In occasione del suo 40esimo anniversario, vi abbiamo raccontato del seminale Superman di Richard Donner e dei suoi tre sequel, incluso lo spin-off Supergirl. Ma com’è proseguito il rapporto tra il cinema e i fumetti dopo quel rivoluzionario successo? Scopritelo con la nostra rubrica #EroiDiCarta.
Quando facevo il liceo, andavo al cineforum. Era un cineforum del pomeriggio, in una sala parrocchiale, abbastanza in centro. Oltre a me ci andavano soprattutto signore in pensione. Si chiamava cineforum, ma non c’era un vero dibattito, né una linea molto pensata nella programmazione: facevano i film d’essai in seconda visione, tutta quella moltitudine di titoli da festival o indipendenti che nelle sale di prima visione di solito non ci arrivava nemmeno. Al cineforum ricordo di aver visto In the Mood for Love, Una storia vera, L’uomo che non c’era, cose di Amos Gitai e Jafar Panahi. Ogni tanto c’era una commedia inglese da tè delle cinque, tipo L’erba di Grace, per far felice la potente lobby delle signore in pensione.
Ecco, a quel cineforum lì io ho visto X-Men.
Mi è sempre parso significativo: un film tratto da fumetti (cinecomic non si usava ancora) al cineforum, e a un cineforum così. Il tizio che presentava i film, ricordo bene, lo introdusse dicendo: «Sì, è vero, ci sono i supereroi e gli effetti speciali, ma c’è anche il messaggio». C’era eccome il messaggio: X-Men è più che altro una metafora con un po’ di film intorno. Il punto era: è un film di supereroi, sì, ma è anche “un film serio”. È un film di supereroi che comincia CON L’OLOCAUSTO, perdio! E quindi, boom!, via, diretto al cineforum della cittadina natale di Xena senza passare dal via, per la gioia delle signore in pensione (a cui – mi permetto di generalizzare – shirtless Hugh Jackman non dev’essere dispiaciuto più di tanto).
X-Men, ormai lo sanno anche i sassi, è il primo cinecomic moderno. Indubbiamente anticipato da Blade, seguito di poco dallo Spider-Man di Sam Raimi, ma se vogliamo individuare l’anno zero (anche letteralmente, ahah! È il 2000!) dell’attuale panorama blockbuster (oddio, attuale… diciamo fino a pre pandemia, che quel che succederà da qui in poi non lo sa nessuno), il film che dobbiamo guardare è X-Men. Non a caso sul set c’era già un certo Kevin Feige: non aveva neanche 30 anni, faceva l’assistente della produttrice Lauren Shuler Donner, ma c’era, e a quanto pare metteva a frutto la sua conoscenza dei fumetti per cercare di mantenere il film sufficientemente fedele alla fonte, un fatto tutt’altro che scontato per i cinecomic di quegli anni, e in particolare per questo dove – si racconta – gli executive burocrati in giacca e cravatta della Fox si sono intromessi parecchio. Ma dalla lavorazione di X-Men, soprattutto in fase di sceneggiatura, passarono un sacco di futuri protagonisti del blockbuster, da Joss Whedon a Christopher McQuarrie (ma anche John Logan e Michael Chabon), scrivendo e riscrivendo la sceneggiatura di un progetto che a Hollywood era in ballo, in un modo o nell’altro, fin da metà anni 80, e che a un certo punto è stato quasi diretto da Kathryn Bigelow e prodotto da James Cameron, e poi offerto, tra gli altri, a Robert Rodriguez e al migliore degli Anderson. (Alla fine la sceneggiatura l’hanno accreditata a uno che passava di lì per caso, tale David Hayter, che di lavoro vero fa il doppiatore di Metal Gear Solid, ma che scriverà anche lo script del film di Watchmen, pare tra l’altro l’unico apprezzato da Alan Moore).
L’idea vincente, e banale come solo le idee vincenti sanno essere, è stata fare un film di supereroi “realistico”. Alla faccia tua, Christopher Nolan! E infatti simpatia Chris confesserà a Hugh Jackman, sul set di The Prestige, che, in sala a vedere X-Men si mangiò le mani perché gli avevano fregato l’idea per il suo Batman. Naturalmente, “realistico” quanto può esserlo un film in cui uno dei personaggi è un uomo rospo con lingua prensile, ma la questione è più di setting che di trama: X-Men non si svolge in un universo cartoonesco, e nemmeno in un mondo stilizzato a misura di cinema di genere, ma, a tutti gli effetti, nella nostra realtà. Anche a questo serve l’incipit nella Polonia nazista, oltre che per sottolineare con svariati evidenziatori LA METAFORA fin dal minuto uno: a collocare quel che vediamo nel nostro spaziotempo.
