In occasione del suo 40esimo anniversario, vi abbiamo raccontato del seminale Superman di Richard Donner e dei suoi tre sequel, incluso lo spin-off Supergirl. Ma com’è proseguito il rapporto tra il cinema e i fumetti dopo quel rivoluzionario successo? Scopritelo con la nostra rubrica #EroiDiCarta.

Se Ang Lee avesse saputo prima che poteva conciarlo così…
SIGLA:
È il 2003.
Immaginate di essere stati in vacanza nel deserto per qualche mese, così, per detox, come Jared Leto.
Tornate alla vostra vita di tutti i giorni, fra telefonate col vostro stock broker e cene di gala con i vips dello spettacolo, e a un certo punto incontrate il vostro amicone Ang Lee che avete incoraggiato fin dai tempi di Il banchetto di nozze, l’avevate convinto a cimentarsi con Ragione e sentimento, e poi gli avevate presentato Tobey Maguire.
Ang è reduce dei quattro Oscar vinti da La tigre e il dragone, è c’è grossa curiosità intorno a cosa farà dopo.
Allora lo salutate, gli chiedete come va e se ha finalmente trovato un nuovo progetto a cui lavorare.
– Ma sì, sto lavorando a una nuova storia. Sostanzialmente è una metafora, un’indagine sulle origini delle nostre frustrazioni, su come ereditiamo le colpe dei nostri genitori e di come queste ci si piantano nel profondo dell’anima, ci vengono trasmesse quasi come se fosse dna e magari rimangono represse, persino per anni, e poi a un certo punto a causa di un agente esterno totalmente casuale finiscono per scoppiare. È la storia di questo tizio che ha vissuto a lungo senza il padre, una persona violenta che se n’era andata dopo una serie di eventi traumatici che il nostro protagonista aveva vissuto da bambino e poi rimosso, inclusa la morte della madre, e questo gli aveva condizionato un po’ tutta la vita, l’aveva reso un introverso, emotivamente paralizzato. La sua morosa ne soffre. Poi il padre torna, e in lui si risvegliano questi ricordi, e senza rendersene conto, diciamo così, somatizza. Ci voglio mettere della psicanalisi. Molta psicanalisi, sogni da interpretare. Persino la sua morosa ha sogni strani che lo riguardano, per far capire quanto i nostri comportamenti influenzano le persone che abbiamo vicino a livelli di cui magari non ci rendiamo conto. E poi voglio metterci un po’ di tragedia greca. Un po’ di tragedia greca e del teatro shakespeariano. Questo rapporto conflittuale tra padre e figlio, questi discorsi di colpa, elaborazione del lutto, hubris fuori controllo, l’inconscio, traumi che influenzano la genetica e viceversa… Alla fine voglio mettere in campo solo loro due, uno di fronte all’altro come se fossero in un palcoscenico spoglio, solo due luci su di loro dall’alto, in un ultimo drammatico confronto.
– Urca, tutto interessantissimo Ang. Davvero intenso, pieno di spunti molto profondi. Ma spiegami una cosa: quando dici “somatizza”, che intendi?
– Uhm… Niente di che. Tipo che, uhm, lui diventa un gigante di tre metri in CGI verde pistacchio.
– Eh?
– Sì ecco… Lui diventa questo mostro verde in CGI che salta qua e là… questa pallina verde fosforescente che rimbalza per lo schermo e spacca le cose…
– …
– SÌ STO FACENDO HULK, VA BENE??? STO FACENDO IL CAZZO DI FILM DEL FUMETTO DI HULK.

“Don’t make me Ang Lee. You wouldn’t like me when I’m Ang Lee.”
Ok, cercherò di essere buono.
Cioè, la situazione di partenza è molto semplice: Avi Arad ingaggia Ang Lee per tentare il blockbuster spettacolare ma anche autoriale, gli lascia fare quel che gli pare, gli dice “bon, fammi vedere le scene d’azione”, le guarda un minuto, sorride soddisfatto, si alza, fa sbattere i Velvet Revolver sui titoli di coda e spedisce in distribuzione.
E fottesega del resto.
I Velvet Revolver sono talmente fuori posto alla fine di un film del genere che sembrano quasi sarcastici.
Però era un colpaccio metterceli, eh? Si erano appena formati, era letteralmente la loro prima canzone. È una di quelle cose che prima gli studios se le litigano facendo l’asta e poi un posto in cui metterle lo trovano sicuro, fottesega se per caso non sono perfette, è un boost di marketing imperdibile. E comunque diciamocelo: pezzo della madonna. Il loro migliore, se chiedete a me.
Ang Lee, per essere uno che ha girato un film da Jane Austen, si fa comprare facile dalle novità tecnologiche.
Lo si è visto soprattutto dopo: gli animali non addomesticabili di La vita di Pi, Billy Lynn girato a 120fps, Gemini Man con Will Smith contro il suo clone giovane. Tutte tecnologie interessanti, su cui lui si è buttato con spirito avanguardistico prendendosi la responsabilità di farlo prima che fossero consolidate, accettando le eventuali conseguenti pernacchie.
Cioè, è plateale che di Hulk non gliene fregasse sostanzialmente niente, ma vuoi mettere con l’esperienza della motion capture?
Guardate la foto qua sopra.
È lui.
È lui che fa la motion capture per Hulk.
Non la fa Eric Bana.
Non la fa Andy Serkis.
La fa lui in persona.
Forse che Joss Whedon ha fatto il suo Hulk?
Forse che Peter Jackson ha fatto Gollum o King Kong?
Ce lo vedete George Lucas a fare Jar Jar Binks? Io no, ma avrebbe dovuto invece che umiliare uno schiavo a farlo per lui.
Nessun regista fa anche la motion capture di persona a meno che non sia anche attore (vedi Taika Waititi in Thor Ragnarok), ma secondo me dovrebbe essere standard: a Colin Trevorrow viene un’idea di merda come l’Indominus Rex? Che se lo reciti da solo.
Ang Lee si vergognava ammorte di fare un film su Hulk, ma porcamiseria questa cosa della motion capture – che nel 2003 era ancora in fase di evoluzione – era troppo allettante per lasciarsela sfuggire.
