “spia” impone. Paesaggi mozzafiato come la Sardegna e Cortina che sono assolutamente da sogno! Ma il pezzo forte è il Monastero di San Cirillo arroccato su quello spuntone di roccia e obbiettivo di una scalata mozzafiato.
Meno pachidermico e mastodontico del solito, “Solo per i tuoi occhi” è una classicissima avventure di spie e intrighi, dove si alternano sequenze action (l’inseguimento in auto, quello a Cortina tra sci e pista di bob, l’arrampicata,…) a indagini, piani, recuperi,… Meno famoso di alcuni ingombranti predecessori, ma molto più valido e godibile senza quelle esagerazioni che vanno bene una volta, toh, due. Ma alla terza “Mò basta veramente però!” cit..
Pur essendo in assoluto la seconda miglior pellicola dello 007 di Moore (dopo “La spia che mi amava”), difetti ne ha pure questo. A parte l’insopportabile pattinatrice Bibì che non ho mai capito cazzo c’entrasse, e che ad ogni sua apparizione ti prudono le mani dal fastidio, c’è finalmente la resa dei con la nemesi Blofeld. Peccato che al di là della realizzazione indubbiamente spettacolare, lo scontro sia una paraculata fatta più per accontentare l’ego dei produttori perché a livello di trama è praticamente inutile. E poi perché così? Senza nomi, senza dialoghi, senza il “faccia a faccia” tanto desiderato. Bella realizzazione d’accordo, ma visto che si era aspettato tanto, forse era meglio aspettare un altro po’ per renderla meglio. E, ultimo, la durata. Una ventina di minuti in meno, accorciando e alleggerendo la parte finale (dallo scontro all’immersione tra li squali) il ritmo ne avrebbe giovato.
Se questo film di Bond venisse preso paro-paro e rifatto con Craig al posto di Moore, il film sarebbe attualissimo. Canto del cigno perché da qua in poi sarà il declino.
Bella recensione! Ti consiglio di leggere (attentamente) anche quella de i400calci, non è niente male neanche la loro.
Non li conosco questi regaz. Sono bravi?
Quoto all’ennesima potenza il disprezzo per Bibi e per l’istigazione alla pedofilia di cui è responsabile.
Una cosa sempre ammirata di Solo per i tuoi occhi, anche se non è un merito effettivo del film, è la celeberrima locandina in cui Bond è inquadrato tra le gambe divaricate della donna di spalle che regge la balestra, quella all’inizio di questo post. Penso sia l’immagine, la composizione per così dire, più iconica e citata di tutta la saga.
Citazione di un’inquadratura di uno dei primi film. Goldfinger, mi sembra, ma non ne sono sicuro.
Ma il nome del cattivo è un omaggio al noto produttore Aristotele Piroskafos?
Sott’acqua è più Timothy Dalton che Brosnan…
Tra l’altro la canzone e di Sheena Easton e John Glen metteva sempre animali nei bond movie.
Scusate… Di preciso, cosa ci fa Domenico Modugno in quella foto dei greci?
Gabbani, che Modugno
L’ozio è il padre di Virzì (commento sopra) ha già detto il 99.9% di cosa penso del film.
Lo 0.01% mancante è: Milos / Chaim Topol è il sosia di Francesco Gabbani.
Ahahah, ho interrotto la lettura a metà articolo per scrivere di Gabbani, fortunatamente ho controllato i commenti per scrupolo.
I maschi bianchi ed etero non sono discriminati. Burioni non ha conflitti d’interessi. I poteri forti non esistono. Kennedy è stato ucciso da Lee Oswald che ha agito tutto da solo. Sì.
Grandi i poteri forti! Ingannano tutti, tranne che l’ultimo dei pirla- condivisore compulsivo di cagate sui social
E vorrei aggiungere che è la Juve a subire più torti arbitrali di tutti.