A me, che, come ho ripetuto diverse volte su queste pagine, di fumetti non so una beata fava, X-Men piacque tantissimo. E non solo per l’ovvia verve frizzantina in confronto ai consueti Panahi e Gitai del cineforum. Avevo intravisto qualche puntata della serie animata – il cui successo fu il vero motore che spinse la Fox a fare questo film – ma avevo una conoscenza solo vaga dei personaggi, e solo di quelli super famosi, tipo Wolverine, Xavier e Magneto. Eppure LA METAFORA fece il suo sporco lavoro: rendere questa storia di gente dai poteri strambi insieme rilevante e universale. Vale la pena sottolineare che LA METAFORA è sì lampante, ma anche molto malleabile: quella dell’outsider, del “diverso” che spaventa la massa, e che per questo viene isolato, perseguitato e oppresso, e che di contro si trova a scegliere in che spettro situarsi tra rassegnato pacifismo non violento e discutibile attacco aggressivo, è una dinamica nota, frequente e che tutte le categorie di persone emarginate conoscono e vivono sulla propria pelle, nella vita vera. Lee & Kirby la pensarono per dar voce alle tensioni sui diritti civili degli anni 60, ma, come è chiaro dal film, vale anche per gli ebrei (come Erik/Magneto), per le persone queer, per gli stranieri, per tutte le persone non conformi. Quando il senatore Kelly dice “ho una lista di tutti i mutanti negli Usa” fa il verso al senatore anticomunista McCarthy, quando confessa “fosse per me li metterei tutti in gabbia” senza saperlo dà delle idee a Trump.
In X-Men, poi, questa METAFORA si somma benissimo pure all’allegoria del coming of age: il corpo che cambia, nella forma e nel colore, degli adolescenti (guarda caso, proprio l’età in cui si “attivano” le mutazioni), rendendoli spaventati, arrabbiati, isolati dal mondo, insomma, emo. Scegliere Rogue come co-protagonista è un ulteriore modo di esasperare questa similitudine, e di sottolineare il senso di isolamento, di disperata separazione, di “oddioh, nessuno mi capisce”: un personaggio che non può toccare, né essere toccato, e di cui tutti, perfino i suoi compari mutanti, hanno paura. Tra i tanti motivi per cui X-Men è il primo cinecomic moderno c’è anche l’intuizione di qual è il principale target di questo tipo di film – cioè i teenager –, e la capacità di trattarlo da pari e non da idiota (in generale, non trattare il pubblico da idiota è una strategia che spesso paga). Eccovelo qui: un bel film da pubblico totale, che parla direttamente ai gggiovani, che può andare benissimo per tutta la famiglia, e che si può far vedere pure al cineforum alle signore in pensione, grazie al “messaggio”.
Quel che voglio dire è che LA METAFORA è, sì, urlata, sparata a tutto volume e a tratti elegante come quel famoso elefante in quella celebre cristalleria, ma è soprattutto grazie a lei che tutte le tessere del rompicapo s’incastrano nel modo giusto. Tra cui, per esempio, la presenza di un grandissimo e appassionante “villain” e la dinamica scontro/specchio tra villain ed eroe. Parlo del rapporto tra Magneto e Xavier – il Malcolm X e Martin Luther King l’uno dell’altro, come da vulgata –, ovviamente, ma a ben guardare anche Logan ha tratti in comune col vecchio Erik, a partire proprio dalle torture inflitte dagli umani a entrambi (ovviamente per saperne di più su quest’aspetto del passato di Wolverine dovremo aspettare X-Men 2). X-Men è un film corale, ma a scontrarsi sono due gruppi che hanno un’origine comune (sono mutanti) e che si differenziano per il modo opposto e contrastante con cui rispondono alla stessa situazione. Il fatto che Magneto sia una sorta di “doppio oscuro” dei nostri eroi è una formula che i successivi cinecomic cercheranno spesso di replicare (soprattutto i Marvel), e il fatto che sia sostanzialmente difficile dargli torto, se non per i metodi che sceglie di usare, rende il tutto molto più interessante rispetto a un semplice supercattivo che vuole genericamente conquistare il mondo. E, sì, il vero cattivo del film è il senatore Kelly, ma pure lui non è un baddie bigger than life, è solo uno stronzo razzista, che peraltro muore male secondo la miglior legge del contrappasso possibile.
Ovviamente nulla di tutto questo funzionerebbe se i personaggi non fossero interpretati dagli attori da cui sono interpretati: la coppia shakespeariana Patrick Stewart-Ian McKellen è uno di quei rari casi in cui l’universo si allinea alla perfezione e ogni cosa va al posto giusto, e così pure l’allora sconosciuto Hugh Jackman che fa Wolverine; ancora di più, nel suo caso, visto che fu una scelta dell’ultimo minuto, suggerita da Russell Crowe (il quale aveva rifiutato il ruolo) per rimpiazzare Dougray Scott (ai tempi intrappolato sul set di Mission Impossible 2, fatto per cui porta ancora un certo rancore a Tom Cruise). Ma gli attori sono tutti giusti: l’ex bimba di Lezioni di piano Anna Paquin, l’ex Bond girl Famke Janssen, faccia da bravo ragazzo americano borderline psicopatico James Marsden, quella meraviglia di Rebecca Romijn (peraltro sottoposta a un trucco davvero da tortura); è giusto anche chi, tipo Halle Berry/Tempesta, in pratica è lì quasi solo a fare tappezzeria, però non mi lamenterei: visti i livelli a cui arriverà la saga in futuro, introducendo una marea di personaggi per massimo due scene e per il solo gusto del name dropping, qua ci va di lusso. E comunque: questa cosa di prendere grandi attori rispettabili e celebrità di Hollywood? Altra fortunata caratteristica dei cinecomic futuri. Così come affidare la regia a qualcuno tipo colui che non può essere nominato Bryan Singer (in caso ve lo steste chiedendo: sì, a quanto pare era una merda già ai tempi), cioè un filmmaker che aveva debuttato al Sundance e che era reduce dal successo “d’autore” di I soliti sospetti, anticipa la strategia – un po’ da roulette russa, va detto – di pescare i registi dei blockbusteroni nel vivaio degli indipendenti e affidar loro franchise milionari (per poi, a volte, licenziarli a metà riprese e sostituirli con Ron Howard o J.J. Abrams, ma non è stato questo il caso, anzi; di certo il fatto che Singer sia bisessuale e cresciuto in una famiglia ebrea ha influenzato enormemente l’esplicitazione della componente metaforica di X-Men, e dunque la sua riuscita).