E così tutto il resto diventa il suo tentativo disperato di giustificare la sua voglia irresistibile di mettersi un tutino aderente coi pallini in fazza e andare in giro per il capannone a fare “UAAARGH… BUUUAAARGH… FFFFF!!! FFFFF!!! UUURRRGH… HULK SMASH– no scusate, questa tagliatela, è un film serio – GRRR!!! GRRRRR!!!”.

Roba da stappare il missile delle grandi occasioni
Tutto il resto diventa un grosso, acrobatico compromesso.
Innanzitutto: non ho idea di chi abbia scelto Eric Bana per fare Bruce Banner.
So che non era la prima scelta. So che prima di lui avevano chiesto a Brad Pitt, Vin Diesel e Richard Gere (non è vero ma fatico a pensare a qualcuno di più improbabile).
Non tengo corsi di sceneggiatura, ma se lo facessi mostrerei la prima scena in cui vediamo Eric Bana in Hulk.
Praticamente vediamo che arriva in laboratorio in tutto il suo splendore di uomo bellissimo con spalle larghe e six pack mal nascosti da vestiti modesti e con l’elmetto da ciclista, e un suo collega gli dice “Con quell’elmetto in testa sembri un nerd* enorme persino in mezzo agli altri scienziati” (*nerd ovviamente nell’accezione del 2003, che è ancora il nerd delle barzellette degli anni ’80 e non il dominatore assoluto del pianeta del 2020).
Ecco, questa non è una sceneggiatura: questo è un tentativo di ipnosi.
Questo non è Chris Hemsworth che fa l’hacker e voi e i vostri pregiudizi superficiali medievali dovete mettervi il cuore in pace che esistono anche hacker bellissimi che praticano il mens sana in corpore sano: questo è Eric Bana che fa lo scienziato nerd e tu devi convincerti che Eric Bana, con la semplice imposizione di un elmetto da ciclista, diventa talmente nerd da spiccare in un gruppo di nerd da competizione.
E la sceneggiatura lo deve dire, lo deve dire esplicitamente a chiare lettere, altrimenti tu spettatore non cieco col cazzo che lo penseresti.
E io lo so che là fuori è pieno di spettatori timidi ed educati che ci credono, che pensano “beh, se lui dice che Eric Bana sembra un nerd allora immagino che Eric Bana sembri un nerd” e si lasciano suggestionare, ma io – che per motivi che non sto a spiegarvi mi riguardo l’Hulk di Ang Lee una volta all’anno – ogni volta durante questa scena mi alzo incazzatissimo dalla poltrona e urlo “Non è un nerd!!! Guardatelo porcomondo, è una cazzo di statua greca vestita all’Oviesse!!! Non è uno di voi!!! Fake News!!! FAKE NEWS!!!”.

Sinceramente: vi chiedessero di indovinare chi fa Hulk e chi fa lo scienziato nerd giurereste l’inverso.
Questo è il meno, ma Ang Lee sotto sotto lo sa benissimo che non funziona.
Ang Lee vuole metterci le sue scene autoriali, i dialoghi e i sogni da psicanalisi assolutamente invariati, e contemporaneamente trovare un modo per legarli con il lato blockbuster e con ciò che non può cambiare della fonte.
E se da una parte si rifiuta di fare un film di supereroi e decide piuttosto di trattare la storia di Hulk come una specie di incrocio tra Frankenstein e Dr. Jekyll e Mr. Hyde secondo il più classico schema da monster movie, dall’altra l’unica cosa che gli viene in mente sono le maledette, famigerate transizioni a pannelli fumettistici.
Che intendiamoci, sono molto belle di per sé. È una tecnica utilizzata in modo molto raffinato – non solo per come divide in pannelli ma anche per come replica le inquadrature – che avrebbe fatto un figurone in un film di Raimi o Rodriguez.
Ma in un contesto simile è come mettere le mani avanti.
È come dire “sì sto parlando di cose tragiche e profonde, ma ricordatevi che è solo un fumetto, cioè, tra un po’ arriverà un pupazzone in CGI verde pistacchio e non voglio che vi colga impreparati”.
È come rimarcare la distanza tra fumetto e cose serie e la superiorità di queste ultime.
No, ok, le transizioni non sono l’unica idea: l’altra idea è quella di buttarla ovunque possibile in overacting selvaggio di matrice teatrale.
Lo aiuta in questo senso Josh Lucas nel ruolo del catti-cattivissimo Talbot.
Ma lo aiuta, soprattutto, Nick Nolte.
Nick Nolte si mangia il film con la foga di uno che per prepararsi al ruolo ha digiunato per sei settimane.
Già il suo personaggio si divora più di quanto gli spetti: si fottano le origini del fumetto, qui il protagonista è il personaggio altrimenti tangenziale del padre di Bruce Banner che sostanzialmente inventa il siero dell’Hulk.
I primi dieci minuti di film sono su di lui e sono già il primo dito medio agli appassionati del fumetto: Ang Lee che in tutta la sua arroganza dice “le conoscono tutti le origini di Hulk, ma per me non sono abbastanza interessanti! Guardate come ve le aggiusto” e procede a completare la struttura da monster movie – e contemporaneamente la tragedia psicanalitica – affibbiando a Nick Nolte il ruolo del più classico scienziato pazzo, pieno di ambizione, rabbia e hubris incontrollabile.
È Banner Sr. il creatore di Hulk a seguito di ricerche ben specifiche: il suo siero non è completato ma lui lo trasmette al figlio, in cui rimane dormiente – insieme al trauma della morte della madre, di cui è metafora – fino a quando non arriva il famoso incidente coi raggi gamma che tutti conoscono a liberarlo.
A quel punto Nick Nolte ricompare davanti a un figlio che non l’ha mai conosciuto, e come prima cosa, per scatenarne i poteri e vederlo in azione, gli scaglia contro dei barboncini giganti.

#StoriaVera
Fate voi.
Se l’avete visto sapete, se non l’avete visto giudicate pure dalla foto.
Avete un film che parte piano e serissimo.
Avete Hulk che compare per la prima volta dopo 45 minuti e non fa sostanzialmente niente, una prima breve apparizione in penombra tanto per arrivare al dunque.
E alla seconda apparizione, dopo un’ora di film, SBAM! Gli scagliano contro questi cosi.
Aggiungete la CGI rudimentale del 2003, in cui già la trasformazione da Banner a Hulk pare a palloncino, e capite anche voi che non c’è transizione a fumetto che tenga per prepararvi adeguatamente.