Altro che i maschi bianchi. Ormai pure i gay sono discriminati perché non sono abbastanza gay per interpretare i gay
https://www.gay.it/ruby-rose-non-sono-abbastanza-gay-per-essere-batwoman
Questa è la dimostrazione che il sinistrume politically-correct arcobalenato e petaloso, essendo divenuto mentalità dominante e non avendo più nessuno da spacciare come carnefice, si sta rivelando un mostro destinato a sbranare se stesso. Ora non ci resta che aspettare che questo mondo crolli, e sulle sue macerie potremo costruirne uno come ai tempi di Banfi, della Fenech, di Montagnani eccetera, quando tutti prendevano per il culo tutti e nessuno pretendeva il rogo riparatore :)
Eh, il problema è che nessuno pretendeva il rogo perché ad esempio non era vero che tutti prendevano per il culo tutti. I maschi bianchi prendevano per il culo tutti. E i maschi bianchi erano anche quelli che decidevano i roghi. Che coincidenza! “:)”
Già, i maschi africani invece si limitano a sterminare e schiavizzare le tribù sconfitte, infibulare le femmine, e mangiare gli occhi del nemico. Ma niente roghi. ““:)””
https://www.youtube.com/watch?v=Q5yJzWj7G9c
Te sei seduto sul telecomando mi sa.
Quando la realtà diventa più demenziale di questa discussione.
https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net/v/t1.0-9/104111662_10222466801248759_5564701370289292675_n.jpg?_nc_cat=102&_nc_sid=ca434c&_nc_ohc=jHlU0UZOfCoAX9XhkEp&_nc_ht=scontent-mxp1-1.xx&oh=1a60508b83bd448e81ac396bf0ff0be3&oe=5F06BDEC
Roger: mi dispiace che leggere “maschi bianchi” ti abbia toccato un nervo sensibile scoperto, mi fa piacere che ammetti di essere stato demenziale ma ora cerca di tornare su James Bond. Grazie.
Nanni, abbi pazienza: li pagano a cottimo, evidentemente.
In realtà se non ricordo male Salzman si era fatto fuori da solo, sì per problemi economici dati da investimenti scriteriati. Broccoli aveva anche provato a prendere il controllo del 100% dei diritti ma non era riuscito, dato che Salzman li aveva venduti direttamente a qualcun’altro. Penso sia nato in quel momento il pasticcio con la parte dei diritti di 007 in mano agli studios (Universal, Sony, non ricordo), che più volte hanno causato ritardi nella realizzazione di 007 (soprattutto periodo Craig) per problemi esclusivamente finanziari.
Getto la maschera perche’ sono di parte: CORTINA! e tutto il resto e’ noia (no, non esageriamo, anche le meteore… pero’ meno … uguale … – avete presente non ci resta che da piangere?)
A proposito: ma qualcuno di voi ha mai provato gli Olin Mark VI? come vanno?
E ci voleva tanto!
Dopo aver perso tempo con baracconate varie ecco un film di Bond come dovrebbe essere un film di Bond.
Andava realizzato prima, cazzarola.
mi dispiace, ma pur con tutta la buona volontà del mondo QUEL prologo con cui la produzione forse voleva definitivamente sbarazzarsi delle continue richieste di ritorno della SPECTRE è l’elefante nella stanza.
Non puoi ignorare il Blofeld “messicano non iscritto all’albo” (cit.) che implora Bond di risparmiarlo in cambio di “una catena di supermercati”! è qualcosa che ti taglia in partenza i coglioni e ti indispone verso il resto del film (che si chiude in maniera altrettanta pacchiana con la telefonata della finta-Lady di Ferro come consueto siparietto di Bond che si bomba la bella di turno… davvero pensavano che queste scenette facessero ridere?!).
Tutto quello che ci sta in mezzo è nullo, un panino imbottito coi migliori salumi ma sopra e sotto ci metti due merde fumanti… come fai a mangiarlo?
Più che altro la scena del prologo è stata costruita un po’ male. Quando Bond è attaccato all’esterno dell’elicottero che è telecomandato, passa a due cm dal tetto di dove si trova Blofeld. Gli sarebbe bastato lasciarsi andare e finiva tutto lì
Aspe’ ma vedo solo ora l’ultimo tag! Aiutami a dire maccosa.