X-Men fu girato con un budget di 75 milioni di dollari, una cifra che oggi suonerebbe ridicola per un film del genere, ma che invece all’epoca era considerata un azzardo. Per rientrare nel budget vennero tagliate dallo script un sacco di cose costose, tipo i personaggi di Bestia e Nightcrawler, o la stanza del pericolo, ma, tutto sommato, probabilmente non fu un male: il film dura 1 ora e 44 minuti (UN’ORA E QUARANTAQUATTRO MINUTI per un cinecomic, ditemi se non vi sembra un sogno), è bello compatto, non si perde via, ti spiega tutto quello che devi sapere anche se non hai letto mezza riga di fumetto, ti intrattiene, ti fa ridere grazie soprattutto ai bisticci da vecchia coppietta di Wolverine e Ciclope, e, grazie a LA METAFORA, ti fa pure riflettere. La formula alchemica del blockbuster cinecomic universe è distillata. Oh, ovviamente non è un film perfetto, ci mancherebbe, l’azione non è sempre il top, Sabretooth l’ho sempre trovato ridicolo, e così stupido da non crederci, il finale è un pochino anticlimatico (ma l’ambientazione METAFORICA nella Statua della libertà? TOP). Okay. Però rivisto oggi regge ancora tutto sommato bene, anzi, fa un bell’effetto vedere l’origine di una formula che poi sarebbe diventata abusata, ma che allora era ancora bella nuova, senza graffi né parti consumate dall’eccessivo uso – insomma, riscoprire l’origine della mutazione del cinecomic (oh, non l’avranno mica solo loro il monopolio sulle metafore).
Dvd quote 1: «Ehi, questi X-Men ce l’hanno l’X Factor!», Xena Rowlands, i400calci.com
Dvd quote 2: «Mah, a me mi è sembrata comunque la solita americanata», le signore del cineforum
Dvd quote 3: «Oh, secondo me ci facciamo i soldi con questa roba!», un giovane Kevin Feige
Bel film che, come dici bene, regge ancora dopo vent’anni di cinecomix. In fondo non ha fatto altro che ripetere quello che la Marvel aveva trasformato in un marchio di fabbrica: trattare problemi contemporanei (razzismo, droga, guerra, etc…) e mascherarli da fumetti di supereroi.
La regia di Singer mi e’ sempre sembrato la parte più’ debole e non ho mai capito perché lo abbiamo ingaggiato.
bellissimo film, visto a 15 anni proprio nel mentre che mi approcciavo ai fumetti marvel, fu una gioia vederlo, la sensazione di essere davanti a qualcosa di diverso (confermata da spiderman qualche anno dopo). Singer al tempo era veramente al top della forma
Avevo 12 anni.
Ricordo che Max, che comprai per il calendario di Megan Gale (che nel 2000 era praticamente il secondo avvento), dedicò un articolo di tipo quindici pagine per descrivere il film e la PAZZESCA idea rivoluzionara che metteva in atto, così come una specie di documentario di Telemontecarlo (sic) in cui mostravano buona parte del film prima che fosse distribuito in Italia, come l’attacco alla stazione ad esempio, una roba di un’altra era geologica.
Ci sono affezionatissimo, fu anche una delle prime cassette che comprai coi “miei” soldi.
Gran bel film, rivisto recentemente e in effetti è invecchiato piuttosto bene rispetto ad altri cinecomic. Con Xmen 2 e Giorni di un Futuro Pasato, il mio preferito degli Xmen e in assoluto uno dei miei film di supereroi preferiti.
Credo come dice Xena che, oltre alla METAFORA, il motivo per cui regge bene è anche quello che gli attori erano “veri” attori tutti molto centrati con il ruolo – eccetto Anna Paquin / Rogue che non ho mai digerito, avrei preferito una versione più “adulta” come da fumetto, ma diciamo che la storia nel complesso aveva bisogno del personaggio “giovane” che entra nel gruppo e permette di scoprirne le dinamiche, insomma ci stava – . McKellen e Stewart bravissimi e credibili in quello che fanno e nelle motivazioni, soprattutto il primo. Jackman come detto fu una scoperta per tutti. Nota di merito per Rebecca Romijn e Famke Janssen che ai tempi me le sognavo letteralmente la notte.
Se penso a come lo stesso Singer ha poi mandato tutto in vacca negli ultimi anni mi viene da piangere.
Singer ha mandato in vacca solo Apocalypse eh, gli altri girati da lui (X2 e Giorni di un futuro ecc) sono eccellenti per motivi diversi (X2 conferma la formula del primo e la spinge a manetta tutto il tempo, Giorni è Synger che dice “Uè che cazz ora sistemo tutto io tranquilli eh che lo so che non siete capaci”)
Infatti non capisco l’odio che si respira sui calci per Synger.
Dei film che interessano a noi, ne ha sbagliato uno, UNO.
E questo franchise lo ha salvato dopo il disastro fatto del terzo film dal criminale di guerra Brett Ratner.