Personalmente sono 17 anni che me lo chiedo: che bisogno c’era?
Sì, la funzione drammatica è chiara: Banner padre vuole scatenare i poteri di Banner figlio per vederlo in azione e vedere confermate le sue teorie.
Ma c’era davvero bisogno di farlo in quel modo? Con dei cani Hulk?
Ok, magari Ang Lee ci teneva che sapessimo che nel frattempo Banner padre aveva proseguito a sperimentare e trovato una mezza via che funzionasse su animali di media stazza, ma per forza cani? E se per forza cani, per forza barboncini? Solo per conservare il concetto del debole che diventa forte? Con sprezzo totale del ridicolo e di tutto il resto?
Indebolisce tutto: leva improvvisamente il tappeto da sotto la seriosità del primo atto e diventa un cartone animato, smorza la meraviglia dell’elemento fantastico improvvisamente fornito da Hulk mostrandoci subito qualcosa di altrettanto “fantastico”, ti distrae con una mitologia allargata quando ancora non hai inquadrato bene quella principale e questo prima ancora di arrivare a quanto cazzo sono brutti e a una realizzazione tecnica massacrata da limiti all’epoca insuperabili.
Dei cazzo di barboncini.
Questo ci offrono la prima volta che ci fanno vedere Hulk in azione, a un’ora dall’inizio del film e a 13 anni dall’ultimo film per la tv con Bill Bixby e Lou Ferrigno.
Sono 17 anni che vedo questo film, mi sforzo di entrare nell’ordine di idee di quello che Ang Lee stava tentando disperatamente di bilanciare, e quando arrivano i barboncini immancabilmente ribalto il tavolo e me ne vado.
Comunque: c’è un altro quarto d’ora circa per tirare le fila, poi c’è la Grossa Scena d’Azione chiesta da Avi Arad.
Qui è dove vediamo Hulk per la prima volta per benone, pienamente illuminato, di giorno.
Ed è dove la CGI rispl… uff.
Non giriamoci attorno, è così:

“Confessa: dimmi dov’è Ciuchino”
Ho sentimenti contrastanti per questa scena.
Ang Lee deve mollare il plot e soddisfare uno dei punti fermi sul suo contratto, e che volete che faccia? Hulk salta, e lui lo fa saltare come gli eroi wuxia di La tigre e il dragone.
Qui è dove divento bipolare: da una parte rimango incantato dall’eleganza e dalla leggiadria di Hulk, dall’altra mi ripiglio e penso “Hulk leggiadro ed elegante??? HULK???”.
Sì, schiaffeggia qualche carro armato, ha dei momenti in cui la CGI fa il suo dovere accettabilmente, è dove finalmente gran parte del pubblico ha sospirato e ricevuto esattamente ciò che voleva.
Quello che succede è che Ang Lee tira fuori una lunga sequenza che, presa a sé, è girata con grande classe e con un suo tocco distintivo, ma lo fa spostando l’azione soprattutto in aria, facendogli sfidare aerei ed elicotteri, inquadrandolo spesso da lontano e camuffando i limiti della CGI trasformandolo sostanzialmente in una di quelle palline rimbalzine che compravi una volta dal distributore apposito con 200 lire.
È uno strano Hulk il suo: nasce ovviamente incazzato, ma si calma anche abbastanza facile, appena vede Betty Ross o appena sono trascorsi otto secondi dall’ultima volta che gli hanno sparato. Lo vediamo spesso con l’espressione rilassata o addirittura riflessiva, lo vediamo persino godersi il vento in fazza mentre salta manco fosse Kate Winslet sul Titanic.
Quello che ti rimane in testa alla fine è più una specie di Hulk bravissimo, invulnerabile ginnasta che apprezza la natura e la libertà che un Hulk potentissimo, spaventato, incazzato bestione come ti aspetteresti da un monster movie – per non pretendere ovviamente il simpatico Hulk irritabile dei fumetti visto che questo non parla mai se non in una visione in cui Bruce Banner lo vede allo specchio che gli dice il suo secondo tormentone più famoso, “puny human”.
E, siccome ho promesso che avrei cercato di essere buono, mi sento di dire che è un misto di limiti della CGI, più adatta a movimenti regolari che a strappi di grezza rabbia, e di Ang Lee che si adatta a tali limiti e ci costruisce attorno la coreografia meno muscolare possibile, donandole quell’eleganza di cui pochi come lui sono capaci.
Sono onesto: mi pareva uno di quei cartoni animati della domenica mattina, ma – o forse anche per quello – mi aveva comprato.
Dicevo “questo non è Hulk, questo è La foresta degli Hulk volanti“, ma mi aveva a suo modo affascinato e speravo che Ang Lee si buttasse più spesso sull’action.
Poi è uscito Gemini Man e ho lasciato perdere.
Il finale. Ah, il finale.
Banner padre e figlio sono uno di fronte all’altro in un palcoscenico spoglio, solo due luci su di loro dall’alto, in un ultimo drammatico confronto.
Ang Lee va da Nick Nolte, precedentemente chiuso per sei settimane in una cella di isolamento interamente tappezzata da foto di Nicolas Cage, e gli dice semplicemente: “adesso”.
E ciò che ne esce è una delle scene. Più belle. Della storia. Del cinema.

Si narra che una volta un tizio di nome Oscar vinse un Nick Nolte come Miglior Attore.
Subito dopo c’è l’unico momento in cui Hulk si comporta da supereroe in una scena che Ang Lee decide per qualche motivo di girare a diapositive ma fottesega, io a quel punto sono ancora in piedi a esultare per la prova di Nick Nolte suonando trombette e tirando coriandoli, e tempo che ho finito parte la sigla dei Velvet Revolver.
E io sono contento.
E l’anno dopo me lo riguardo.
Il film esordisce con incassi mostruosi nel primo weekend, per poi essere massacrato dal passaparola e chiudere fuori dalla Top 10 di fine anno, stimolando appena cinque anni dopo uno dei reboot più veloci della storia (battuto solo di recente dalla distanza tra lo Spider-Man di Andrew Garfield e quello di Tom Holland).
Col suo film seguente, Brokeback Mountain, Ang Lee si portò a casa il suo primo Oscar per la regia, seguito sette anni dopo da un secondo oscar per La vita di Pi.