Gifuni per favore argomenta (non sono in disaccordo a priori, solo curioso).
Pagatori di pagatori di cubani
Che bomba ragazzi, che bomba, il miglior film della saga.
Vado controcorrente difendendo due elementi del film che evidentemente fanno storcere parecchio il naso, Bibi e Blofeld ammazzato nei primi 5 minuti.
Bibi, come ho già detto sul post di Moonraker, è lì per far brillare Moore di luce riflessa. Bond sarà pure un maschio alfa, sciupafemmine incorreggibile, ma è un uomo d’onore, non và a letto con le minorenni. E la coach di pattinaggio della ragazzina venne creata solo perché l’attrice, amica dei Broccoli, era in difficoltà finanziarie e aveva bisogno di lavorare. Capito, Fast and Furious? Vatti a nascondere, questa sì che è famigliah.
È lo stesso motivo per cui compare l’agente italiano Ferrara: viene fatto fuori, e Bond essendo Bond, si vendica a sangue freddo. Vogliamo parlarne, di quella scena con la macchina sul ciglio della scogliera albanese? Roger Moore ovviamente non voleva, ma John Glen (santo subito) si impose per fargliela calciare giù dal dirupo, perché qui siamo in zona Ian Fleming, mica di quella baracconata di Moonraker.
Blofeld ammazzato: che vi devo dire, io sto inizio lo adoro. È il definitivo, gigantesco dito medio sventolato davanti alla faccia di McClory. Uno che non è che esattamente “fece valere i suoi diritti”: in quella famosa sessione di brain storming per Thunderball, Fleming, l’irlandese e un altro figuro, Whittingham, bevvero come spugne, e chissà il giorno dopo quale idea era di chi, finché al processo vinse il secondo, manco James Bond l’avesse inventato lui. Quindi che Broccoli volesse fargli sapere che se la spassava anche senza i suoi diritti mi piace, e mi piace anche il riferimento alla morte di Tracy (continuità in un film di 007? What?).
Il resto è storia: Carole Bouquet talmente bella da rimanerci secchi (come parecchi scagnozzi che rimangono infilzati dalle balestrate), l’inseguimento a Cortina e in Spagna con musica degna di Rocky in sottofondo (mica a caso c’è Bill Conti all’orchestra), Topol che si mangia ogni scena in cui compare, il finale cheesy con la Thatcher e la nuotata al chiaro di luna. Due note di colore: l’arrampicata delle Meteore di Bond con corda e rampino (e pensare che nel film prima volavano laser nello spazio) è uno degli stunt più tesi e pericolosi della storia del cinema, criminale non averlo citato in recensione.
Quando Moore deve scappare con la vendicativa Havelock in Spagna, trova degli scagnozzi che lo hanno preceduto alla Lotus. Questi provano ad aprire la macchina, sfondano il vetro, e il veicolo gli esplode in faccia. Secondo le testimonianze, a Londra, vi era un periodo di furti in massa di automobili. Inutile dire che, alla premiere del film nella City, a questa scena cominciarono tutti ad applaudire e fare il tifo. Quanto avrei voluto esserci.
In realtà, che non ci fosse continuità nei vecchi film di 007 è un falso mito, almeno nella fase Connery! ti faccio qualche esempio:
-il 2° (Dalla Russia con Amore) è tutto un piano della SPECTRE per vendicarsi della morte del dr. No (sebbene i romanzi siano invertiti e questo spiega perché nel primo M obbliga 007 a cambiare la pistola che nella precedente missione aveva fatto cilecca… ma se era il primo film?) e ricompare Sylvia Trench (“un vecchio caso”);
-nel 3° (Goldfinger) che pure è abbastanza a se stante, Bond si meraviglia con Q perché a questo giro niente valigetta;
-“Thunderball” inizia con Bond che viene mandato in vacanza per riprendersi dall’ultima avventura;
-in “Al servizio segreto di sua maestà” c’è la scena in cui compaiono gadget dei film precedenti con richiami alle colonne sonore;
-infine in “Una cascata di diamanti” la missione di Bond è “personale”, cioè vendicarsi della morte della moglie nell’avventura precedente (almeno così suggerisce quell’intro cruda)
solo con l’avvento di Moore cominciarono a farli TOTALMENTE slegati l’uno dall’altro, al netto dell’intro di questo film (ma per come è uscito, era meglio se lasciavano perdere!)