Sai che ho ricontrollato dopo i vostri messaggi, ero convinto chissà perché che avesse girato anche Dark Phoenix, che invece è colpa di Simon Kinberg …. ho preso una cantonata io.
Resta valido il discorso per Apocalipse che comunque è una schifezza piena di WTF.
C’è da dire che a me il “nuovo” corso degli X-men non ha mai convinto più di tanto, eccetto appunto Giorni di un Futuro Passato…. non mi piacevano granché gli attori nuovi (infatti in GdUFP ci sono anche quelli “vecchi”) a parte Fassbender che ci crede tantissimo anche quando non serve…
diciamo che per me vale il discorso opposto all’X-men originale: a parte il già citato Fassbender / Magneto e in minor parte McAvoy /Xavier, gli altri attori sono anche bravi ma non “calzano” con i personaggi, sono “sbagliati”.
La Lawrence e la Turner sono emblematiche: la prima sarà anche un’attrice più brava della Romijn (che ha fatto due film in croce e non ha certo vinto un Oscar, ai tempi era solo una “gran gnocca” perdonate il francesismo) ma non ha la stessa aria da femme fatale e la Turner, vabbé per me è una cagna maledetta [cit. René Ferretti] e, sarà colpa di averla vista come Sansa Starkin GoT, ma proprio non ha l’aspetto di una con poteri potenzialmente devastanti e tipo il mutante più potente esistente….
BTW, Io a Singer non gli voglio mica male eh, senza lui non avremmo avuto gli Xmen al cinema, quindi per me rimane un bro, che con Apocalipse aveva evidentemente esagerato troppo con l’alcool o gli oppiacei e ha girato tutto alla René Ferretti
Ironia della cosa, credo che la Romijin abbia proprio fatto un film che sia chiama “Femme Fatale”. Che ricordo essere una minchiata ciclopica.
Ricordiamo anche una comparsata in Austin Powers, dove si presenta con nome e cognome proprio per evitare allo spettatore di chiedersi machiccazz…
si confermo, infatti l’ho scritto anche sotto… non ricordavo che il film fosse addirittura di De Palma. Lo guardai solo perché c’era lei, sperando che a un certo punto le uscisse… mi pare anche che lo faccia a un certo punto, ma il film era talmente noioso che non è bastato a salvarlo nella mia memoria…. ;)
Non so, io l’ho rivisto un paio d’anni fa (dopo avero sempre visto di sfuggita – mai stato un appassionato degli XMen) e l’ho trovato un po’ inconcludente. Un pilot di lusso di una serie tv neanche troppo interessante. Blade e lo Spiderman di Raimi erano di un altro pianeta, ma pure Batman Begins (che pure trovo tremndamente noioso) aveva un altro respiro.
Le scene nei campi di concentramento nazisti le ho sempre trovate di un cattivo gusto allucinante.
Oddio c’era la scena dove un Wolverine in cgi veramente terribile roteava intorno alla mano statua della libertà che era inguardabile già al tempo…per il resto, si alla fine regge bene ancora oggi, era molto asciutto e concreto come film.
io avevo preso una versione “stradale” quando ancora era in sala, di solito queste versioni hanno l’audio scadente e le sagome che si alzano per andare in bagno ma in questa, non so da dove l’avessero recuperata, era una versione con gli effetti ancora da renderizzare, con el nuvole a poligoni e i poligoni senza texture…
“Sabretooth l’ho sempre trovato ridicolo, e così stupido da non crederci”
E pensa me, che adoravo il personaggio dei comics, e mi sono trovata davanti una triste macchietta interpretata da un MMostro ç__ç
E’ uno degli elementi, per inciso, che non mi ha mai fatto apprezzare X-Men al 100%, nonostante sia uno dei cinecomic che regge meglio l’usura del tempo inclemente.
Eppure ho scoperto, perché completamente rimosso, che è interpretato da Liev Schreiber attore che mi piace molto e pure piuttosto impegnato
Liev Schrieber? Pazzesco, rimossa del tutto la cosa.
Liv Schreiber è Sabretooth in X-Men Origin Wolverine…
Qui è Tyler Mane
Halle Berry e Anna Paquin sono pessime e mai in parte. Ma anche il Wolverine di Jackman è solo passabile secondo me. Forse anche perche’ i produttori non vogliono rischiare facendolo troppo sgradevole come nei fumetti. Russel Crowe avrebbe fatto assai meglio una parte che potendo tornare indietro nel tempo sarebbe stata perfetta per un Oliver Reed.
Concordo con Raimondo Vinello, Russel Crowe o Oliver Reed sicuramente sarebbero stati ggente ‘e panza ggente ‘e sostanza, ma la di loro prominente epa avrebbe costituito insormontabile difficolta’ ai tentativi di costrizione nelle supertute…
Il cast – e questo anche pensando al reboot, tolti fassbender e mcavoy – secondo me era azzaccatissimo. Rebecca & co. top model, come del resto tutte le bellone dei fumetti meid-in-iu-es con le loro tutine spesse poche molecole …
Ma sai che quando uscì Jackman non mi entusiasmo’ tanto anche se in faccia e3uguale a wolverine. Detto questo mi sono ricreduto. In Logan si prende il film sulle spalle e fa un capolavoro. Io ho pianto al cinema nelle scene finali. Ma un pianto dal profondo del cuore. Si vede tutta la sofferenza di un uomo che combatte anche se sa di non avere speranze. E tu considera che wolverine nei fumetti a me sta sul caxxo come pochi
Un punto che mi ha fatto riflettere “Il primo film tratto da fumetti ambientato in mondo realistico”.