La battuta “Don’t make me Ang Lee, you wouldn’t like me when I’m Ang Lee” è di Stewart Lee.
DVD-quote:
“Da studiare nei laboratori. Di scienza.”
Nanni Cobretti, i400calci.com
L’Hulk di Ang Lee lo vidi al cinema nel 2003 e poi mai più. Fra incassi modesti, instant reboot e proliferazione del MCU è stato un po’ volutamente sottoposto a damnatio memoriae, ma all’epoca non ero uscito insoddisfatto dal cinema, quindi non ne ho un ricordo negativo come molti altri. Per dire, ho preferito di gran lunga questo a quello di Leterrier. Anche se La Morte di Hulk – che incrociai un pomeriggio su Italia 1 – è forse il più appassionato di tutti, al netto della fattura televisiva (in senso dispregiativo).
P.S. Mio pezzo prefe dei Velvet Revolver (ah, gli Independent Days) è Slither a mani basse! Secondo disco un po’ buco nell’acqua, ma sempre tanto amore per la buon’anima di Scott (io ero team Stone Temple Pilots).
OT musicale: senza che nessuno se ne accorgesse il fu Scott Weiland ha avuto la piu’ bella carriera solista tra i cantanti grunge (a parte il fuori categoria Mark Lanegan), dove ha sfogato una vena da crooner intelettuale che solo a tratti emergeva nei gruppi che ha militato (e nei VR proprio no). Tre dischi soltanto, ma almeno un capolavoro come “12 Bar Blues” e un quasi tale come “Happy in Galoshes”. Anche l’ultimo, “Blaster”, per me e’ rock-pop di basica efficacia come non se ne fanno piu’.
Mi unisco anch’io all’OT musicale esprimendo il mio grande amore per Scott Weiland e gli STP, però in ambito solista non sottovaluterei il primo di Chris Cornell e gli ultimi acustici (in mezzo tanta monnezza). Su Eddie Vedder non credo di essere imparziale, ma la OST di Into the Wild è un album talmente meraviglioso da riuscire a rendere guardabile quella robetta di film.
“Into the Wild” capolavorissimo di disco, ma difficile parlare di una carriera solista per Vedder dato che ha fatto quasi solo quello, e quell’altro tutto con l’ukulele che lo vedo piu’ come un capriccio. Ormai forse e’ tardi, ma fosse uscito dalla gabbia dorata dei Pearl Jam a tempo dovuto secondo me poteva fare grandi cose.
Cornell mi ha fatto soffrire. “Euphoria Morning” lo comprai all’uscita (insieme a “I’ll Take Care of You” di Lanegan, mi ricordo ancora) con aspettative enormi, ma onestamente mi deluse, anche se poi l’ho rivalutato con gli anni. Poi troppa monnezza e lasciai perdere.
Intanto: grandi bro di Off Topic, V.V.U.M.D.B. :D
I primi due solisti di Scott li ho sentiti poco, ora mi sa che rimetto su 12 Bar Blues. Comunque lui un grande e pure sottovalutato, basti vedere come gli STP siano tracollati col cambio di cantante. Il primo di Cornell l’ho adorato poi sul resto concordo, mi spiace perché lo vidi nel 2016 in acustico agli Arcimboldi e – almeno artisticamente – mi sembrava si fosse ritrovato, con tanto di standing ovation finale (e invece). Su Eddie non sarò mai oggettivo, per me guida spirituale, ma stra-concordo sul film. Fra i solisti di quella scena lì il mio preferito rimane Lanegan, che a furia di fare un disco all’anno ha avuto sicuramente discontinuità qualitativa, però è sempre stato quello con le idee soliste più a fuoco. Fine OT!
Ho apprezzato l’OT. Ribadisco la mia preferenza a Set Me Free sopra a Slither, è praticamente una You Could Be Mine con strofa più grunge e ritornello più Stones, ma anche Slither è un gran pezzo. Personalmente la mia classifica degli album solisti è Lanegan > Weiland > Cornell > Vedder, ma sopra a tutti quanti ci metto entrambi i dischi degli Slash’s Snakepit. Ah, e c’ero anch’io agli Independent Days (tutti, circa).
che belli gli independent days. Io ero invece al Flippaut del 2005 e sentire gli Audioslave dal vivo è stata un esperienza mistica. La voce di Cornell è indescrivibile.
Non per vantarmi ma ero pure lì. E gli Audioslave, pur bravissimi, erano la band più fiacca della scaletta.
Presente pure al Flippaut 2003! Ricordo i QOTSA più in stato di grazia della loro carriera anche se ero là per gli Audioslave, i White Stripes invece -probabilmente anche perché all’epoca avevo gusti più redneck – mi fecero abbastanza ribrezzo (e non era ancora tempo di PO-PO-PO-PO anche se la fecero mi pare). Ah, e c’era molta attesa per vedere cosa avrebbe combinato il frontman dei Turbonegro, giravano leggende metropolitane XD
Ah ok frena, ero a quello del 2003, non a quello del 2005. Turbonegro trionfatori assoluti.
e infatti dicevo io. Nel 2005 c’erano MOby, i Prodigy e gli Slipknot
dimenticate i “temple of the dog” – Eddie Vedder + Chris Cornell = album della madonna
Madonna, Hunger Strike e Say Hello 2 Heaven i due pezzi grunge più grandi di sempre. Non accetto obiezioni.
Temple Of The Dog è tipo tra i miei cinque album prefe probabilmente
Talmente fottesega il film che parte un OT di 92 minuti
Anche a livello metanarrativo Hulk ha sempre avuto una doppia vita. Da una parte il mostro invincibile che smasha carrarmati e altri giganti in tutina, dall’altra il dramma introspettivo e psicanalitico sui complessi di Edipo e le personalità multiple. Entrambi i filoni sono stati usati separatamente per regalare storie memorabili (Peter David su tutti), ma unire bene i due aspetti non è mai stato semplice.
Non conosco i retroscena, ma dalla sola visione l’Hulk di Ang Lee non l’ho mai percepito come la voglia di un autore snob di elevare cazzatine da ragazzini, ma semplicemente come il tentativo non riuscito di equilibrare due aspetti presenti nella fonte fumettistica, perché Lee si sentiva a suo agio solo con quello introspettivo.