A me piace moltissimo questa tesi che vada raccontato e specificato, addirittura etichettandolo come un pregio, che Bond si tromba la qualunque ma soltanto entro i limiti imposti dalla legge.
Beh di fatto, ciò che separa il lavoro di agente con licenza di uccidere dall’assassino è il sottile confine della legge. Quindi sì, il fatto che Bond si mantenga su questo ambiguo filo del rasoio è un fatto di coerenza interna.
Come Batman, no? Possiamo ironizzare sul fatto che dopo averlo incontrato certi criminali respireranno dal beccuccio di una cannuccia per il resto della loro vita, l’importante è che abbia una regola (non uccidere) e la segua fino in fondo.
Un uomo la cui bussola morale è stata modellata dai ripetuti richiami, via via più minacciosi, dell’uff. Risorse Umane dell’MI6.
Si potrebbe anche discutere, a differenza di Batman, su dove stia il confine tra lavoro e hobby in questo aspetto di Bond che deve trombare qualsiasi femmina che incontra. Fa in ogni caso ridere che a un certo punto qualcuno abbia pensato che servisse una specifica sottotrama per chiarire che non è un pedofilo in modo che la gente potesse dire “Bravo James Bond che non sei pedofilo, tieni una medaglia”.
Ora che ci penso, sapete se qualcuno ha mai fatto una gag in cui Bond viene mandato a uno di quegli umilianti corsi aziendali su come non molestare i colleghi, che si vedono sempre nelle serie americane?
Dai è impossibile che SNL non l’abbia già fatto.
Ottima cavalcata negli annali di Bond ;) quel che ho detto nel commento era più che altro per effetto comico (riuscito o meno non saprei), in realtà la serie non lesina indizi sul fatto che, da Connery a Brosnan, parliamo sempre della stessa persona. Persino con Moore, nei suoi migliori film, questo e la Spia che mi amava, c’erano riferimenti alla sposa di Bond: qui si vede la pietra tombale, e in la Spia Moore diventa tutto sentimentale quando Amasova tira in ballo Tracy.
Il migliore degli indizi c’è in Goldeneye comunque: il film inizia nella guerra fredda (era Dalton), poi si salta in avanti dopo i titoli, e vediamo Brosnan in macchina, che viene valutato da una ispettrice dell’MI6. Perché un agente di punta come 007 ne avrebbe bisogno? Perché nel film prima, Vendetta Privata, aveva disertato dal servizo e deve essere reintegrato. Sono la stessa persona, e si vede anche in il Domani non muore mai, dove Bond dice di essere vedovo, prima del decadimento completo della saga e il necessario reboot con Craig.
“Ripetuti richiami”? Ma quali, le alzate d’occhi di M? :,)
I richiami li fanno perché sono inglesi, ancora con la testa all’era vittoriana dove si accettavano le peggio porcate, bastava dissociarsi pubblicamente e che non si venisse troppo a sapere. Ma in realtà delle scappatelle di Bond non frega niente a nessuno, persino Q lo dice a Carey Lowell quando questa si incazza per il troppo libertinaggio dell’agente: “don’t judge him too harshly my dear. Field operatives must often use every means at their disposal to reach their objective”
@ Nanni Personalmente, cosa sia per lavoro e cosa per hobby lo trovo davvero marginale. Stiamo parlando sempre di James Bond, uno dei suoi tratti caratteriali è la misoginia. Non si fida delle donne, e vuole solo andarci a letto. Questo non vuol dire che non possa innamorarsi, curarsi di loro (come con Melina Havelock) o avere le sue regole in materia.
Comunque è un bene che esista chi trova qualcosa di divertente in Bibi, generalmente gli spettatori incluso me, trovano la sua sottotrama abbastanza cringe ;)
Che, poi, misoginia… non mi pare che James Bond illuda le donne- gli piace portarsene a letto più possibile.