Effettivamente prima di quello l’impronta camp era presente sempre sotto traccia (mi riferisco all’ambito supereroistico). Forse l’unico precedente sarebbe il Punisher con Dolf Lundgre che, qualità a parte, cerco il più possibile di staccarsi dalle sue origini fumettistiche.
Beh quello è davvero un film d’azione col nome del Puni appiccicato sopra.
Lo dico come cosa positiva eh.
Il Punitore che si allea con – what che la mafia? per affrontare i suoi nemici è una cosa più bella di tante trovate del cazzo moderne.
Io aggiungerei “dell’era cinecomics moderna”, cioè da Burton in poi, perché se il Superman di Donner ha un problema è proprio l’eccessivo “realismo” dell’ambientazione (Metropolis è New York, Il cattivo è uno speculatore edilizio con gli occhiali da presbite, l’unico con il costumino è Superman) che nulla aveva a che fare con i fumetti dell’azzurrone del ’78. Burton, al contrario “sparò” il surrealismo fumettistico al punto che Batman è meno realistico dei fumetti che giravano all’epoca, tant’è che la DC ne modificò lentamente il look per renderlo più Burtoniano.
Non è un caso che Synger abbia girato X-Men con Superman il film costantemente in testa come modello (per poi rifarlo pari pari una decina di anni dopo).
Ma c’è comunque più punitore là che nelle sue due stagioni Netflix.
Tanto fatto bene in Daredevil quanto scazzato a morte nella sua serie titolare che avrei rinominato Frank Castle frigna
Bravo Quello che Ascolta. Ben detto.
Beh dai blade a me pareva tutto tranne che camp. C’erano ettolitri di sangue
@Quello che Ascolta VERITA’
Il Punitore in DD, pur non essendo ESATTAMENTE quello fumettistico (troppo schizofrenico), è stato capolavoro.
Purtroppo su un personaggio simile non puoi farci una serie sopra (stesso problema di Hulk), e allora hanno dovuto smussarlo all’inverosimile fino a snaturare del tutto il concetto.
Resta una bellissima serie di sparare che avercene, ma non è il Punitore.
@Kylo Pontecorvo
Guarda, penso che ci sia del camp nel primo Superman, e non poco. Lex Luthor con il quartiere generale sotto la metro, la sceneggiata con la segretaria popputa per intercettare il missile ecc. ecc.
C’è un motivo per cui la Rebecca ai tempi non ha fatto una carriera tipo quella che sta facendo Margot Robbie?
Credo semplicemente perchè a recitare non è brava come Margot Robbie, che non sarà Meryl Streep ma è quanto meno decente.
Per il film poco da dire, capolavoro assoluto per tutti i motivi citati sia nella recensione che nei commenti soprastanti. Certo LA METAFORA, ripetuta ossessivamente per tutti gli altri film del franchise e per le serie TV in qualche modo connesse (The Gifted su tutte) alla lunghe rompe i cosiddetti, però usata la prima volta era potente ed efficace
Wolverine avrebbe dovuto farlo Russell Crowe sarebbe stato il primo supereroe con la panza e Thor muto !
All’epoca Russel era piazzato, ma non il barilotto che è da una decina d’anni.
Ribadisco che Russel Crowe, attore di altra levatura, sarebbe stato un ottimo Wolverine, corpulento e tracagnotto. Una cosa che detesto di questi x-men e’ che (i buoni almeno) o sono tutti bellissimi e slanciati oppure (nei buoni la minoranza, nei cattivi la maggioranza) deformi. Wolverine dovrebbe essere una specie di via di mezzo, un energumeno peloso di cattivissime maniere, e non basta appiccicare un paio di basettone al superfigo Hackman per renderlo come si deve.
Concordo con GGJJ , la Robbie è bella come poche, ma è oggettivamente anche una brava attrice, poi ci si “distrae” per via della sua figaggine ma non ha solo quello…. potrebbe diventare una Charlize Theron per dire, una che ha fatto anche film “impegnati” e ogni tanto si diverte a fare la Cyber Terrorista (rivisto ieri sera FF8 ;) ) o la Furiosa.
La Romijn era da non dormirci la notte, ma era una arrivata lì solo per meriti estetici …. ricordo che ai tempi rilasciò un’intervista spiegando che sostanzialmente per andare a Hollywood dovevi scegliere bene a chi darla, ecco…. ricordo anche di aver visto un suo altro film che si chiamava appunto “Femme Fatale” che era una schifezza inguardabile se non per lei appunto e che ho controllato ora fosse girato addirittura da De Palma….
Margot Robbie secondo me ha anche un ottimo agente.
MAGNETO AVEVA RAGIONE
Come Thanos, d’altronde. O il Gerard Butler di Giustizia Privata. Per non parlare di quello del recentissimo “Origenes Secretos”…E hai voglia a proseguire ad esempi.. quasi tutti i “cattivi” moderni hanno le loro ragioni. Non credo Magneto sia stato il primo ma probabilmente quello di tale successo da dare il via all’attuale filone.
“MAGNETO AVEVA RAGIONE”.
Anche Ciclope lo sostiene, su una maglietta che ho nel cassetto.
No, Magneto aveva le sue ragioni, ma rimane un terrorista.
Il senatore Kelly aveva ragione.