Padre Federico, perchè ha scelto questo soprannome: Johnny Cloaca. Perchè? Da dove viene? Molti se lo chiedono…
Ne parliamo con Padre Porcu, questo padre sardo, ostinato…
Ahahah. Io mi ricordavo di Jennifer Connelly che, dopo aver interpretato la tipica studentessa di fisica in “A Beautiful Mind”, qui replicava con un’altrettanto credibilissima ricercatrice da laboratorio, ma che Eric “due metri di muscoli” Bana venisse esplicitamente spacciato per scienziato nerd non me lo ricordavo.
Io adoro Nick Nolte, ma qui nicolascheiggiava davvero oltre misura, ogni volta che e’ in scena sembra un altro film.
Niente da aggiungere sul giudizio/non-giudizio sul film, uno dei film piu’ “ne’ carne ne’ pesce” della storia, talmente indeciso a tutti i livelli che a suo modo diventa quasi inafferabile, tanto che puo’ essere preso con un film in cui Lee pratica l’umilte’ quanto dove e’ arrogantissimo verso la materia che tratta. La prima volta che lo vidi ne fui profondamente annoiato e irritato, la seconda e’ stata un “si’ dai, boh… mah”. Dubito ci sara’ una terza.
Curioso il rapporto che il reboot con Edward Norton ha con questo film: da una parte lo negava con un frettoloso flash-back, dall’altra ne sottintendeva la visione e ne era chiaramente una specie di seguito.
Se è per quello Jennifer Connelly negli anni 2000 non era credibile in alcun ruolo.
Io lo guardai solo una volta all’epoca e mi ricordo distintamente la sensazione di non aver capito se mi piaceva o no.
(Quella battuta è perfetta.)
Oh, ragazzi, datemi pure del matto ma a me era piaciuto un sacco.
E ancora oggi lo ritengo uno dei migliori film sui supereroi.
Lee era alle prese con un soggetto non certo facile.
Hulk non e’ un supereroe canonico. E’ un personaggio controverso, alle volte considerato piu’ una minaccia che una risorsa.
Certo, prende parecchie distanze dal fumetto.
Ma per me funziona.
Bella la storia, e perfettamente plausibile in un contesto reale.
Non era l’epoca dei cine-comics, e un super per funzionare doveva essere plausibile.
E se Hulk esistesse davvero, sarebbe cosi’.
Ma la gente voleva altro.
Voleva HULK SPACCA!!
E infatti gli hanno dato quello, e tutti contenti.
Io no.
Sul fatto dei balzi…forse in troppi si dimenticano che Hulk, quando balza a piena potenza, puo’ attraversare interi stati in volo.
L’unico difetto? Forse troppo lungo.
E non ci vogliamo aggiungere che Sam Elliott nei panni del generale Ross e’ semplicemente grandioso?
La guerra e’ tra lui e Nolte. E il povero Eric ci va di mezzo.
Gran film, ingiustamente sottovalutato e rimosso.
La verità è che fare un film con Hulk è difficile. Fottutamente difficile.
Dopo la cantonata presa da Ang Lee, il citato reboot, fatto di corsa per aggiustare la cose con la coerenza del tono al MCU, perché era già partito il treno con i due Iron Man, è comunque una ciofeca, peggiore del primo film.
Certo, azzecca l’attore, ma non basta.
L’Hulk del primo Avengers, grazie a una serie di vigliaccate narrative (depennare Betty e piazzarci Scarlett), migliora ancora un po’ le cose, ma è evidente che Hulk è ingombrante, funziona solo come siparietto comico e non per troppo tempo perché stufa subito.
E infatti in Civil War lo troviamo comodamente “sparito”, mentre in Thor Ragnarok sta in scena appunto quei dieci minuti per far ridere, e poi via di Banner, che grazie a Mark Ruffalo funziona benissimo.
E infatti #2 in Infinity War Hulk comodamente “non riesce più a uscire”.
Fino al compimento del percorso in Endgame, ossia Hulk-Banner, che è una presenza coccolosa che piace a tutti e soprattutto ti mette le basi per poterci fare un film dedicato, perché, lo dico ogni volta, un film con quello verde e stupido non riesci a farlo.
Se non facendo un altro film come ha fatto Anglì.
Volendo essere precisi l’Hulk di Leterrier fu il primissimo ad arrivare subito dopo il primo Iron Man, e ancora oggi è quello tonalmente più diverso da tutti, più preoccupato ad essere l’esatto opposto del film di Ang Lee che ad amalgamarsi con un CineUniverso che era letteralmente appena iniziato.
Sono anche sicuro che un film sull’Hulk verde e stupido si riesca a fare eccome. Tanto per cominciare: durata non oltre gli 87 minuti. Se non lo fa nessuno mi ci metto io.
Quando uscì lo vidi al cinema e pensai fosse la morte dei cinecomic, ok è stato bello finchè è durato ma il genere l’hanno già mandato a puttane, peccato.
Poi non è stato cosi, ma credo che il rischio ci sia stato
bah, per me film molto sottovalutato, mai capito l’astio nei suoi confronti
dopo sto schifo di film ang lee ha vinto dfue oscar per la regia quindi lui ha ragione e io ho torto
ma che non faccia più cinecomic grazie
137 minuti di una noia pazzesca
bisogna dire che io di ang lee non ho visto nessun film tranne questo .
conosco ang lee perchè ho letto di lui ma appunto non ho mai visto nessun suo film.
molti anni fa di notte su italia uno vidi sto hulk.
che noia.
si capisce perfettamente che il regista si sente troppo un figo per dirigere un film di fumetti e perciò appesantisce il tutto con dialoghi psicanaliticì che proprio non centrano nulla.
unico raggio di sole di sta noia la bellissima jennifer connelly.
bisogna essere bravi a far un film con hulk e renderlo noiosissimo
bob
Concordo con la recensione ma certo che anche qui da voi ne commenta di gente che non capisce un cazzo di cinema!
Non me l’aspettavo.
Non lo rivedo praticamente da quando uscì e GIURO l’unica scena di cui ho chiaramente memoria è quella tutta scura dei cagnetti pompati.
Che il regista fosse dietro anche alla motion-capture è pazzesco e non lo sapevo, però in effetti se Ang Lee avesse interpretato anche Bruce Banner avrebbe tutto avuto più senso. Oltre al fatto che Ang Lee + Bruce Banner = Bruce Lee. O Ang Banner, fate voi.