E’ sicuramente esagerato e ridicolo, d’accordo. Ma perchè misogino?
Perchè tutte le donne sognano ancora il principe azzurro e, se ti porti a letto una, poi devi assumerti le tue responsabilità?
Ecco, questo, semmai, è misogino.
@DutchBondFan
Quella sui richiami di HR era una battuta scema (anche perché il 90% di quello che so su 007 l’ho imparato da “James Bond Junior” e “Operazione Geode!”).
@ Gigos Ah ok, non conoscevo i tuoi riferimenti. Nessun problema comunque, siamo sullo scherzoso, anche se mi piace far notare come nulla è casuale in Solo per i tuoi occhi ;)
@ Rocco Non credo che le cose stiano in termini così estremi. Il Bond dei libri è misogino, certi suoi pensieri sono inequivocabili. Certo, non parliamo di misoginia classica (picchia la moglie, uomo comanda donna ubbidisce, le donne non dovrebbero lavorare, studiare o votare), ma comunque di uno che non vuole averci a che fare se non c’è di mezzo il sesso. Nei film è forse meno palese, ma parliamo sempre dello stesso personaggio. Per come la vedo io, Bond è, anzi DEVE essere misogino, è parte della grandezza della creatura di Fleming, poter chiamare eroe un cattivo istituzionalizzato, e senza tante giustificazioni alla Joker tipo “è la società che lo ha reso così!”. No, Bond è tale perché così vuole essere, gli piace e non fa nulla per nasconderlo, ma questo non lo rende meno umano.
Ps la favola del principe azzurro è solo una fantasia femminile, esattamente come la favola del macho imbattibile alla 007 è una fantasia maschile. Hanno entrambe il loro posto, non scadiamo nei ragionamenti di quelle pseudo femministe becere di Hollywood che insultano Cenerentola perché è gentile e sogna l’amore invece di prendere una spada e tagliare la testa alla matrigna.
Bond rappresenta l’archetipo dell’uomo più affascinante che bello, che dimostra il suo valore e la sua affidabilità più che semplicemente sfoderare un sorriso accattivante. Non è Han Solo bello ma ribelle ma qualcosa di molto differente.
Se vogliamo è quasi una rivincita dell’uomo sopra i 40.
Secondo me è misogino non tanto nel suo atteggiamento ma nella necessità che le sue partner abbiano sempre bisogno di una figura maschile accanto. Anche le più determinate (Vedi le ultime 3 bond girl di queste recensioni dei film di Moore) a un certo punto sembrano che abbiano l’insopprimibile bisogno di avere l’uomo accanto. Il caso più eclatante è la Amasova che comincia schernendo 007, lo stuzzica, lo critica, lo sconfigge in furbizia, sembra quasi irritata dalla sua presenza e poi da quando vanno insieme in Sardegna è tutto diverso fino alla confessione di Bond sul fatto di aver ucciso l’amante della spia sovietica
Han Solo, pur giovane e scavezzacollo, dà l’impressione di averne passate di ogni, ma alla fine si innamora e si accasa.
James Bond, maturo ed esperto, evita la trappola delle pattine e dell’usare il WC seduto.
Grande James!
A parte che Carol vince a mani basse il premio Figa Boreale, è fantastico notare come l’ATAC sia presente anche in Trappola sulle Montagne Rocciose… con sua maestà Segal
esco allo scoperto fin da subito: questo è il film di bond a cui sono più affezionato perchè il primo che ricordo di aver visto con mio padre (non al cinema, ero troppo piccolo, ma in qualche passaggio successivo). Credo di conoscere a memoria quasi ogni fotogramma e mio padre adorava l’inseguimento sulla 2 cv.
Il film è solido, c’è un Bond insolitamente duro ed è vero che Moore era indeciso sulla scena dove scaglia l’auto nel dirupo ma poi Glen lo convinse dicendogli: se non lo fai in questa scena, quando? E moore accettò.
Ogni volta che lo rivedo adoro l’inseguimento sopra citato ma soprattutto la scena/gag dell’identigrafo con Q. Io la trovo spassosa ma ammetto di avere un debole per Desmond Lleweyn.