Perché Ok la metafora del razzismo, ma ci dimentichiamo che i mutanti non sono tali perché hanno il colore della pelle o degli occhi diverso, hanno le armi di distruzione di massa incorporate. E forse avere una lista delle persone che secernono gas nervino dalle ascelle è effettivamente utlie.
Un po’ lo stesso discorso della Civil War (a fumetti), il cattivo lo fanno fare a Tony e Steve è il partigiano, ma se nel mondo reale ci fossero i metaumani è chiaro che dovrebbero essere registrarati, come le armi.
Ma almeno nella Civil War fumettistica hanno la decenza di far adottare a Tony e Reed Richards una paio di soluzioni NAZISTE per farti stare sicuro che fai bene a odiarli.
Nel film è tipo andata così:
“Vorrei che ci registrassimo perché non scopo più con Gwyneth Paltrow”
– Non mi va, questa cosa è da nazi e io voglio fare i cazzi miei, inoltre non si deve insinuare che il mio BFF ex killer del KGB mentalmente instabile possa essere in qualche modo pericoloso
“Senti ascoltami”
– No ascoltami tu
“ADESSO BASTA CIVIL WAAAAAAAAR”
*scritta in sovrimpressione: Tony Stark fascio amico de ‘e guardie*
snaturando tra l’altro Reed Richards perchè su Tony Stark ci poteva ancora stare ma su Mr fantastic che diventa tale e quale a Destino non ha granchè di senso
Fino a un certo punto, Reed Richards l’ho sempre visto quasi come un villain in potenza, a tanto così dal diventare un tecnocrate folle (e se non ci fosse Sue probabilmente lo sarebbe diventato davvero). Anche prima di Civil War qualche azione non degna di lui l’ha commessa. Parlo ovviamente del Reed più recente, quello degli anni 60, 70 e 80 non era così freddo e privo di empatia.
Beh non seguo da troppi anni, ma Reed Richards l’ho sempre visto come così tanto intelligente da rischiare di distaccarsi dall’umanità. Tipo Dottor Manahattan diciamo.
in effetti nella versione Ultimate, Reed Richards perde Sue, diventa un super-cattivo e si fa chiamare “Maker”! Ora come ora è su Terra 626 a fare del casino, essendo sopravvissuto alla distruzione del suo universo.
Avercene di Quentin Quire/Kid Omega (uno dei miei x-men preferiti di sempre, almeno fin quando lo scriveva Morrison)
È davvero tanto che non lo rivedo (forse proprio dall’uscita al cinema), ma da fan degli X-Men ricordo che mi lasciò un po’ freddo. Tutto troppo algido e appiattito esteticamente rispetto ad una fonte fumettistica che ha sempre traboccato di idee visive e narrative fighissime. Ho rivisto di recente alcuni episodi della serie animata e pure come scrittura mi son sembrati migliori dei film, benché destinati a un pubblico di bambini a cui vendere giocattoli. Del cast trovai ovviamente perfetti Stewart e McKellen, ma tutto il resto – in primis Rogue che in realtà è più il white-washing di Jubilee, sempre in tema di appiattimenti – mi sembrò completamente fuori fuoco. Vabé, magari me lo rivedo così decido se confermare o ribaltare l’opinione.
Sempre pensato che la Rogue dei film fosse in realtà la personalità (e il ruolo di personaggio entry-level) di Kitty Pryde con aspetto e poteri della Rogue dei comics, non avrei pensato a Jubilee che però era nella serie animata.
Concordo sull’aspetto “freddo”, per gli Uomini X mi sono sempre immaginato colori sparati in psichedelia.
Io pure mi ero fatto l’idea Rogue=Kitty. Ma anche Jubilee del cartone = Kitty
Ah, verissimo, mi sa che si può sintetizzare in “Jubilee era la Kitty Pride nel cartone che a sua volta è diventata Rogue nel film”. Alla fine è il solito avatar della persona estranea al gruppo che serve a spiegare da zero al fruitore le dinamiche di quel gruppo, se lo son giocati con personaggi diversi a seconda del media.
io avevo preso una versione “stradale” quando ancora era in sala, di solito queste versioni hanno l’audio scadente e le sagome che si alzano per andare in bagno ma in questa, non so da dove l’avessero recuperata, era una versione con gli effetti ancora da renderizzare, con el nuvole a poligoni e i poligoni senza texture…
OT
Che è successo al box degli ultimi commenti (colonna destra)?
Chiedo per un amico.
Quanto disprezzo per la Fox: ha distrutto un franchise dalle potenzialità illimitate, coi personaggi più cool e cinematografici della Marvel.
Bello (molto bello) questo qui, poi bello anche il 2, poi ciao. Tutti dicono che Giorni di un Futuro passato è fico ma in realtà ha una sola sequenza divertente, quella di Quicksilver, e della timeline alternativa che apre non ci si è mai capito nulla.
Hugh Jackman la sorpresa più bella di questo film, mi ricordo ancora quante volte mi sarò rivisto il trailer faticosamente scaricato dal sito ufficiale del film con un modem a 56k (con tariffa a pagamento!).
Idee geniali: la Mystique “camaleonte” di Rebecca Romjin, ineguagliabile (altro che la desolazione narrativa ed interpretativa con Jennifer Lawrence), poi tradotta anche nei comics, ma trovai anche l’introduzione non canonica di Rogue nel team molto sorprendente (ma quanta delusione nel constatare che questo personaggio, centralissimo negli X-Men da metà degli anni 80 fino ad allora e vero motore degli avvenimenti in questo cinecomic, nei film successivi veniva messo sempre più da parte…).