“Ang Lee + Bruce Banner = Bruce Lee”
Questo è ufficialmente il commento da battere, vediamo se qualcuno è capace…
Caro Nanni, una domanda che sorge spontanea: ma tu il fumetto di Hulk diciamo dalla metà degli anni 80 in poi lo hai letto? Tipo tutto il ciclo di Peter David durato diversi anni che rimane una delle cose più belle mai scritte su un fumetto?
Perchè, al di là delle difficoltà tecniche che non mi sento di imputare a Lee, il film cerca di ragionare sul conflitto padre/figlio che è una delle costanti del ciclo di Peter David dopo la fase dell’hulk grigio.
In questo senso a me amante dei fumetti che il padre di Banner gli abbia iniettato un siero che poi si attiva grazie ai raggi gamma invece che essere la bomba che esplode o l’incidente di laboratorio della serie tv, frega meno di zero.
MI interessa molto di più il risvolto psicologico di Banner, di Hulk che, per fortuna, non è solo un mostro digrignante che dice Hulk spacca (mi piaceva a 8 anni, già a 12 non lo tolleravo più). Il film di Lee ha tanti difetti (concordo con te con la scelta dei cani come primo nemico. Rimpiango la tartaruga e il lupo delle turtles) ma ha il grande merito di affrontare un personaggio dei fumetti volendo raccontare una storia in cui le scene di azione non sono il punto principale ma lo è un conflitto profondo che è poi quello che genera le insicurezze di Banner e, di traverso, le stesse di Hulk. E mi permetto di dissentire quando citi Hulk quasi divertito dal vento in faccia perchè Hulk è questo: un bambino che scopre un mondo, che reagisce come un bambino costantemente arrabbiato senza comprendere perchè gli vogliono fare del male.
Se lo devo confrontare con quello di Norton ti dico che le scene di azione sono imparagonabili. Hulk e Abominio che combattono sono un must per qualsiasi appassionato di fumetti. La shockwave finale con urlo Hulk spacca che pone fine al duello è potente ma alla fine del film ti rimane poco o niente a livello di riflessione. Hai visto due grossi mostri verdi che se le danno di santa ragione. Se si chiamassero Pino e Toni sarebbe uguale. Ang Lee ti costringe a riflettere, a guardare oltre il personaggio gommoso verde, cerca di farti passare cosa vuole comunicarti un fumetto. E, cosa ancora più importante a mio parere, nel 2003 in cui i fumetti sono ancora roba considerata a torto per ragazzini, ti sbatte in faccia che c’è tantooooo di più.
Poi possiamo discutere che tutto questo sia adatto per un film che doveva essere un blockbuster e non fa il suo lavoro, possiamo essere d’accordo che proprio questa doppia funzione tra Blockbuster e film di autore mal si sposa nell’equilibrio delle pellicola. Ma, diamine, a me piacciono gli autori che osano, anche se non gli riesce al meglio. E lo dice uno che tutto il Mcu se lo è visto con passione, che a “Vendicatori uniti” (maledetti che non lo hanno doppiato) gli è scappata la lacrima perchè era un sogno che si avverava. Finora l’unico film che ha osato, riuscendo in pieno nel suo intento, nell’evitare di raccontare solo complotti cosmici e piani da scienziato pazzo è stato quel capolavoro di Logan. Nonostante io odi profondamente il personaggio di Wolverine, quel film ti muove l’anima come un ottovolante. Che è quello che dovrebbe fare il cinema
Ciao! Bellissima domanda, ti ringrazio. Sono a conoscenza del ciclo di Peter David anche se non l’ho letto. Penso che il succo della mia recensione non sia cosa effettivamente Ang Lee abbia inventato/modificato/riadattato, quanto che abbia tentato due toni distanti e non sia riuscito ad amalgamarli (eufemismo: li fa proprio sembrare acqua e olio), dando contemporaneamente la forte impressione di snobbare il lato più giocoso/commerciale della faccenda. In seconda battuta, a distanza, si potrebbe anche discutere sull’opportunità di portare Hulk per la prima volta al cinema fuggendo dalla versione classica per andare a mirare su una più particolare, una che funziona nei fumetti perché ragionata su materiale pre-esistente che però al cinema non c’è: per maggior fedeltà finché c’era Lee avrebbe dovuto fare Hulk grigio, ma intuisci anche tu perché abbia evitato, e per quanto mi riguarda sono gli stessi motivi per cui non avrebbe dovuto nemmeno rifarsi a quel ciclo in particolare. Dopodiché ovviamente sono d’accordo che in generale preferirei un Hulk 2 altrettanto sbagliato ma altrettanto coraggioso a un film Marvel classico sull’Hulk di Ruffalo: continuo ad essere affascinato da questo, che riguardo spesso e volentieri, ma la snobberia di fondo non gliela perdono. L’Hulk di Leterrier è un altro discorso, con i suoi pregi e i suoi difetti, che affronteremo più avanti. Spero di averti soddisfatto.
Grazie Nanni comprendo meglio il senso della recensione e mi trovo d’accordo con te che l’amalgama di cui parli non ha funzionato. Ti consiglio davvero di recuperare il ciclo di Peter David (ormai ci sono diversi volumi che raccolgono le storie senza dover recuperare gli orginali) perchè merita davvero oltre ad aver avuto la fortuna di incrociare ottimi disegnatori. Una sola nota: l’hulk grigio dei primi numeri durò pochissimo (se ricordo bene 2/3 numeri), parlava ed era la personificazione di Hide sostanzialmente nel romanzo di Stevenson. Poi ci fu un brusco cambiamento che portò all’hulk che tutti noi conosciamo. L’hulk grigio fu ripescato da Peter David solo nella seconda metà degli anni 80 e anni 90 grazie anche a un lavoro di riscrittura che John Byrne aveva già impresso al golia verde
Chi ha amato il ciclo di David (come me) uscì molto soddisfatto dal cinema (tranne per quel finale) per questo che poteva essere un primo ottimo capitolo di un equivalente cinematografico, proprio per questo è stata un’operazione riuscita a metà perché una fetta grande di pubblico potenziale si ricordava solo la serie tv con Bixby/Ferrigno e forse qualche cartone animato e credo si sia trovata spiazzata da un film che pensavano molto diverso…non gliene si può fare una colpa!