Trovo insopportabile la triste fine della lotus che a me piaceva molto (la scena degli applausi nel cinema credo sia stata alla prima negli Usa e non a Londra) e che in questo film sarebbe anche stata utile.
Bibi, più che trovarla irritante, la trovo inutile come sottotrama mentre invece l’evoluzione con Topol la trovo avvincente.
C’è una chiara voglia di ritornare a un Bond meno tecnologico e forse pure troppo perchè la scalata verso San Cirillo (scena da brividi) è un po’ troppo artigianale per bond. A mani nude (manco un guanto da rocciatore) e un paio di rampini e una corda (vogliamo ricordare Connery in una cascata di diamanti mentre si libra sul grattacielo?)
Così come ho sempre trovato un po’ forzato che il capo del Kgb si muova in prima persona su un elicottero con una sola guardia per recuperare l’Atac.
La Bouquet bellissima, indipendente, anche più battagliera e determinata di Bond e cede al fascino di 007 solo alla fine.
Nel film compare anche Cassandra Harris (la contessa, amante di Topol) che era la moglie di un certo Pierce Brosnan (vedi i casi della vita) morta prematuramente per un brutto male
Lode a Bernand Lee di cui si sente la mancanza e la ironia tutta british fatta di sguardi e freddure (più con Connery che con Moore).
Nonostante i 50 avanzato qua Moore è ancora in forma e credibile. Già con Octopussy e Bersaglio mobile i primi piani sul suo volto cominciano a diventare impietosi
Condivido praticamente tutto. Ho controllato il documentario sul dvd, effettivamente la proiezione in cui applaudirono fu quella di New York. Però non mi dispiace lo stesso per la sorte della Lotus, la sua distruzione è simbolica del ritorno di Bond alle origini. Ci ha dato l’adorabile Citroen gialla, per poi tornare a Cortina in versione bronzea.
Anche l’idea di non dare a 007 neanche un guanto da scalata a San Cirillo in qualche modo si incastra, non c’è tecnologia nella scena, l’unico protagonista è l’agente.
La scena col l’identigrafo di Q è fantastica, praticamente predisse lo scanner facciale, con in più un inedito Bond preso dal lavoro d’ufficio.
Bernard Lee era insostituibile (anche se c’è l’esilarante ministro della difesa), ma il cast avrebbe comunque necessitato di una svecchiata poco dopo. In Octopussy Moore se la cava ancora, Bersaglio Mobile semplicemente va oltre ciò che può accettare uno spettatore, e Lois Maxwell (la pur iconica Moneypenny) idem.
A proposito della scena sulla 2CV, c’è un bell’omaggio di Riccardo Pangallo, che ridoppiava i film molto meglio e molto prima di quella fava di Ruffini
https://www.youtube.com/watch?v=wxmsoPA6IY4
Per me il migliore Bond di Roger Moore e uno dei migliori della serie davanti anche a qualcuno di Connery. Poche diavolerie tecniche e una credibile storia di guerra fredda.
Prende il nome dalla raccolta di 5 racconti brevi omonima, ma hanno preso spunto solo da due di essi, ampiamente rimaneggiati e raccordati con molta fantasia: “Solo per i tuoi occhi”, appunto, e “Rischio”.
Da questa raccolta pescarono i titoli (solo quelli) per altri 2 film: “Panorama a morte” (in originale “A view to a Kill”, che da noi divenne inspiegabilmente “Bersaglio mobile”, malgrado la traduzione del titolo in italiano fosse comunque interessante) e “Un quantum di sicurezza” (“Quantum of solace”).
Per la cronaca, nell’altro racconto, “La rarità Hildebrandt”(ATTENZIONE: Spoiler parziale del racconto), 007, per aiutare uno sconosciuto ricco e antipatico (ma con moglie gnocca, trascurata e maltrattata che alla fine il nostro eroe non si bombera’) a prendere un pesce di una specie rarissima, partecipa attivamente alla realizzazione di un vero disastro ecologico.