Certo, per Dougray Scott che botta…me lo ricordo solo perchè poi sposò in Italia Claire Forlani e successivamente in un ruolo ricorrente, per una stagione, in Desperate Housewives…vabbè, poteva andargli di peggio, no?
Tutto molto bello, ma secondo me la botta definitiva l’ha data Raimi due anni dopo, senza vergognarsi nel mettere una calzamaglia colorata all’eroe e, quindi, senza vergognarsi nemmeno un po’ della matrice fumettistica. Il film di Singer è appunto un film “coi supereroi ma c’è anche IL MESSAGGIO”, quello di Raimi è un film “di supereroi E VA BENISSIMO COSI”, ma immagino che ne parleremo a breve e non vedo l’ora
Ok, ma Spiderman è un messaggio vivente da quando esiste, troppo semplice.
Ma proprio per il fatto che il messaggio è lui. E che non c’è bisogno di tirare fuori attori shakespeariani a nobilitare il film per farlo arrivare: bastano due mezze righe di dialogo di zio Ben (un caratterista come tanti) e tanti bei cazzottoni volanti con Goblin e il messaggio arriva lo stesso. Infatti il primo Spider-Man resta, imho, ancora oggi il miglior film di origini di un supereroe. O magari se la gioca giusto col Superman di Donner, che però era proprio di un’altra epoca
“…film di Watchmen, pare tra l’altro l’unico apprezzato da Alan Moore”
mmm… no.
Unsurprisingly, Moore refused to have his name attached to the film. At the same time, he was complimentary of writer David Hayter’s original screenplay, telling EW in an oral history of the comic from 2005 that the script was “as close as I could imagine anyone getting to Watchmen.”
Still, he quickly clarified he wouldn’t be going to see it. “My book is a comic book,” he told EW in 2005. “Not a movie, not a novel. A comic book.” Leading up to its release in 2008, he took an even funnier and gleefully disinterested position on the upcoming Watchmen film. In an interview with the Los Angeles Times’s Hero Complex blog, he said, “The Watchmen film sounds like more regurgitated worms. I for one am sick of worms.”
Vabbè, per gli standard di Alan Moore è praticamente un endorsement. :D
ah ah ah
difficile darti torto, in effetti.
Ribadisco che Russel Crowe, attore di altra levatura, sarebbe stato un ottimo Wolverine, corpulento e tracagnotto. Una cosa che detesto di questi x-men e’ che (i buoni almeno) o sono tutti bellissimi e slanciati oppure (nei buoni la minoranza, nei cattivi la maggioranza) deformi. Wolverine dovrebbe essere una specie di via di mezzo, un energumeno peloso di cattivissime maniere, e non basta appiccicare un paio di basettone al superfigo Hackman per renderlo come si deve.
Sonny Landham ai tempi di predator era il vero wolverine
Forse hai azzeccato l’attore DEFINITIVO!
Unico problema…la stazza.
Wolverine nei fumetti non è un armadio, ma proprio il contrario…se non ricordo male dovrebbe essere il più basso del gruppo (bassezza accentuata dalla postura sempre “ingobbita”).
Non facendo caso a tutto ciò, concordo che Billy dei tempi d’oro avrebbe avuto il fisic du role.
Dite così perché non ci conosciamo di persona.
Esatto Takeshi.
Nei fumetti è spesso chiamato “nano”.
Questo perché l’animale che gli da il nome, il wolverine, ossia il ghiottone in italiano, è molto piccolo, ma enormemente feroce. Quindi il personaggio doveva ricordare questo.
Chris Claremont – creatore di molti personaggi della saga degli X-men – ha detto in una intervista che il “suo” Logan era Bob Hoskins. Nei comics il Wolverine che si avvicina di + all’attore è quello tarchiato e peloso di Darick Robertson che non ebbe il successo della successiva incarnazione di John Romita jr in linea con lo scultoreo Jackman del film. Gary Erskine in una miniserie degli anni novanta provò a sovrapporre un Neil Young scappato dagli inferi al mutante artigliato. Mark Texeira usò in almeno una occasione il muso cattivo di John Malkovich per Xavier e la grinta di Eastwood per Wolverine, ma Tex usava Clint anche quando e soprattutto a lavoro su The Punisher.
Bill Sienkiewicz – a volte gli piace vincere facile – prese la coccia lustra di Yul Brinner e la prestò al Professor X.
Tutti almeno una volta sono direttori del casting di un film. La mia dream crew è ( alcuni attori non sono + disponibili, lo so ): Don Pleasance x Xavier, Bob Blake x Logan, Lotte Rampling x Jean Grey, Alain Delon x Ciclope, Pete Lawford per Magneto, Vanessa Redgrave x Mistica , Peter Lorre – anche a me piace vincere facile – per Toad. Regia di Fredo Fellini come in Tre Passi ne delirio. 90 minuti massimo. Olè
OK, ci può stare, soprattutto Lawford, ma Pleasence no, mi spiace. Ha ragione il buon Bill, Xavier è Brinner.
E Luthor è Savalas (cit. J.L. García-López).
Luthor era uno zinzino Kojak anche nelle manine di Ross Andru. Don P. funziona nella variante appena accennata da Lee & Kirby ( innamorato rattuso di Jean Grey ) spunto poi ripreso da Mark Waid nella saga di Onslaught ( cattivone potentissimo summa di Xavier e Magneto – mi rendo conto che suoni assurdo x chi non legge abitualmente comics ). Ora che ci penso ancora meglio sarebbe Ben Kingsley.