Peccato, soprattutto perchè il cast piaceva, non conoscevo Eric Bana ma mi è sembrato avesse centrato il personaggio, Jennifer Connelly ancora la rimpiango (una spanna sopra tutte le successive donne del MCU), Sam Elliott era un azzeccato “Thunderbolt” Ross, duro e cinico quanto basta, e Nick Nolte…interpreta bene se stesso.
difenderò fino alla morte questo film che ritengo ancora uno dei più bei film di supereroi della prima ondata. Visto al cinema e ne uscii fortemente fomentato. Concordo con chi scrive sopra secondo cui tutte le uscite successive di Hulk sia nel film singolo che negli Avengers l’hanno ridotto a semimacchietta con un forte velo di superficialità anche nei momenti più seri. Ang Lee aveva, secondo me, capito che era un personaggio che meritava un altro approccio e così l’ha trattato, pur con tutte le ingenuità di chi si avvicina al genere da estraneo (es. i cuccioloni). Peraltro le scene nel deserto quando fracassa e smonta i carriarmati rimangono ancora molto più esplicative (per me) della potenza e rabbia incontrollata di Hulk rispetto a tutti i film Marvel successivi. Il fatto che sia Lee ad aver fatto Hulk stesso rimane un plus notevolissimo.
Nick Nolte fuori scala.
Personaggio splendido che fa la sua porca figura solo su carta.
Mettiamola così: anche se di Hulk hai solo visto ”qualche” ma proprio ”qualche” puntata del cartone animato 90/2000 (Hulk è un coraggioso scienziato che è stato contaminato e purtroppo quando è arrabbiato non ragione più, Hulk che scaraventa ogni cosa…) il film pare stonato, a volte circondato da un’aria fumosa e poco chiara (visivamente e graficamente parlando).
Origini completamente riadattate alla volontà autoriale che quindi mal tollerava origini banali (come concepite dai finali).
Una sorta di Zeus contro Crono by Titanomachia (la scelta di Bana non è un caso).
Insomma: azione al minimo, tanta psicoanalisi, drammi drammi traumi drammi traumi tizio verde muscoloso traumi drammi botte drammi traumi traumi drammi verde verde verde verde (quest’ultima parte è la sinossi del film).
Dr. Jekill+Mr. Hide+Titanomachia+Il Re Leone 2 il regno di Simba.
vista un’unica volta, mi sa addirittura su VHS.
ne ho solo tre ricordi.
uno bello, ossia le scene che replicavano le modalità di fruizione delle vignette dei fumetti, che da bravo nerd (v. 2003) non potevo non apprezzare.
uno vago, ossia che anche nick alla fine diventa un mostrone e se menano
uno brutto, che non c’è bisogno che dica quale sia, right?
Beh, capo, paragonato a Tiger Shroff o Hrithik Roshan, Eric Bana non è più fuori posto nella parte del nerd. Può darsi che all’epoca abbiano dato ad Ang Lee foto di attori di Bolliwood e quella di Bana… Anche se Hrithik nella parte del nerd autistico è riuscito a trasformarsi in maniera estremamente credibile.
Poi ti stupisci dei barboncini… Ma Ang Lee è taiwanese, hem…
Hrithik Roshan l’unico al mondo capace di interpretare sia Bruce Banner che Hulk anche senza CGI, e se vuole pure Betty Ross.
LONG LIVE INDI…ehm scusate mi son ricordato il film e mi son fatto prendere la mano
Sarò forse troppo ingenuo o romantico io, ma questi registi “stranieri” (Ang Lee, Kitano, Farhadi, Woo, e molti altri) hanno un tocco molto più unico, oserei dire “delicato”, finchè rimangono nel loro paese, nel loro ambiente, con determinati budget e dinamiche
Una volta fagocitati da Hollywood, dai budget milionari, dagli obblighi contrattuali, da un certo tipo di acting, in parte è come se si snaturassero, e raramente tornano ai livelli d’esordio
La mia non vuole essere una tirata contro Hollywood, né dico che un regista Iraniano o Taiwanese non faccia bene ad esplorare certe possibilità, artistiche o economiche. Dico solo che se faccio un confronto tra questi registi pre Hollywood e post-Hollywood, è raro che i loro film USA abbiano valore paragonabile
E questo anche se Ang Lee ha fatto bei film anche una volta sbarcato nelle Americhe, per carità. Ma chi ha visto The Wedding Banquet credo sappia di cosa sto parlando
PS: tra i pezzi dei Velvet Revolver preferisco Slither. Ma comunque sia, gli Stone Temple Pilots erano un paio di gradini sopra
pure quello col padre cuoco e le tre figlie non malaccio eh
Na rottura di balle, che ha buttato un aura di sfiga sul personaggio che ne ha segnato la storia cinematografica.
Parlando di cose più interessanti, ricordo bene il periodo dei velvet revolver, gli anni dei super gruppi, dove un po’ tutti rockers di fine anni 80 e 90, dopo essere sopravvissuti all’eroina e aver sparato le cartucce migliori nei primi album non sapevano come sfangarla…erano Ferrari con l’impianto a gas…
L’unico Hulk decente è stato nel primo Avengers e solo perchè era insieme a tutti gli altri Avengers mischiato. E’ probabilmente troppo difficile fare un film decente solo su Hulk. Però comunque il secondo Hulk, quello con Norton, già meglio di questa seduta psicanalitica di due ore e un quarto. Purtroppo, nonostante alcuni spunti interessanti come le inquadrature a fumetti, uno spreco di budget e tempo. L’avesse diretto veramente Sam Raimi…
Parlo da ignorante totale dei fumetti originali che conosceva Hulk solo per il telefilm con Ferrigno e Bixby. Quindi non ho idea se nelle storie su carta c’è tragedia greca, scontri padre/figlio, traumi impressi nell’inconscio,… Insomma, tutta una profondità di temi mancante al 90% nel vecchio telefilm. Là c’era il drammone solitario di Banner sottolineato dalla tristissima sigla finale che faceva scendere la lacrima di compassione al me stesso ragazzino. Questo film di Lee lo andai a vedere al cinema abbastanza fomentato e ne uscii annoiato a morte. Ok Nolte in overacting totale ma sul resto della pellicola preferirei stenderci un velo pietoso sopra. Capisco tutto il ragionamento sulla sperimentazione e sull’imbastardimento di due generi totalmente differenti ma il risultato finale per l’utente medio (come me) francamente è semi-inguardabile.