Quando ho letto l’intervista di Claremont subito mi sono messo a ridere, però in effetti a pensarci bene non ha tutti i torti su Bob Hoskins (anche se per me esteticamente il Glen Danzig di fine anni ’80 sarebbe stato perfetto!)
L’unica cosa che non mi convinceva erano i poteri non davano l’effeto di pericolosità tipo che gli artigli di Wolverine alla fine non tagliavano niente, bastava mettere ad esempio Pyro che incendiava i poliziotti invece di farli svolazzare per far capire perchè il governo e la gente li temeva, come Tempesta avrei messo Naomi Campbell, Rebecca perfetta come Mistique più della Lawrence.
Nei costumi di pelle avrei messo il colore corrispondente del personaggio del fumetto nella X.
Nel 2000 andava di moda il nero da tutte le parti nel wrestling slip neri, nei videogiochi e pure nei videoclip per via di Matrix.
Il nero delle tute non era solo moda, era per dare l’idea “realistica” che quelli non fossero dei cazzo di costumi, ma semplicemente tute adatte al combattimento.
C’è anche una quasi-meta-battuta di Jackman, quando Uomo Ghiaccio gli chiede delle tute per lui e gli altri regazzini, e gli risponde “le abbiamo ordinate, stanno arrivando”.
Con Pyro ti confondi, era nel secondo magnifico film, ma concordo, il fuoco che “ti butta indietro” invece di farti bruciare mentre ti contorci sull’asfalto è la solita paraculata PG13.
Si hai ragione Pyro e nel 2, dovevano fare come quando Drew Barrymore in Firestarter incendiava gli agenti che morivano in modo orrendo, ma nel primo ricordo che Ciclope diceva a Wolverine ” la preferivi in spandex giallo”
Il riferimento allo spandex giallo era naturalmente una strizzatina d’occhio ai true believers. Strano, ma la Casa delle Idee al tempo non capitalizzò il successo del film – ” la gente andava al cine, comperava i comics e non ci trovava i personaggi e le situaz del film ” – contestualmente. Rimediò con la linea Ultimate – in cui è nato anche Miles Morales, lo Spidey del 21mo secolo – e con Grant Morrison al timone della serie ammiraglia dei mutanti. Morrison iniziò con un Manifesto in cui spiegava che essere mutante doveva essere figo come essere una rockstar e prese dal film le tute da motociclista e la scuola aperta ad uno zilione di studenti, creando diversi nuovi personaggi. Plausi della critica e successo , immagino, anche di vendite, ma quando lo sceneggiatore se ne andò, la Marvel – non ricordo se già costola Disney – tornò al concetto di mutante come metafora del reietto ed adolescente che cambia nel momento in cui ha + domande che risposte. Una soap opera – come sono praticamente tutti i fumetti mainstream – in cui gattopardescamente le cose sembrano cambiare x mantenere l’ equilibrio dello statu quo antea. Morrison aveva raccontato freaks ed esclusi da altre angolazioni con Doom Patrol. So goes life.
Ti riferisci a quando da Morrison la serie passò ad Joss Whedon (run che, vergogna su di me , ancora non ho letto)? No, la Marvel ancora non era proprietà Disney.
Morrison, in svariate interviste, lo sempre esplicitato di aver preso le mosse per questo film per la sua run degli X-men. Si può anche capire perchè: dopo quasi 10 anni di scopiazzature del periodo di Claremont e Jim Lee il mondo mutante aveva bisogno di un cambio di rotta, che pagò: la run di Morrison è ancora oggi un successo di critica e pubblico
Mi riferisco proprio a quelle storie. Le Naiadi. Becco. John Sublime. Fantomex. Andava così a ovest di Paperino da essere + innovativo di Ultimate X-Men. Fabian Nicieza in una intervista di qualche anno fa deprecò il canovaccio di regole – rifarsi appunto a Claremont – a cui era tenuto e non apprezza quelle storie ( era probabilmente + libero quando lavorava a Nomad ed alla rilettura delle origini di Cap ). Morrrison ha portato novità e recentemente la sua storia “muta” è stata pure citata, ma la Casa delle Idee, non appena lo scrittore tornò alla DC, tornò al vecchio mood con mutanti perseguitati e non icone pop.
Mi rendo conto di non esser stato chiaro: Nicieza NON apprezzava le storie che scrisse per i mutanti quando fu chiamato, insieme a Lobdell, a sostituire Claremont. Non parlava delle storie di Morrison.
Ray Liotta.
Wolwerine doveva essere Ray Liotta.
Cattivo e poco attraente ma con parecchio carisma da spiazzarti e renderlo accattivante.
Anche se ho sempre trovato insopportabile wolwerine come personaggio e di seguito da film.
BTW Ma ovviamente è una versione personale!
Regà ho appena cannato il captcha non sono un robot,sapete che significa?
Voglio i vostri abiti , stivali…e motocicletta.
La putenza dell’introduzione di Wolvie nella gabbia ancora oggi prende a sonori schiaffi lo spettatore.
Gabbia poi rivisitata in Apocalypse per presentare credo Angelo/Arcangelo, facendolo combattere con non so chi di mutanti, con quella uggiosa tendenza a buttar dentro mutanti a cazzo iniziata nel terzo film.