L’anonimo remake/reboot/seguito girato col pilota automatico con Norton e Roth è decisamente più a fuoco e riuscito di questo esperimento di Ang Lee.
La recensione di Hulk mi ha evocato un bel pensiero. Lo presi in videoteca, quanto mi manca la stupenda videoteca Videodream, ero ancora al liceo, e spesso vedevo film il pomeriggio, ma ricordo che stoppai per la noia e andai a giocare a calcetto.
Forse dovrei rivederlo
Il problema di un film con Hulk e’ quello di Superman: il ragazzone e’ invincibile (non e’ sensibile neanche alla Kriptonite) ed i suoi superpoteri sono una forza mostruosa per cui anche quando incontra un avversario all’altezza la battaglia diventa una serie di sganassoni un po’ ridicoli (penso sempre che arrivi Bud Spencer a risolvere tutto). Il lunghissimo film di Ang Lee sono due film in uno sganassoni e drammone psicanalitico a cui non frega niente a nessuno (la scarsa espressivita’ di Bana accanto all’overacting di Nolte non aiutarono, of course).
A me non dispiace, c’è pure un cameo di Ferrigno come guardia e il nome di Hulk Hogan e preso da ub programma in cui erano insieme sia Hogan e Ferrigno, lo strappamento della maglietta e preso dalla serie tv.
Ang Lee doveva scegliere tra Hulk e Terminator 3, scelse il primo proprio perchè poteva sperimentare.
Hulk e un personaggio troppo difficile da maneggiare e troppo potente e instabile e pure invincibile diffatti raderebbe al suolo ogni città con la sua potenza e farebbe strage di civili.
Avi Arad produrrà pure il Punitore con Tomas Jane.
Wow davvero avrebbe potuto decidere di girare Terminator 3? Ci siamo salvati allora perchè, per quanto non sia un capolavoro, il 3 non mi dispiace ed è ricco di azione.
Chissà con Anglì cosa sarebbe uscito?
Un Terminator intimista, anche a me non dispiace il 3 di Jonathan Mostow, mi sembra di ricordare che Cameron sconsiglio di riprendere il ruolo ad Arnie.
Il personaggio secondo me rimane da one shot
Sarò fuori dal coro, ma a me la scena con i cani non mi ha mai disturbato, anzi, ho sempre trovato l’unica idea spassosa del film.
Credo che il punto sia esattamente, come dici tu, che quella scena è spassosa mentre nient’altro lo è. Nel senso: non dovrebbe essere spassosa.
Pezzo memorabile
Hai fatto bene a scriverlo, se la battuta fosse stata tua avresti vinto l’Internet 2.0!
Secondo me un ottimo film su Hulk è “The Man of Steel” di Snyder, quasi un remake di questo qui, ma meno introspettivo.
Daiii!!!!!!!
Il secondo tempo di MoS è uno dei film d’azione più belli in assoluto per me.
”ccezionale!
Snyder non è amato da tutti ma se gli avessero lasciato fare la Justice League che voleva lui… ah se gliela avessero lasciata fare!!! Peccato che la sua versione non la vedremo al cinema (:
Su Justice League sono d’accordo e attendo con ansia, quello che è uscito al cinema è un adempimento contrattuale che non si può definire film.
Per il resto: doppia vita, immensi poteri nascosti, rabbia repressa, fuga dalla società che ti rifiuta, relazione conflittuale con il (i) padre (i), rimozione delle origini, devastazione totale, fanciulla che ha il potere di calmarti con lo sguardo, militari che ti inseguono e cercano invano di controllarti. Il generale non è Sam Lane, ma un tizio qualunque se no faceva pure scopa con Thunderbolt Ross/Betty Ross.
Questo per me è Hulk, non Superman. Poi sì, bei cazzotti, siamo d’accordo.
Francesco Paolantoni nel ruolo di Bruce Banner è il top
la scena dei cani me la ero completamente dimenticata, immagino sia un meccanismo incoscente di difesa. le scene in splitscreeen invece le avevo sempre trovate leziose, forse perchè all’epoca un po tutti ne parlavano come del grande colpo di genio e quando metti l’asticella in alto poi è facile cadere rovinosamente…
Film un po’ troppo lento per i miei gusti, ma non ne ho brutti ricordi.
Vorrei aggiungere che l’Hulk di Lee non è “strano”, è l’Hulk fumettistico da Peter David in avanti, sia per lo sdoppiamento della personalità (nel fumetto ce n’erano altre ancora) che per il comportamento in genere. In certe critiche che leggo sembra quasi che Ang Lee abbia voluto introdurre una componente “psicoanalitica” (tra molte virgolette) perché si vergognava del materiale di partenza, o perché voleva spararsi le pose. Invece, paradossalmente, è stato fedelissimo alla versione moderna del personaggio; molto più fedele dell’Hulk visto in Avengers e Thor, che si rifà a un personaggio vecchio di cinquant’anni almeno.
La vera domanda è: è stato fedele? O è stato casualmente fedele a quella che, fra le tante, era la versione di Hulk di cui si vergognava di meno e con cui poteva spararsi delle pose?
E’ il primo film che vidi al cinema due volte. Non perché mi piacque particolarmente, ma perché promisi ad un amico che sarei andato anche con lui. E’ un film pazzo – forse “squilibrato” sarebbe il termine giusto – con alcuni elementi davvero interessanti. Se vogliamo l’opposto del seguente di Leterrier: film estremamente standard e anonimo, ma più equilibrato. Una via di mezzo tra i due potrebbe essere la soluzione per un film di “Hulk” soddisfacente.
Io lo vidi al cinema ma a me piacque da matti, lo trovo un film ingiustamente sottovalutato, ma vabbe non faccio testo, io odio le pigiamate del MCU quindi ovvio che amo un film odiato da un fandom che detesto
Film di merda, volerci trovare la giustificazione autoriale è quanto di più scorretto ci sia. L’autore è dato dal film che realizza non da uno status preconfezionato.
Articolo imbarazzante, l’hulk di ang lee è uno dei cinecomics più belli mai fatti, il problema è che non è un film per tutti, visto che non tutti a quanto pare hanno la sensibilità per comprendere determinate tematich
Talmente fottesega il film che parte un OT di 92 minuti